Pubblicato in: depressione, Senza categoria

La storia della mia depressione pt.2


Buonasera miei cari Spelacchiati. Come state?
Io sto letteralmente ululando dal ridere pensando e ripensando a Morgan che ha pubblicato la versione estesa di “Le brutte intenzioni” e la parte in cui dice testualmente “tu sei cattivo e sembri Mortimer” che mi fa rotolare dalle risate ogni singola volta che lo ascolto.
Come vi avevo già detto non mi aspettavo così tanta comprensione, empatia e così tante risposte alla mia esperienza con la depressione, mi avete davvero riempita di orgoglio spelacchiato e vi assicuro che quando qualcosa mi turba torno subito a leggere i vostri commenti che mi aiutano assai.
Ora andiamo avanti con la seconda parte di quello strano, inquietante periodo della mia vita.

La prima psicologa da cui sono andata era giovane, aveva uno studio asimmetrico e alla parete c’era appeso il quadro di un mare in tempesta; me lo ricordo perché fissavo quello durante le sedute, tutto il tempo. Da mesi non riuscivo a sostenere lo sguardo di nessuno, perché quando mi sentivo osservata il mio cervello andava in tilt, partivano i pensieri ossessivi: “sta guardando lo spazio tra i miei denti” “dev’essere disgustato dal mio naso troppo grosso” “si sarà accorto che ho le occhiaie, le labbra spaccate, la pancia gonfia, le cosce grosse. Sarà infastidito dalla mia voce, da quello che dico. Ora mi starà odiando, e se non mi odia è solo perché gli faccio pena. Voglio andarmene.

Mi sentivo rivoltante e non capivo come la gente riuscisse a sopportare la mia presenza.
Non soltanto mi percepivo fisicamente orribile ma stavo diventando anche una compagnia lagnosa e pesante, quando non ero taciturna e quindi una specie di enorme sasso da portarsi dietro.
Vivevo con la convinzione che i miei amici mi chiedessero di uscire perché facevo loro pena; pensavo che i ragazzi mi offrissero da bere per scommessa. Se qualcuno rideva, davo per scontato stesse ridendo di me.
Mi odiavo da morire.
Mi ricordo che al locale dove andavo di solito c’è uno specchio che occupa un’intera parete e io gli davo sempre le spalle; quando capitava per sbaglio di guardarmi riflessa il mio stomaco si attorcigliava in maniera dolorosa e ammutolivo.
Come fanno a guardarmi?
Voglio smettere di guardarmi

La prima psicologa, dicevo, era giovane e strana. L’avevo scelta completamente a caso, optando per lei solo perché nell’immagine su internet aveva un golden retriever in braccio.
Non mi trovavo bene, con lei; quando le raccontavo come mi sentissi lei si sperticava in espressioni di esagerato dispiacere e mi ascoltava annuendo con aria comprensiva, ma mi sembrava falsa e che fosse
accondiscendente; mi compativa, ma io non volevo compassione, volevo che mi desse una formula magica per smettere di essere pazza. “Scusa, oggi sono particolarmente pazza” era il mio modo di comunicare ai miei amici che quel giorno stavo particolarmente male.

Dopo un mese e mezzo di sedute questa psicologa mi ha fatto una diagnosi spaventosa: bipolarismo. Mi ha scritto qualcosa su un foglietto dicendomi di andare da un suo collega psichiatra che mi avrebbe prescritto il litio.
Spelacchiati miei, non starò qui a dilungarmi su cosa sia il bipolarismo e quanto male possa fare il litio ad un essere umano perché non voglio dirvi cose sbagliate.
Io, comunque, non mi sentivo bipolare. Che poi forse è quello che direbbe ogni bipolare. Però io non avevo episodi di mania ma soltanto di quella che ancora non chiamavo depressione.

Quindi me ne sono sbattuta le natiche del suo biglietto, ho cancellato il suo numero e mi sono rivolta ad uno psichiatra stavolta basandomi sulle stelline di fianco al suo nome.

La scelta migliore della mia vita, probabilmente.

Durante la visita neurologica con lo psichiatra mi sono accorta di non riuscire a fare cose basilari come toccarmi il ginocchio e poi il naso o stare in equilibrio per più di qualche secondo.
La visita è durata poco ma lui mi ha invitata dirgli tutto: ogni cosa, anche quella che mi pareva più insignificante, di come stessi.
E quindi gli spiegai degli attacchi di panico, della repulsione verso me stessa, della fatica, della spossatezza, dei pianti isterici, dell’isolamento, dell’insonnia, del fatto che in alcuni periodi mangiassi tantissimo e in altri pochissimo, dell’irritabilità, del non sentirmi nel mio corpo e una marea di altre cose.

