“Tranquilli: sto bene.” Lo dico spesso. Lo dico anche quando non è vero. Lo dico soprattutto quando non è vero.
Vivere con una disabilità invisibile è una grande, costante rottura di palle. Non c’è niente di poetico, niente di istruttivo. Non si impara un cazzo, però dopo un po’ sai distinguere un’aura da crisi da quella di un’emicrania. Se c’è una tempesta elettromagnetica hai più crisi. Superpoteri forniti in dotazione.
Diventi più forte? Non credo. Però hai le occhiaie.
Se rido: “Ma dai, allora stai bene!“ Se piango: “Dai su, devi reagire.“ Se parlo: “È che vuoi attenzioni.” Se sto zitta: “Poverina, non ha superato il trauma.”
A un certo punto non sai più nemmeno tu chi sei. Una persona malata? Una persona che finge? Una che esagera? Una guerriera, una debole, una noiosa, un errore di valutazione? Meriti davvero l’invalidità? A lavoro sei la mascotte o sei utile? Dov’è il tuo valore, come si calcola?
Hai una crisi — ma niente convulsioni, quindi niente spettacolo. Allora non è grave. Allora “pensa a chi sta peggio, tu sei già fortunata.”. Allora devi distrarti. Ma se ti distrai, stavi esagerando. Se non ti distrai, sei troppo fragile.
Se stai in silenzio sei strana. Se parli troppo sei pesante.
Ogni gesto è una performance sbagliata, ogni risposta è fuori tono. Ti adatti? Sei un esempio. Cedi? Sei un peso.
E allora impari a dire la frase magica: “Tranquilli, sto bene.” Così tutti possono proseguire la loro vita, traumatica sotto altri punti di vista.
Alla fine non sei mai la versione giusta di te stessa. Cerchi di essere quella che infastidisce meno.
* Non vi preoccupate, Spelacchiati, sto bene. Più o meno. Sono giornate intense per il mio cervello, e mi sembra giusto mettervi al corrente dell’altra faccia della medaglia; sempre spelacchiata, ma non divertente. I post scemi torneranno presto, appena la mia corteccia cerebrale si sarà stabilizzata.
Voi ragazzi come state? Cosa pensate davvero quando dite “sto bene”?
Il tutto nato da un incontro troppo ravvicinato con una cimice.
Immaginatevi questo bar, un posto semplice, carino, un po’ rozzo, in stile irish pub. Tutto in legno scuro: bancone, sgabelli, tavolini, sedie, panche… C’è pure un minuscolo camino in un angolo. All’inizio fuori c’era stata un’insegna luminosa, ma la proprietaria, una coccinella di una certa età, tarchiata e tostissima di nome Lady Puntini, aveva dovuto toglierla perché tutti i clienti -mosche, zanzare, falene e simili- finivano con l’incantarsi lì fuori e non entrare a consumare. Aveva dovuto togliere anche i distillatori per riempirsi da soli il bicchiere di gocce di sangue poichè un paio di zanzare e Rino “à Sanguisuga” -una zecca così tirchia che cerca di farsi offrire tutto da chiunque- era finito in collasso globulare, ovvero un globulo rosso di troppo gli era andato di traverso rischiando di stecchirlo.
Quella sera la porta si aprì e dai presenti si levarono urla di giubilio, applausi e fischi di approvazione: era entrato un signor cimice soprannominato Er Piuma, chiamato così perché era Er Più Matto: “E sono ancora quiii stronziii! Sopravvissuto anche stavoltaaaaa! Lady Puntini fammi una Puzza Colada!”. “Allora, raccontaci! Cos’è successo?” Er Piuma si appollaiò su uno sgabello e dopo un sorso del suo disgustoso drink cominciò a raccontare con aria solenne “Ero lì in bagno come mio solito, mi stavo sgranchendo le zampette camminando avanti e indietro sul muro. Tutto tranquillo, una giornata come tante. Poi a un certo punto entra lei, la più orrida creatura che io abbia mai visto. E’ la giovane umana della casa. Beh, giovane… Insomma, entra questa cosa disgustosa e si mette a lavarsi i capelli, io ero ancora lì a fare un po’ di camminata veloce per tenermi in forma. Solo che a un certo punto il vapore dell’acqua calda ha reso le pareti scivolose, e io ho cominciato a perdere la presa! L’immonda creatura sotto di me stava per cominciare ad asciugarsi i capelli quando io ho sentito la zampetta anteriore slittare, poi l’altra. Dovevo prendere una decisione: rischiare di cadere nella vasca piena d’acqua e morire annegato oppure… Passare alla storia. E io ho scelto la gloria. Mi sono lasciato cadere di schiena nel vuoto. Mi sono girato a mezz’aria con una manovra da fuori di testa e poi ho iniziato una picchiata da paura, ero un F-16. ero una saetta, ero il peggior incubo di ogni umano. Giù in picchiata, nel vuoto per almeno quaranta centrimeti ragazzi, non scherzo, giuro su mia madre… Pace alla corazza sua. Traiettoria perfetta. SBANG! Capelli ovunque, un urlo isterico, panico totale. Ho fatto il delirio, regà, er panico. Poi qualcosa di enorme mi ha colpito: una mano! Ho chiuso gli occhi un istante e quello dopo ero di nuovo in aria, fuori controllo! L’ala destra era in avaria, quella sinistra si era incastrata, stavo perdendo quota troppo rapidamente… Sapevo che era questione di un attimo prima dell’impatto! Allora mi sono preparato: ho chiuso le ali, mi sono raggomitolato su me stesso. La collisione con il pavimento è stata dura, durissima, quasi letale, ma sapevo di non avere tempo: l’umanoide avrebbe potuto spiaccicarmi con una scarpa da lì a un secondo quindi senza neanche guardarmi intorno ho cominciato a strisciare via, un millimetro alla volta, per chilometri, ero nella linea nemica! Sono sgusciato dietro al water e ho aspettato, pronto a esalare il mio ultimo puzzo… Ma il colpo non è arrivato. L’umana non mi stava dando la caccia, era scappata a gambe levate! Ma sapevo di non poter ancora considerarmi salvo, sarebbe potuta tornare con i rinforzi, con un’ammazza mosche o peggio ancora uno spray insetticida. Allora mi sono inerpicato sulla parete fino a raggiungere la finestra… E sono qua, stronzi!”
Un silenzio sconvolto accolse il racconto e venne interrotto soltanto dal fastidioso “fzz fzz” di Gloria Abbagliante, un’anziana falena sciroccata. Poverina… si era bruciata le antenne contro una lampada troppo calda quando era ancora giovane. Non era più tornata come prima. Saveria Briciola, un’anziana formica rossa annuì teatralmente “Io una volta sono rimasta intrappolata in una maglietta. So cosa significa l’oscurità. So cosa significa la disperazione. Le ho provate. Le ho vissute. E so cosa significa essere scaraventati via cun un urlo alle sei di mattina e finire in una goccia di rugiada.”
Poi prese la parola Tony Rimbalzo, un grillo verde completamente matto in culo. Prendere il brevetto di salto gli aveva dato alla testa. Cominciò a parlare con il suo accento bizzarro e strascicato, tipico dei grilli benestanti, e ammiccò ad un paio di giovani locuste sedute sul divanetto “Io me ne stavo lì, sul davanzale, con Celine Grillon, Jack lo Stridulo e Chirpez quando… l’ho vista. Io non volevo, giuro. Ma il richiamo del brivido era troppo forte, per uno spericolato come me… D’altronde la vita è una sola, va vissuta fino in fondo. Meglio morire rapidamente spiaccicato da una ciabatta che avvelenato lentamente col Vape… Beh insomma, ho visto quel piatto di insalata sul tavolo, ho visto l’umano che parlava distratto… e ho saltato. BOOM! A gambe tese, tutte e sei, sono atterrato dritto dritto in mezzo al pomodoro. Gli umani hanno urlato, una scena meravigliosa! Mi hanno lanciato contro delle posate, ho schivato tutto quanto, poi ho saltato di nuovo. Stavolta ho centrato un bicchiere, sono quasi affogato, poi io odio la Fanta…” le giovani locuste ridacchiano “allora ho cominciato a tossire all’impazzata mentre il bicchiere si rovesciava, sono atterrato sulla tovaglia, intorno a me ormai regnava il caos e ho pensato “è arrivato il mio momento, lo accetto.” Poi il colpo di scena: la nonna umana ha detto ‘Ma che schifo, buttatelo fuori! E non fate ‘ste scene per un insetto, eccheccazzo.’. Sono stato scaraventato in giardino. Ne è valsa la pena, ragazzi. Ne è valsa la pena.”
