Tag: depressione
Ciance sparse: elenchi di cose fastidiose
IT’S OBVIOOOOOOOOOOUSSSSSS
TOOOONIGHT IS GOOONNA BEEE THE LONLIEEEEESSSSSTTTTTT
… Beh? Non fate finta di non ascoltare quella canzone tutto il giorno tutti i giorni da quando è uscita, che tanto non vi credo.
Come state, Spelacchiati miei?
Io ho preso una decisione.
Qui lo dico e qui lo ribadisco.
Parto.
Vado via.
Destinazione: Giove.
Anche Nettuno può andar bene, anche perché Nettuno mi può giudicare.
Nelle vene al momento sento scorrere solo nervosismo e isteria, i miei globuli rossi sono in fermento.
Ne ho per tutti.
Il prossimo che anche solo mi guarda di traverso verrà decapitato alla velocità della luce, Batterino compreso, che al momento mi comprende molto poco.
Giustmente perché sono pazza, non giustamente perché gradirei dell’empatia.
Seguirà un elenco di cose che al momento mi stanno facendo girare gli zebedei come le fruste del frullatore elettrico:
- Entro fine mese devo fare l’ennesima risonanza magnetica, l’ultima prima di decidere come intervenire. Oggi mi chiamano. “Buongiorno, signorina Spelacchiata? Bene, ecco, volevo dirle che la macchina delle risonanze è rotta quindi se ne parla nel 2023… se ha urgenza può rivolgersi ad altri centri della regione.”
- Dopo una lunga sequela di bestemmie una più colorita dell’altra ho cominciato a chiamare a destra e a manca e a quanto pare è tutto pieno ovunque.
Nel caso ve lo stiate chiedendo, fare una risonanza magnetica privatamente costa seicento euro. - I clienti a lavoro stanno per farmi uscire di testa: una signora mi ha portato una collana così tanto aggrovigliata che sembrava una palla unica, me l’ha sbattuta sul bancone pretendendo che gliela sbrogliassi.
Signora.
Signora mia.
Non mi metto a sbrogliare le mie di collane, secondo lei mi metto a perdere sedici ore con la sua? Ma poi le pare un servizio che eroghiamo? IN POCHE PAROLE, SIGNORA, VUOLE ESSERE PICCHIATA? BASTA DIRLO. - Altro giro altro cliente, compra una targhetta e mi chiede di fare un’incisione.
Gli dico il prezzo dell’incisione.
Fa un sorrisetto di superiorità e risponde “non te l’ho chiesto perché per me non sono un problema i soldi”.
…Guardi, non so come dirglielo e non so se mi sente visto che è si è arrapicato su un piedistallo di merda, però nove euro e novanta sono raramente un problema per chiunque, specialmente per chi entra in gioielleria.
QUINDI VADA A FARE IL GRADASSO DA UN’ALTRA PARTE, CHE SE NO GLIELA FACCIO PAGARE SEIMILA EURO QUESTA INCISIONE DEL CAZZO E POI VOGLIO VEDERE SE E’ UN PROBLEMA O NO - “Ma voi vendete cornici in argento?”
- “Signorina, mi scusi… ma c’è un bagno in questo centro commerciale?”
CERTO CHE C’E’ E POTEVA CHIEDERMELO ANCHE SENZA FAR SCATTARE IL CONTA PERSONE, PORCA LA MISERIA. Gli ho dato le indicazioni sbagliate per vendetta. - Un signore paga in contanti e sentendosi generoso come Madre Teresa mi fa “Non ti preoccupare per il resto, tienilo pure, prenditi un caffè.”
Grazie, con questi cinque centesimi -letteralmente- mi comprerò sicuramente almeno un granello di zucchero di canna. - Il Batterino ed io non siamo esattamente allineati in questo periodo, il che si può riassumere con lui che si innervosisce e io piango, io che mi innervosisco e piango, lui che mi consola mentre piango e io che piango mentre piango.
- La mia psicologa rimane sempre più sconvolta di seduta in seduta e credo che tra un po’ mi pagherà per smettere di andare da lei. Più che comprensibile.
- A lavoro la ex capa ha minacciato di infilarmi in un cestino dell’immondizia.
Se solo sapesse dove -nella mia testa- le ho infilato ben di peggio di quel cestino… - Un signore a lavoro ci ha tenuto a dirmi che secondo lui vendiamo bigiotteria e che le collane che ha visto a Dubai noi ce le sognamo.
Gli stavo per consigliare un’altra meta da visitare, molto diversa da Dubai, ma mi ha interrotta una collega. - Il mio cane sta diventando anziano e comincia ad avere peletti bianchi sul muso. Inutile dire che piango ogni volta che la guardo.
- Il criceto che ho preso un mese fa è letteralmente matto in culo e non fa che azzannarmi, l’altro giorno l’ho lasciato fare per capire fino a che punto si sarebbe spinto e ho capito che stava cercando di staccarmi un pezzetto di dito. Letteralmente. Mi è uscito tanto di quel sangue che non pensavo fosse possibile.
- Nella mia città è crollato un pezzo di ponte e ora abbiamo più o meno una sola strada percorribile perché le altre sono tutte con dei lavori in corso.
Lavori che sono in corso da circa sei anni.
A questo elenco sentitevi liberi di aggiungere tutto quello che in questo momento vi sta dannando l’anima, rendiamo questo post un raduno di fastidi e ansie che almeno mi sento meno sola nell’affrontare questa lenta discesa nella pazzia.
Hasta la pasta e soprattutto hasta i ravioli alla zucca e le caldarroste che sono l’unica gioia di questo periodo.
Ciance sparse: Lavoro e Cavernoma, qualcuno mi salvi
Buonasera miei cari spelacchiati, come state?
Io sto… seduta.
Un po’ sbilenca, pendo da un lato perchè ho una spalla incriccata.
Non volendo fare la Wonder Woman della situazione ed essendo sempre onesta qui sul blog vi dico che sono state settimane abbastanza dure per me; iniziare un nuovo lavoro da una parte mi ha distratta ma dall’altra ha tirato fuori tutte quelle ansie da prestazione e da “non sono abbastanza intelligente/sveglia/capace” che sono sempre in agguato, pronte a farmi attorcigliare lo stomaco come se non ci fosse un domani.