Mi ha prescritto degli antidepressivi, dei farmaci per dormire e della benzodiazepina da prendere durante gli attacchi di panico particolarmente forti, quelli in cui mi si bloccava la lingua in bocca e mi sembrava che mi stesse per esplodere il braccio. In realtà l’avrò preso tre o quattro volte perché avevo paura di assuefarmene. E poi mi sembrava di meritarmi gli attacchi di panico, quindi volevo viverli. Mi sembrava un modo di espiare una colpa.
Alla fine lo psichiatra ha decretato “Non sei bipolare, Sara. Soffri di depressione.”

Mi sentivo ancora più sbagliata. Non era giusto che io stessi così, che io, ragazza privilegiata sotto ogni punto di vista, fossi depressa. 

Credo che sia una cosa normale sentirsi così e lui fosse abituato perché a grandi linee mi ha spiegato che se in quel momento avessimo analizzato il mio encefalo e lo avessimo confrontato con quello di una persona non depressa avremmo visto differenze notevoli. Avevo recettori estremamente inibiti, che mi portavano a sentire tutto molto lontano da me; non producevo abbastanza serotonina e di conseguenza altri enzimi fondamentali.

“Non diresti a una persona col diabete che è colpa sua e di non curarsi. Non colpevolizzeresti qualcuno che si è rotto una gamba o ha una polmonite. Tu hai una malattia: una malattia vera e propria, pericolosa, che non hai scelto tu di avere e che non ti sei in alcun modo procurata.”
Non ero molto convinta.
Mi ha dato il numero di quella che è tutt’ora la mia psicologa, colei che grazie alla terapia mi ha fatta uscire da quella fossa di fango in cui mi sentivo impantanata… ma di lei parlerò nella prossima parte.

Intanto le persone intorno a me non si accorgevano del mio malessere, e quei pochi che se ne accorgevano non lo capivano.

Molte di queste persone hanno detto cose di cui ora si sono dimenticate.
Io non mi dimentico.

Non porto rancore, lo so che non potevano comprendere, però le loro parole hanno fatto male.
“Sara, sei troppo negativa, su con la vita!” “E’ che non ti impegni abbastanza” “Dovresti solo fare un po’ di sport” “Guarda che tutti abbiamo dei problemi, se facessimo come te…” “perché sei così debole?” “il tuo unico problema è che non sei abbastanza forte e decisa” “non hai volontà di cambiare le cose, devi metterti tu in testa che stai bene” “tu non ti sforzi neanche un po’” “ma perché non ti dai una svegliata?” “guarda che non puoi passare la tua vita così eh” “e quelli che muoiono di fame o si spaccano la schiena a lavoro cosa dovrebbero dire?”.

La verità è che io mi sforzavo tantissimo. Mi sforzavo di non cedere a quella parte di me che quando ero sulla banchina ad aspettare il treno mi diceva di buttarmi sui binari. Mi sforzavo di non chiedermi, di notte quando non riuscivo a dormire, quale coltello nel cassetto in cucina avrebbe scivolato meglio sulla mia pelle. Mi sforzavo di non trovare in qualche modo salvifica l’idea di, semplicemente, non esistere più.
Mi sforzavo di tirarmi su al mattino, di rivolgere la parola alle persone, di ascoltare quello che avevano da dirmi. Non stavo muovendo le montagne, ma tutto ciò mi toglieva quel poco di energia che avevo.
Con molti amici ho smesso di parlare e di uscire. Non ce la facevo e loro non avevano voglia di star dietro a una persona così problematica. Non biasimo nessuno di loro: non rispondevo ai messaggi, evitavo le chiamate, davo buca alle uscite quindi starmi dietro era impegnativo.
L’unica persona che vedevo costantemente era quell’uomo che continuava ad occupare gran parte dei miei pensieri e che l’avrebbe fatto ancora per parecchio tempo.

Fine seconda parte

Allora ragazzuoli miei, grazie per essere arrivati fino a qui, siete eroici. Ho sempre abbastanza ansia di risultare noiosa/patetica/troppo prolissa, quindi se avete critiche non siate timidi. Per il resto avete carta bianca nei commenti, adoro vedervi così attivi e partecipi, siete gli Spelacchiati migliori del mondo!
Con tantissimo affetto spelacchiato
Hasta la pasta!

