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Un passo indietro. (Depressione)


Questo post, scusatemi, sarà poco divertente e un po’ crudo. Leggete a vostra discrezione.

Questa settimana ho fallito.
Ho sbagliato, ho fatto un passo indietro.
Qualche giorno fa ho avuto una crisi depressiva, una di quelle forti.

Non mi capitava così forte da un po’, pensavo stupidamente di aver superato quella fase anche se razionalmente so che non è una fase, che mi succederà per sempre di avere questo tipo di crisi e che devo imparare a gestirle molto meglio di come ho fatto martedì.

Dicevo, ho avuto una crisi depressiva.

Il giorno prima ero stata ad una festa, avevo indossato un vestitino nero e una parrucca fucsia. Un ragazzo ci ha provato con me, abbiamo giocato tutta la sera a giochi di gruppo, è stato carino.
E’ stato carino finché non è precipitato tutto in un vortice di disgusto per me stessa e fastidio nei confronti degli altri; mi sono chiusa, isolata in mezzo a loro, ho smesso di parlare, di ridere, di voler essere lì. 

Sono tornata a casa con un senso di nausea allo stomaco.

Il giorno dopo ero insolitamente allegra. Mi sforzavo così tanto di essere allegra da risultare esagerata, finta. Ogni volta che ridevo mi veniva da piangere.

Alla fine, la sera, sono esplosa.

Insomma, ho avuto una crisi depressiva.

Non sentivo niente se non nausea e confusione, era diventato improvvisamente tutto nero e ostile. In alcuni momenti non sentivo nulla, in altri era come avere una guerra nel cervello.

C’erano i miei a casa ma stavano dormendo; erano circa le due di notte quando sono scesa in cucina e sono ricaduta in un’abitudine che pensavo di aver lasciato alle spalle.

L’autolesionismo.

Il pensare che il male fisico sia più sopportabile di quello schifo che provo dentro, il desiderare di sentire del male piuttosto che non sentire niente, e tutte quelle altre cose da manuale che trovate su internet.

Ho preso uno dei coltelli da cucina, mi sono arrotolata la manica del pigiama e ho premuto la lama sulla pelle, abbastanza in alto da rendere più difficile ora vedere i tagli grazie alle maniche lunghe.

Una, due, tre volte.

Non esageratamente profondi, abbastanza da sanguinare per un po’.

A ripensarci adesso mi sembra una cosa così idiota da fare che mi chiedo cosa stessi pensando in quel momento, se stessi almeno pensando.

So che non vorrò dirlo alla mia psicologa. Non vedrà i tagli, non lo saprà se non sarò io a dirglielo.

Avrò il coraggio di parlargliene? Non lo so. Non lo so davvero. Dovrò sforzarmi molto, ma non so se ne sarò in grado.

Nel weekend dovrei andare ad un altro concerto.

Mi ha invitata un ragazzo conosciuto due settimane fa.

Dice che gli farebbe piacere.

E io non voglio andare.

Non voglio, non voglio, non voglio.

Ho paura che succeda di nuovo, che io mi spenga, che una volta tornata a casa voglia soltanto mettermi sotto la doccia e piangere per ore, sentendomi in colpa per essermi rovinata da sola un’altra serata. Ho paura che lui abbia delle aspettative nei miei confronti, ho paura di essere a disagio, ho paura di finire di nuovo come l’altra sera, in cucina alle due di notte con un coltello in mano.

Spero che questo post non vi faccia troppa impressione, avevo bisogno di ammettere a me stessa e a qualcun altro che a volte fallisco, nonostante l’impegno.

E’ un passo indietro in un cammino veramente lungo e difficile, per quanto io ci scherzi su.

Capita di sbagliare. Come capita a me capiterà a -quasi?- chiunque si trovi in una situazione difficile, ma spero che post come questi possano un giorno aiutarvi a sapere che per forza di cose a volte dobbiamo sbagliare e fallire per riprovare con più determinazione.

Per oggi è tutto, tornerò presto con post più allegri, lo giuro.

Buonanotte, Spelacchiati.

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Autore:

Simpatica come una piaga da decupito e fine come un babbuino che si gratta il sedere. Se vi va di scambiare quattro chiacchiere, mandarmi mail minatorie o proporre una bevuta insieme: pensierispelacchiati@gmail.com

9 pensieri riguardo “Un passo indietro. (Depressione)

  1. Dobbiamo sbagliare e fallire, assolutamente. E tu sei sempre molto lucida nel guardarti dentro e nel saperlo esprimere, non è da tutti. Se non hai voglia di fare qualcosa non farla, non sentirti obbligata… Una serie tv nella tranquillità di casa può essere altrettanto piacevole 🙂

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  2. Ti siamo vicini. Ma non in senso metaforico, no. Ti siamo proprio accanto. Vedici così. Sei forte e sei bravissima a parlarne. Non sono uno psicologo ma sono certo che tu lo stia affrontando nella maniera migliore. Hai un mare in tempesta, dentro. Ma si placherà, tu lo placherai. Se hai bisogno di sfogarti, noi siamo sempre qui. Quasi sempre…