Un ragno nell’angolo stava fumando una pipa reggendola con una zampa mentre con le altre continuava a tessersi uno scialle; era Ruggero Ottomano, un grosso ragnone nero e peloso assuefatto alla nicotina e al tabacco. Aveva l’aria molto vecchia ma i suoi innumerevoli occhi erano vispi e lucenti, anche se una benda con un teschio sopra gli copriva uno dei tanti occhi. Anche una delle sue zampe era storta e malridotta. “Hanno cercato di uccidermi tante, tante volte…” iniziò con voce bassa e tenebrosa. Nino, un giovanissimo moscerino squilibrato con attacchi d’ansia e ipocondriaco, lo guardava con aria di venerazione “E’ vero che tu odi gli umani? “Odiarli? L’odio è per i giovani, per gli incauti, per gli stolti… Io non odio. Io provo solo rancore e sete di vendetta.” Un brivido percorse tutti quanti. “Anni fa me ne stavo in una bella casa in campagna. Gli umani erano tranquilli, io vivevo una vita pacifica con loro, me ne stavo in un angolo dietro l’armadio e loro mi lasciavano stare lì. Ci tolleravamo vicendevolmente. Ogni tanto ci scambiavamo un cenno di saluto. Una notte però… Avevo fame. Volevo controllare se sotto al letto ci fosse una carcassa di qualche stupida mosca -non guardarmi così, Al Moschino, non siete la specie più brillante e lo sai anche tu- quindi ho cominciato a calarmi dal mio filo, un pochino alla volta, con grazia ed eleganza, ero il re dell’aria. Stavo per atterrare morbidamente sulla coperta quando lei mi ha visto e ha fatto un singulto: mi ha fissato per un istante lunghissimo, e io ho fissato lei. Dicono che se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà te: è ciò che è successo. Non ho avuto tempo di spiegarle che volevo solo mangiarmi una mosca secca, ha cominciato a urlare come una pazza. Ho cercato di battere in ritirata, stavo risalendo rapidamente sul mio filo ma lei ha lanciato un cuscino: il filo si è spezzato. Sono atterrato sul suo cellulare. Ha urlato ancora di più. Sono rotolato giù dal letto, lei ha cercato di lanciarmi una ciabatta puzzolente ma mi ha mancato. Anche lei è sulla mia lista nera.” Nino lo guardava con gli occhietti spalancati “E come pensi di vendicarti?” “Renderò la loro vita un inferno. Lei sta cucinando? Corro vicino ai fornelli. E’ al telefono? Mi arrampico sulla gamba del tavolo. Sta per mettere il cellulare in carica? Sbuco da dietro al comodino. Prima o poi riuscirà ad ammazzarmi, ma solo con la morte considererò compiuta la mia vendetta.”
*
Insomma Spelacchiati miei, una cimice mi ha assalita mentre mi lavavo la capoccia, sono rimasta traumatizzata e questo è ciò che la mia mente malsana ha partorito. Mi sono divertita molto a scrivere questa cosa e penso potrei andare avanti per sempre a narrare aneddoti insettosi dal punto di vista degli insetti. E voi come state? Come state vivendo l’arrivo della primavera, del caldino, delle belle giornate e di quelle creature immonde chiamate cimici? Sara per il sociale: se trovate insetti vari abbiate la pietà di cercare di acchiapparli e buttarli fuori di casa. Non serve ammazzarli. Non fanno niente di male. Se dovessimo spiaccicare qualunque essere insulso e bruttino io sarei la prima della lista a finire a zampe all’aria, e gli insetti servono sicuramente più di me. Fate i bravi! Hasta la pastaaaaaa
Allora Spelacchiati, parlare di questo Film Brutt lo sento come un dovere civile, una missione. La premessa fondamentale è una: in questo film non si capisce un cazzo. Niente. Mai. E non perché sia confusionario eh. Il problema è che i personaggi parlano così piano, così strascicati, CHE NON SI RIESCE A SENTIRE NIENTE, HO DOVUTO METTERE I SOTTOTITOLI COME QUANDO GUARDAVO SQUID GAME IN COREANO CAZZO! MA QUESTO E’ UN FILM ITALIANOOOOO! E poi i dialoghi non hanno assolutamente un senso logico, è un susseguirsi di frasi deficienti che ti colpiscono come una sequela di proiettili e tu rimani lì granolato dai colpi a soccombere senza la forza di fare niente, nemmeno spegnere e lanciare via lo schermo.
Il film inizia con una marmocchietta, Nica, che è in macchina con la sua famiglia; non si sa dove stiano andando ma stanno percorrendo praticamente la Route 66, una strada chilometrica tutta dritta in cui se anche un moscerino arriva dall’altra parte tu lo avvisti con venti minuti di anticipo (tenete a mente questo particolare). Nica sta colorando un cerotto che passa alla madre, la quale le fa ripetere tipo mantra “con la delicatezza si cura ogni cosa.” … Cazzo. A saperlo prima non mi sarei fatta aprire la cucuzza, mi sarei fatta baciare dal chirurgo fico. SIGNORA IO NON LE DICO COME CRESCERE SUA FIGLIA MA PUO’ INSEGNARLE COSE PIU’ UTILI ALLA SOPRAVVIVENZA?
A un tratto sbuca un lupo e si comincia con le frasi cretine “i lupi fanno paura!” “Ma no Nica, è solo che qualcuno ha deciso che nelle favole sono i cattivi.” … Mah, quindi vuoi dirle di andare ad accarezzarlo? Poi se la squarta tu con la delicatezza risolvi tutto, giusto? Cretina.
Comunque, stanno percorrendo ‘sto rettilineo infinito con il lupo che corre accanto all’auto -comportamento molto lupesco, a chi non capita di continuo?- e il padre fa “Dov’è sto cazzo di lupo? Non lo vedo…” MA CHIARAMENTE HA MENO SEI DECIMI DA OGNI OCCHIO, FORSE HA ADDIRITTURA UN OCCHIO DI VETRO E UNO DI LEGNO PERCHE’ NON VEDE NEANCHE IL TIR CHE ARRIVA VERSO DI LORO! IN UNA STRADA DRITTA!!! Ma io dico, una cosa dovevi fare, una sola: guidare. Che poi, comunque, almeno ti scansi no? Sterzi. Muovi il volante un cicinin. E invece no, finisce pancake insieme alla moglie. Io basita già da subito. Nica dunque rimane senza genitori e finisce in orfanotrofio, dove la preside cattivona la accoglie con garbo e gentilezza “Nica, il nome di una farfalla che muore dopo pochi giorni.. strana scelta.” beh anche traumatizzare una bambina già disintegrata dalla vita è una strana scelta, ma faccia un po’ lei. Qui in orfanotrofio a quanto pare è tutto molto illegale: torturano i bambini, li legano ai letti con le cinghie, li picchiano, fanno torture psicologiche di ogni tipo, li costringono ad ascoltare i comizi della Meloni… Neanche Oliver Twist nel 1800, capite?
Qua al Grave (orfanotrofio chiamato dai bambini “la tomba dell’anima”… ma andate a cagare dai) Nica sente una storia assolutamente inutile: la favola del Fabbricante di Lacrime, una storia che non ha senso alcuno e racconta di un posto in cui la gente non riesce a piangere e provare emozioni quindi vanno tutti da questo artigiano bislacco per farsi iniettare negli occhi delle lacrime… Così possono piangere e sfogare emozioni varie. … Eh? Ma qual è il senso di questa storia? Poi i bambini hanno paura che il Fabbricante di Lacrime vada a prenderli se non fanno i bravi, insomma non si capisce un cazzo di ‘sta storia.