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Autore:

Simpatica come una piaga da decupito e fine come un babbuino che si gratta il sedere. Se vi va di scambiare quattro chiacchiere, mandarmi mail minatorie o proporre una bevuta insieme: pensierispelacchiati@gmail.com

45 pensieri riguardo “La storia della mia depressione pt.2

  1. Tu Sara sei dotata di un eccezionale “storytelling” e penso che questo tuo outing meriterebbe di essere pubblicato su testate di grande tiratura, perchè sei credibile. La credibilità è indice di una persona forte che hai saputo rimettere a lucido dentro di te. Aspetto con ansia (non panico) le tue prossime pubblicazioni.

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    1. Forse non te ne sei accorta, ma sono sicura che avendo il coraggio di raccontarci questa parte così dolorosa della tua vita, stai aiutando un sacco di gente! Gente che si sente come te, o gente che conosce qualcuno che presenta tale caratteristiche e non sa come agire o affrontare…
      Per tutto questo e anche per il tuo modo di scrivere… grazie!

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  2. Adoro il tuo essere vera! E il tuo modo di raccontare cose importanti dando il giusto tono ai momenti vissuti. Un abbraccio spelacchiato ma caro

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  3. Toccante.
    Stavolta mi hai tolto il fiato e l’ho ripreso solo quando ho letto che la tua analista è riuscita a cavarti dal buco. Grazie per avermelo ridato perché ora so che stai meglio. Veramente grande, per come scrivi, come parli, quello di cui parli, le decisioni, il comico, il tragico… Hai ragione: il tuo cervello è diverso da quello degli altri. Chapeau!

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  4. Sono rimasta incollata al testo fino all’ultima parola.
    Troppo spesso la depressione viene sottovalutata dagli altri, aumentando il senso di solitudine di chi la vive. Ma tu sei andata avanti per la tua strada. Depressa ma testarda, e forse è proprio quello che oggi fa in modo che tu sia qui a parlarne 😘

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  5. Wow. Non è per niente scontato riuscire a scrivere con la giusta leggerezza di fatti così seri.
    Mi ha fatto riflettere la faccenda dei consigli altrui.
    Immagino che non sia facile trasmettere alle persone che ci stanno vicine stati d’animo così complessi. Perciò, sentirseli liquidare con una sentenza mi pare una specie di colpo di grazia.
    Un abbraccio!

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  6. Ciao Sara. Ho vissuto una storia simile alla tua. Anche se la mia diagnosi è partita con gli attacchi di panico e poi sicuramente questi hanno portato depressione. Per di più io studio medicina. È stata dura, il percorso si è allungato, sono ora a tre esami dalla laurea e anche io ho trovato solo grazie alla mia forma mentis da “medico” e ad uno psichiatra una chiave. Forse dovrei anche io fare una sorta di “outing” come hai fatto tu, in alcune fasi ci sono riuscita, ora forse causa anche situazione al contorno evito di ripercorrere quelle fasi quasi per scaramanzia. Però è bello sapere che non solo non si è soli di fronte a questi problemi ancora stigmatizzati nella nostra società ma, che si può uscire anche da queste situazioni affrontandole per quelle che sono ovvero malattie che non si scelgono ma che possono essere curate. Brava per averne parlato. ❤️💪

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  7. Ho sofferto di depressione per più di un anno quando avevo ventidue anni circa. È stato tremendo. Ho superato tutto, ed ho rimosso molto… I più str…i sono quelli che ti dicono: “Dai, che non hai niente!”…

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  8. Eh, sì. La depressione è una malattia infida, anche molto diversa da persona a persona… Io per esempio normalmente non avrei pensato che i tuoi sintomi fossero di depressione, ma è evidente che sia così. Meno male che hai imbroccato uno psico che l’ha chiamata col suo nome sennò… :-*

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  9. Ciao sara, mi piace il tuo giudizio, sei accorta e almeno qui in chat manifesti una mente sveglia e razionale, è vero sei visionaria per necessità di sopravvivenza, ma sempre goliardica e pronta alla battuta, praticamente sana! Hai fatto bene a seguire le sensazioni, sono l’arma più potente che abbiamo, bisogna chiudere gli occhi per ricordarci di noi stessi, bisogna scriverci un mantra da leggere per resettare il pensiero, bisogna fare per distogliere il pensiero “forsennato”. Sai scrivere e sai sicuramente fare molte altre cose, vivile per qualcuno ed il suo sorriso sarà per te uno scopo da raggiungere. Buona vita!