Ma ovviamente il problema più grande resta Anselmo e l’idea dell’intervento.
Giorni fa ho avuto dei sintomi un po’ bizzarri e chiedendo consiglio alla mia neurochirurga sono andata in pronto soccorso perché potevo star avendo un’altra emorragia cerebrale, dunque urgeva una tac; stare cinque ore sulla barella in attesa che mi visitassero mi ha risvegliato tutte quelle sensazioni che avevo cercato di chiudere in un cassettino della mia mente. Mi ha ricordato tutta la paura e il dolore provati nelle settimane che ho passato ricoverata, e a ripensarci adesso non augurerei a nessuno quello che mi è capitato. ‘Sto cazzo di Anselmo oh.
Per fortuna è stato un falso allarme e in pronto soccorso sono stati tutti gentilissimi con me, che a un certo punto ero solo presa da sensi di colpa e al mio “scusate se vi ho fatto perdere tempo!” mi hanno risposto che non ho fatto perdere tempo a nessuno e ogni volta che avrò dei sintomi simili dovrò andare e farmi fare una tac.
Questo mi ha gettata nello sconforto per un po’. Sembra non finire mai questa attesa, e ora anche l’attesa fa paura, e allora tra un po’ mi tatuo in fronte “FANCULOOOOOO” e basta.
Passando a note più cretine, il lavoro procede.
Vi giuro, se qualcuno venisse lì con una telecamera potrebbe girare un documentario intitolato “l’orso nella gioielleria”.
Sono goffa, ingombrante, non distinguo una fede martellata da una francesina, lo zircone per me è una vitamina, i diamanti per quanto mi riguarda nascono dal letame e non da macchinose lavorazioni, se qualcuno mi chiede di fare un’incisione su un gioiello piuttosto mi strappo le mani e passo la maggior parte del tempo a chiedere qualunque cosa a chiunque mi capiti a tiro.
Breve carrellata di aneddoti degli ultimi giorni:
- Signora di una notevole età che entra baldanzosa perchè vuole comprarsi un anello; ne sceglie uno ma, parbleau, non le entra. “Ma non è possibile, questa è la mia taglia, non ho mica le dita cicciotte” e con una forza sovraumana si infila l’anello a forza, così prepotentemente che ancora un po’ le arrivava al gomito.
Indovinate chi ha passato MEZZ’ORA a cospargersi la mano di igienizzante per cercare di levarsi quel cazzo di anello, e chi invece ha pensato “ommioddio devo tagliarle il dito, non vedo altre soluzioni”.
Ero già lì pronta con le forbici. - Una ragazza mi chiede di vedere una collana esposta dunque io con tutto l’ottimismo del mondo e un sorriso falso stampato in faccia infilo la chiave nella serratura della vetrina, giro, E LA STRACAZZO DI SERRATURA MI RIMANE LETTERALMENTE IN MANO.
Penso di aver fissato con orrore la chiave e la serratura che mi erano rimaste in mano per almeno cinque secondi.
Pure la cliente era sconvolta.
Strillo per chiamare la mia collega che si piega in due dal ridere per il mio sconvolgimento e mi tranquillizza dicendo che succede sempre. Qualcuno deve ancora riattivarmi il cuore però. - Ragazzo estremamente carino, quel che si suol dire un bel fieu, vuole comprarsi un orologio della Madonna ma è indeciso.
Io sfodero tutte le mie armi per convincerlo, dal sorriso smagliante allo sciorinare le caratteristiche del più fico degli orologi, il tutto con la mia solita cretinaggine ovviamente…
Alla fine il ragazzo non voleva più l’orologio, ma il mio numero. - Cliente che prova più o meno tutto il negozio ma non gli va bene un cazzo di niente perchè “questo orologio ha il quadrante troppo piccolo, questo non ha abbastanza diamanti, questa catena non è da abbastanza carati…” alla fine se ne esce con “ma qui vendete bigiotteria! Tesoro, io sono stato in tutto il mondo, ho visto gioielli che qua non avrete mai”.
… Ma te lo scrivo su un foglietto così ti rimane il memo o te lo dico direttamente? VAFFANCULOOOOOOOOO
E niente, questa è la mia vita per ora. Sono un ammasso di ansie un po’ contorte e ritorte su loro stesse, vado avanti per lo più per inerzia.
Voi come state invece? Raccontatemi, narratemi, sfogatevi, fate quello che volete!
Hasta la Pastaaaaaaaahhhhh!
Ciance sparse: vita da promoter
Mi viene difficile dire “buonasera miei cari spelacchiati, come state?” perchè visto il PUTINFERIO di questi giorni credo che nessuno stia bene. Di fronte a certe cose non si può stare bene.
Ma non voglio parlare di questo, stasera voglio solo cianciare sparsamente, sperando che ci sia ancora qualche spelacchiato all’ascolto!
Diciamo che è un periodo intenso e stressante: il mio cane sta male -se succede qualcosa alla mia musona probabilmente mi lancio dal balcone, vi avviso-, quella farsa del mio lavoro mi sta logorando l’anima -a breve ve ne parlo-, il Batterino tra poco si laurea e io sto cercando di organizzargli non una ma ben due feste perché sono pazza, e in tutto ciò il mio malessere da Covid procede e pure la psiche mi sta un po’ abbandonando.
La mia psicologa non è particolarmente contenta di me, in questo periodo. Secondo lei sono di nuovo in fase depressiva, cosa che posso confermare visto che passo la maggior parte del mio tempo a piangere senza apparente ragione, come mi capitava anni fa.
Ma parliamo un attimo del mio lavoro, che definire “lavoro” mi pare veramente esagerato.
Diciamo che al momento faccio il cosplay del fallimento dell’umanità.
Faccio la promoter per una scuola di inglese.
Cosa significa?
Che devo stare in piedi quattro ore ad un banchetto storto -perché non so montarlo- e cercare di accalappiare gente che compili dei coupon con cui avranno diritto a uno sconto sui corsi di lingue.
… non chiedetemi quanto mi pagano perché è troppo imbarazzante. Immaginatevi una paga minima, dopodiché dimezzatela e a quella cifra togliete il 25% della metà.
