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Film Brutt: Fabbricante di Lacrime

Allora Spelacchiati, parlare di questo Film Brutt lo sento come un dovere civile, una missione. 
La premessa fondamentale è una: in questo film non si capisce un cazzo.
Niente. Mai.
E non perché sia confusionario eh. Il problema è che i personaggi parlano così piano, così strascicati, CHE NON SI RIESCE A SENTIRE NIENTE, HO DOVUTO METTERE I SOTTOTITOLI COME QUANDO GUARDAVO SQUID GAME IN COREANO CAZZO! MA QUESTO E’ UN FILM ITALIANOOOOO!
E poi i dialoghi non hanno assolutamente un senso logico, è un susseguirsi di frasi deficienti che ti colpiscono come una sequela di proiettili e tu rimani lì granolato dai colpi a soccombere senza la forza di fare niente, nemmeno spegnere e lanciare via lo schermo.

Il film inizia con una marmocchietta, Nica, che è in macchina con la sua famiglia; non si sa dove stiano andando ma stanno percorrendo praticamente la Route 66, una strada chilometrica tutta dritta in cui se anche un moscerino arriva dall’altra parte tu lo avvisti con venti minuti di anticipo (tenete a mente questo particolare).
Nica sta colorando un cerotto che passa alla madre, la quale le fa ripetere tipo mantra “con la delicatezza si cura ogni cosa.”
… Cazzo. A saperlo prima non mi sarei fatta aprire la cucuzza, mi sarei fatta baciare dal chirurgo fico. SIGNORA IO NON LE DICO COME CRESCERE SUA FIGLIA MA PUO’ INSEGNARLE COSE PIU’ UTILI ALLA SOPRAVVIVENZA? 

A un tratto sbuca un lupo e si comincia con le frasi cretine “i lupi fanno paura!”
Ma no Nica, è solo che qualcuno ha deciso che nelle favole sono i cattivi.”
… Mah, quindi vuoi dirle di andare ad accarezzarlo? Poi se la squarta tu con la delicatezza risolvi tutto, giusto? Cretina.

Comunque, stanno percorrendo ‘sto rettilineo infinito con il lupo che corre accanto all’auto -comportamento molto lupesco, a chi non capita di continuo?- e il padre fa “Dov’è sto cazzo di lupo? Non lo vedo…” MA CHIARAMENTE HA MENO SEI DECIMI DA OGNI OCCHIO, FORSE HA ADDIRITTURA UN OCCHIO DI VETRO E UNO DI LEGNO PERCHE’ NON VEDE NEANCHE IL TIR CHE ARRIVA VERSO DI LORO! IN UNA STRADA DRITTA!!! Ma io dico, una cosa dovevi fare, una sola: guidare. Che poi, comunque, almeno ti scansi no? Sterzi. Muovi il volante un cicinin. E invece no, finisce pancake insieme alla moglie. Io basita già da subito.
Nica dunque rimane senza genitori e finisce in orfanotrofio, dove la preside cattivona la accoglie con garbo e gentilezza “Nica, il nome di una farfalla che muore dopo pochi giorni.. strana scelta.” beh anche traumatizzare una bambina già disintegrata dalla vita è una strana scelta, ma faccia un po’ lei.
Qui in orfanotrofio a quanto pare è tutto molto illegale: torturano i bambini, li legano ai letti con le cinghie, li picchiano, fanno torture psicologiche di ogni tipo, li costringono ad ascoltare i comizi della Meloni… Neanche Oliver Twist nel 1800, capite?

Qua al Grave (orfanotrofio chiamato dai bambini “la tomba dell’anima”… ma andate a cagare dai) Nica sente una storia assolutamente inutile: la favola del Fabbricante di Lacrime, una storia che non ha senso alcuno e racconta di un posto in cui la gente non riesce a piangere e provare emozioni quindi vanno tutti da questo artigiano bislacco per farsi iniettare negli occhi delle lacrime… Così possono piangere e sfogare emozioni varie.
… Eh? Ma qual è il senso di questa storia? Poi i bambini hanno paura che il Fabbricante di Lacrime vada a prenderli se non fanno i bravi, insomma non si capisce un cazzo di ‘sta storia.

Nica cresce, diventa adolescente e all’alba dei suoi diciassette anni una coppia di mentecatti decide di adottarla; già questo è molto credibile, no? Chi non smania dalla voglia di mettersi in casa una ragazza che in un anno diventa maggiorenne e può fare quello che le pare, anche farli a pezzetti e intascarsi l’eredità?

Ma non solo, mentre sono lì a prendere Nica succede qualcosa di straordinario, sconvolgente, inaudito: qualcuno comincia a suonare un pianoforte. 
Sarà Allevi? Sarà Einaudi? Beethoven risorto? No, è solo Rigel -pronunciato esattamente “Rigel”, che cazzo di nome è- un orfano pazzo/problematico/bad guy che si è messo a suonicchiare e tutti impazziscono al punto che la coppia decide di adottare pure lui insieme a Nica.
“E’ a questo che serve il periodo di prova no?” fa Norman, il padre, quando la direttrice cattivona gli fa presente che sono un po’ idioti ad approfittare del 2×1 sui marmocchi “a vedere come va.”
Mah, non so come dirglielo signor Norman, ma lei mi sembra un po’ poco serio su questa cosa dell’adozione; nemmeno io quando vado a prendermi dei vestiti faccio così, di solito parto carica a pallettoni e mi sento strafiga in camerino poi torno a casa e urlo di orrore guardandomi allo specchio: paro un insaccato. E corro a cambiare tutto.

Fabbricante di lacrime è il film italiano di Netflix più visto nel mondo:  cosa ha visto l'estero che non abbiamo visto noi | Vanity Fair Italia

Va beh, Rigel e Nica vanno a casa e non si sa perché ma hanno un rapporto strano, non si capisce mai se questi si odiano o vogliono solo limonare duro. Quella roba lì, fanno finta di detestarsi, lui “le fa paura”, le parla sempre a un millimetro dalla faccia, la minaccia, però chiaramente vogliono saltarsi sulle piume e slinguazzarsi.
Lui sempre simpatico comincia “se vuoi che le cose funzionino stammi alla larga, non avvicinarti nè ora nè mai, bla bla bla” tutto sussurrato che non si capisce NIENTE.
A cena Rigel stringe a caso la coscia di Nica sotto al tavolo -io ti pianto una forchetta nel braccio, lo sai vero?-,vanno in bagno e lei parte tutta melodrammatica:
“un giorno capiranno chi sei veramente.”
“Perchè, chi sono?”
MAH COSI’ A NASO MI SEMBRI UNO STRONZO, NICA DIGLIELOOOO DIGLI CHE E’ UN FARABUTTOOOOO, UN MICROCEFALO, UN MAGIKARP CHE NON DIVENTERA’ MAI UN GYRADOS, DIGLI QUALCOSA CHE LO OFFENDA NELL’ANIMAAAAAA!
E lei “Tu sei il fabbricante di lacrime.”

Regà io vi giuro che sono scoppiata a ridere perché non me l’aspettavo una frase così cretina, COSA VUOL DIRE, COSA SIGNIFICA, COSAAAA QUALCUNO MI SPIEGHIIIII COSA FABBRICA QUESTOOOO, COSA CAZZO DITEEEEEEEE!?! MA POI NELLA FAVOLA IL FABBRICANTE DI STOCAZZETTO ERA UNA FIGURA POSITIVA NO!? PERCHE’ ORA SEMBRA UN INSULTO?! MA NON POTETE DIRE “SEI UN RINCOGLIONITO” COME FACCIAMO TUTTI?