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  3. Da depressa cronica, ospite più volte di ospedali psichiatrici, cavia di innumerevoli psicologi, neuroligi, psichitri, nonché farmaco dipendente, ti posso dire che il tempo lasciamo nelle grinfie dei nostri mali non ce li restituisce nessuno ❤️

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  4. La nostra mente è davvero strana: per esempio io stavo per darti il solito “mi piace”, così, automaticamente, senza pensare che quanto dicevi non mi piaceva affatto. Ora però non ti dirò cose rassicuranti. La storia del coltello non mi stupisce, altri usano una bottiglia o delle pastiglie, o si attaccano al frigorifero o a una fede qualsiasi, però a un certo punto nel tuo cervello deve scattare un meccanismo che dice “ora basta”. Parlane alla psicologa, è importante. Lei ti dirà che se quel ragazzo ti piace puoi dargli una possibilità, e forse aggiungerà che dovresti adottare un cucciolo, e dovresti fare alcune ore di volontariato per qualche associazione, e soprattutto non dovresti preoccuparti troppo di cosa gli altri pensino o si aspettino da te, perché la tua vita, questa cosa tanto magnifica quanto terribile, è solo tua.

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  5. Io penso che la vita non è fatta solo di passi avanti ed a volta abbiamo bisogno di poterne fare anche indietro, di dare un po’ ragione alle nostre paure di sentirci protetti dai nostri limiti. Però anche questo si può gestire: prenditi cura della tua paura. Tu ti conosci sai che uscire con un ragazzo ti spaventa datti allora una regola fallo gradualmente fosse anche 15 minuti e non di più e poi inventati un tuo rituale, mettiti un sasso in una scarpa per ricordarti di rispettare le tue regole. A te piacciono i film ed io adoro quel che resta del giorno perché mi piace l’idea di amare sottovoce rispettando anche la paura.

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  6. in piccolo penso che queste cose succedano a tutti, se ti può confortare.
    vorrei scriverti qualcosa in grado di farti cambiare umore, fornirti una panacea che ti salvi, ma mi rendo conto che non servirebbe, non ne sono in grado. posso solo provare a dirti che la felicità è un punto di vista, non è oggettiva, quindi noi possiamo in larga misura influenzarla, molto più di quanto crediamo. posso dirti che per quanto tu possa vedere le cose nere, le cose non sono mai così nere come ti possono sembrare. e liberati dei sensi di colpa. se pure ha sbagliato, puoi sempre migliorare.

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  7. Come hanno già detto, quel che hai scritto qui non mi piace in quanto empatica sensazione che un altro essere umano possa provare questo. Mi rendo conto però che anche se non posso indossare i tuoi panni posso sentire il materiale di cui sono fatti con chiarezza spaventosa. Il mondo confonde e la confusione spaventa. La mia salvezza la maggior parte delle volte è il pensiero che essere leggeri, leggiadri e senza troppe cause-effetto nella testa non è così sbagliato. ❤

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  8. Me ne hanno parlato. Del fatto che sentire male sia meglio di sentire niente, O che sentire male fuori sia meglio di sentire male dentro.
    Io sono più viziato.
    Se non sento bene non voglio vivere, pensa un po’.
    Non sento il dovere né la spinta a mandare avanti la specie. Non è una mia responsabilità perché non ho scelto. Sono stato obbligato ad esistere, mi dico, quindi non mi sento affatto ingrato se il servizio clienti dell’esistenza mi offre solo dolore, illusione e disillusione, fatica, tristezza e sporadiche manifestazioni di “potrebbe essere ma devi farti il culo e intanto gli altri ti fregheranno tutto perché sono migliori di te” eccetera.
    Dico: beh raga, io non ho mica insistito per esistere, non ho bussato al portone della vita chiedendo di essere in lista. Non vedo perché mi si debba chiedere di pagare.

    Ecco perché mi turba e mi dispiace per chi si causa il dolore.

    Una persona a cui tengo molto ad un certo punto si è accoltellata con forza, dopo vari episodi di autolesionismo. Di fronte al suo ex marito.

    Anche lei dopo un tot di tempo dice: ho fatto una cazzata. Potevo semplicemente togliermi dalla situazione che mi faceva accumulare disagio. E cercare il mio bene. Che non era dove era stato all’inizio, non era più li. Era un’illusione.

    E in seguito ha trovato il bene non illusorio.

    Esperienze. Entrambe interessanti, per me. Auguri per situazioni migliori. Le aspettative cosa potevano essere per quel povero cristo? Di fare sesso. Ti pare una cosa assurda? Brutta? 🙂 Siate chiari, espliciti. Ditelo prima. Così non starai a pensare nell’oscurità a qualcosa: ne avrai gi parlato. Prova, se vuoi 🙂

    ciao

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