Insomma regà se mi prendo un caffè al bar mi brucio tre ore di lavoro.
Ma parliamo un attimo del genere umano, che non smette mai di sorprendermi e infastidirmi allo stesso tempo.
Ora voi immaginate me, che sono una misantropa perennemente inviperita verso il genere umano, in piedi, al freddo, che tento di spiegare alle persone che potrebbero avere uno sconto su un corso di inglese e mi sento dire le seguenti cose:
– “Signorina ma lei è bellissima…” *ciance inutili a cui io rispondo con garbo e gentilezza che Buckingham Palace dovrebbe darmi un titolo onorario solo per quello* “io ho un amico che lavora per la tv… tu hai due occhi che parlano, e poi un fisico… senti, se vuoi organizziamo un aperitivo e te lo presento, secondo me come presentatrice o modella ti prenderebbe immediatamente”
Vattelapijanderculo e firma sto coupon, porca la miseria. Poi chiama il tuo amico e fai compilare pure a lui.
– “Signorina ma cosa vende?” con sguardo vacuo da triglia mentre fissa con insistenza i volantini
“Non vendo nulla, se compila questo coupon però ha uno sconto mirabolante su tutti i corsi, ‘na robbba irripetibile, le rubo un secondo solo…”
“Ma le lezioni le fai tu?”
“…No, un insegnante madrelingua qualificato, bravissimo, levissimo, altissimo…”
“Ah allora no. Beh meglio che i corsi non li tenga tu, non starebbe attento nessuno, si innamorerebbero tutti! Eheheh…”
… Mavattelapija E FIRMA STO CAZZO DI COUPON PER L’AMOR DI DIO.
-“ Ma perché vi servono i miei dati?”
“Buongiorno anche a lei neh, guardi ci servono solo il nominativo e l’indirizzo mail, così possiamo mandarle l’informativa di tutti i corsi per farveli conoscere e se poi siete interessati…”
“Io non firmo niente.”
“…Signora è solo per presa visione, se no potrei compilarne duecento a caso con dati falsi…”
“No no allora vado di persona, non mi fido mica.”
Signora, glielo devo dire pure a lei? vadapija.
-“Ciao! Ma non hai freddo qui così?”
“Guardi, ho appena tolto le stalattiti di ghiaccio che mi pendevano dal naso..”
“Eheh… Se vuoi ti offro un caffè, parliamo un po’…”
“Mah, guardi, come se l’avesse fatto. Le interessa un coupon per un corso..?”
“No ma dico davvero, andiamo lì al bar e ci conosciamo un po’, sai, mi hai colpito…”
“Guardi non le dico con cosa vorrei colpirla adesso ma le lascio immaginare, sto lavorando, non posso allontanarmi.”
-“Posso usare l’igienizzante?”
Dipende, io posso darti una randellata sui denti?
-Il simpaticone che “Io so già l’inglese, DE CHET IZ ON DE TAIBOL, ihihih”
Tu. Credo ci sia un girone all’inferno per le persone fastidiose come te.
I ghiv iu a manrovesc iu crep, okay?
-“Buongiornopossolasciarleuncoupon?”
“Sono un avvocato. Sto andando a lavoro. Secondo lei mi interessa?”
Mah, a occhio e croce dovrebbe interessarle togliersi quel palo dall’ano, però chi sono io per dare consigli. Coupon?
“Ciao scusa eh, appoggio un attimo qui lo zaino e le buste della spesa che si stanno rompendo, un attimo solo eh…”
…Ma io le do fuoco, signore, se ne rende conto? Lo legge nei miei occhi che la odio?
E poi questo aneddoto ve lo devo narrare perché io ancora sono basita.
Sabato mattina, arriva una signora non ho neanche dovuto fermarla io, mi dice che è interessata al corso di inglese perché sua figlia abita all’estero e quando va a trovarla è spaesata, bla bla bla, compila il coupon e se ne va allegramente.
Sabato pomeriggio questa figura torna.
“Scusami sai sono un po’ distratta stamattina ti ho dato il numero vecchio, l’ho cambiato da poco, non ci ho proprio pensato… Posso riavere la tua parte del coupon così te lo correggo?”
“…Ma certo signora, voilà.”
E QUESTA PERSONAGGIA PRENDE IL CAZZO DI COUPON E ME LO STRAPPA IN MILLE PEZZI DAVANTI AGLI OCCHI DICENDO “IO I MIEI DATI NON LI LASCIO A NESSUNOOOOOO!” E FUGGE VIA!!!!!!!!
No regà non potete capire.
Io ero troppo sconvolta per reagire ma avrei tanto voluto inseguirla, darle una capocciata e lasciarla a terra coi sui cazzo di dati.
MA CHE ME NE FREGA A ME SE HAI CAMBIATO IDEA, TE LO RIDAVO COMUNQUE IL COUPON COI TUOI PREZIOSISSIMI DATI DI MERDA, MA COSA MINCHIA MI MENTI GUARDANDOMI IN FACCIA? MA SEI DEFICIENTE? MA SCUSAMI!?!?!?
Poi sarà una di quelle che su Facebook mette le foto di casa sua con scritto “oooh ora si va due ore in palestra!” e i quiz “scopri quale testa di cazzo sei”.
Io penso che prima o poi qualcuno lo pesto a sangue.
Oggi ci sono andata molto vicina. Non potete capire la quantità di fischi, commenti sul mio fisico, apprezzamenti vari e volgari mi vengono rivolti ogni volta, è veramente desolante.
Detto ciò domani ho un colloquio in una gioielleria.
Io non so come possano anche solo avermi presa in considerazione, il mio CV dovrebbe emanare goffaggine e inadeguatezza a qualunque ruolo; dovrò far finta di essere una persona pacata, delicata, raffinata. “Oh sì, il taglio di questa pietra pomice è davvero delizioso, le consiglio anche questo monile con incastonato una pietruzza presa in una strada sterrata qua vicino…”
Insomma… mandatemi delle vibrazioni positive, che qua sono a un passo dal chiudermi come un armadillo e riaprirmi al mondo tra cinque o sei secoli.