Nica cresce, diventa adolescente e all’alba dei suoi diciassette anni una coppia di mentecatti decide di adottarla; già questo è molto credibile, no? Chi non smania dalla voglia di mettersi in casa una ragazza che in un anno diventa maggiorenne e può fare quello che le pare, anche farli a pezzetti e intascarsi l’eredità?
Ma non solo, mentre sono lì a prendere Nica succede qualcosa di straordinario, sconvolgente, inaudito: qualcuno comincia a suonare un pianoforte. Sarà Allevi? Sarà Einaudi? Beethoven risorto? No, è solo Rigel -pronunciato esattamente “Rigel”, che cazzo di nome è- un orfano pazzo/problematico/bad guy che si è messo a suonicchiare e tutti impazziscono al punto che la coppia decide di adottare pure lui insieme a Nica. “E’ a questo che serve il periodo di prova no?” fa Norman, il padre, quando la direttrice cattivona gli fa presente che sono un po’ idioti ad approfittare del 2×1 sui marmocchi “a vedere come va.” Mah, non so come dirglielo signor Norman, ma lei mi sembra un po’ poco serio su questa cosa dell’adozione; nemmeno io quando vado a prendermi dei vestiti faccio così, di solito parto carica a pallettoni e mi sento strafiga in camerino poi torno a casa e urlo di orrore guardandomi allo specchio: paro un insaccato. E corro a cambiare tutto.
Va beh, Rigel e Nica vanno a casa e non si sa perché ma hanno un rapporto strano, non si capisce mai se questi si odiano o vogliono solo limonare duro. Quella roba lì, fanno finta di detestarsi, lui “le fa paura”, le parla sempre a un millimetro dalla faccia, la minaccia, però chiaramente vogliono saltarsi sulle piume e slinguazzarsi. Lui sempre simpatico comincia “se vuoi che le cose funzionino stammi alla larga, non avvicinarti nè ora nè mai, bla bla bla” tutto sussurrato che non si capisce NIENTE. A cena Rigel stringe a caso la coscia di Nica sotto al tavolo -io ti pianto una forchetta nel braccio, lo sai vero?-,vanno in bagno e lei parte tutta melodrammatica: “un giorno capiranno chi sei veramente.” “Perchè, chi sono?” MAH COSI’ A NASO MI SEMBRI UNO STRONZO, NICA DIGLIELOOOO DIGLI CHE E’ UN FARABUTTOOOOO, UN MICROCEFALO, UN MAGIKARP CHE NON DIVENTERA’ MAI UN GYRADOS, DIGLI QUALCOSA CHE LO OFFENDA NELL’ANIMAAAAAA! E lei “Tu sei il fabbricante di lacrime.” … Regà io vi giuro che sono scoppiata a ridere perché non me l’aspettavo una frase così cretina, COSA VUOL DIRE, COSA SIGNIFICA, COSAAAA QUALCUNO MI SPIEGHIIIII COSA FABBRICA QUESTOOOO, COSA CAZZO DITEEEEEEEE!?! MA POI NELLA FAVOLA IL FABBRICANTE DI STOCAZZETTO ERA UNA FIGURA POSITIVA NO!? PERCHE’ ORA SEMBRA UN INSULTO?! MA NON POTETE DIRE “SEI UN RINCOGLIONITO” COME FACCIAMO TUTTI?
Basta andiamo oltre a ‘sta cazzata che ce ne sono molte altre; questi due inetti cominciano ad andare a scuola, Nica fa amicizia con una tizia -Billie-,che vorrei solo prendere a sprangate perché è completamente pazza, parla a machinetta, è una sciroccata insomma, e la sua amichetta Miky, una darkettona stramboide pure lei.
Rigel dopo quattro secondi netti fa a botte, ovviamente; la sera a casa Nica lo raggiunge mentre lui si sta medicando le ferite e per aiutarlo prende un panno umido e fa per metterglielo sul mento sanguinante ma lui sbotta “NON TOCCARMI CON QUESTA CASUALITA’!” AHAHAHAHAHAHAH MA COSA CAZZO SIGNIFICA RAGAZZI VI PREGO ILLUMINATEMI COSA C’E’ DI CASUALEEEEE!? STA CERCANDO DI TAMPONARTI UNA FERITA! Ma quindi se gli passi accanto e lo sfiori inavvertitamente cosa fa questo, ti uccide? Boh. “Perché, altrimenti?” “Altrimenti non mi fermo.” … Senti, Godzilla, vedi di stare calmo e prenderti del Valium o dell’eroina come fanno le persone problematiche come te, okay? Comunque non so, a me sembra che lui parli una lingua sconosciuta agli esseri umani, non capisco cosa dice né il significato di quello che dice. ET l’Extraterrestre era più comprensibile. Parole in libertà. Vorrei provare anche io a fare come lui: cipiglio incazzoso e poi parto con cose a caso “Tastiera dito cane letto cielo!!! TASMANIAAAAA! BANDIERA VALIGIAAAAA!”
E infatti lui prosegue: “Io sono il lupo della storia, sono il fabbricante di lacrime, hai paura di me ti spaventa pure la mia voce…” ma sei normale? E poi le parla a mezzo centimetro dalla faccia, ma io dico una ginocchiata dritta dritta tra le zampe?
Nica intanto fa amicizia con un figo incredibile, Lionel; al loro primo incontro Lionel ha una lumaca sulla spalla -sorvoliamo ‘sta cazzata per favore- e parte il momento National Geo Nica: “lei è una creatura piccola, indifesa, il guscio è la sua casa ma se si scheggia lei muore…” Cioè capite che Rigel sarà psicopatico ma lei è deficiente, ma puoi non fare Piero Angela e parlargli come si fa tra persone adulte e normali? Poi Nica va dalla madre adottiva,Anna, che sta mettendo a posto i fiori “tutti tolgono le spine ma io le lascio sempre, mi ricordano che anche le cose belle possono fare male”
MA ALLORA DITELO CHE E’ UNA CONGIURA, CHE SIETE TUTTI STRANI, MA COSA STRACAZZO DICI PURE TU?!
Comunque mentre Rigel le regala rose nere -boh- Lionel il figo si comporta finalmente come una persona normale e le chiede di uscire, di andare a prendere un gelato. Lei torna, c’è Rigel che ha un attacco di non si sa cosa -mal di testa?-, lei si avvicina e lui salta su urlando “NON TOCCARMIIIIII!” e poi va a pestare Lionel perché ha osato uscire con Nica e trattarla bene.
Ma io non capisco una cosa, un passaggio logico mi sfugge: ma perché questi non si limonano? Perché continuano così, ma cosa vuol dire? Si avvicinano, si quasi baciano, sono tutti trepidanti però non fanno niente. Ma allora siete dei buffoni, vi detesto. Flashback del Vietnam dove Rigel in orfanotrofio letteralmente si accoltella da solo, si infilza una mano a mensa per distogliere l’attenzione della preside cattivona da Nica che si era alzata a prendere il sale senza permesso (…vi odio tutti) perché lui è innamorato di lei da sempre. Bel modo di dimostrarlo, BRAVO. Frasi a caso: “Non esistono favole in cui il lupo prende per mano la bambina” “Forse ci siamo rotti in mille pezzi per incastrarci meglio” “Sei abbastanza coraggiosa da immaginarti una storia senza il lupo?” mah onestamente sì, Rigel. “Non puoi entrare nella tana del lupo e pretendere che non ti mangi” ma se tu al massimo sei Lupo Lucio della Melevisione, cosa minchia diciiiii perché mi devi dare così fastidio!? Vanno alla festa della scuola e c’è l’amichetta Billie che ha scoperto che a lasciarle le rose nell’armadietto da duemila anni è la sua amica dark Miky, quindi è sconvolta e fa “voglio solo bere e perdere la conoscenzaaaa”
… La conoscenza? Tu vuoi perdere LA conoscenza? Ma come cazzo parli pure tu?
