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Cinemando: Split

Dopo averlo atteso per mesi finalmente ieri sera sono andata al cinema a fare una full immersion di James McCavoy, che anche nei panni di un pazzoide semi-pelato con ventitrè personalità diverse ha un certo fascino, ammettiamolo.

Di cosa sto parlando? Di Split, ovviamente, il nuovo film di M.Night Shyamalan (il pazzerello che de “Il sesto senso”, “Signs”…) che racconta appunto di un uomo, Kevin, affetto da sindrome dissociativa della personalità: dentro di lui coesistono ventitrè (per ora) personalità diverse totalmente dissociate e che prendono “la luce” appena possono. A un certo punto rapirà tre ragazze. Perché? Perché la ventiquattresima personalità, La Bestia, ne ha bisogno.

Trama:
Casey è una ragazza introversa e problematica, tenuta in disparte dalle compagne di scuola più popolari. Insieme a due di loro, Claire e Marcia, viene rapita da un maniaco, che chiude le ragazze in uno scantinato. In attesa di scoprire che ne sarà di loro, verranno a conoscenza delle diverse personalità che coabitano nella mente del loro rapitore: un bambino, una donna e altre ancora, assai più pericolose.

Partiamo dai punti di forza di questo film: i due protagonisti.
James McAvoy è qualcosa di mostruoso in questo film, in tutti i sensi. In una sola scena con la telecamera fissa su di lui è in grado di farti vedere tre personaggi completamente diversi.
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E’ in grado di tirare fuori una complessità interiore da ogni personaggio, in particolare ho apprezzato tantissimo la personalità di Hedwig, il ragazzino di nove anni spaventato, con i calzini rossi e un difetto di pronuncia. Molti in sala hanno riso durante le sue scene, io ero tra l’intenerito, lo spaventato e l’agghiacciato.

Risultati immagini per split gif james mcavoyAnya Taylor-Joy, co-protagonista di McAvoy, è altrettanto brava. Il fatto che abbia due anni meno di me mi uccide dentro, ma va beh. Due occhioni profondissimi, che più che parlare urlano, un viso un po’ atipico e la capacità di comunicare con tanti, lunghi silenzi. Dal trailer mi era sembrata una triglia, non avevo capito NIENTE. 

Immagine correlataE ora passiamo al resto che, purtroppo, mi ha delusa assai. Premetto che forse un po’ è colpa mia: avevo aspettative assai alte e non mi ero informata per nulla sulla trama vera e propria per non spoilerarmi, quindi mi aspettavo un thriller psicologico. E invece no, è un thriller horror che di psicologico ha molto poco. Comunque secondo me fallisce sia come thriller -manca l’elettricità e l’angoscia necessari- che come horror -fa veramente poca paura-. 
E’ interessante, sicuramente una volta iniziato si vuole vedere come diamine finisce, però dalla seconda parte in poi è tutto un po’ MEH: poco credibile, poco pauroso, molto caotico e ogni tanto scade nel banale.

Per esempio il motivo per cui le ragazze sono state rapite è banalissimo, mi ero aspettata qualcosa di molto più originale sinceramente…

Parte con gli spoiler: fuggite, sciocchi!

Per voi che avete visto il finale… Sono l’unica ad aver pensato “ma vaffanculoooooo!” quando mr Split lascia stare Casey perché è tutta piena di cicatrici? No perché io conosco gente che ha sofferto tantissimo nella vita che le cicatrici le hanno sul cuore e nell’anima, ma fuori nulla. Cosa miiiiiinchia vuoi giudicare? Metti che quelle due poveracce che sono muerte in modo assai orribile abbiano vissuto cose ancora peggiori ma le abbiano superate?
Bah. Mi ha irritata parecchio. 

Altro momento coglionazzo: quello della psicologa. Lo so che ci deve per forza essere un personaggio coglionazzo in questo tipo di film però EDDAI!!!! Hai capito che qualcosa non va, hai capito che una personalità inquietante e potenzialmente letale ha preso il sopravvento, hai capito che probabilmente ha fatto cose orribili, sei l’unica che sa tutto questo, il tizio si fida di te… MA CAZZO, ESCI E CHIAMA LA POLIZIA! PIRLA!
E invece no, fa l’eroina. Signora, alla sua età è un po’ tardi, mi permetta. E infatti fa una fine orribile, ma meritata. 