E voi invece miei cari spelacchiati come state? Non so se ci sia ancora qualcuno a leggermi visto che ho la costanza di una rana pescatrice rinsecchita, ma mi farebbe molto piacere se mi raccontaste quello che vi va, quello che vi passa per la testa (o per la testuggine), come procedono le vostre vite… Insomma, come sempre avete carta bianca.
Hasta la pasta!
Depressione e dintorni: attacchi di panico
*Sospira come un rinoceronte particolarmente infastidito*
Buonasera miei amati spelacchiati, come state?
Io in questo momento sono piuttosto turbata, dunque vi tocca uno dei miei post sull’argomento meno piacevole del mondo.
Mi piacerebbe poter dire che passare del tempo con me significa avere costantemente una presenza idiotica accanto, che fa battute, che è piacevole, che corre da una parte all’altra della casa urlando “viaaa” senza alcuna ragione se non pura idiozia, e invece oltre ad un ammasso di stupidità sono anche altro, e avere a che fare con me può essere estremamente pesante. Probabilmente dovrei stanziare uno stipendio per chi ha voglia di accollarsi me a trecentosessanta gradi.
Ieri sera Mr Batterino ha suonato in un locale super carino, serata divertente, musica meravigliosa, compagnia di una carineria incredibile; cena a base di hamburgerazzo e birrazza, chiacchiere a profusione, insomma tutto molto bello finché io e il mio Batterino non ce ne andiamo.
Macchina.
Io comincio ad avere la mano destra che formicola e il respiro affannato.
“Okay, distraiti, non ti sta venendo un attacco di panico e anche se fosse non succede niente, fai finta di nulla, respira, va tutto bene, okay il braccio comincia ad irrigidirsi e fare male ma non importa, non c’è bisogno di dire niente a Mr Batterino lascialo rivivere la serata serenamente, mmh okay ora formicola anche la lingua e ti sembra di non prendere abbastanza aria, come se i polmoni non si gonfiassero minimamente, ma l’hai già vissuto mille volte, non è niente…”
Morale della favola: mezz’ora di me che mi contorcevo sul sedile annaspando e ficcando la testa fuori dal finestrino perché mi mancava l’aria, avevo il braccio destro completamente bloccato con un dolore assurdo, e il povero Mr Batterino che non sapeva cosa fare per aiutarmi.
Il problema è che non c’è niente da fare, non si può aiutarmi in quei momenti. Deve passare, anche se il tempo sembra dilatarsi in maniera molto crudele in quei momenti.
Per ogni persona l’attacco di panico è diverso, io vi posso dire quello che succede a me per darvi un’idea:
- sensazione di non riuscire ad inspirare abbastanza aria
- sensazione di non riuscire a buttar fuori abbastanza aria
- tremore e spasmi, specialmente alle gambe
- formicolio agli arti
- dolore allucinante al braccio destro che è come se si irrigidisse completamente dalla spalla alla mano, tanto che non riesco nemmeno a muovere le dita
- formicolio alla lingua, come se anche quella fosse rigida e immobile e tentasse di soffocarmi
- sensazione piuttosto spaventosa di “ora svengo/muoio/non so cosa stia per succedere”
- totale sentimento di incontrollo della situazione
Anche la durata degli attacchi di panico varia di volta in volta e da persona a persona; per quanto mi riguarda possono durare dai venti minuti all’ora e mezza.
Per fortuna ieri è stato abbastanza breve, una mezz’ora di delirio con il povero Mr Batterino che mi chiedeva cosa fare e io che faticavo a parlare per dirgli che bisognava solo aspettare.
Temo di averlo spaventato un po’, ieri sera.
Come mi sento adesso?
Una merda.
Gli attacchi di panico mi lasciano sempre spossata ed esausta per parecchie ore, e a questo si stanno aggiungendo tutti i pensieri possibili e immaginabili.
Non è giusto che Mr Batterino debba accollarsi anche questo, oltre a tutti i miei difetti da essere umano; mi sembra quasi di averlo ingannato non facendogli vedere fin dal primo appuntamento cosa avrebbe significato, a volte, stare con me.
Mi sentivo allo stesso modo quando capitavano questi episodi ed ero con i miei amici e familiari; mi sento semplicemente in colpa e vorrei poter fare in modo che la mia pazzia non si ripercuota sugli altri ma solo su me stessa.
In quei momenti poi l’idea che qualcuno sia intorno a me e mi stia prestando attenzione e preoccupazione non fa che aumentare il mio disagio, come ogni problema nella mia vita vorrei poterlo affrontare e gestire da sola, ma non è possibile. Quindi che fare?
Niente, se non proseguire con la terapia e i farmaci, cercando di capire cosa inneschi questi meccanismi piuttosto spaventosi.
Questo post non ha particolarmente senso, volevo provare a descrivere un attacco di panico tipo mentre ancora ne sento gli strascichi.
Spero che il vostro weekend stia andando molto meglio del mio, come sempre avete carta bianca nei commenti e leggervi mi fa sempre sentire meno sola e meno pazza.
(Sì, lo so, devo smetterla di usare il termine “pazza” per descrivermi, ma è l’unico che mi sembra appropriato e calzante. Accetto suggerimenti di sinonimi, così la mia psicologa è contenta!)
Hasta la pasta, vi voglio sempre molto bene regà
Ciance sparse: freddo, Mr Batterino ed emotività sparsa
Buongiorno miei cari spelacchiati, come state?
Io sto sbrinando.
Ho le stalattiti di ghiaccio che mi pendono dal naso.
Temperatura odierna: FRIDD.
Non so voi come siate messi (no, non il calciatore, via quelle trombette da stadio) ma qua c’è della neve; più che neve è quella poltiglia di acqua e nevischio bizzarra che crea quella patina scivolosa sulle strade e io ho ovviamente già rischiato di fare una notevole quantità di cadute e spaccate; barcollo, scivolo, incespico, per poco non batto il muso per terra ma non mollo.
Che io sia una persona disordinata è noto al mondo, stavolta sono riuscita a perdere ben tre chili. Non so come, mi saranno caduti mentre camminavo e non me ne sono accorta, boh! O forse è la dieta a base di petto di pollo alla piastra e riso in bianco che da i suoi frutti, chissà.
