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Tomorrowland, ovvero quando i film non hanno alcun senso.

Mamma mia.
E non è un mamma mai positivo.
Sabato sera, cinema, “cosa guardiamo?”. Risposta: “Tomorrowland, sembra proprio figo dal trailer”.
E io ero già lì che pensavo “NO”.
E’ della Disney, e questo dovrebbe già far capire tanto.
Non che io ce l’abbia con la Disney, ho guardato Il Re Leone per ventuno anni ininterrotti eh, ma cazzo, i film no. Insomma, se vai a vedere un film della Disney sai già che c’è un buon ottanta per cento di possibilità che sia una boiata.
Mi immagino già cori di “ma cosa ti aspetti, sono film per ragazzi!” e grazie al c allora! Non è che se è per ragazzi o bambini allora deve essere una boiata pazzesca, no? Possiamo far crescere le persone con film decenti, anche se pieni di buoni sentimenti e ingenuità a palate? No?

Ma passiamo al film, va’, che non ho voglia di passare troppo tempo a pensare a questo film. Le due ore di ieri mi sono bastate.

Titolo: Tomorrowland
Regista: Brad Bird
Durata: 130 
Anno: 2015

Mi hanno pure imbruttito Hugh Laurie..
Comunque per me è Lupus

Raccontare la trama giuro che è un casino, per il semplice fatto che non ce l’ha una trama. Non c’è connessione logica degli eventi, succedono cose a caso per due ore… Ma ci si prova, dai.
Il film si apre con un ragazzetto paffuto e carino che si reca all’Esposizione Universale di New York nel 1964 perché vuole presentare il suo progetto, un prototipo di jet pack. Qui incontra una ragazzina che gli dice di seguirlo, e lui entra in un mondo fichissimo e pazzeschissimo.
E questo è il primo blocco di eventi.
Poi si passa a tutt’altro. Casey è una sognatrice il cui padre lavora per la NASA (mica pizza e fichi) che di notte diventa paladina della giustizia e cerca di sabotare il cantiere che sta distruggendo la rampa di lancio dello Shuttle. Perché se no suo padre, INGEGNERE DELLA NASA, rimarrebbe DISOCCUPATO. Figurati se facesse il bidello.
A questo punto Athena, un androide, le fa avere una spilletta che la catapulterà in un mondo fichissimo, purissimo e levissimo.Da qui lei cerca di capire che cavolo è quel mondo, e per farlo va a trovare Frank Walker, un uomo solitario che ha visitato Tomorrowland ma poi ne è stato cacciato.
Succedono cose, combattimenti con gente a caso, esplosioni, armi laser, finché non riescono ad arrivare a Tomorrowland che si rivela non essere il mondo spettacolare che Casey si aspettava.
In più scoprono che il mondo ha i minuti contati e devono trovare un modo per salvare la situazione.

Tutto questo in due ore e venti, in cui ho seriamente pensato di sgattaiolare fuori dalla sala e andare a vedere qualcos’altro. Anche Lazarus Rising, nonostante io e gli horror non andiamo proprio a braccetto.
Non ci siamo. Noioso, sconclusionato, dialoghi banali che non prendono. Effetti speciali usati AD CAZZUM con il chiaro intento di voler strafare e personalmente non ho apprezzato nemmeno il doppiaggio.
Insomma, uno sfacelo, e ho pure pagato prezzo pieno… Dilusione di diludendo.
E voi? L’avete visto? Vi è piaciuto?

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Cinemando #Nightcrawler, che il titolo in inglese fa sempre più scena

The Nightcrawler -Lo sciacallo

Quando Jake Gyllenhaal deve vincere l’Oscar

Anno: 2014
Durata: 117 minuti
Genere: Drammatico, thriller
Regia&sceneggiatura: Dan Gilroy

Se qualcuno mi chiedesse di descrivere “Lo sciacallo” in una parola direi: spaventoso.
Spaventoso il film, spaventosa l’interpretazione di Jake Gyllenhaal, spaventosa la sensazione che rimane addosso dopo i titoli di coda.
In tre parole? Gran bel film

“un sorriso per la stampa, grazie”