Concludo con una considerazione personale sul pubblico che ho beccato in sala: se in un film del genere (ma anche non in un film del genere eh, anche in generale) un uomo vestito da donna vi fa scompisciare dalle risate e pensate sia addirittura una cosa ridicola… Prendetevi a schiaffi da soli perché siete veramente di un livello infimo. Grazie. Risultati immagini per split gif james mcavoy

Chi altro ha visto questo film? Vi è piaciuto? Sì, no, MEH anche voi? 😀 Fatemi sapere che sono curiosissima 🙂
Avete capito il riferimento del finale? Mr Shyamalan riesce sempre a infilarci un plot twist in un modo o nell’altro! 

 

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Cinemando: Somnia.

Cinemando: Somnia

Quoque tu, Flanagan mio?

Finalmente dopo mille peripezie sono riuscita a vedere Somnia (Before I wake), il film di Mike Flanagan che aspettavo con ansia, uscito poche settimane fa nei cinema italiani.

Trama:

Jessie e Mark adottano il piccolo Cody, dopo la morte del loro figlio Sean. Appena arrivato nella nuova casa, Cody manifesta il terrore di addormentarsi. Inizialmente Jessie e Mark sottovalutano la cosa, ma presto scoprono che mentre Cody dorme i suoi sogni si materializzano nella realtà. Ma i suoi incubi si rivelano terrorizzanti e mortali.

Cody è un bambino che dopo la porte della madre passa di casa adottante in casa adottante, e ogni volta succede qualcosa di brutto alla famiglia che lo ha accolto.
Lui dice che sia colpa dell’UomoCancro.
La coppia che l’ho ha adottato invece è stata spezzata anni prima quando il loro bambino, Sean, è morto affogato nella vasca da bagno per un incidente.
Jesse e Mark presto scopriranno che i sogni del piccolo Cody si trasformano in realtà: se sogna farfalle, farfalle riempiranno il loro salotto, se sogna Sean, il ragazzino apparirà nella stanza. Ma non ci sono solo sogni belli: e se sogna l’UomoCancro?

Jessie, nonostante sia passato del tempo dall’incidente del figlio, non riesce a darsi pace: non dorme, non pensa ad altro che a Sean e si crogiola nel dolore e nel rimpianto. Quando capisce di avere l’opportunità di avere Sean ogni notte le sembra quasi una benedizione, quindi comincia a mettere foto della famiglia prima di Cody e gli fa vedere video di famiglia inducendo quindi il bambino a sognarlo.
Mark non approva, lo definisce un “abuso”, ma ‘sta stronza lei non sembra convincersene appieno e quando Cody non dorme per due notti di seguito arriva a dargli un sonnifero.
E stavolta l’UomoCancro arriva.

Mike Flanagan questa volta mi ha delusa.
Io per prima ho un rapporto molto controverso con il sonno, sono attualmente in cura per risolvere dei problemi che mi sta causando la mancanza di sonno quindi ci tenevo che questo film mi piacesse. Ahimè non è così. 

La protagonista è una persona orribile: condiziona il bambino durante il giorno per sfruttare il suo potere e gli da pure dei sonniferi, e poi passa per una “brava mamma”. 

Il bambino, interpretato dal meraviglioso Jacob Tremblay (che avevo già adorato in “Room”), è bravissimo ma causa doppiaggio italiano non sono riuscita ad apprezzarlo appieno: sono sicura che in lingua originale avrebbe fatto tutt’altro effetto.

Quello che non funziona in questo film sono fondamentalmente due cose:
il fatto che venga spacciato per un horror quando un horror non è, creando quindi false aspettative che verranno deluse al 100%. Non è un horror, non fa mai paura, non mette mai ansia. Non basta una sottospecie di mostro per entrare nel genere, e Flanagan dovrebbe saperlo!

L’altra cosa che non funziona e che rende il film sconclusionato è la gestione del tempo: si cerca di far succedere troppe cose in troppo poco tempo e in questo modo la parte di introspezione, che in un film di questo tipo è fondamentale, viene ridotta decisamente troppo per dare spazio a scene quasi inutili troppo lunghe. 

Sempre colpa del Tempo!!

La parte finale poteva essere molto bella se si fosse riusciti a ricreare l’atmosfera giusta per tutto il film, un vero peccato che un’idea tanto originale sia stata sprecata in questo modo.

In Somnia ho visto un tentativo fallimentare di riprendere il genere di Babadook, in cui il vero mostro è il lutto e la non-accettazione dello stesso. Solo che Babadook era diretto da una donna, e credo che la più grande differenza sia proprio questa. Il rapporto di una madre con il proprio figlio è qualcosa di così potente ed unico che solo una donna e una mamma può cercare di raccontare senza scadere nel banale, nel già visto, nel patetico.