Genovesi, 'un Fabbricante di Lacrime gotico e fantasy' - Notizie - Ansa.it

Basta andiamo oltre a ‘sta cazzata che ce ne sono molte altre; questi due inetti cominciano ad andare a scuola, Nica fa amicizia con una tizia -Billie-,che vorrei solo prendere a sprangate perché è completamente pazza, parla a machinetta, è una sciroccata insomma, e la sua amichetta Miky, una darkettona stramboide pure lei.

Rigel dopo quattro secondi netti fa a botte, ovviamente; la sera a casa Nica lo raggiunge mentre lui si sta medicando le ferite e per aiutarlo prende un panno umido e fa per metterglielo sul mento sanguinante ma lui sbotta “NON TOCCARMI CON QUESTA CASUALITA’!”
AHAHAHAHAHAHAH
MA COSA CAZZO SIGNIFICA RAGAZZI VI PREGO ILLUMINATEMI COSA C’E’ DI CASUALEEEEE!? STA CERCANDO DI TAMPONARTI UNA FERITA! Ma quindi se gli passi accanto e lo sfiori inavvertitamente cosa fa questo, ti uccide? Boh.
“Perché, altrimenti?”
“Altrimenti non mi fermo.”
… Senti, Godzilla, vedi di stare calmo e prenderti del Valium o dell’eroina come fanno le persone problematiche come te, okay? Comunque non so, a me sembra che lui parli una lingua sconosciuta agli esseri umani, non capisco cosa dice né il significato di quello che dice. ET l’Extraterrestre era più comprensibile. Parole in libertà.
Vorrei provare anche io a fare come lui: cipiglio incazzoso e poi parto con cose a caso “Tastiera dito cane letto cielo!!! TASMANIAAAAA! BANDIERA VALIGIAAAAA!”

E infatti lui prosegue: “Io sono il lupo della storia, sono il fabbricante di lacrime, hai paura di me ti spaventa pure la mia voce…” ma sei normale? E poi le parla a mezzo centimetro dalla faccia, ma io dico una ginocchiata dritta dritta tra le zampe? 

Nica intanto fa amicizia con un figo incredibile, Lionel; al loro primo incontro Lionel ha una lumaca sulla spalla -sorvoliamo ‘sta cazzata per favore- e parte il momento National Geo Nica: “lei è una creatura piccola, indifesa, il guscio è la sua casa ma se si scheggia lei muore…” 
Cioè capite che Rigel sarà psicopatico ma lei è deficiente, ma puoi non fare Piero Angela e parlargli come si fa tra persone adulte e normali?
Poi Nica va dalla madre adottiva,Anna, che sta mettendo a posto i fiori “tutti tolgono le spine ma io le lascio sempre, mi ricordano che anche le cose belle possono fare male” 

MA ALLORA DITELO CHE E’ UNA CONGIURA, CHE SIETE TUTTI STRANI, MA COSA STRACAZZO DICI PURE TU?!

Comunque mentre Rigel le regala rose nere -boh- Lionel il figo si comporta finalmente come una persona normale e le chiede di uscire, di andare a prendere un gelato. Lei torna, c’è Rigel che ha un attacco di non si sa cosa -mal di testa?-, lei si avvicina e lui salta su urlando “NON TOCCARMIIIIII!” e poi va a pestare Lionel perché ha osato uscire con Nica e trattarla bene.

Ma io non capisco una cosa, un passaggio logico mi sfugge: ma perché questi non si limonano? Perché continuano così, ma cosa vuol dire? Si avvicinano, si quasi baciano, sono tutti trepidanti però non fanno niente. Ma allora siete dei buffoni, vi detesto.
Flashback del Vietnam dove Rigel in orfanotrofio letteralmente si accoltella da solo, si infilza una mano a mensa per distogliere l’attenzione della preside cattivona da Nica che si era alzata a prendere il sale senza permesso (…vi odio tutti) perché lui è innamorato di lei da sempre. Bel modo di dimostrarlo, BRAVO.
Frasi a caso:
“Non esistono favole in cui il lupo prende per mano la bambina” 
“Forse ci siamo rotti in mille pezzi per incastrarci meglio”
“Sei abbastanza coraggiosa da immaginarti una storia senza il lupo?” mah onestamente sì, Rigel.
“Non puoi entrare nella tana del lupo e pretendere che non ti mangi” ma se tu al massimo sei Lupo Lucio della Melevisione, cosa minchia diciiiii perché mi devi dare così fastidio!?
Vanno alla festa della scuola e c’è l’amichetta Billie che ha scoperto che a lasciarle le rose nell’armadietto da duemila anni è la sua amica dark Miky, quindi è sconvolta e fa “voglio solo bere e perdere la conoscenzaaaa

La conoscenza? Tu vuoi perdere LA conoscenza? Ma come cazzo parli pure tu?

(Tra l’altro questa cosa dell’amore saffico non verrà mai più menzionata, non si saprà più niente per dare spazio alle minchiate)
A questa festa comunque succede la solita cosa orribile cioè Lionel completamente impazzito cerca di violentare Nica ma arriva Rigel a salvarla. Queste scene mi disgustano sempre molto, c’è poco da dire, prima o poi smetteranno di usare la violenza sessuale come pretesto per far avvicinare dei personaggi spero.
“Se tu sei il lupo io non posso immaginare una favola senza di te”
“Io sono pieno di spine” ehllamadonna ma sei un lupo o un’istrice?
“Non ho mai avuto paura di farmi male.” e finalmente si slinguazzano, fanno l’amore su un banco, si ribaltano come ricci. Tra l’altro avete aspettato seicento anni per poi farlo nel posto più scomodo del mondo, bravi.

Se ne vanno dalla festa e mentre sono su un ponte arriva Lionel che sclera male e qua parte la scena più stupida che io abbia mai visto: Lionel comincia a seguirli in auto ma va tipo a passo d’uomo, non sembra voglia investirli, ma loro cominciano a scappare come dei deficienti, tutti terrorizzati senza alcun motivo, e poi all’improvviso di botto si prendono per mano e si lanciano giù dal ponte, nell’acqua.
Così. A caso.

MA COSA CAZZO FATE?! MA PERCHE? MA NON POTEVATE METTERVI SUL CIGLIO DELLA STRADA COME LE PERSONE DOTATE DI UN QUOZIENTE INTELLETTIVO NELLA NORMA? NO LORO NON SAPENDO COSA FARE SI LANCIANO DAL PONTE! MA IO SPERO MORIATEEEEE!
Bon, basta cerchiamo di arrivare alla fine di questa cosa che non è un film ma una merda: Nica si risveglia in ospedale, sta bene ma… RIGEL E’ IN COMA AHAHAHAH PERCHE’ NEL LANCIARSI DAL PONTE LUI HA FATTO IN MODO DI FARLE DA SCUDO COL SUO CORPO AHAHAHAHAHAH COSA CAZZO SIGNIFICAAAAA NON HA SENSOOOOO!!! COSA VUOL DIRE CHE LE HA FATTO SCUDO?! MA POI NON E’ VERO NELLA SCENA NON E’ COSI’! MA OOOHH MI PRENDETE PURE PER IL CULO!?