Fatto sta che io mi vedo sempre grassa allo stesso modo, con l’unica differenza che ora tutti i vestiti mi stanno male.
Pantaloni che fanno rigonfiamenti ovunque, gonne che mi cadono alle caviglie mentre cammino, maglioni in cui navigo… Uno spettacolo aberrante, giuro. L’abominevole donna non delle nevi.
Che poi oltre al mio strato di grassitudine ho scoperto che soffro pure di iperlordosi, il che significa che la mia colonna vertebrale ha una curvatura imbecille che spinge pure in avanti la panza, accentuandola. Tutto meraviglioso, ora mi tocca andare da un fisioterapista due volte al mese per cercare di far tornare la mia schiena in uno stato decente.
Ora passiamo alle note dolenti: sono di nuovo disoccupata. Circa. In realtà non ho capito nemmeno io.
A parte le condizioni abbastanza pietose in cui mi toccava lavorare per sei euro l’ora, l’altro giorno la titolare mi scrive e mi fa “per adesso sei in stand by, ciaoooooo!”.
…
MA CHE DIAMINE VUOL DIRE?
NON SONO MICA UNA PLASYSTATION, CHE PUOI METTERE IN MODALITA’ RISPARMIO ENERGETICO!
Io sono tutt’ora basita.
In tutto ciò l’altra sera dopo due birre e un limoncello ho avuto un momento di emotività fuori controllo con Mr Batterino e le cose sono andate più o meno così:
Io me ne stavo lì con gli occhi lucidi e gonfi come quelli di un rospo, cercando di non essere pazza e non piangere, con Mr Batterino che non aveva idea di cosa mi stesse prendendo.
“Stai bene?”
Game over, ho dovuto vuotare il sacco “No… Ho paura.”
“Di cosa?”
“Di te.” ho mugugnato contro la sua spalla perché non riuscivo a guardarlo negli occhi “Faccio fatica a fidarmi delle persone e farle entrare nella mia vita… con te è stato tutto sconvolgentemente spontaneo, ma ora hai il potere di ferirmi e questo mi spaventa da morire… E di potere ne hai parecchio, Batterino.”
“Lo stesso vale per me, ma tu di potere ne hai infinito. Non te ne accorgi neanche, o forse non sono bravo ad esprimerlo… Ma stiamo vivendo una cosa bellissima. Non ti so dire come andranno le cose in futuro, ma in ogni caso avremo dei ricordi stupendi di qualcosa di importante.”
Insomma, mi ha detto quello che mi dice sempre la mia psicologa: “Sara, cazzo, vivi il presente, godi a piene mani di quello che hai, immergiti nelle cose belle, trai insegnamento da quelle brutte, ma non metterti a rimuginare sul passato o fare congetture sul futuro: non puoi saperlo, e con le tue tendenze depressive ti immaginerai solo scenari che ti fanno soffrire. Non cadere in questa trappola.”.
Sperando che queste sagge parole possano essere di aiuto a qualcuno ora chiedo a voi come state, miei cari. Come ve la passate? Siete pronti all’incombere del Natale, con tutti i cenoni/pranzoni/aperitivoni/colazioni (..no?) possibili e immaginabili? Io sono ancora in alto mare coi regali, considerando che ho quattro euro penso prenderò i peli del mio cane e ci farò dei cuscini.
“Guarda, questi cuscini contengono una lana pregiatissima, ‘na roba introvabile, l’ho ordinata secoli fa ad un prezzo stratosferico ma ci tenevo tanto che li avessi”.
Insomma, narratemi quello che vi va, io vi leggo tutti con affetto e affettato (soprattutto affettato, c’ho fame.)
HASTA LA PASTAAAA!
Ciance sparse: fame, lavoro e cose sceme
Ma buonasera miei amati spelacchiati, come state in questo sabato sera particolarmente nebbioso nella mia città? Sembra di essere a Gotham City, mi aspetto di vedere il simbolo di Batman apparire in cielo da un momento all’altro.
In più ho fame.
Una fame che è quasi due fami.
Dovete sapere una cosa, nella mia famiglia da generazioni e generazioni si pranza e si cena prestissimo; è una lunga dinastia di persone che, se a mezzogiorno e mezza e alle sette e un quarto non è tutto pronto sul tavolo, sclerano e cominciano a rosicchiare i bordi dei tavoli. Credo ci sia un canino di mio nonno incastonato da qualche parte…
Non so chi abbia deciso questi orari, quale trisavolo piemontese mi abbia regalato questa tradizione, ma è così e a me va benissimo.
Piccolo inghippo: Mr Batterino, non so se lui sia un pioniere o se anche i suoi orari hanno antiche origini, cena tardi. Ma tardi tardi. Mi viene quasi da dire “minchia quanto cena tardi!”.
Perché finisce di lavurà dopo le otto e mezza, quindi io me ne sto affamata come il lupo de “La spada nella roccia”, rantolo in giro per casa, striscio per terra cercando briciole… Prima o poi quando lo vedo lo azzanno.
“Ciao tesoro com’è andata la giornata?”
E via, giugulare mozzicata.
HO FAME.
(A parte che non mi chiama mai “tesoro”, è già tanto se mi appella “microcefala unicellulare”.)
Ammetto di essere un filo provata, perché è stata una settimana abbastanza massacrante a livello fisico: all’università, dove faccio la vigilante, ci sono state le lauree e ho passato più o meno otto ore a correre da una parte all’altra dell’ateneo urlando “NON POTETE LANCIARE I CORIANDOLI IN CORRIDOIOOOOO!” e “SE STAPPI QUELLA BOTTIGLIA QUI TI FACCIO LECCARE IL PAVIMENTO FINCHE’ NON E’ PULITOOOOO!”
Sembravo Gazza di Harry Potter, stesso charme e savoir faire.
No perché capisco la voglia di festeggiare, io penso comprerei pure dei fuochi d’artificio e noleggerei un circo itinerante se riuscissi a laurearmi, però se lo fai in corridoio sei un mentecatto. Anche perché ho visto proprio la morte nel cuore degli addetti alle pulizie a fine giornata, credo avrebbero preferito staccarsi un arto a morsi piuttosto che mettersi a lavare quello schifo.