(Tra l’altro questa cosa dell’amore saffico non verrà mai più menzionata, non si saprà più niente per dare spazio alle minchiate) A questa festa comunque succede la solita cosa orribile cioè Lionel completamente impazzito cerca di violentare Nica ma arriva Rigel a salvarla. Queste scene mi disgustano sempre molto, c’è poco da dire, prima o poi smetteranno di usare la violenza sessuale come pretesto per far avvicinare dei personaggi spero. “Se tu sei il lupo io non posso immaginare una favola senza di te” “Io sono pieno di spine” ehllamadonna ma sei un lupo o un’istrice? “Non ho mai avuto paura di farmi male.” e finalmente si slinguazzano, fanno l’amore su un banco, si ribaltano come ricci. Tra l’altro avete aspettato seicento anni per poi farlo nel posto più scomodo del mondo, bravi.
Se ne vanno dalla festa e mentre sono su un ponte arriva Lionel che sclera male e qua parte la scena più stupida che io abbia mai visto: Lionel comincia a seguirli in auto ma va tipo a passo d’uomo, non sembra voglia investirli, ma loro cominciano a scappare come dei deficienti, tutti terrorizzati senza alcun motivo, e poi all’improvviso di botto si prendono per mano e si lanciano giù dal ponte, nell’acqua. Così. A caso. … MA COSA CAZZO FATE?! MA PERCHE? MA NON POTEVATE METTERVI SUL CIGLIO DELLA STRADA COME LE PERSONE DOTATE DI UN QUOZIENTE INTELLETTIVO NELLA NORMA? NO LORO NON SAPENDO COSA FARE SI LANCIANO DAL PONTE! MA IO SPERO MORIATEEEEE! Bon, basta cerchiamo di arrivare alla fine di questa cosa che non è un film ma una merda: Nica si risveglia in ospedale, sta bene ma… RIGEL E’ IN COMA AHAHAHAH PERCHE’ NEL LANCIARSI DAL PONTE LUI HA FATTO IN MODO DI FARLE DA SCUDO COL SUO CORPO AHAHAHAHAHAH COSA CAZZO SIGNIFICAAAAA NON HA SENSOOOOO!!! COSA VUOL DIRE CHE LE HA FATTO SCUDO?! MA POI NON E’ VERO NELLA SCENA NON E’ COSI’! MA OOOHH MI PRENDETE PURE PER IL CULO!?
Mentre Rigel è lì tra la vita e la muerte Nica, disperata, sporge denuncia contro la preside cattivona dell’orfanotrofio insieme a tutti gli altri orfanelli maltrattati e vanno al processo; dopo domande incalzanti dall’avvocato tipo “lei è innamorata di Riger Wilde?” (laurea in giurisprudenza trovato nell’uovo di Pasqua, suppongo) vincono la causa, Rigel si sveglia dal coma e zack, salto temporale: anni dopo Nica, Rigel e loro figlia sono tranquilli beati a farsi gli affari loro. Ma io mi chiedo… Se la figlia lo tocca con casualità cosa succede?
… Posso dire “che schifo”, “che disagio”, “non ho capito niente” e “PARLATE A VOCE ALTAAA SCANDITE LE PAROLE PER L’AMOR DI DIO!”? No perché qua abbiamo raggiunto nuovi livelli di disagio, non so che altro dire. Vi prego, se l’avete guardato fatemi sapere cosa ne pensate e se avete avuto i miei stessi momenti di risate isteriche e nervosismo acutissimo! Hasta la pastaaaaa
Buongiorno miei cari piccoli Spelacchiati dall’aria spelacchiata. Come state? Io sono in un limbo, tra sei giorni mi opereranno al mio piccolo cervelletto raggrinzito quindi sono a metà tra il rassegnato, l’impanicato, il frustrato e altri aggettivi che finiscono in “ato” a vostra scelta. Però ne parliamo tra qualche giorno, perché non potevo non guardare questa cosa di cui sto per parlarvi. Cioè, era proprio necessario, non c’era altra scelta, ero obbligata da una forza superiore a premere play e so già che questa volta sclererò come non ho mai sclerato. Allora. Di Film Brutt ne abbiamo visti un po’. Questo non so se è il peggiore ma è qualcosa di veramente abominevole, non so chi abbia permesso la realizzazione di questo affare, è raccapricciante pensare ci abbiano speso soldi ed energie quindi ora farò un appello alla nazione: se avete un sacco di soldi da buttare in vaccate potete riempirmi di regali. Sommergetemi di iphone 15 pro max. Ribaltatemi l’esistenza con ville con piscina sparse qua e là per il mondo. Compratemi un maneggio pieno di cavalli.
Avete tutti presente Winnie the Pooh, voglio sperare. L’orsetto con la maglia rossa che mangia sempre il miele. Ecco. Ora vi narro di Winnie the Pooh BLOOD AND HONEY, CIOE’ SANGUE E MIELE, GIA’ PARTIAMO IN MODO MOLTO STRANO.
Questo è Winnie Pooh. Giusto per farvelo ricordare.
Io ammetto di essere partita molto perplessa; onestamente non avendo capito un cazzo mi aspettavo un film demenziale, di quelli così bizzarri e stupidi da fare il giro e diventare geniali. Ecco, non so come dirvelo ma non c’è NIENTE di geniale in questo film. NIENTE. NIENTEEEEEEEEE Anzi no, la verità è che di demenziale c’è tutta la storia, le reazioni dei personaggi a ogni singola cosa, i costumi che fanno ribaltare dal ridere, insomma fa veramente schifo e volevo spararmi a un certo punto, però ero anche sorpresa perché gli attori sono decenti e non so come facessero ad essere così convincenti visto il loro cazzo di copione. Eroi. Anche le scene splatter sono fatte abbastanza bene, se volete vedere schifezze varie non troppo elaborate qua c’è di tutto. Però. Però non c’è niente da fare questo film fa SCHIFO nel modo più totale e assoluto, ma cosa sta succedendo, ma Prime perché compra i diritti per ‘ste cose, DOVE STIAMO ANDANDOOOOOOO?
Allora. Il primo minuto e mezzo è la parte più bella del film, vedete voi come prendere questa affermazione. Con questo minuto e mezzo fatto a disegni ci parte il film narrando di quando Christopher Robin ha incontrato nel Bosco dei Cento Acri il pazzerello Winnie Pooh e gli altri animali, che lui essendo un bambino vedeva in modo tenero ma che in realtà erano, come definisce la voce narrante, “orribi abomini”. Ma sarai bello tu, non so. Comunque, Christopher Robin era un bambino ingenuo e ha ignorato la loro pericolosità diventando loro amico, ha dato loro cibo, ha conquistato il loro affetto ed è andato a trovarli per anni fino a che non è cresciuto e a malincuore è partito per il college abbandonando Winnie e gli altri; e da qua regà parte lo sclero, io continuo a ridere da sola. Winnie e gli altri non sapevano più come procacciarsi il cibo quindi durante l’inverno stavano per schiattare di fame e cosa decisero di fare?! STUFATO DI ASINO SI SONO MAGNATI IH HO AVETE CAPITO BENE STRACOTTO DI ASINO, CAPITE!?
GUARDATE BENE QUESTA IMMAGINE
‘Sta cosa di aver mangiato il loro amico li butta fuori di testa quindi decidono di tornare a essere animali pazzi, odiano profondamente Christopher che li ha abbandonati e giurano di non parlare mai più perché rifiutano ogni cosa che è umana. Questa era la parte bella ragazzi, perché era fatta a disegnini. Ora inizia il disagio vero.
Christopher Robin anni e anni dopo vuole mostrare alla sua fidanzata il suo amato Boschetto dei Cento Acri, quindi porta la sua compagna in sta cazzo di foresta e ignora tutti i segnali di pericolo possibili e immaginabili. C’è un vasetto di miele con impronte di sangue, tutto è disastrato e cosa che mi ha piegata in due dal ridere: C’E’ LA LAPIDE DI IH-OH CON APPESA LA SUA CODA CON IL FIOCCHETTO! MA QUANTO FA RIDERE, SONO DEI GENI, SI STA RIBALTANDO LA SITUAZIONE CAZZO LA VEDETE QUELLA CODINA, VERO? NON ME LA STO IMMAGINANDO? MA CHE IDEA BISLACCA E’ MAI QUESTAAAAAA
Va beh saltiamo cose fino a che Chris e Mary non incontrano niente popodimeno che PIMPY il maialino che balbetta, il quale agguanta Mary e la strangola con una catena gigantesca. Appare pure Winnie l’orso, Chris implora pietà e la scena si chiude con i due animali che si chinano inquietantemente su di lui.