Mentre Rigel è lì tra la vita e la muerte Nica, disperata, sporge denuncia contro la preside cattivona dell’orfanotrofio insieme a tutti gli altri orfanelli maltrattati e vanno al processo; dopo domande incalzanti dall’avvocato tipo “lei è innamorata di Riger Wilde?” (laurea in giurisprudenza trovato nell’uovo di Pasqua, suppongo) vincono la causa, Rigel si sveglia dal coma e zack, salto temporale: anni dopo Nica, Rigel e loro figlia sono tranquilli beati a farsi gli affari loro.
Ma io mi chiedo… Se la figlia lo tocca con casualità cosa succede?

… Posso dire “che schifo”, “che disagio”, “non ho capito niente” e “PARLATE A VOCE ALTAAA SCANDITE LE PAROLE PER L’AMOR DI DIO!”? No perché qua abbiamo raggiunto nuovi livelli di disagio, non so che altro dire.
Vi prego, se l’avete guardato fatemi sapere cosa ne pensate e se avete avuto i miei stessi momenti di risate isteriche e nervosismo acutissimo!
Hasta la pastaaaaa

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Ciance sparse: Lavoro e Cavernoma, qualcuno mi salvi

Buonasera miei cari spelacchiati, come state?
Io sto… seduta.
Un po’ sbilenca, pendo da un lato perchè ho una spalla incriccata.

Non volendo fare la Wonder Woman della situazione ed essendo sempre onesta qui sul blog vi dico che sono state settimane abbastanza dure per me; iniziare un nuovo lavoro da una parte mi ha distratta ma dall’altra ha tirato fuori tutte quelle ansie da prestazione e da “non sono abbastanza intelligente/sveglia/capace” che sono sempre in agguato, pronte a farmi attorcigliare lo stomaco come se non ci fosse un domani.
Ma ovviamente il problema più grande resta Anselmo e l’idea dell’intervento.

Giorni fa ho avuto dei sintomi un po’ bizzarri e chiedendo consiglio alla mia neurochirurga sono andata in pronto soccorso perché potevo star avendo un’altra emorragia cerebrale, dunque urgeva una tac; stare cinque ore sulla barella in attesa che mi visitassero mi ha risvegliato tutte quelle sensazioni che avevo cercato di chiudere in un cassettino della mia mente. Mi ha ricordato tutta la paura e il dolore provati nelle settimane che ho passato ricoverata, e a ripensarci adesso non augurerei a nessuno quello che mi è capitato. ‘Sto cazzo di Anselmo oh.

Per fortuna è stato un falso allarme e in pronto soccorso sono stati tutti gentilissimi con me, che a un certo punto ero solo presa da sensi di colpa e al mio “scusate se vi ho fatto perdere tempo!” mi hanno risposto che non ho fatto perdere tempo a nessuno e ogni volta che avrò dei sintomi simili dovrò andare e farmi fare una tac.

Questo mi ha gettata nello sconforto per un po’. Sembra non finire mai questa attesa, e ora anche l’attesa fa paura, e allora tra un po’ mi tatuo in fronte “FANCULOOOOOO” e basta.

Passando a note più cretine, il lavoro procede.

Vi giuro, se qualcuno venisse lì con una telecamera potrebbe girare un documentario intitolato “l’orso nella gioielleria”.
Sono goffa, ingombrante, non distinguo una fede martellata da una francesina, lo zircone per me è una vitamina, i diamanti per quanto mi riguarda nascono dal letame e non da macchinose lavorazioni, se qualcuno mi chiede di fare un’incisione su un gioiello piuttosto mi strappo le mani e passo la maggior parte del tempo a chiedere qualunque cosa a chiunque mi capiti a tiro.

Breve carrellata di aneddoti degli ultimi giorni:

  • Signora di una notevole età che entra baldanzosa perchè vuole comprarsi un anello; ne sceglie uno ma, parbleau, non le entra. “Ma non è possibile, questa è la mia taglia, non ho mica le dita cicciotte” e con una forza sovraumana si infila l’anello a forza, così prepotentemente che ancora un po’ le arrivava al gomito.
    Indovinate chi ha passato MEZZ’ORA a cospargersi la mano di igienizzante per cercare di levarsi quel cazzo di anello, e chi invece ha pensato “ommioddio devo tagliarle il dito, non vedo altre soluzioni”.
    Ero già lì pronta con le forbici.
  • Una ragazza mi chiede di vedere una collana esposta dunque io con tutto l’ottimismo del mondo e un sorriso falso stampato in faccia infilo la chiave nella serratura della vetrina, giro, E LA STRACAZZO DI SERRATURA MI RIMANE LETTERALMENTE IN MANO.
    Penso di aver fissato con orrore la chiave e la serratura che mi erano rimaste in mano per almeno cinque secondi.
    Pure la cliente era sconvolta.
    Strillo per chiamare la mia collega che si piega in due dal ridere per il mio sconvolgimento e mi tranquillizza dicendo che succede sempre. Qualcuno deve ancora riattivarmi il cuore però.
  • Ragazzo estremamente carino, quel che si suol dire un bel fieu, vuole comprarsi un orologio della Madonna ma è indeciso.
    Io sfodero tutte le mie armi per convincerlo, dal sorriso smagliante allo sciorinare le caratteristiche del più fico degli orologi, il tutto con la mia solita cretinaggine ovviamente…
    Alla fine il ragazzo non voleva più l’orologio, ma il mio numero.
  • Cliente che prova più o meno tutto il negozio ma non gli va bene un cazzo di niente perchè “questo orologio ha il quadrante troppo piccolo, questo non ha abbastanza diamanti, questa catena non è da abbastanza carati…” alla fine se ne esce con “ma qui vendete bigiotteria! Tesoro, io sono stato in tutto il mondo, ho visto gioielli che qua non avrete mai”.
    … Ma te lo scrivo su un foglietto così ti rimane il memo o te lo dico direttamente? VAFFANCULOOOOOOOOO

E niente, questa è la mia vita per ora. Sono un ammasso di ansie un po’ contorte e ritorte su loro stesse, vado avanti per lo più per inerzia.
Voi come state invece? Raccontatemi, narratemi, sfogatevi, fate quello che volete!
Hasta la Pastaaaaaaaahhhhh!

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Craniotomia, solitudine e libri belli

Buonasera miei cari spelacchiati, come state?

Io ultimamente mi sento un po’ accartocciata. Un fiore rattrappito. Una carta accartocciata.
Abemus ultima parola sul mio cavernoma, Anselmo, che risiede nella mia capoccia: è da rimuovere tramite craniotomia; ho sentito tre neurochirurghi diversi, e mentre uno si è dimostrato veramente antipatico e con un parere discorde, gli altri due non hanno avuto dubbi: sono giovane e quasi sicuramente Anselmo mi provocherà altre emorragie cerebrali nel corso della mia vita. E la prossima volta potrei non essere così fortunata da non riportare deficit.
Quindi DAJE, prendete l’apriscatole che la mia capoccia è la vostra scatoletta di tonno!

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Come sto affrontando questa cosa?
Principalmente piangendo, in secondo luogo bestemmiando in maniera particolarmente colorita; devo ammettere che mi escono imprecazioni di cui vado abbastanza fiera.