L’altro giorno poi ero in aula magna a pattugliare la fuoriuscita dei tori di Pamplona a fine proclamazioni; quando la gente -finalmente- se ne ne va io corro caracollando su per le scale -le faccio quattro a quattro ma mi avanza uno scalino,allora scendo e le faccio tre a tre- esco in cortile e… è tutto giallo.
Tutto.
Cosa sarà mai successo, un attacco dei Minion? E’ passato Valentino Rossi a fare l’ultimo saluto?
Quasi.
Avevano lanciato I FUMOGENI come festeggiamento.
Ora qualcuno mi dica perché io la prossima volta non dovrei andare lì e dare una capocciata al festaiolo.
Il resto della mia miserabile esistenza continua, procede in maniera piuttosto bizzarra.
Di recente ho avuto un altro momento di totale e malsana ignoranza catalogabile come “vaffanculo, non li prendo più gli antidepressivi” con seguente crisi mistica che mi ha portata a piangere rannicchiata in un angolo per svariate ore. Tutto molto intelligente da parte mia, lo so.
Ora sono di nuovo sotto controllo, evidentemente ogni tanto mi prende lo schiribizzo e penso di essere normale, che vi devo dire.
Imparate dai miei imbecilli errori di percorso e non prendetevi pause dai medicinali a meno che non ve lo dica il vostro dottore, per l’amor di Dio.
Comuuunque tra una cosa e l’altra ormai sono un’imprenditrice e cambio lavoro. Così. Mi lasciano a casa da una parte et voilà io sbuco da un’altra, tipo un’ortica fastidiosa.
Ebbene sì, farò la receptionist in un salone di parrucchiere, tra l’altro giovanissime e super carine che mi hanno inondata di energia positiva quindi sono mucho contenta.
Il fatto che io non sappia fare un cazzo è un altro paio di maniche.
Come diamine si usa un registratore di cassa? Come emetto lo scontrino? Chi mi da un abaco per calcolare quanto resto devo dare alla gente? Come faccio a incastrare tipo tetris i duemila appuntamenti che riceverò?
Queste e altre incredibili domande avranno risposta settimana prossima quando probabilmente vi scriverò in lacrime “mi hanno licenziataaaaaaa!”.
Detto ciò passo la palla a voi, che sicuramente siete agili e scattanti come gazzelle quindi la coglierete al balzo: come state? Come procede la vostra spelacchiata e spelacchiante vita? Se avete qualcosa di bello raccontatelo, così ci congratuliamo tutti, se invece siete tristini raccontatelo che ci si tira su a vicenda tra spelacchiati. Con me lo fate sempre, e funziona.
Vi voglio bene!
Hasta la pastaaaaaa
Ciance sparse: straparlo di cose, sensazioni, depressioni e inutilità varie
Ahhh per il post di stasera mi sono attrezzata: tazzona di latte caldo col miele e Verdena in sottofondo.
Per chi non lo sapesse, il latte caldo col miele è la mia risposta primaria ai sintomi di questo stracazzo di raffreddore che ho da due giorni -ma sarà mica… no eh, perchè se fosse…- e i Verdena sono un gruppo che amo alla follia e se avete un’anima bistrattata, malconcia, malinconica e volete qualcosa che urli disperazione e disagio in maniera meravigliosa loro sono un must.
Allora, vi aggiorno nel modo più onesto del mondo nonostante sia tutto molto patetico: l’ultima seduta con la psicologa l’ho passata interamente a piangere. Tutto il tempo. Dall’inizio alla fine, un singhiozzamento unico, con la psicologa che a un certo punto mi fa “Sara ma… ti deve venire il ciclo?”
“NO SONO SOLO PAZZA” e via a piangere ancora.
Maronnnnn, che imbarazzo. Avete presente un mollusco deragliato? Ecco, ero io.
Sono uscita da lì che avevo la testa in procinto di esplodere e gli occhi gonfi come quelli di una rana.
Argh. E’ tutto abbastanza difficile in questo momento. Passo momenti in cui mi sembra di non essere pronta per una relazione perché sono troppo pazza ad altri in cui penso che se Mr Batterino mi mollasse mi lancerei dal balcone urlando “banzai”.
Con quella santa donna della mia psicologa stiamo cercando di capire quali traumi infantili mi abbiano portata ad odiarmi tanto, il che è una cosa spaventosa da dire e da sentirsi dire.
Ogni volta che mi dice “Sara, tu non ti vuoi bene” è come se una parte di me si mettesse a urlare e contocersi, agonizzante. Non so perché non mi voglia bene. Non lo so, non lo so, non lo so.
Però è pericoloso, e non va bene.
Ripercorrendo la il faldone delle mie relazioni -più che un faldone è un faldino, una pagina scritta in caratteri cubitali (come il mio curriculum)- è lampante che io mi sia sempre cercata uomini che non mi dessero mai tutto. La prerogativa per stare con me è che io non debba essere la sua priorità numero uno. Probabilmente per andarmi bene dovrei stare tra il decimo e il millesimo posto della classifica del boyfriend.
Quindi sono stata con uno che un giorno era qui e quello dopo era dall’altra parte del mondo; sono stata con un regista così pieno di sè che mi ha lasciata per messaggio, con l’epica frase “ho bisogno di sentirmi dire ti stimo, non ti amo”; poi è arrivato l’amore impossibile, quello per il quale vi ho ammorbati qui sul blog per mesi e mesi, struggendomi come un’onda sugli scogli.
Insomma… tutto torna al fatto che non mi voglio bene e cerco persone che non me ne vogliano poi così tanto.
Mr Batterino potrebbe essere l’eccezione, o forse no. So che non sarò mai al primo posto nella sua lista di priorità; ci sono prima la musica ed il lavoro. A volte mi fa male, a volte mi fa bene.
Un’altra cosa che mi ha detto la psicologa è che probabilmente in questo periodo sto così perché sta andando letteralmente tutto alla grande; ho una relazione stabile, ho trovato lavoro, la mia salute non è ai minimi storici… E sto male perché non me lo merito. Torniamo semère lì, al non meritare cose belle, cose piacevoli, cose in generale.