Ora. Io devo mettervi delle foto per farvi capire che non sono pazza.
CIOE’ RAGAZZI MA IO POSSO CAPIRE IL POCO PERCHE’ STO FILM E’ STATO GIRATO IN DIECI GIORNI CON CENTOMILA DOLLARI DI BUDGET PERO’ NON POSSO CAPIRE PERCHE’ CAZZO I COSTUMI SONO SEMPLICEMENTE DEGLI UOMINI CON DELLE MASCHERE DA MAIALE INQUIETANTE E DA WINNIE POOH PERCHE? COSA MI SIGNIFICAAAAA QUALCUNO MI DIA DEL VALIUM
NO NON RIESCO A FERMARMI, MA COS’E’ STA ROBA HANNO PURE GLI SCARPONCINI TIPO TIMBERLAND MA POI DOVE SONO GLI ALTRI? DOV’E’ TIGRO, L’ULTIMO DEI TIGRI? E TAPPO? DOVE CAZZO SONOOOOOOOO? E PERCHE’ QUELLO HA LA MASCHERA DI WINNIE POOH MA L’ALTRO NON HA LA MASCHERA DA PIMPI MA DA SEMPLICE MAIALE INQUIETANTE? QUALCUNO MI SPIEGHIIIII VOGLIO DELLE MOTIVAZIONI CAZZOOOOOO
Poi si passa completamente ad altro, c’è ‘sta povera ragazza che è stata assalita a casa sua e in seduta dalla psicologa racconta cose a caso, quindi la psicologa le dice “senti zia, vatti a fare una vacanza, rilassati”, quindi lei affitta una casa con delle sue amiche e inizia il party. Ovviamente non sarebbe un film horror cretino se le ragazze non decidessero di chiudere i cellulari da qualche parte per non usarli tutta la vacanza, mi sembra sempre molto sensato come ragionamento, tanto mica può succedere qualcosa ai tuoi cari o a lavoro, figuriamoci, togli pure la sim e lanciala nel fiume già che ci sei, no? Immagino che tutti voi facciate così quando andate in vacanza. Cambiamo tutti sei telefoni all’anno. Ma io poi non devo incazzarmi…
Tra l’altro io sconvolta perché Winnie (cioè un uomo in salopette di jeans sopra una camicia a quadri rossa) ammazza la tizia numero uno ma prima le strappa la maglia lasciandola con le tette al vento. Ma scusatemi? Ma era necessario? Ma perché dobbiamo vedere dei seni? Per creare friccicorino al pubblico? Mah. Però sia mai che vediamo un pettorale maschile o una virile natica ben fatta eh. Anche solo una chiappa pelosa di Pooh, per dire. Va beh Spelacchiatini miei da qua in poi è solo un film slasher in cui le ragazze vengono ammazzate una dopo l’altra e ogni tanto vediamo cosa sta succedendo a Chris:
Cose che mi hanno fatta ridere tantissimo + come prosegue: – Pimpi che fa la ciclette per tenersi allenato (GIURO NON SO DARE ALTRA SPIEGAZIONE A QUELLA SCENA MA COSA STAI FACENDO SUINO CHE NON SEI ALTRO?) – Christopher che è incarcerato e cerca di impietosire Pooh parlando dei bei vecchi tempi, con Winnie che sclera male, spacca tutto (tra cui bottiglie di birra, ma chi cazzo le beve?) e poi si mette a frustare Christopher. Ora. Io sarò polemica e rompina, ma questi non avevano deciso di eliminare ogni traccia di umanità da loro? Gli animali che io sappia non torturano, al massimo ti sventrano e te magnano. Non contento Winnie ha costruito un bizzarro sistema di doccia che lui collega quando cucina gli altri esseri umani in modo da far fare a Chris una doccia di sangue. … Ma tutto a posto? Ma voi non siete gli animali animaleschi animaluti? Ma poi soprattutto non rischiate di morire di fame dunque sarebbe più sensato tenere le budella per voi?
-Winnie the Pooh guida la macchina. Cioè, io non ho la patente ma lui guida. Non so come, non so perché, ma Winnie ha una macchina che utilizza per spiaccicare la testa all’amica tettona della protagonista. C’è sempre un’amica tettona, l’unica cosa che mi consola è che se arrivasse un pazzo io non sarei la prima a morire.
Le ragazze incontrano un’altra tizia tenuta lì da chissà quanto, non ho minimamente capito chi fosse, e questa parla di “quel pazzo sadico bastardo” di Pimpi dicendo che vuole vendicarsi; ovviamente tempo mezzo secondo Pimpi la disintegra malamente. Ribadisco il concetto di “perché sti animali devono torturare le persone?” però lasciamo svanire la domanda nel nulla, dai.
Finalmente una delle ragazze tira fuori le palle, non si sa come lega Pimpi come un salame e lo prende a martellate fino a che quello non grugnisce i suoi ultimi respiri. Vi lascio una foto di Pimpi per ricordarvi da chi prende spunto tutto questo, mica che ve lo dimentichiate.
Va beh ragazzi vogliamo parlare del finale? Le ultime ragazze rimaste salgono in auto (no ma aspettate ancora un po’ che finisce il film per fare qualcosa di sensato, dai) e tentano di fuggire, si spiaccicano perché Pooh si aggrappa all’auto come una mosca particolarmente agguerrita, un gruppo di uomini cerca di aiutarle ma schiattano tutti sotto i colpi micidiali dell’orsetto mieloso e alla fine quando rimane solo la protagonista già traumatizzata di suo e sta per essere fatta fuori arriva lui, il pirla: Christopher Robin. Lui fa la cosa che sa fare meglio, ovvero NIENTE mentre implora come un babbeo: è lì che piagnucola “prendi me, resterò io, lasciala andare” quando Pooh lo guarda intensamente (credo, dalla maschera non si capisce in che modo lo guardi) e poi cosa fa? Sgozza la tipa. Così, de botto. Gli dice soltanto “te ne sei andato, coglione” e lo lascia lì a singhiozzare come un citrullo. Christopher piange tutte le sue lacrime (tra l’altro neanche per la sua fidanzata ha pianto così tanto) e quando Pooh torna chiaramente per farlo a pezzettini e unirlo allo stufato d’asino Christopher se la squaglia. Il film si chiude con Pooh che accoltella ripetutamente il cadavere della ragazza.
… …Non dico niente. Giuro. Non aggiungo nulla, perché credo non ci sia nient’altro da dire. Vorrei togliermi un occhio, sento che sarebbe la cosa giusta da fare dopo questo scempio che mi sono autoinflitta. Tra l’altro ragazzi io vi avviso: vogliono fare il sequel ovviamente. E non contenti vogliono fare la versione horror di Bambi, col cerbiattino che ammazza tutti per vendicare la madre, e di Peter Pan, che non ho idea quale possa essere la “trama” se così possiamo chiamarla. Non so voi ma io penso di volermi estinguere prima che tutto ciò accada.
Bene ragazzi, ora vado a fare un po’ di meditazione zen per arrivare all’intervento senza piangere ogni quattro secondi. Non credo ci riuscirò però tanto vale provarci, va là. Voi come state? Avete visto questa cosa chiamata “Winnie the Pooh: Blood and Honey”? Mi è sfuggito qualcosa di fondamentale di ‘sto coso? Fatemi sapere come state e cosa ne pensate, io vi auguro un sempreverde HASTA LA PASTISSIMAAAAAAAAAAA
Ahhhhhhh fa caldo. Una zanzara mi ha punta sulla punta dell’indice. Scusate la ripetizione di parole ma questa cosa mi ha innervosita così tanto che sto sragionando, sto considerando l’idea di tagliarmi una falange. Ma zanzara infame figlia di malandrina, ma io dico, pungimi in un posto normale no? Già devi scassare o’razz, almeno fallo come le altre e punzecchiami un braccio, una gamba, cosa vai sulla punta dell’indice?
Oggi vorrei non lamentarmi di niente, quindi vi faccio vedere qualcuna delle foto che ho fatto al parco di Villa Pallavicino, un bellissimo parco faunistico che si trova a Stresa, così magari se non sapete cosa fare e siete nei dintorni vi ispiro a fare una gitarella che personalmente ho trovato molto carina.