Vorrei essere una di quelle donne super power, una che non vede l’ora di farsi togliere Anselmo per metterlo in un barattolo sul comodino e fargli un dito medio tutte le mattine, e invece io mi ritrovo ad avere la nausea mangiando una mora sulla mia brioche ai frutti di bosco; perché, per chi non lo sapesse, un cavernoma ha la forma esatta di una mora.

Ma diciamo che si tira avanti, anche se il Batterino non c’è perché è all’estero a suonare e quest’estate ci stiamo vedendo veramente poco, anche se le sedute con la psicologa mi riducono in una poltiglia di mascara colato (non so perché io mi ostini a truccarmi quando vado in terapia), anche se i miei amici non sanno cosa dire e finiamo sempre con il parlare di loro e dei loro problemi perché ovviamente non si ferma il mondo solo perché io verrò operata al cervello. 

Ma ora basta piagnistei, che è sta roba, qua dovrebbero essere servite cose cretine e non lamentele, dunque balziamo su altri argomenti come delle rane balzano dove pare a loro.

Domani comincerò a lavurà in gioielleria, sono aperte le scommesse: quanti disastri combinerò in sole quattro ore? Secondo me come minimo venticinque. Mi immagino già io che inciampo e finisco con la testa in una vetrina, o io che mostro orologi di cui non so niente e li faccio cascare per terra.
“No no era tutto voluto, vede? Nemmeno un graffio sul vetro!”

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Sto finendo “Alta fedeltà” di Nick Hornby e devo dire che mi ha tirato fuori a forza dal blocco del lettore.
Il protagonista, Rob, è così da prendere a sberle che non potevo mettere giù il libro: necessitavo di una scena in cui venisse preso a pugni da qualcuno. Non vi dirò se questa cosa succeda o meno, però Rob, Madonna mia, anche meno.
Lui ha trentacinque anni e un negozio di vinili, ed è una rottura di balle vivente:I Genesis gli fanno schifo, i Pink Floyd li odia, i Nirvana sono sopravvalutati, è in crisi esistenziale e per cercare di stare bene fa stare male gli altri; non so Rob dicci tu, andiamo al Jova Beach Party e siamo tutti felici? No, così, per sapere.

Poi è un pezzo di sterco pure con chiunque gli stia intorno, con i suoi amici, con le donne con cui esce, con la sua povera ex ragazza di cui è ancora innamorato ma non sa come affrontare i suoi sentimenti, perfino con i clienti che entrano nel suo negozio riesce ad essere altezzoso e antipatico.

Però porcaccia la miseria, questo libro non si può mettere giù perché scorre come l’acqua di una fontana in estate, e ci sono delle frasi bellissime, e Rob sa di essere una capra sottoforma di essere umano quindi torna in contatto con le sue ex solo per farsi dire cosa andava e cosa non andava e capire come migliorare. Quindi sì, è una persona fastidiosa, però in un certo senso gli si vuole pure bene. Mannaggia a lui.

Alta fedeltà - Nick Hornby - Libro - Guanda - Le Fenici tascabili | IBS

Certo, c’è una parte sulla morte che leggere in questo preciso momento della mia vita mi ha fatto annodare lo stomaco in maniera piuttosto violenta, però miei cari spelacchiati io questo libro non posso che consigliarvelo.

Detto ciò vado a cercare di dormire (in realtà continuerò ad ascoltare Nek fumando la mia sigaretta elettronica) che domani devo vendere gioielli.
Come sempre lascio la parola a voi, miei prodi.

Hasta la pasta.

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Ciance sparse: vacanze cavernoma cerebrale e sudore

Buongiorno miei adorabili spelacchiati, come state? Io sono cotta, frullata col mini pimmer, sto caldo mi sta smolecolando.

Ieri altro giro di visite da un altro neurochirurgo, la cui diagnosi è stata molto meno rosea di quello di Milano: Anselmo is back, o meglio è sempre lì, due centimetri di profondità nell’emisfero destro del mio piccolo cervellino, ed è da rimuovere. Nuovo giro di pianto sulla spalla del Batterino.

Ma parliamo di cose stupide, perché se no Anselmo si monta la testa se parlo sempre di lui. Possiamo tutti insieme sdoganare una cosa? Il sudore in punti beceri. Io dopo quattro secondi al sole ho la zona baffetti che gocciola, le sopracciglia se le strizzo esce almeno mezzo litro di sudore, il coppino che ormai è disciolto ma soprattutto IL SENO PER L’AMOR DI DIO QUALCUNO FACCIA QUALCOSA PER IL SUDORE TRA I SENI. Miseria ladra, possiamo nel 2022 essere vittime di questa tortura? Che poi a me vengono eritemi della Madonna, prudo ovunque, mi gratterei come l’orso Baloo contro i tronchi d’albero.

Però ho passato una notte in Monferrato con il Batterino del mio cuore, in un posto veramente super carino; si chiama Cascina Manu, è una villa con sole cinque stanze di cui una direttamente sulla piscina ed è quella capitata a noi: c a r i n i s s i m a. Tra l’altro è l’unica con l’aria condizionata, quindi super contenti.

Abbiamo mangiato, nuotato, salvato coccinelle dall’annegamento, abbiamo riso di me che mi mettevo in piscina in posizione squat tenendo le mani a pinza e mi muovevo solo lateralmente come un granchio, ho quasi decapitato il Batterino quando al mio urlo stridulo da “ommioddio mi è cascata una cimice addosso” ha risposto con “massi, non ti fa niente, lasciala lì”. Batterino, patti chiari amicizia lunga: se un insetto mi cade addosso tu ti precipiti ad acciuffarlo e lanciarlo delicatamente fuori dalla finestra, OKAY?

Infine oggi ho fatto un colloquio di lavoro, perché i pochi soldi che avevo da parte stanno finendo e io non posso vivere da parassita fino a novembre, quando avrò la nuova risonanza magnetica e si deciderà se aprirmi con l’apriscatole. Mi faranno sapere settimana prossima. Incrocio le dita dei piedi.

Queste sono le incredibili news del bollettino “una spelacchiata sempre più stressata”. Spero che la vostra estate proceda bene, priva di Anselmi vari ed eventuali. Io ammetto di essere demoralizzata al momento, ma noi spelacchiati mica ci lasciamo abbattere così. Suvvia lascio la parola a voi e la smetto di cianciare!

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Ciance sparse: Anselmo, libri e troppo caldo

Ma buonasera miei cari spelacchiatiiiii come state?
Io sono ancora viva e vegeta, so che speravate che Anselmo mi avesse stroncata e invece sono ancora qua a rompere le uova nei panieri.
Madonna quanto mi piace tirar fuori modi di dire assolutamente a caso. Cioè da dove è nato? CHI MAI E’ ANDATO A ROMPERE DELLE UOVA NEI PANIERI DI ALTRE PERSONE?

Ma poi… lo dice il nome, “paniere”, quindi ci dovresti mettere il pane, no? Cosa ci metti le uova? Quelle vanno messe nell’uoviere, eccheccazzo. Sono le basi.

Come vedete la mia stupidità è rimasta invariata, forse è anche peggiorata.
Oggi però ho avuto una bella notizia finalmente, ma non cantiamo vittoria troppo presto; vi narro.