Babadook ci è riuscito, Somnia no. 

A questo punto aspetterò di vedere The Conjuring 2, probabilmente non al cinema perché almeno quello voglio vederlo in lingua originale. E al cinema mi cacherei sotto.

Voi avete visto Somnia? Vi è piaciuto? Fatemi sapere!

Ai prossimi pensieri spelacchiati!

 

 

 

 

 

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Alice attraverso lo specchio

Ogni scusa è buona per scrivere un post e, al momento, mi sto nascondendo dall’umanità che vuole augurarmi un buon compleanno. Quanto odio il mio compleanno, qualcuno elimini il quattro giugno dalla vita.

Comuuunque ieri sera sono andata ar cinema, detto alla romana perché sto ascoltando i Cool and the Game su youtube e mi sento un po’ romana anche io ora, e dopo un’accurata scelta fatta pescando i bigliettini perché non ci mettevamo d’accordo abbiamo optato per “Alice attraverso lo specchio”, giusto per guardare Johnny Depp imbruttito abbbestia.
Se ve lo stiate chiedendo sì, ho perso tutta la stima che provavo per lui visto gli ultimi avvenimenti.

Ma qui non si parla di persone che si credono Alì nella vita familiare, qui si parla di persone che entrano negli specchi e finiscono in paesi delle meraviglie. E non si tratta di Crozza.

Trama:

Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska) ha trascorso gli ultimi anni seguendo le impronte paterne e navigando per il mare aperto. Al suo rientro a Londra, si ritrova ad attraversare uno specchio magico che la riporta nel Sottomondo dove incontra nuovamente i suoi amici il Bianconiglio, il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto (Johnny Depp) che sembra non essere più in sé. Il Cappellaio ha perso la sua Moltezza, così Mirana (Anne Hathaway) manda Alice alla ricerca della Chronosphere, un oggetto metallico dalla forma sferica custodito nella stanza del Grand Clock che regola il trascorrere del tempo. Tornando indietro nel tempo, incontra amici – e nemici – in diversi momenti della loro vita e inizia una pericolosa corsa per salvare il Cappellaio prima dello scadere del tempo.

 

Okay, la nostra Alice è una tipa tosta, lo abbiamo capito dal primo film. Qua fa la Jack Sparrow della situazione, la capitana super esperta che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.

Poi il Brucaliffo la fa tornare a Wonderland e lei scopre che il povero Cappellaio sta a morì, e comincia tutta l’avventura temporale.

Il problema è che questo film è un’accozzaglia di cose banali, trite e ritrite condite da effetti speciali esagerati. Sarà che a me la computer grafica usata in maniera così massiccia e presente per tutto il film disturba un po’ ma insomma… sarà fatta benissimo ma basta.

Alice, poi, è fastidiosa all’inverosimile. Lei va. Lei fa cose. Se ne sbatte le natiche dei danni incredibili che potrebbe fare, poi si giocano la solita carta del “è andata così perché lei aveva cercato di impedirlo” e a me giracchiano le balle perché di film e telefilm con viaggi nel tempo ne hanno fatti a bizzeffe, nel 2016 possiamo fare uno step successivo? Possiamo smetterla con le solite idee?

MAH.

Altro personaggio a me insopportabile è la Regina Bianca interpretata da Anne Hatahway, che di solito non mi dispiace come attrice ma qui veramente non la si regge. Con i suoi svolazzamenti inutili, gesti innaturalissimi, espressioni da pesce lesso, rossetto che cambia colore dopo ogni cambio scena (ma che cavolo), dialoghi che non stanno nè in cielo nè in terra… Bocciatissima.

Il Cappellaio. Nota dolentissima.
Ora farò la melodrammatica, preparatevi: mi hanno rovinato il personaggio.

Partiamo da lontano. Il Cappellaio Matto è uno di quei personaggi che tutti amano e che tutti stimano fin da piccoli, quando viene raccontata la storia del Paese delle Meraviglie per la prima volta. Il Cappellaio è completamente fuori di testa, divertente, buffo, ironico, pazzissimo e saggio allo stesso tempo, un personaggio tanto complesso da sembrare folle. Bellissimo.

E se mi si fosse chiesto di immaginare il passato del Cappellaio, non ci sarei riuscita. E non avrei voluto farlo: sono dell’idea che un personaggio del genere non possa essere spiegato. Non deve avere un passato, va bene così: il mistero fa parte del fascino.