Piccola nota di colore: Il Batterino ha passato più o meno bestemmiando pensando che non avrebbe mai trovato parcheggio da nessuna parte e che avrebbe dovuto mollarmi all’entrata del parco per poi andare a cercare parcheggio. Beh, regà, non è così OVVIAMENTE, proprio di fronte al parco c’è un parcheggio proprio per i visitatori, quindi Batterino porca di quella vacca rilassati che se no ti metto il valium nel caffè. Anzi, lo polverizzo e lo spargo sulle pelli della batteria così ogni volta che ci batte una bacchettata inala un po’ di calmante.
La cosa ovviamente più carina per me che ho la maturità di una capra è la zona fattoria, dove ci sono daini, caprette, lama, alpaca in totale libertà che puoi inseguire per braccarli in un angolo e coccolarli quanto vuoi. Cioè, io ho fatto così, altri si limitavano ad avvicinarsi cautamente e dare qualche carezzina alle capocce pelose e cornute.
Un’altra cosa bellissima di questo posto è che ospita solo animali che a causa di incidenti o di una vita passata in cattività non possono essere re-immessi in natura perché non sopravviverebbero. Quindi c’è una meravigliosa aquila che è stata trovata con una spalla da operare e ora è incapace di volare, una volpe a cui hanno dovuto amputare una zampa in seguito ad un incidente, una giovanissima volpe abbandonata dalla madre quando era piccolissima… Tutti loro non avrebbero speranze, da soli. Altri invece giungono da zoo, ovviamente anche loro impossibili di re-immettere in natura.
Davanti a tantissime gabbie poi troverete dei fiocchetti rosa o azzurri: sono nati dei piccoli! Noi abbiamo visto una piccola zebra, un gufo reale di dieci mesi, qualche capretta minuscola e sicuramente mi sto dimenticando qualcosa!
Il parco è di una bellezza incredibile, ci sono alberi giganteschi di specie molto particolari, i fiori sono di una bellezza disarmante e tutto è così curato e così bello che ci avrei passato le ore, lì a girovagare nel verde.
Insomma questa è stata la mia giornata fuori porta col Batterino. Avevamo entrambi bisogno di staccare un attimo da tutto anche solo per un pomeriggio, e ci ha aiutati a rimetterci un attimo in carreggiata. Io mi stavo lasciando prendere dalla rabbia, dallo sconforto e dal senso di colpa che provo perché il mio problema -il fatto che verrò operata al cervello- sembra fagocitare tutto, come se gli altri non avessero più problemi perché io ne ho uno importante. Questo mi turba molto. Il Batterino invece ha avuto degli impegni lavorativi belli tosti che lo hanno assorbito e stressato tantissimo, e ovviamente essendo entrambi sclerati l’atmosfera tra di noi non era la solita. Ora abbiamo parlato, ci siamo confrontati, io ovviamente ho pianto perché è la mia reazione naturale a qualunque cosa in questo periodo, e devo dire che ora siamo ancora più cretini ed uniti. Sicuramente mi attendono mesi un po’ complessi: il Batterino a Settembre inizierà un lavoro molto fico che lo impegnerà tantissimo, io avendo cominciato a lavorare avrò turni bizzarri quindi dovremmo fare un tetris di impegni per vederci, insomma vedremo come vivrò io questo tipo di situazioni.
Bon, per oggi ho finito. Voi come state? Siete riusciti a farvi almeno una gitarella da qualche parte? Siete già tornati a sgobbare? Narratemi tutto, che stasera sono un po’ giù di morale e voi siete bravissimi a tirarmi su. Vi voglio molto bene. Hasta la pasta!
Buongiorno miei adorabili spelacchiati, come state? Io sono cotta, frullata col mini pimmer, sto caldo mi sta smolecolando.
Ieri altro giro di visite da un altro neurochirurgo, la cui diagnosi è stata molto meno rosea di quello di Milano: Anselmo is back, o meglio è sempre lì, due centimetri di profondità nell’emisfero destro del mio piccolo cervellino, ed è da rimuovere. Nuovo giro di pianto sulla spalla del Batterino.
Ma parliamo di cose stupide, perché se no Anselmo si monta la testa se parlo sempre di lui. Possiamo tutti insieme sdoganare una cosa? Il sudore in punti beceri. Io dopo quattro secondi al sole ho la zona baffetti che gocciola, le sopracciglia se le strizzo esce almeno mezzo litro di sudore, il coppino che ormai è disciolto ma soprattutto IL SENO PER L’AMOR DI DIO QUALCUNO FACCIA QUALCOSA PER IL SUDORE TRA I SENI. Miseria ladra, possiamo nel 2022 essere vittime di questa tortura? Che poi a me vengono eritemi della Madonna, prudo ovunque, mi gratterei come l’orso Baloo contro i tronchi d’albero.
Però ho passato una notte in Monferrato con il Batterino del mio cuore, in un posto veramente super carino; si chiama Cascina Manu, è una villa con sole cinque stanze di cui una direttamente sulla piscina ed è quella capitata a noi: c a r i n i s s i m a. Tra l’altro è l’unica con l’aria condizionata, quindi super contenti.
Abbiamo mangiato, nuotato, salvato coccinelle dall’annegamento, abbiamo riso di me che mi mettevo in piscina in posizione squat tenendo le mani a pinza e mi muovevo solo lateralmente come un granchio, ho quasi decapitato il Batterino quando al mio urlo stridulo da “ommioddio mi è cascata una cimice addosso” ha risposto con “massi, non ti fa niente, lasciala lì”. Batterino, patti chiari amicizia lunga: se un insetto mi cade addosso tu ti precipiti ad acciuffarlo e lanciarlo delicatamente fuori dalla finestra, OKAY?
Infine oggi ho fatto un colloquio di lavoro, perché i pochi soldi che avevo da parte stanno finendo e io non posso vivere da parassita fino a novembre, quando avrò la nuova risonanza magnetica e si deciderà se aprirmi con l’apriscatole. Mi faranno sapere settimana prossima. Incrocio le dita dei piedi.
Queste sono le incredibili news del bollettino “una spelacchiata sempre più stressata”. Spero che la vostra estate proceda bene, priva di Anselmi vari ed eventuali. Io ammetto di essere demoralizzata al momento, ma noi spelacchiati mica ci lasciamo abbattere così. Suvvia lascio la parola a voi e la smetto di cianciare!
Ma buonasera miei cari spelacchiatiiiii come state? Io sono ancora viva e vegeta, so che speravate che Anselmo mi avesse stroncata e invece sono ancora qua a rompere le uova nei panieri. Madonna quanto mi piace tirar fuori modi di dire assolutamente a caso. Cioè da dove è nato? CHI MAI E’ ANDATO A ROMPERE DELLE UOVA NEI PANIERI DI ALTRE PERSONE?
Ma poi… lo dice il nome, “paniere”, quindi ci dovresti mettere il pane, no? Cosa ci metti le uova? Quelle vanno messe nell’uoviere, eccheccazzo. Sono le basi.
Come vedete la mia stupidità è rimasta invariata, forse è anche peggiorata. Oggi però ho avuto una bella notizia finalmente, ma non cantiamo vittoria troppo presto; vi narro.
Ore undici: partenza da casa direzione stazione ferroviaria, gradi percepiti settecentoventicinque. Pensavo che il mio cappello di paglia si sarebbe sciolto sulla mia capoccia come ha fatto Khal Drogo con la sua cintura per poi versarla addosso a Varys. Destinazione Milano, perché sono andata a fare una visita con un neurochirurgo della Madonna all’Istituto Besta, che per chi non lo sapesse è un’eccellenza italiana e si trova al sesto posto in Europa come miglior ospedale che tratta di neurologia e neurochirurgia.