Insomma, sono un piccolo disastro dalle sembianze semi-umane che vaga qua e là più trascinata dalla corrente che per volontà propria.
Ah ci tenevo a chiarire una cosa che probabilmente è inutile e fregacazzi, però dalle mie parole dell’altro post poteva sembrare che io sia una nababba straricca che usa le banconote per soffiarcisi il naso… Ecco, no, anzi.
Sono cresciuta guardando mio padre sfogliare i volantini delle offerte dei supermercati, andando a comprare le cose in sconto nei diversi punti vendita; per quattro anni non sono mai stata in vacanza, né in estate né in altri periodi, perché non potevamo permettercelo. O magari potevamo, con ulteriori sacrifici, ma non volevo pesare sui miei che già mi pagano tutt’ora le sedute di terapia.
Aaaah basta, anche stasera sono di umore becero, per fortuna dopo cena uscirò con alcuni ex compagni del liceo -tra cui uno che è di una bellezza che abbaglia, ‘na roba disumana regà- così sentirò di quanto si siano realizzati nella vita mentre io brancolo nella melma. Ma conto anche di divertirmi perché sono veramente dei cretini. Mr Batterino è in libera uscita coi suoi amici invece, cercherò di non fare la passivo-aggressiva infastidita dal non vederci il venerdì sera ed essere molto zen.
Più che zen mi sento fastidiosa come una zenzara, e scema come una biglia.
Dopo avervi ammorbati per l’ennesima volta levo le tende, giuro che appena il mio umore sarà un minimo migliore di questo risponderò a tutti i vostri commenti che non potete davvero immaginare quanto mi facciano stare meglio ogni singola volta.
Vi voglio un bene spelacchiato.
Hasta la pasta!
Ps: può essere che il 26 novembre io sia a Firenze, se qualcuno è di quelle parti batta un colpetto spelacchiato che ci prendiamo un caffè amaro come la vita!
Depressione e dintorni: sfogo serale di un malessere prolungato
Premessa: ho scritto questo post in un momento confusionale, dopo un mese turbolento per la mia salute mentale traballante. È ad alto contenuto patetico, ero in modalità paturnie, sconsiglio caldamente la lettura.
Domani ho la seduta con la mia psicologa, e il mio umore è traballante.
Per quanto faccia la cretina questo mese è stato strano per quanto riguarda le mie sensazioni; a volte mi sentivo quasi sopraffatta da ogni minima cosa, altre volte mi sentivo lontana da tutto, ero irritata e mi veniva da piangere in continuazione, senza alcun apparente motivo. Ero nervosa e infastidita da me in primis e dal resto del mondo in secundis, e cercare di nasconderlo mi ha portata a star male ogni volta che ero da sola e potevo sfogarmi.
Quando capitano questi periodi temo sempre di star tornando indietro, che ricomincerò a avere la nausea tanto è il malessere, che non vorrò più uscire di casa, che starò a letto tutto il giorno.
E’ strano.
E’ che vorrei che tutto il passato non avesse ripercussioni sulla spelacchiata che sono adesso, ma è impossibile. Come mi ha spiegato mille volte quella santa della mia psicologa la battaglia con la depressione è lunga, a volte estenuante, ed è una guerra di posizione: non ti puoi lanciare addosso al nemico, lo devi contrastare poco alla volta.
“Può essere che per molto tempo tu stia bene e poi torni una crisi depressiva. Può essere un momento o può durare di più. Non ti devi spaventare. Quella con la depressione è una battaglia che potresti dover combattere tutta la vita, ma non devi avere paura: adesso hai le armi per difenderti e per vincere. Non sei più da sola come la prima volta. Ora hai gli strumenti per analizzarti, per capire quando la situazione ti sta sfuggendo di mano, e sai a chi devi chiedere aiuto.”
Ecco, quello del chiedere aiuto per me è un concetto abbastanza strano.
Oddio non sono Xena la principessa guerriera, se mai sono Sara la plebea ignorante, però non sono abituata a fare richieste.
Un aneddoto abbastanza bizzarro di un paio di mesi fa: avrei dovuto incontrarmi in centro con degli amici ma mi hanno paccata tutti all’ultimo, il che significava farmi una scarpinata di quaranta minuti da sola fino a casa, di notte. Niente di che, per quanto mi riguarda, ero pronta a mettermi le gambe in spalla; invece Mr Batterino aveva appena finito di dare lezioni dall’altra parte della città, ha letto il messaggio in cui gli dicevo che stavo per tornarmene a casa sconfitta, e mi ha chiamata immediatamente.
“Dimmi dove sei che vengo a prenderti!”.
Così, come se fosse la cosa più ovvia di tutte, come se non gli pesasse minimamente, come se non dovesse schizzare a casa per seguire un meeting di lavoro che sarebbe iniziato da lì a dieci minuti.
E’ venuto a prendermi senza che io gli dicessi nulla, come se fosse l’ovvietà più naturale del mondo; cosa che ha ribadito più volte quando io sono scoppiata a piangere sul suo divano ringraziandolo, sopraffatta da quello che mi rendo conto possa sembrare un gesto banale ma che mi aveva destabilizzata.
Non sono abituata a queste cose; non so cosa voglia dire davvero avere qualcuno da chiamare se ho un problema, piccolo o grande che sia.
Sia chiaro, sono una persona viziata, con una vita privilegiata sotto duemila punti di vista e i miei problemi non sono paragonabili a situazioni estreme, però nel mio piccolo ho sempre pensato di non dover chiedere niente a nessuno.
Anzi, di non poter chiedere niente a nessuno, perché in fondo in fondo non me lo merito.
Mi rendo conto che gran parte dei miei problemi siano dettati da un estremo senso di colpa verso la vita, e di inferiorità nei confronti di qualunque cosa.
Non merito, non sono abbastanza, non valgo niente.
Ammettere queste cose ad alta voce è impossibile, le parole mi si inchiodano in gola e anche solo sfiorare questi temi mi fa piangere come una fontana.
E’ tutto strano. Non so perché mi senta cosi, da dove venga questa sensazione di essere sempre nel torto.
Mr Batterino mi ha fatto notare che chiedo sempre scusa, per qualunque cosa. Lo trova strano, non gli piace quando lo faccio ma mi viene in automatico.