E invece no. Diamogli una storia, una storia banale, che sa di già visto. La famiglia che non accetta la sua stravaganza, il padre deluso, lui che se ne va per la sua strada. Vi ricorda qualcosa? Magari La Fabbrica di Cioccolato?

BORING.

Se neanche per un personaggio del genere si riesce a inventare qualcosa di diverso dal solito allora siamo veramente alla frutta.

Stessa cosa per le due sorelle, la Regina Bianca e la Regina Rossa. Una storia di una banalità disarmante, non è veramente possibile continuare a vedere i soliti espedienti usati dappertutto. 

Insomma, non ci siamo su tutta la linea. L’unica luce in questo film è Tempo, che Sacha Baron Cohen ha interpretato benissimo, ed era pure molto figo. Orribili le battute “chi ha tempo non aspetti tempo” e tutte le altre.

Chi di voi l’ha visto? Sto esagerando? Alle mie amiche è piaciuto quindi potete unirvi ai loro insulti nei miei confronti.  La prossima volta costringerò a guardare Somnia, sappiatelo.

Ai prossimi pensieri spelacchiati!

 

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Cinemando: Bambini super creepy #Goodnight, Mommy.

Miiinghia.

Con la “g” da mafioso, che rende meglio.

E’ un horror? E’ un thriller psicologico? No, è Superman!
Chissà, aii posteri l’ardua sentenza! Io di certo di non entro nel vivo della questione -ho letto discussioni chilometriche riguardanti il genere di questo film- ma alla fine chissenefrega, no? E’ un film godibile, molto ben fatto e particolare, a metà tra vari generi, andate tutti in pace santo cielo.

Goodnight Mommy, film austriaco del 2014 diretto da Severine Fiala e Veronika Franz,
presentato al Festival di Venezia.

Due giovani gemelli confinati in un’isolata casa di campagna aspettano il ritorno della madre dopo un’operazione di chirurgia plastica. Una volta tornata, con tutto il viso ricoperto di bende, nulla è più come prima. I bambini cominciano a dubitare dell’identità della madre, che vedono diventare sempre più minacciosa. Uno sguardo destabilizzante e onirico su una famiglia divisa, destinata a un fine tragica.

Lukas ed Elias, gemelli omozigoti con un rapporto quasi simbiotico.
La madre, una donna di ritorno da un intervento di chirurgia plastica al viso.
Del padre non si sa nulla se non che ha deciso di divorziare, la casa è ovviamente enorme ed immersa nel nulla.
Scarafaggi in una teca.

La donna è una madre snaturata: fredda, autoritaria, che privilegia chiaramente Elias a discapito di Lukas per il quale non prepara neanche la cena e al quale non rivolge nemmeno la parola; Elias prova a chiederle perché si comporta così con suo fratello e lei risponde con un criptico”lo sai perché”.

Cos’avrà fatto questo povero ragazzino per meritarsi questo regime di silenzio stampa? 
E la madre perché ha ricorso alla chirurgia estetica su tutta la faccia, così che il volto sia completamente avvolto da bende?

Questa mamma strana, mummificata, non sembra nè si comporta più come la donna che era stata un tempo e i due bambini cominciano a mettere in dubbio la sua identità, arrivando a legarla al letto e torturarla per farle confessare cosa sia successo alla loro vera madre.

Ansia, gente, ansia. L’idea di ragazzini che schizzano e uccidono i genitori mi tormenta, il mio terrore dell’avere figli mi sa che mi ha influenzata durante la visione. Ho già detto “ansia”?

Coooomunque (letto ovviamente alla Franklin di “tutto in famiglia”) il film è lento, lento di quel lentume che piace a me e che annoia molti, quindi vedete voi. Per un sacco di tempo non succede molto, si arriva a piccoli passi al disastro dei venti minuti finali in cui succede un po’ di tutto, da colla super attack usata in maniera sinistra a grandi rivelazioni che ribaltano la storia. Perchè la madre è una stronza di prim’ordine… O forse ha ragione a comportarsi così?

Non è il film migliore che abbia mai visto ma ho passato 98 minuti piuttosto presa dal film e inquietata dai due marmocchietti pazzerelli, nel panorama simil-horror degli ultimi tempi (non che io ne abbia visti miliardi comunque, eh) è uno dei più godibili che mi sia capitato sotto gli occhi (e gli occhiali).

Ora spoilererò senza pietà alcuna il grande twist finale quindi andate avanti a vostro rischio e pericolo.