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  10. Ex regina degli spelacchiati, quasi quasi ti metto in un idea di romanzo, così sarai slegata al personaggio e alle sue evoluzioni. Hai letto il romanzo il male oscuro di Berto? Forse si. Chissà, potrebbe esserti utile. La scrivere per te deve essere il coltello in senso narrativo, catartico. Ciao Spela.😊🌹🎶

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  11. Mi ha colpito la determinazione a non dare credito alla prima dottoressa. Perché in quello che era all’epoca il tuo stato emotivo, ci si sarebbe aggrappati a qualsiasi “rivelazione”…ma sei rimasta fedele a te stessa, in fondo un minimo di fiducia in te ancora lo avevi e non l’hai ignorato. Non è certo stato un percorso facile e sei ammirabile per questo🤗🌹

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  12. Fra le frasi da cancellare per sempre mi permetto di aggiungere “sicuro di essere depresso? Hai provato con lo yoga?” (qualcuno lo disse davvero a un mio amico che soffre di depressione e ansia sociale da anni). Le parole dello psichiatra, al contrario, mi sembrano molto sensate; andrebbero impresse nel cervello delle persone che non hanno questo problema, per capire come ci si sente.

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  13. Hai trovato un bravo psicologo. E i pensieri che avevi mi ricordano tanto i miei quando mi dicevo che io avevo una situazione migliore di tanti altri e che non dovevo soffrite. Mi hai ricordato me e una persona a me cara.

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  14. Sono molto felice che racconti la tua esperienza e soprattutto il fatto di non esserti fermata al primo tentativo di aiuto professionale! La condivisione di una cosa del genere può essere solo di aiuto.

    Daje Sara!

    Un buffetto affettuoso
    SaraBò

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  15. Come ti capisco Sara….,,gli stessi pensieri, per molti anni, tranne quelli di suicidio e non ho mai avuto attacchi di panico, ma l’ossessione contro me stessa, si. Anche io ho avto incontri con psicologi “improbabili” per alcuni aspetti ma che per altri mi hanno comunque aiutata. A termine corsa, li ho abbandonati e ho cercato qualcuno che capisse quale aiuto stavo chiedendo. E’ un gran lavorare, ma la tua ironia è una gran cosa! Io ne abuso come te ed è la mia salvezza!

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  16. Cara Sara , mi piace il mondo in cui racconti il tuo dolore . Spesso non siamo capiti . Aspetto ancora la tua mail di risposta , mi piacerebbe conoscerti meglio . Perché per via di questa malattia abbiamo dei punti in comune . Mi piacciono le persone e le donne come te che sembrano goffe fuori (anche un po’ dentro ) ma che nascondo tanta leggiadria e grazia nell’animo e sanno trasmetterla a chi le ascolta . Grazie .

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  17. Certo che la depressione è una gran brutta bestia, ma la psicologa con il quadro del mare agitato… 🙄 Comunque… Hasta la pasta aglio olio e peperoncino sempre!!!! 😂😘🌹

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  18. Ho avuto io fratello che per anni ha sofferto di depressione perciò riconosco abbastanza bene i sintomi e come ci si sente. Di riflesso ho cominciato anche io a sentirmi “diversa”, ho impiegato molto tempo per capire che da sola non ce l’avrei fatta ad uscire e ho metabolizzato tardi che seppure in maniera più contenuto avevo bisogno di parlare con qualche psicologo. A differenza di te io avevo bisogno di un uomo perchè ho sempre avuto problemi di comunicazione con le donne. Sarebbe davvero lungo da spiegare in un commento, ma te ne parlerei volentieri se ti farà piacere. Non ti conosco ma attraverso le tua parole sono sicura che c’è una persona che ha una sensibilità grande, un modo tutto loro di far entrare nel suo universo che è ricco, molto ricco e non ha proprio nulla da invidiare a nessuno. So che la farai, ne sono certa. Auguri!
    P.S Spero ci sarà anche una terza parte 🙂