Ore undici: partenza da casa direzione stazione ferroviaria, gradi percepiti settecentoventicinque. Pensavo che il mio cappello di paglia si sarebbe sciolto sulla mia capoccia come ha fatto Khal Drogo con la sua cintura per poi versarla addosso a Varys.
Destinazione Milano, perché sono andata a fare una visita con un neurochirurgo della Madonna all’Istituto Besta, che per chi non lo sapesse è un’eccellenza italiana e si trova al sesto posto in Europa come miglior ospedale che tratta di neurologia e neurochirurgia.

Sono arrivata a destinazione che ero praticamente Blob, una massa informe, squagliata, mi sudavano anche le sopracciglia oltre che i miei proverbiali baffetti.
Pochi giorni fa ho fatto una nuova risonanza magnetica che ci ha informati del fatto che l’ematoma nella mia capoccia è ancora lì, anche se si è ridotto della metà! Quindi stando al capoccia con cui ho parlato oggi, che oltre ad essere un figo incredibile mi ha ispirato una professionalità incredibile (nonostante mi abbia trattata con sufficienza e aveva chiaramente le balle girate), secondo lui al momento le opzioni sono due:

1) Anselmo ad aprile si è suicidato, ovvero è letteralmente esploso dando vita alla mia emorragia cerebrale, ma di fatto eliminandosi da solo. Sarebbe la cosa migliore, non voglio aggrapparmi troppo a questa possibilità.

2) Anselmo è più piccolo del previsto ed è nascosto nella zona ancora coperta dall’ematoma, e ci vorranno ancora mesi perché il sangue si riassorba.

Quindi è tutto ancora in forse, sono ipotesi che finché non sarà sparito l’ematoma non possono essere confermate né ribaltate, nemmeno da Alessandro Borghese.
Però sono un po’ meno spaventata.
Ovviamente ci sono ancora tante limitazioni per me: niente sole, niente caldo, non devo arrabbiarmi nè stressarmi, non posso guidare perché c’è il rischio che le luci delle altre auto mi scateni crisi epilettiche, ovviamente non posso andare al concerto di Harry Styles per il quale ho i biglietti da tre cazzo di anni, devo limitare gli sforzi fisici, niente alcol… Insomma, un’esistenza bislacca. Ha detto che potrei tornare a lavorare se trovassi delle condizioni adatte alla mia situazione, ma la vedo un po’ dura quindi dovrò continuare a fare il parassita ancora per un po’.

Detto ciò ragazzi oggi vi faccio una carrellatina dei libri che i miei meravigliosi amici mi hanno regalato per superare questo periodo allucinante in cui non potevo fare nulla, chissà che magari qualcosa vi stuzzichi

Alta fedeltà - Nick Hornby - Libro - Guanda - Le Fenici tascabili | IBS
  • Nick Horby “Alta fedeltà”: In una Londra irrequieta e vibrante, le avventure, gli amori, la passione per la musica, i sogni e le disillusioni di una generazione di trentenni ancora pieni di voglia di vivere. Romanzo che ha inaugurato il nuovo filone della letteratura “confessionale” maschile.


L’ho cominciato due giorni fa a un concerto del Batterino e mi sta già piacendo TANTISSIMO. Parla di amore, di prime esperienze sessuali, di crescita e lo fa in maniera super sciolta e divertente. APPROVATO

  • Paolo Cognetti “Le otto montagne”: La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.
    Lo sa bene Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.


    Questo non l’ho ancora iniziato ma sono molto curiosa, so che recentemente è uscito il film tratto da questo romanzo ma io sono team “prima il librooooo” (immaginate me con la barba e una felpa col nome di una città italiana mentre urlo il mio slogan. Ogni riferimento a capi di partito piuttosto imbarazzanti è assolutamente non casuale)

Direi che per stasera posso smetterla di blaterare e lasciare la parola a voi!
Come state? Quanti gradi ci sono nelle vostre città? Facciamo partire una sfida, quello che vive nella città più calda vincerà… Non so cosa. La mia simpatia e tutta la mia compassione, direi.
Come state passando questa estate? Avete vacanze incredibili in programma? Narratemi tuttoooo ora vado a rispondere a tutti i commenti arretrati che sono proprio una capra indegna.
Vi voglio molto bene,
Hasta la pasta!

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SARAbanda: traduciamo canzoni! “Strangers like me”, di Phil Collins

Ragazzuoli miei in questi giorni di demenza e degenza me ne sono uscita con un’idea forse un po’ bislacca.
Sarà che stare col Batterino mi fa pensare alla musica ancora più di quanto io faccia di mio, che comunque è parecchio, ma mi piacerebbe inaugurare una rubrichina in cui traduco personalmente testi di canzoni che mi piacciono particolarmente e dare una piccola spiegazione della canzone, specificando se sono solo mie illazioni o se ho trovato notizie convalidate sul signor internet.

Ho deciso di partire col botto, con una canzone che conosciamo tutti o che almeno secondo me tutti dovrebbero conoscere:
Strangers Like Me, di quel genio malato di Phil Collins, (concerto del 2019 MERAVIGLIOSO, ‘NA ROBA PAZZESCA PURE SE LUI E’ TUTTO ACCIACCATO COME MIO NONNO DI NOVANTADUE ANNI) che ha composto la colonna sonora del cartone animato Disney Tarzan, uno dei miei preferiti in assoluto.
Questa canzone mi da una sensazione di libertà, di novità che non so nemmeno spiegare.
Qui trovate la versione in italiano, alla fine vi lascerò quella in inglese.

Per chi non lo avesse mai visto (MA RAGAZZI DI COSA STIAMO PARLANDO ANDATE TUTTI A GUARDARE TARZAN PORCA MISERIA E’ UN CARTONE MERAVIGLIOSO CON LA COLONNA SONORA PIU’ BELLA DI TUTTE URLOOOOOOOO) il cartone narra di un cucciolo d’uomo che viene allevato da un branco di gorilla.
Per come mi comporto io sembro un cucciolo d’uomo che è stato cresciuto da quelle scimmie che si lanciano la cacca, eppure non è così, giuro.

Tarzan, dopo aver vissuto come un gorilla per tutta la vita, a un certo punto verrà in contatto con tre esseri umani: il cacciatore Clayton -una puzzetta umana, la cattiveria fatta ad essere muscoloso, insomma un infame-, il Professor Porter partito per una spedizione su questa isola misteriosa, e sua figlia Jane, colei che farà il primo incontro con Tarzanone e dopo aver visto i suoi pettorali e i suoi deltoidi tutti da leccare perderà la testa.
Insomma, i due si incontrano e quando si salutano parte questa meraviglia di canzone, la cui traduzione si discosta un po’ dal testo originale:

Qualunque cosa tu faccia
la farò anche io
Fammi vedere di tutto e spiegami qualunque cosa
Perchè tutto questo vuol dire qualcosa per me
ma allo stesso tempo non vuol dire niente

Capisco che c’è così tanto da imparare
è tutto così vicino e lontano allo stesso tempo!
Io mi vedo come mi vedono gli altri
Ma ora so che c’è qualcosa di più grande la fuori!