Sono arrivata a destinazione che ero praticamente Blob, una massa informe, squagliata, mi sudavano anche le sopracciglia oltre che i miei proverbiali baffetti. Pochi giorni fa ho fatto una nuova risonanza magnetica che ci ha informati del fatto che l’ematoma nella mia capoccia è ancora lì, anche se si è ridotto della metà! Quindi stando al capoccia con cui ho parlato oggi, che oltre ad essere un figo incredibile mi ha ispirato una professionalità incredibile (nonostante mi abbia trattata con sufficienza e aveva chiaramente le balle girate), secondo lui al momento le opzioni sono due:
1) Anselmo ad aprile si è suicidato, ovvero è letteralmente esploso dando vita alla mia emorragia cerebrale, ma di fatto eliminandosi da solo. Sarebbe la cosa migliore, non voglio aggrapparmi troppo a questa possibilità.
2) Anselmo è più piccolo del previsto ed è nascosto nella zona ancora coperta dall’ematoma, e ci vorranno ancora mesi perché il sangue si riassorba.
Quindi è tutto ancora in forse, sono ipotesi che finché non sarà sparito l’ematoma non possono essere confermate né ribaltate, nemmeno da Alessandro Borghese. Però sono un po’ meno spaventata. Ovviamente ci sono ancora tante limitazioni per me: niente sole, niente caldo, non devo arrabbiarmi nè stressarmi, non posso guidare perché c’è il rischio che le luci delle altre auto mi scateni crisi epilettiche, ovviamente non posso andare al concerto di Harry Styles per il quale ho i biglietti da tre cazzo di anni, devo limitare gli sforzi fisici, niente alcol… Insomma, un’esistenza bislacca. Ha detto che potrei tornare a lavorare se trovassi delle condizioni adatte alla mia situazione, ma la vedo un po’ dura quindi dovrò continuare a fare il parassita ancora per un po’.
Detto ciò ragazzi oggi vi faccio una carrellatina dei libri che i miei meravigliosi amici mi hanno regalato per superare questo periodo allucinante in cui non potevo fare nulla, chissà che magari qualcosa vi stuzzichi
Nick Horby “Alta fedeltà”: In una Londra irrequieta e vibrante, le avventure, gli amori, la passione per la musica, i sogni e le disillusioni di una generazione di trentenni ancora pieni di voglia di vivere. Romanzo che ha inaugurato il nuovo filone della letteratura “confessionale” maschile.
L’ho cominciato due giorni fa a un concerto del Batterino e mi sta già piacendo TANTISSIMO. Parla di amore, di prime esperienze sessuali, di crescita e lo fa in maniera super sciolta e divertente. APPROVATO
Paolo Cognetti “Le otto montagne”:La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura. Lo sa bene Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.
Questo non l’ho ancora iniziato ma sono molto curiosa, so che recentemente è uscito il film tratto da questo romanzo ma io sono team “prima il librooooo” (immaginate me con la barba e una felpa col nome di una città italiana mentre urlo il mio slogan. Ogni riferimento a capi di partito piuttosto imbarazzanti è assolutamente non casuale)
Direi che per stasera posso smetterla di blaterare e lasciare la parola a voi! Come state? Quanti gradi ci sono nelle vostre città? Facciamo partire una sfida, quello che vive nella città più calda vincerà… Non so cosa. La mia simpatia e tutta la mia compassione, direi. Come state passando questa estate? Avete vacanze incredibili in programma? Narratemi tuttoooo ora vado a rispondere a tutti i commenti arretrati che sono proprio una capra indegna. Vi voglio molto bene, Hasta la pasta!
Ma buonasera miei cari spelacchiati, come state? Como estas los spelacchiatos de mismo cuorazon? Che spagnolo eh? Anzi, que spagnolos, neh?
Mmh non so come prendere questa cosa, ma la mia mail è intasata di spam di gente che vuole vendermi un modo a quanto pare incredibile e magico per allungare il mio pene. Ma un modo per ingrandire il cervello non me lo possono proporre? Perché quello sì che è di dimensioni microscopiche, mica come il mio pipo che è già enorme.
Comunque per non farsi mancare niente qui il mio pc è stato in assistenza per una settimana e io pensavo di schiattare, mi mancava come non mi è mai mancato nemmeno il mio ex che era partito per il Sudamerica. Pensavo non ce l’avrei fatta senza di lui -parlo del pc eh-, ho dovuto farmi forza contando solo su di me e non sui video trash di scimmie che rimangono sorprese quando i visitatori fanno loro dei trucchi di magia.
Intanto sta succedendo una cosa bislacca: ogni volta che parlo con qualcuno, specialmente persone che non conosco, parte la sfida a chi ha avuto il male più grande. Io: “Eh sì ho un cavernoma e ho avuto un’emorragia cerebrale…” Loro: “Ah guarda ti capisco, a me è esploso un bulbo oculare e l’ho prima ricomposto come un puzzle, e poi me lo sono incollato con lo scotch al suo posto” “Oh pensa che a me una volta è collassato un polmone, un rene mi è salito in gola e mi si sono scambiate le dita dei piedi con quelle delle mani!” “Guarda non me ne parlare che io ho vissuto tre anni senza i talloni” “Non dirlo a me, mi è capitato di avere un pesce rosso nella faringe”
OOOOOOHHHH MA SIETE CRETINI? MA LA SMETTETE DI FARMI VENIRE ANSIE MAI AVUTE PRIMA? TALLONI SPARITI, ORGANI SPOSTATI, COSE ESPLOSE… MA VI PARE!? E SOPRATTUTTO, LASCIATEMI LAMENTARE E COMPATITEMI CAZZO, E’ TUTTO CIO’ CHE VOGLIO IN QUESTO MOMENTO.
Scusate, mi placo. Però, davvero, ho sentito i racconti più raccapriccianti della mia vita, cose che non credevo nemmeno possibili, parti staccate, nervi esposti, ma che schifo è il corpo umano in certi casi? Per la miseria. Cose inenarrabili, giuro. Ormai la gente non mi si presenta più con i soliti convenevoli “ciao piacere, come va?” ma mi stringono la mano dicendo “ io una volta sono stato impalato da una trave”.
Insomma, tutto molto bello.
Luglio si avvicina e io a metà mese saprò che cosa diamine è Anselmo, quanto è in profondità nel mio cervello, quanto è grande e in che cavolo di zona si trova. Dopodiché avrò un colloquio con un neurochirurgo, che se avesse le sembianze di Derek Shepherd di Grey’s Anatomy non mi dispiacerebbe. Diciamo che le opzioni che mi si prospettano, con ogni probabilità, sono due: craniotomia per rimuovere Anselmo dal mio cervello, oppure tenermi Anselmo e controllarlo ogni tot mesi. Sono in ansia? Sì. Ho paura? Sì. Cerco ogni notte su internet cose orribili sulle craniotomie e operazioni al cervello? Ovvio. Dovrei tagliarmi le mani e lanciarle fuori dalla finestra? Assolutamente sì.
In tutto ciò intorno a me c’è il caos:
il matrimonio dei miei genitori è in crisi (e non posso non sentirmi responsabile, perchè la situazione di salute in cui riverso ha avuto un impatto su tutti), coppie che sono scoppiate all’improvviso, tradimenti che sembra di essere in una puntata di Beautiful… ‘Na roba bizzarra. Okay che l’estate fa sempre strage di cuori, ma qua stiamo esagerando.
Niente, anche questo post è un po’ sconclusionato ed inutile, giuro che prossimamente scriverò cose più interessanti. Intanto affido il compito a voi: narratemi quello che vi pare nei commenti, che così mi distraggo da tutto lo sfacelo e dalla sorte che incombe su di me. Vi voglio bene HASTA LA PASTAAAA
Ragazzuoli miei in questi giorni di demenza e degenza me ne sono uscita con un’idea forse un po’ bislacca. Sarà che stare col Batterino mi fa pensare alla musica ancora più di quanto io faccia di mio, che comunque è parecchio, ma mi piacerebbe inaugurare una rubrichina in cui traduco personalmente testi di canzoni che mi piacciono particolarmente e dare una piccola spiegazione della canzone, specificando se sono solo mie illazioni o se ho trovato notizie convalidate sul signor internet.