C’è un film, Malcolm e Marie, su Netflix; è interamente basato su un litigio. Una coppia litiga dall’inizio alla fine. Si dicono le peggio cose, si dimostrano di amarsi alla follia, si dilaniano, e a un certo punto Malcolm le fa un discorso che mi distrugge ogni volta che lo ascolto, il cui succo è “tu vuoi essere massacrata e calpestata, hai bisogno di sentirti utile perché se non ho bisogno di te allora perchè mai dovrei stare con te?”.
Quando l’ho visto la prima volta ho dovuto mettere in pausa e fumarmi una sigaretta per calmarmi; è stato come se lo stesse dicendo a me, e io non ci avevo mai voluto pensare.
Le persone dicono che sono generosa, altruista, che mi faccio in quattro per gli altri… ma non è vero.
Non è altruismo, se mai il contrario.
Ho bisogno di sentirmi utile agli altri, perché se no verrei abbandonata. Se non fossi utile, se non servissi a qualcosa, chi mai mi vorrebbe avere intorno?
E quindi aiuto.
Ascolto.
Do una mano a spalare la neve dal viale. Spacco le mattonelle del pavimento della casa dei miei amici che devono ristrutturare. Accompagno Mr Batterino a comprare le cose per la casa, lo aiuto a mettere a posto l’appartamento, gli faccio regali. Non è una battuta quando gli dico che sto cercando subdolamente di comprare il suo affetto, è proprio così. E se so di non poterlo comprare voglio cercare di meritarmelo, perché non posso credere che sia gratuito.
E questo mi spezza il cuore.
Ora la smetterò di scrivere, perché sto praticamente piangendo e ho la sveglia tra quattro ore e mi sento patetica.
Ahhhh, Spelacchiati miei… non è sempre piacevole leggere questo blog, lo so. Me ne dispiaccio davvero quando scrivo questi post. Vorrei non ammorbarvi, ma allo stesso tempo in così tanti mi rispondete quando mi apro in questo modo che forse fa bene a me e spero faccia bene a voi.
Non so. Stasera non so niente, mi chiedo se dovrei far leggere a Mr Batterino queste cose, se dovrei consegnargli le chiavi del mio cervello spelacchiato, perché forse lo aiuterebbe a capirmi anche quando sembra che io non abbia senso.
Vi lascio un video che ho guardato e riguardato. Non so se conoscete Shy del canale Breaking Italy (probabilmente il mio canale italiano preferito) ma in questo video parla della sua depressione e spiega tutto perfettamente, su molti punti mi ci ritrovo in toto.
E voi miei cari come state? Rendiamo questo post un luogo di paturnie, diamoci una mano a vicenda. Siete belli belli ❣️
Hasta la pasta
La storia della mia depresisone: parte 3
Stasera è una di quelle sere in cui mi sembra di aver fatto un salto indietro, ad occhi chiusi, nel buio. Ho così tanti pensieri in testa che non riesco a focalizzarmi nemmeno su uno, rimbalzano nel mio cranio (e di spazio per rimbalzare ne hanno), mi sento agitata e poi vuota e poi triste, in loop.
Speravo che uscire con Mr Batterino mi aiutasse, invece ho solo appesantito anche lui con il mio umore insopportabile.
Quindi stasera andiamo avanti col racconto della mia depressione.
Anche qui, mi sembra doveroso fare un salto temporale indietro. Prima di andare dalla psicologa ho sofferto di insonnia, un’insonnia devastante. Mi capitava di non dormire per più notti di fila, il che mi portava ad essere uno zombie instabile e incapace di fare qualunque cosa. Davo un esame ogni due sessioni perché non riuscivo a concentrarmi su niente, figuriamoci memorizzare qualcosa.
Di notte non dormivo, e quando mi addormentavo mi svegliavo di soprassalto con la sensione terrificante di star soffocando; mi risvegliavo come nei film horror con la bocca spalancata per risucchiare aria, perché non ne avevo letteralmente più.
In due anni ho visto così tanti dottori, e ognuno mi diceva una cosa diversa: epilessia, problemi respiratori, anomalie polmonari, schiribizzi a livello cerebrale… Ogni volta era una cosa diversa e piuttosto spaventosa.
I miei genitori non sapevano più cosa fare.
Alla fine mi hanno ricoverata per dieci giorni al San Raffaele a Milano, e mi hanno rivoltata come un calzino: avevo elettrodi attaccati ovunque (ci ho messo settimane a rimuovere completamente il collante dai miei capelli, ancora penso di averne un po’), monitoravano un po’ tutto quello che mi succedeva.
Finalmente ci abbiamo capito qualcosa: soffro di apnee notturne, il che causava i miei risvegli traumatici e senza fiato durante la notte.
In più il mio piccolissimo cervelletto bislacco non va in fase rem, mai, motivo per cui devo prendere una pastiglia usata per chi soffre di epilessia, serve a tenere sotto controllo le scariche elettriche che turbano le mie notti e che mi impedivano di addormentarmi e riposare in maniera decente.
Insomma, stavo nammerda ragazzi, un rottame pronto per la demolizione.
Tutto ciò ha portato al resto, ovvero il mio viaggio nei meandri della disperazione con quella che Winston Churchill chiamava “il cane nero”, ovvero la depressione.
A distanza di anni mi rendo conto che tutto questo travaglio ha ancora delle ripercussioni su di me, e che quel periodo di assoluta inattività durata parecchi anni mi peserà per sempre.
Mi mancano ancora cinque esami all’università, sto cercando finalmente lavoro, ma tutto quel tempo perso in questo momento mi sembra una voragine che mi rovinerà la vita per sempre.
Mi sento un peso per tutti, Mr Batterino in primis. Come può pensare di costruire una storia seria con una persona come me, con i miei sbalzi di umore, il mio passato burrascoso, la mia assoluta inettitudine economica? Chi glielo fa fare di imbarcarsi davvero in una situazione con una persona di ventisette anni che non ha un centesimo e si sente persa?
Stasera, miei cari Spelacchiati, va così. Perdonatemi, ogni tanto mi parte il neurone pazzo.
Hasta la pasta