Ora voglio sapere, puoi mostrarmi il resto?
Voglio sapere tutto di questi sconosciuti uguali a me!
Dimmi di più, ti prego, mostrami di più!
C’è qualcosa di familiare in questi sconosciuti così simili a me…

Ogni gesto, ogni sua mossa
mi fa sentire in un modo in cui non mi sono mai sentito
perché dentro di me c’è questo bisogno di stare con lei?

Ooh, queste emozioni non le ho mai provate
sono di un un altro mondo, molto lontano da qui
Adesso oltre agli alberi, sopra le nuvole
mi si apre un orizzonte tutto nuovo!

Ora voglio sapere, puoi mostrarmi il resto?
Voglio sapere tutto di questi sconosciuti uguali a me!
Dimmi di più, ti prego, mostrami di più!
C’è qualcosa di familiare in questi sconosciuti così simili a me…

Vieni con me ora, vieni a vedere il mio mondo
dove c’è una bellezza che non puoi immaginare
riesci a provare quello che sto provando io, adesso, con te?
prendimi per mano
c’è un mondo intero che ho bisogno di conoscere

Voglio sapere, puoi mostrarmi il resto?
Voglio sapere tutto di questi sconosciuti uguali a me!
Dimmi di più, ti prego, mostrami di più!
C’è qualcosa di familiare in questi sconosciuti così simili a me…
Voglio sapere

Questa è la mia personalissima traduzione, che forse fa pure un po’ pena, però mi sembrava rendesse giustizia a quelli che possono essere i sentimenti di una persona che dopo una vita si rende conto che tutto quello che credeva fosse la normalità è una bugia, e ha il fuoco dentro per scoprire di più su tutto quanto.

 


Se questo bizzarro e forse inutile format vi piaciucchia vi prego di farmelo sapere, a me diverte molto e unisce la mia passione per le lingue (in cui dovrei prima o poi laurearmi) a quella per la musica, quindi ci sguazzo. Magari riesco a farvi conoscere qualche canzone carina, chissà! Ovviamente accetto suggerimenti e richieste, se avete canzoni di cui volete sapere il significato!
Insomma, ditemi cosa ne pensate io ora vado a prendermi i miei sedativi, ci sentiamo presto… HASTA LA PASTAAAAAAA!

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Ciance sparse: La storia della mia emorragia cerebrale

Buongiorno miei amati Spelacchiati, come state?
Io sto. Tutto a posto e niente in ordine, oserei dire.
Sono finalmente tornata a casa dall’ospedale e ora mi attendono due settimane di convalescenza, il 9 avrò una risonanza magnetica che farà capire se tutto lo schifo che si è riversato nel mio cervelletto è stato riassorbito e in tal caso si capirà anche qual è stata la fonte della mia emorragia cerebrale.
Ammetto che il mio umore è abbastanza ballerino, tipo il Roberto Bolle degli umori.

Credo sia giusto fare come ho sempre fatto, ovvero narrarvi le cose nella maniera più onesta e cretina possibile.
Partiamo quindi dal 13 aprile, giorno in cui mi reco a lavoro come ogni mattina per fare la receptionist all’università, ma passano un paio d’ore e io comincio a stare male; vampate di calore, sudo, ho freddo, ho mal di testa e soprattutto mi viene da vomitare.
Ovviamente fioccano le domande “ma non è che sei incinta?!” “Sara ma… hai usato le protezioni?” “Ma sei sicura sicura di non essere incinta?!”
Al che io volevo prendere la cattedra e lanciarla addosso a tutti perché come diamine si permettono a pormi una domanda del genere? INCINTA? IO?! Io che faccio un’attenzione maniacale alla pillola perché l’idea di avere un marmocchio mi manda ai pazzi?
E infatti incinta un cazzo, stavo così male che hanno chiamato il mio Batterino che come un supereroe è arrivato a velocità record da me (che intanto per andare a stendermi mi ero quasi stesa da sola sbandando e prendendo una facciata contro una porta, credo ci sia la mia impronta facciale stampata ormai) e che appena mi ha vista ha detto “col cazzo che la porto a casa, noi ora chiamiamo l’ambulanza perchè questa non è Sara.”

Giungo in pronto soccorso dove mi piazzano a caso su una barella e mi danno quelle disgustose traversine dicendo “va che se devi vomitare fallo lì, neh”. Ma io, stoica come un gibbone, mi trascinavo in bagno ogni dieci minuti a svuotarmi lo stomaco.

Tempo di permanenza al pronto soccorso: dieci ore.
Poi finalmente mi taccano ovvero mi fanno una tac, si rendono conto che parbleau questa c’ha n’emorragggggia cerebrale e mi ricoverano e da lì per me c’è il vuoto cosmico nel cervelletto.
So di aver avuto dei deliri paranoidi per tutta la prima giornata.
Mi sono rifiutata di farmi fare un esame, un angiografia, perché pensavo che i medici volessero asportarmi gli organi e venderli.

Ho parlato con il Batterino e mia mamma nell’orario delle visite ed ero così convinta di star letteralmente morendo che non riuscivo neanche a piangere, gli dicevo solo di essere forti, che mi dispiaceva, che dovevano andare avanti con la loro vita.
Durante la notte mi sono strappata via la flebo come nei film horror camminando nel corridoio spargendo sangue ovunque perché ero convinta che qualcuno stesse chiamando aiuto.

Sentivo tutte le voci a velocità quintuplicata, i suoi per me erano così forti che anche i “bip” dei macchinari mi spaccavano la testa, le luci erano qualcosa di mortale per i miei occhi.

Insomma regà, non me la sono passata benissimo, l’unica cosa bella della degenza ospedaliera erano i dottorini belli e i budini alla vaniglia.

Insomma, ora mi toccano giorni di noia alternati a momenti in cui i miei amici -persone meravigliose, non pensavo di averne così tanti e così straordinari- vengono a trovarmi per cercare di distrarmi un po’.

Beh, questa è la storia della mia emorragia per ora. Sicuramente farò altri post, ma con calma.
Voi come state? Ho diverse idee per il blog visto il periodo di nullafacenza che mi tocca, spero che voi abbiate la voglia di stare con me in questo viaggio.
Narratemi tutto quello che vi va, come sempre vi leggo e vi adoro, e se vi va di offrirmi un caffè virtuale vi lascio il link:  https://ko-fi.com/pensierispelacchiati60745

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Ciance sparse: vita da promoter

Mi viene difficile dire “buonasera miei cari spelacchiati, come state?” perchè visto il PUTINFERIO di questi giorni credo che nessuno stia bene. Di fronte a certe cose non si può stare bene.
Ma non voglio parlare di questo, stasera voglio solo cianciare sparsamente, sperando che ci sia ancora qualche spelacchiato all’ascolto!

Diciamo che è un periodo intenso e stressante: il mio cane sta male -se succede qualcosa alla mia musona probabilmente mi lancio dal balcone, vi avviso-, quella farsa del mio lavoro mi sta logorando l’anima -a breve ve ne parlo-, il Batterino tra poco si laurea e io sto cercando di organizzargli non una ma ben due feste perché sono pazza, e in tutto ciò il mio malessere da Covid procede e pure la psiche mi sta un po’ abbandonando.
La mia psicologa non è particolarmente contenta di me, in questo periodo. Secondo lei sono di nuovo in fase depressiva, cosa che posso confermare visto che passo la maggior parte del mio tempo a piangere senza apparente ragione, come mi capitava anni fa.