Ho deciso di partire col botto, con una canzone che conosciamo tutti o che almeno secondo me tutti dovrebbero conoscere: Strangers Like Me, di quel genio malato di Phil Collins, (concerto del 2019 MERAVIGLIOSO, ‘NA ROBA PAZZESCA PURE SE LUI E’ TUTTO ACCIACCATO COME MIO NONNO DI NOVANTADUE ANNI) che ha composto la colonna sonora del cartone animato DisneyTarzan, uno dei miei preferiti in assoluto. Questa canzone mi da una sensazione di libertà, di novità che non so nemmeno spiegare. Qui trovate la versione in italiano, alla fine vi lascerò quella in inglese.
Per chi non lo avesse mai visto (MA RAGAZZI DI COSA STIAMO PARLANDO ANDATE TUTTI A GUARDARE TARZAN PORCA MISERIA E’ UN CARTONE MERAVIGLIOSO CON LA COLONNA SONORA PIU’ BELLA DI TUTTE URLOOOOOOOO) il cartone narra di un cucciolo d’uomo che viene allevato da un branco di gorilla. Per come mi comporto io sembro un cucciolo d’uomo che è stato cresciuto da quelle scimmie che si lanciano la cacca, eppure non è così, giuro.
Tarzan, dopo aver vissuto come un gorilla per tutta la vita, a un certo punto verrà in contatto con tre esseri umani: il cacciatore Clayton -una puzzetta umana, la cattiveria fatta ad essere muscoloso, insomma un infame-, il Professor Porter partito per una spedizione su questa isola misteriosa, e sua figlia Jane, colei che farà il primo incontro con Tarzanone e dopo aver visto i suoi pettorali e i suoi deltoidi tutti da leccare perderà la testa. Insomma, i due si incontrano e quando si salutano parte questa meraviglia di canzone, la cui traduzione si discosta un po’ dal testo originale:
Qualunque cosa tu faccia la farò anche io Fammi vedere di tutto e spiegami qualunque cosa Perchè tutto questo vuol dire qualcosa per me ma allo stesso tempo non vuol dire niente
Capisco che c’è così tanto da imparare è tutto così vicino e lontano allo stesso tempo! Io mi vedo come mi vedono gli altri Ma ora so che c’è qualcosa di più grande la fuori!
Ora voglio sapere, puoi mostrarmi il resto? Voglio sapere tutto di questi sconosciuti uguali a me! Dimmi di più, ti prego, mostrami di più! C’è qualcosa di familiare in questi sconosciuti così simili a me…
Ogni gesto, ogni sua mossa mi fa sentire in un modo in cui non mi sono mai sentito perché dentro di me c’è questo bisogno di stare con lei?
Ooh, queste emozioni non le ho mai provate sono di un un altro mondo, molto lontano da qui Adesso oltre agli alberi, sopra le nuvole mi si apre un orizzonte tutto nuovo!
Ora voglio sapere, puoi mostrarmi il resto? Voglio sapere tutto di questi sconosciuti uguali a me! Dimmi di più, ti prego, mostrami di più! C’è qualcosa di familiare in questi sconosciuti così simili a me…
Vieni con me ora, vieni a vedere il mio mondo dove c’è una bellezza che non puoi immaginare riesci a provare quello che sto provando io, adesso, con te? prendimi per mano c’è un mondo intero che ho bisogno di conoscere
Voglio sapere, puoi mostrarmi il resto? Voglio sapere tutto di questi sconosciuti uguali a me! Dimmi di più, ti prego, mostrami di più! C’è qualcosa di familiare in questi sconosciuti così simili a me… Voglio sapere
Questa è la mia personalissima traduzione, che forse fa pure un po’ pena, però mi sembrava rendesse giustizia a quelli che possono essere i sentimenti di una persona che dopo una vita si rende conto che tutto quello che credeva fosse la normalità è una bugia, e ha il fuoco dentro per scoprire di più su tutto quanto.
Se questo bizzarro e forse inutile format vi piaciucchia vi prego di farmelo sapere, a me diverte molto e unisce la mia passione per le lingue (in cui dovrei prima o poi laurearmi) a quella per la musica, quindi ci sguazzo. Magari riesco a farvi conoscere qualche canzone carina, chissà! Ovviamente accetto suggerimenti e richieste, se avete canzoni di cui volete sapere il significato! Insomma, ditemi cosa ne pensate io ora vado a prendermi i miei sedativi, ci sentiamo presto… HASTA LA PASTAAAAAAA!
Buongiorno miei amati Spelacchiati, come state? Io sto. Tutto a posto e niente in ordine, oserei dire. Sono finalmente tornata a casa dall’ospedale e ora mi attendono due settimane di convalescenza, il 9 avrò una risonanza magnetica che farà capire se tutto lo schifo che si è riversato nel mio cervelletto è stato riassorbito e in tal caso si capirà anche qual è stata la fonte della mia emorragia cerebrale. Ammetto che il mio umore è abbastanza ballerino, tipo il Roberto Bolle degli umori.
Credo sia giusto fare come ho sempre fatto, ovvero narrarvi le cose nella maniera più onesta e cretina possibile. Partiamo quindi dal 13 aprile, giorno in cui mi reco a lavoro come ogni mattina per fare la receptionist all’università, ma passano un paio d’ore e io comincio a stare male; vampate di calore, sudo, ho freddo, ho mal di testa e soprattutto mi viene da vomitare. Ovviamente fioccano le domande “ma non è che sei incinta?!” “Sara ma… hai usato le protezioni?” “Ma sei sicura sicura di non essere incinta?!” Al che io volevo prendere la cattedra e lanciarla addosso a tutti perché come diamine si permettono a pormi una domanda del genere? INCINTA? IO?! Io che faccio un’attenzione maniacale alla pillola perché l’idea di avere un marmocchio mi manda ai pazzi? E infatti incinta un cazzo, stavo così male che hanno chiamato il mio Batterino che come un supereroe è arrivato a velocità record da me (che intanto per andare a stendermi mi ero quasi stesa da sola sbandando e prendendo una facciata contro una porta, credo ci sia la mia impronta facciale stampata ormai) e che appena mi ha vista ha detto “col cazzo che la porto a casa, noi ora chiamiamo l’ambulanza perchè questa non è Sara.”
Giungo in pronto soccorso dove mi piazzano a caso su una barella e mi danno quelle disgustose traversine dicendo “va che se devi vomitare fallo lì, neh”. Ma io, stoica come un gibbone, mi trascinavo in bagno ogni dieci minuti a svuotarmi lo stomaco.
Tempo di permanenza al pronto soccorso: dieci ore. Poi finalmente mi taccano ovvero mi fanno una tac, si rendono conto che parbleau questa c’ha n’emorragggggia cerebrale e mi ricoverano e da lì per me c’è il vuoto cosmico nel cervelletto. So di aver avuto dei deliri paranoidi per tutta la prima giornata. Mi sono rifiutata di farmi fare un esame, un angiografia, perché pensavo che i medici volessero asportarmi gli organi e venderli.
Ho parlato con il Batterino e mia mamma nell’orario delle visite ed ero così convinta di star letteralmente morendo che non riuscivo neanche a piangere, gli dicevo solo di essere forti, che mi dispiaceva, che dovevano andare avanti con la loro vita. Durante la notte mi sono strappata via la flebo come nei film horror camminando nel corridoio spargendo sangue ovunque perché ero convinta che qualcuno stesse chiamando aiuto.
Sentivo tutte le voci a velocità quintuplicata, i suoi per me erano così forti che anche i “bip” dei macchinari mi spaccavano la testa, le luci erano qualcosa di mortale per i miei occhi.
Insomma regà, non me la sono passata benissimo, l’unica cosa bella della degenza ospedaliera erano i dottorini belli e i budini alla vaniglia.
Insomma, ora mi toccano giorni di noia alternati a momenti in cui i miei amici -persone meravigliose, non pensavo di averne così tanti e così straordinari- vengono a trovarmi per cercare di distrarmi un po’.
Beh, questa è la storia della mia emorragia per ora. Sicuramente farò altri post, ma con calma. Voi come state? Ho diverse idee per il blog visto il periodo di nullafacenza che mi tocca, spero che voi abbiate la voglia di stare con me in questo viaggio. Narratemi tutto quello che vi va, come sempre vi leggo e vi adoro, e se vi va di offrirmi un caffè virtuale vi lascio il link: https://ko-fi.com/pensierispelacchiati60745