Diciamo che la grande rivelazione shock non è poi così grande e facilmente intuibile: Lukas non c’è più, morto in un incidente causato probabilmente da Elias e che ha sfigurato la madre.
Insomma questo stratagemma del “c’è ma non esiste” è già stato usato e riusato, lo trovi da Libraccio al 60% di sconto. Diciamo pure che ci si arriva abbastanza in fretta durante il film (e se l’ho capito io vuol dire che è proprio palese, trust me)

Però, c’è un però, stavolta lo trovo più giustificato di altre volte: il legame tra fratelli omozigoti si sa che è qualcosa di fortissimo e indissolubile quindi l’idea che lo shock della morte di Lukas abbia devastato la mente di Elias mi ha convinta nonostante l’idea non fosse la più originale del mondo.

Bello, lo farò sicuramente vedere alle mie amiche più patite di questo

Ah, in Italia da quanto ho capito non è stato distribuito quindi dovete cercarlo nel web e guardarvelo subbato. Ne vale la pena!

Saluti spelacchiati.

 

 

 

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Cinemando: Oculus

Per la peppa e la peppina, comincio a latitare pure qua… sono Miss Incostanza 2016.



In questo periodo ho voglia di horror in qualunque formato: film, libri, pizza quindi sono partita con il classicissimo The Ring (muy fico) ho fatto una scelta sbagliatissima guardando Drag Me To Hell (che, perdonate il francesismo, è una puttanata colossale) ed infine sono approdata su Oculus, film del 2013 che per quanto ne so era passato un po’ in sordina.

Film Oculus: il riflesso del male

Anno 2013

Durata 104 min.

Regia: Mike Flanagan

Trama:
Il ventunenne Tim viene dimesso dall’ospedale psichiatrico in cui era stato internato 11 anni prima, dopo essere stato considerato responsabile dell’omicidio del padre, improvvisamente impazzito. Viene a prenderlo la sorella Kaylie, che, al contrario del fratello, ha passato tutto il tempo ad informarsi sugli eventi soprannaturali attorno al misterioso e antico specchio che il loro padre aveva comprato quando si erano stabiliti nella nuova casa.

Oculus è uno di quei film horror non horror, in cui non succede quasi nulla di veramente spaventoso ma per tutto il film c’è questo sottofondo angosciante e il tempo passa in fretta con la crescente sensazione che quello specchio bastardissimo l’avrà vinta.

Kaylie vuole far capire a tutti i costi a suo fratello che i suoi genitori non eran impazziti, che loro padre non era un pazzo furioso e che la loro famiglia non è stata distrutta da lui ma da quel malefico specchio in grado di influenzare azioni, decisioni e visioni di chi gli sta intorno e già solo la veemenza con la quale lei cerca di fargli capire come siano andati effettivamente le cose ricordando gli avvenimenti del passato dà intensità.

Karen Gillan, che io adoro dopo averla vista in Doctor Who, è brava come mi aspettavo e bella come sempre, ma il suo co-protagonista non tiene botta (che giovine che sono) e ha l’espressività di un sasso; ho apprezzato di più l’attrice bambina nellescene in cui c’era da proteggere il fratello minore.

La trama però diciamocelo, è un po’ poverina. L’idea è buona e tirarci fuori un film di due ore dev’essere stato difficilotto perché dai, dopo mezz’ora poteva chiudersi. La cosa che mi ha colpita e fatta rimanere attaccata allo schermo sono state regia e montaggio: ho amato molto il modo in cui Flanagan è riuscito a intrecciare passato e presente in maniera quasi destabilizzante.

Nulla da obiettare sul finale, anzi, ma devo ammettere però una cosa… non mi sarebbe dispiaciuto alla fine scoprire che era stato uno dei due fratelli -o entrambi- a compiere il massacro anni prima, ma darò la colpa al fatto che preferisco i film in cui il male sono le persone piuttosto che oggetti/spiriti/mostri vari.

So che questo film a molti non è piaciuto affato e vorrebbero cancellarlo dalla loro memoria, probablmente si tratta di persone moooolto più abituate di me al genere horror e che avranno visto decine di film, trovando questo banale e con poco mordente. Io, da assoluta ignorantona di questa branca di filmazzi, sono riuscita invece ad apprezzarlo molto  trovarlo addirittura originale, perché di film horror splatter con la trama di una tristezza e povertà incredibili ne ho visti anche io a decine, questo mi è risultato ben diverso.

Poi sì, forse la mia crush per Karen Gillan c’entra pure qualcosina eh.

Hasta la vista.