Ma parliamo un attimo del mio lavoro, che definire “lavoro” mi pare veramente esagerato.
Diciamo che al momento faccio il cosplay del fallimento dell’umanità.
Faccio la promoter per una scuola di inglese.
Cosa significa?
Che devo stare in piedi quattro ore ad un banchetto storto -perché non so montarlo- e cercare di accalappiare gente che compili dei coupon con cui avranno diritto a uno sconto sui corsi di lingue.
… non chiedetemi quanto mi pagano perché è troppo imbarazzante. Immaginatevi una paga minima, dopodiché dimezzatela e a quella cifra togliete il 25% della metà.
Insomma regà se mi prendo un caffè al bar mi brucio tre ore di lavoro.

Ma parliamo un attimo del genere umano, che non smette mai di sorprendermi e infastidirmi allo stesso tempo.

Ora voi immaginate me, che sono una misantropa perennemente inviperita verso il genere umano, in piedi, al freddo, che tento di spiegare alle persone che potrebbero avere uno sconto su un corso di inglese e mi sento dire le seguenti cose:


– “Signorina ma lei è bellissima…” *ciance inutili a cui io rispondo con garbo e gentilezza che Buckingham Palace dovrebbe darmi un titolo onorario solo per quello* “io ho un amico che lavora per la tv… tu hai due occhi che parlano, e poi un fisico… senti, se vuoi organizziamo un aperitivo e te lo presento, secondo me come presentatrice o modella ti prenderebbe immediatamente”
Vattelapijanderculo e firma sto coupon, porca la miseria. Poi chiama il tuo amico e fai compilare pure a lui.

– “Signorina ma cosa vende?” con sguardo vacuo da triglia mentre fissa con insistenza i volantini
“Non vendo nulla, se compila questo coupon però ha uno sconto mirabolante su tutti i corsi, ‘na robbba irripetibile, le rubo un secondo solo…”
“Ma le lezioni le fai tu?”
“…No, un insegnante madrelingua qualificato, bravissimo, levissimo, altissimo…”
“Ah allora no. Beh meglio che i corsi non li tenga tu, non starebbe attento nessuno, si innamorerebbero tutti! Eheheh…”
… Mavattelapija E FIRMA STO CAZZO DI COUPON PER L’AMOR DI DIO.


-“ Ma perché vi servono i miei dati?”
“Buongiorno anche a lei neh, guardi ci servono solo il nominativo e l’indirizzo mail, così possiamo mandarle l’informativa di tutti i corsi per farveli conoscere e se poi siete interessati…”
“Io non firmo niente.”
“…Signora è solo per presa visione, se no potrei compilarne duecento a caso con dati falsi…”
“No no allora vado di persona, non mi fido mica.”
Signora, glielo devo dire pure a lei? vadapija.

-“Ciao! Ma non hai freddo qui così?”
“Guardi, ho appena tolto le stalattiti di ghiaccio che mi pendevano dal naso..”
“Eheh… Se vuoi ti offro un caffè, parliamo un po’…”
“Mah, guardi, come se l’avesse fatto. Le interessa un coupon per un corso..?”
“No ma dico davvero, andiamo lì al bar e ci conosciamo un po’, sai, mi hai colpito…”
“Guardi non le dico con cosa vorrei colpirla adesso ma le lascio immaginare, sto lavorando, non posso allontanarmi.”

-“Posso usare l’igienizzante?”
Dipende, io posso darti una randellata sui denti?

-Il simpaticone che “Io so già l’inglese, DE CHET IZ ON DE TAIBOL, ihihih”
Tu. Credo ci sia un girone all’inferno per le persone fastidiose come te.

I ghiv iu a manrovesc iu crep, okay?

-“Buongiornopossolasciarleuncoupon?”
“Sono un avvocato. Sto andando a lavoro. Secondo lei mi interessa?”
Mah, a occhio e croce dovrebbe interessarle togliersi quel palo dall’ano, però chi sono io per dare consigli. Coupon?

“Ciao scusa eh, appoggio un attimo qui lo zaino e le buste della spesa che si stanno rompendo, un attimo solo eh…”
…Ma io le do fuoco, signore, se ne rende conto? Lo legge nei miei occhi che la odio?

E poi questo aneddoto ve lo devo narrare perché io ancora sono basita.
Sabato mattina, arriva una signora non ho neanche dovuto fermarla io, mi dice che è interessata al corso di inglese perché sua figlia abita all’estero e quando va a trovarla è spaesata, bla bla bla, compila il coupon e se ne va allegramente.
Sabato pomeriggio questa figura torna.
“Scusami sai sono un po’ distratta stamattina ti ho dato il numero vecchio, l’ho cambiato da poco, non ci ho proprio pensato… Posso riavere la tua parte del coupon così te lo correggo?”
“…Ma certo signora, voilà.”
E QUESTA PERSONAGGIA PRENDE IL CAZZO DI COUPON E ME LO STRAPPA IN MILLE PEZZI DAVANTI AGLI OCCHI DICENDO “IO I MIEI DATI NON LI LASCIO A NESSUNOOOOOO!” E FUGGE VIA!!!!!!!!

No regà non potete capire.
Io ero troppo sconvolta per reagire ma avrei tanto voluto inseguirla, darle una capocciata e lasciarla a terra coi sui cazzo di dati.

MA CHE ME NE FREGA A ME SE HAI CAMBIATO IDEA, TE LO RIDAVO COMUNQUE IL COUPON COI TUOI PREZIOSISSIMI DATI DI MERDA, MA COSA MINCHIA MI MENTI GUARDANDOMI IN FACCIA? MA SEI DEFICIENTE? MA SCUSAMI!?!?!?

Poi sarà una di quelle che su Facebook mette le foto di casa sua con scritto “oooh ora si va due ore in palestra!” e i quiz “scopri quale testa di cazzo sei”.

Io penso che prima o poi qualcuno lo pesto a sangue.

Oggi ci sono andata molto vicina. Non potete capire la quantità di fischi, commenti sul mio fisico, apprezzamenti vari e volgari mi vengono rivolti ogni volta, è veramente desolante. 

Detto ciò domani ho un colloquio in una gioielleria.
Io non so come possano anche solo avermi presa in considerazione, il mio CV dovrebbe emanare goffaggine e inadeguatezza a qualunque ruolo; dovrò far finta di essere una persona pacata, delicata, raffinata. “Oh sì, il taglio di questa pietra pomice è davvero delizioso, le consiglio anche questo monile con incastonato una pietruzza presa in una strada sterrata qua vicino…”
Insomma… mandatemi delle vibrazioni positive, che qua sono a un passo dal chiudermi come un armadillo e riaprirmi al mondo tra cinque o sei secoli.


E voi invece miei cari spelacchiati come state? Non so se ci sia ancora qualcuno a leggermi visto che ho la costanza di una rana pescatrice rinsecchita, ma mi farebbe molto piacere se mi raccontaste quello che vi va, quello che vi passa per la testa (o per la testuggine), come procedono le vostre vite… Insomma, come sempre avete carta bianca.
Hasta la pasta!