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  19. Sarà cara ❤️❤️❤️ meno male che mi hai trovata tu perché io non ricordo più i link dei miei vecchi amici e amiche. Tu eri tra le più lette. Oggi ho avuto questa sorpresa ma anche l’amarezza della tua situazione ma ti voglio dire una cosa anche se te ne direi mille: io provo una fantastica e, per me triste (poi spiego perché triste) ammirazione nei tuoi confronti perché hai saputo raccontarti. È una cosa che va scelta e, prima, molto ponderata la scelta stessa. O forse dopo? Scusa ma ho un italiano che pecca parecchio. La cosa triste che era in parentesi è che, prima di cimentarmi nel commento, ho dovuto pensare molto ad una cosa giusto per dirla in un modo oppure nell’altro. Ho dovuto scegliere l’altro, ovvero quello che mi dava coraggio eri tu subito ma sono più vigliacca di te che mi insegni anche a vivere ma la mia testa rimane troppo dura e la mia vergogna sempre troppo alta per fare il tuo stesso passo quindi raccontandomi. Ho comunque anche io il patema di una vita sofferta allo stesso modo. Gli stessi pensieri e, se cambia qualcosa, non cambia nulla. Io soffro di bipolarismo ma non è così evidente come quello di tipo quotidiano bensì va a periodi. Il Litio? Si! Lo conosco. Non me lo hanno dato perché, come sai già (parentesi per dire che non ho letto la prima parte ma andrò per retrocessione) bisogna fare, ciclicamente, gli esami del sangue perché non tutti possono prenderlo. Io ho preso il Depakin a 2mila Mg al dì e non era comunque meglio del Litio. Le cause io ritengo di conoscerle e, assieme a me, gli psicologi che mi hanno seguita. Anche io, come te o diversamente, ho fatto il cambio di mille psicologi e ora ne ho uno di nome Chiara. È molto affabile e mi ha accomodata dicendomi di darle tranquilla del “tu” e non è perché sono lesbica che mi piace ma proprio perché, questo modo di parlare dandosi del tu (non a caso è di nazionalità italiana e forse è anche questo che mi ha trattenuta a lei) è un buon modo mentre a darsi del lei, come fanno molti e molte, cambia tutto. Comunque io sono riuscita ad aprirmi un po’ adesso solo perché ho letto di te e nemmeno tutto. Devo ringraziarti sebbene non prenderò il tuo coraggio, non ne ho, mi manca e me ne vergogno pure, certo. Però non smetterò mai di credere, e con forte convinzione, che persone come te insegnano molto e a tutti, non solo a me perché ne soffro. Al di là di questo, io ti ringrazio anche per avermi messa il like al mio Blog. Ho riconosciuto il tuo link sebbene non ricordavo a chi appartenesse. Ora sono felice di riaverti con me. Leggerò il resto sebbene non sai quanto mi dispiace tutto questo. Io che ne so…posso solo soffrirne con e per te. Avrei preferito che tu ne fossi esente. Leggerò i commenti e ne avrò piacere di imparare ma so già che, questo coraggio così – pubblicamente – io non l’avrò mai. Ti voglio bene Sara. ❤️❤️❤️🌹🌹🌹 Un bacione

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  20. Cara Sara…Anche io mi sento un po’ così…Fuori di me e fuori dal mondo. Non so se sono depressa o solo triste, ma condivido questo momento con particolare riguardo.
    Forse sono una sognatrice un pochino spelacchiata tra le nuvole.
    Attendo la prossima parte del racconto.

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  21. Ho trovato per caso questo articolo cercando “depressione” nella barra di ricerca che wordpress ci da. Forse non l’ho trovato proprio a caso, visto che ho cercato la parola depressione. Comunque, leggero le altre parti sperando di trovarle. Mi dispiace per la tua esperienza. Non deve essere stato facile, soprattutto quando gli altri provavano a tirarti su a modo loro, probabilmente ti hanno buttata piu’ giu’ che altro. Mi hai fatto venire anche l’idea di “copiarti” e raccontare la mia esperienza con la depressione e vari disturbi a parte. Non e’ importante questo in questo commento. Non so se hai superato la depressione, lo scopriro’ leggendo le altre parti spero. Io soffro di depressione da 8 anni, anche se mi piace dire “da quando ho memoria” questo perche’ anche quando ero molto piccolo avevo momenti depressivi abbastanza lunghi. A 15 anni ho iniziato a soffrirne in modo cronico e pesante. Adesso va meglio 🙂 Ogni tanto cerco e leggo qualche esperienza altrui, non tanto per trovare speranza, piu’per incoraggiare e scambiare commenti incoraggianti con chi puo’ comprendermi meglio. Forza e buonissime cose. 😀

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  22. Sono capitato in questo blog grazie ad un tuo like sul mio (grazie!)
    Anche io ho avuto dei momenti giù, e non l’ho mai capito se è depressione/sfiga o cos’altro!
    So che il Parkour mi ha aiutato molto a superare le mie paure e ad avere più fiducia in me stesso… magari qualche salto ogni tanto ti potrebbe tirare su!! xD

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  23. Te lo scrivo qui, dopo una full immersion sul tuo blog. Che è proprio bello! Serio e minchione al punto giusto, come piace a me. Sì, ripasserò sicuramente è magari diventeremo anche amici, perché, proprio come il tuo blog, mi sa proprio che ne varrà la pena

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