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Ciance sparse: dialoghi veri e immaginari con Madre Superiora e La Pina

Ebbene sì, habemus diagnosi di long coviddimmerda il che significa niente terza dose per ora, tremila analisi del sangue, delle urine, devo prendere un po’ di integratori, cortisone per i miei bronchi malandati e se tra un mesetto sto ancora così rx ai polmoni e visita cardiologica.
Insomma, tutto alla grande.
COVIDDIMMERDA. Se non dovessi sopravvivere, vi prego di vegliare sul Batterino e accertarvi che non frequenti mai più nessuna donna dopo di me, devo rimanere la sola e unica. Sarei gelosa pure nell’aldilà.

L’altro giorno stavo parlando con la Madre Superiora (mia mamma), stavamo disquisendo proprio di Mr Batterino e delle mie incredibili capacità di trovare partner e soprattutto vivere bene le rotture.

“Eh, è che tu sei come l’edera: dove ti attacchi muori.”
“Ehllamadonna, madre. Pensavo volessi dirmi che ho un color verdognolo invidiabile o che il mio fogliame è bellissimo. Poi i miei peli ultimemente sono così rigogliosi da sembrare rametti… O magari intendevi che sono brava ad arrampicarmi…”
“Ma se l’unica volta in cui hai provato ad arrampicarti da qualche parte avevi quattro anni e ti sei aperta una gamba, dove vuoi andare…”
“Scusa se non sono Spiderman, signora mamma. Va che tutti i miei difetti e le mie incapacità sono genetiche, tu e padre vi smezzate le colpe. Dovreste pure risarcirmi, ora che ci penso.”
“Ma taci e passami il tagliere. Dico solo che devi fare attenzione, no? Non è che tu sia un asso delle relazioni.”
“Ma come no, non ti ricordi come mi sono strutta –voce del verbo struggere, spesso usato come riflessivo struggersi- per circa ventisei dei miei ventisette anni? Se non è segno di relazioni incredibili quello non so cosa sia.”
“Ecco, appunto. Vorrei evitare di rivederti in giro con gli occhiali da sole di notte per non far vedere che piangevi.”
“Non era solo per quello, era anche stile. Chiara Ferragni mi ha aperto un mondo.”
A questo punto Madre voleva lanciarmi un coltello quindi mi sono nascosta sotto al tavolo.

“Poi tu te li sei sempre scelta bene, gli uomini. Una tragedia dopo l’altra.”
“Su questo non posso darti torto. Oddio, tragedia non so, mi sembravano più dei drammi scritti male…”
“Speriamo ti siano serviti a qualcosa, almeno. Che poi conoscendoti sei anche capace di stufarti te e mollare il Batterino un giorno a caso se qualcosa ti turba.”
“Prima di tutto non si dice “stufarti te”, per l’amor d’Iddio. E poi non so come tu possa conoscermi da tutta la vita e pensare questo, però in effetti anche la psicologa mi ha detto una roba simile. Ma vi siete bevute il cervello, probabilmente, chi volete che molli io? Al massimo mollo una puzzetta, altrochè.”
Madre Superiora ha interrotto le comunicazioni.
Non so darmi una motivazione.

Poi sono uscita con la mia musona, la mia pannocchia, la mia Pippi, ovvero Wendy: il mio cane, che per tutti è La Pina.
Età anagrafica: dieci anni.
Età mentale: tra i tre mesi e i duecento anni a seconda dei momenti.
Razza: mah essendo giallognola direi asiatica.
Caratteristiche: è un cane strano. Si dice che i canidi somiglino ai padronidi (ahah sono esilarante, lo so, qualcuno mi spari) e lei effettivamente ha preso il peggio da me: è assolutamente indifferente ad ogni altro essere canino, se i maschi ci provicchiano con lei ringhia e se ne va, vorrebbe passare le sue giornate mangiando biscottini e prendendo coccole da tutti ed è veramente poco espansiva nei confronti di noi familiari. Con amici e parenti invece ancora un po’ e fa le capriole. Infametta.

Citrulla ma perché ti ostini a portarmi in campagna, che mi fa schifo? Non possiamo andare a prenderci un caffè al bar?”
“No, musona, perché hai una certa età e devi camminare.”
“Questo è quello che dici guardandoti allo specchio…”
“Vuoi che ti tolga i biscottini al merluzzo per una settimana, per caso?”
“No, no, volevo dire… E’ che vorrei portarti a socializzare. Ti farebbe bene.”
“Guarda che sei tu che dovresti socializzare, io sono un essere umano perfettamente integrato nella società.”
“…”
“Va beh, perfettamente integrato forse no, però non vado in giro ad ammazzare gente con una mannaia. Mi sembra già un risultato degno di nota.”
“Mah, a me sembra che ringhi ancora alle persone…”
“Solo quelle che meritano di essere ringhiate. Tipo chiunque mi guardi, mi parli, incroci la mia strada… Ma poi cosa vuoi oh, ora ho il mio Batterino, prova di grande socialità.”
“Sì, sempre che esista davvero e non sia frutto della tua immaginazione…”
“Ma!”
“No, per dire… I tuoi amici l’hanno mai visto?”
“Certo!”
“Mah…”
“Ma l’hai conosciuto pure tu, cretina, gli hai fatto delle feste che a me non hai fatto nemmeno quando sono tornata dai due mesi in Germania!”
“Mmh. Allora non capisco come tu abbia fatto. Era drogato?”
“Eh?”
“No, dico, come hai fatto ad accalappiartelo? Era svenuto e gli hai fatto sottoscrivere un patto col sangue? Hai in ostaggio sua madre?”
“Io ti abbandono.”
“Ma smettila, che poi cosa fai senza di me. Una donna persa. Ma davvero dobbiamo camminare ancora? Andiamo al bar?”
“Senti, io sto praticamente deambulando, il Coviddimmerda mi ha tolto quel briciolo di vitalità che avevo quindi ora camminiamo e tu stai pronta ad intervenire come i veri Golden Retriever, quelli che fanno soccorso. Se vedi che barcollo, mi schianto a terra e annaspo sei pregata di intervenire.”
“Sì, vado al bar a chiamare i soccorsi.”

“Ti darei una capocciata ma in questo momento farei fatica pure ad abbassarmi, ti va di lusso. Comunque Wendy grazie… Non so se te l’ho mai detto ma ci stavo pensando in questi giorni, quando ho cominciato a stare male anni fa senza sapere perché e scoppiavo a piangere senza ragione tu venivi sempre accanto a me.”
“Sì, beh, se fossi muerta chi mi avrebbe dato da mangiare?”
“E anche quando soffrivo per amore e tornavo la notte distrutta emotivamente e tu mezza addormentata venivi a controllare come stessi…”
“Certo, mi davi sempre un biscottino.”
“E anche adesso, che sono poco a casa e facciamo pochissime passeggiate insieme quando torno e scodinzoli muovendo di addirittura tre millimetri la coda mi riempi di gioia.”
“Non so come rispondere in modo cinico a questa cosa. Diciamo che forse un pochino di bene te ne voglio, stramboide umana.”
“Anche io, cane bislacco. Dai senti, io i miei quindici passi giornalieri li ho fatti, andiamo al bar che ti do un biscotto al merluzzo.”

Miei cari spelacchiati, non è particolarmente sensato questo post ma mi è venuto così.
Volevo ringraziarvi per l’ennesima volta perché -non so come sia possibile- abbiamo raggiunto quota duemila spelacchiati. Siete tantissimi, è sconvolgente, potessi vi darei un bacetto uno ad uno.
Hasta la pasta!