The Nightcrawler si apre con Lou Bloom, uomo bianco, disoccupato, dall’aria vagamente piscopatica, che per raccimolare un po’ di soldi vende rame e metalli rubati da reti e ferrovie.
La disoccupazione è forte e Lou fa parte di quella generazione di disoccupati che impara su internet e non a scuola, che è capace a fare di tutto ma nessuno lo assume. Una sera, però, assiste ad un incidente e si accorge che i primi ad arrivare sono poliziotti e un cameramen pronto a riprendere la scena dell’incidente, e lì capisce che quella è la sua via.Compra una telecamera, si trova un assistente e si piazza in macchina pronto a partire ad ogni segnalazione. Quello che lo rende diverso dagli altri reporter è la sua totale mancanza di morale, etica, qualunque cosa che tiene noi persone “comuni” lontane dallo sparare la telecamera in faccia ad un uomo che si sta dissanguando in strada. Lui non si fa scrupoli ed anzi è attirato e affascinato dalla violenza, dal sangue, e invece che stare a casa a guardare Grey’s Anatomy o Dexter decide appunto di intraprendere questa agghiacciante carriera, ritrovandosi a riprendere le peggio scene, finché la cosa non degenera sempre di più…

Centodiciassette minuti di sciacallaggio becero. Ad ogni scena Lou diventa meno “umano”, sempre più feroce, sempre più sicuro di sè e pericoloso, arriva a minacciare la donna a capo dell’emittente televisiva a cui vende i suoi video affinchè lei vada ripetutamente a letto con lui, costringe il suo assistente a lavori mal pagati e struggenti, infrange la legge fino al limite del possibile…
Gli ultimi quindici minuti sono incredibili, adrenalina altissima per tutto il finale con tanto di urlo “ma che bastardooooooo!” con tanto di dito medio allo schermo.

E in tutto questo… Lo dico io o lo dite voi?
JAKE GYLLENHAAL OSCAR SUBITO.
Ora, non si sa ancora le nomination agli oscar ma questa performance la vale tutta. (come quella di Benedict Cumberbatch in “The imitation game”, ma questa è un’altra storia…)

Occhi incavatissimi, freddezza smisurata, sorrisi forzati, ancora un po’ e lo avremmo sentito ringhiare come un vero sciacallo: questo è il Jake Gyllenhaal che ci troviamo davanti, con una tagliola di denti, occhi spiritati e i capelli legati in un codino.

Occorrente per interpretare Lou Bloom:
– Espressione da pazzo per tutti i centodiciassette minuti di pellicola
– Occhi praticamente incavati
– Emanare un’aura inquietante e pericolosa ogni due per tre

che sorriso incoraggiante, altro che il Joker









Citazioni inquietanti dal film
What if my problem wasn’t that I don’t understand people but that I don’t like them? What if I was the kind of person who was obliged to hurt you for this? I mean physically. I think you’d have to believe afterward, if you could, that agreeing to participate and then backing out at the critical moment was a mistake. Because that’s what I’m telling you, as clearly as I can

I’d like to think if you’re seeing me you’re having the worst day of your life.

E voi regà l’avete visto? Cosa ne pensate? Non l’avreste volentieri preso a sprangate sulle ginocchia?

Pubblicato in: Cinema, Clint Eastwood, film, http://schemas.google.com/blogger/2008/kind#post, Jersey Boys, John Lloyd Weber, Vincent Piazza

Cinemando: #Jersey Boys. Quando hai una voce del genere il mondo è tuo




“Oh what a movie, what a night!”

Regia: quel geniaccio di Clint Eastwood
Anno: 2014

Allora, allorissima. Da dove cominciare? Da me che inciampo mentre entro in macchina rischiando di sfracellarmi?
No dai, a voi non credo interessi.
Io partirei da Broadway. Non so se lo sapete, ma io adoro i musical; aspetto i Tony Awards con la stessa impazienza di chi aspetta gli Oscar, che per me sono un gradino meno.
Bene, dovete sapere che a Broadway, da otto anni, va in scena un musical. Un musical su quattro ragazzetti che vivono in un quartiere malfamato di New York che si fanno strada nella vita a suon di musica.
Il titolo? Jersey Boys.
Clint Eastwood, che forse ha preso spunto dall’idea (riuscita malino) di Tom Hooper che aveva fatto la trasposizione cinematografica del musical “Les Miserables”, decide di portare i Four Seasons sul grande schermo.

(Se davvero non sapete chi sono i Four Seasons vergognatevi e cliccate qui e qui )

Toh, John Lloyd Young!


Il protagonista del musical a Broadway? John Lloyd Young, (vincitore di un Tony Award e di un sacco di altri premi).
Il protgonisa del film? John Lloyd Young, sempre lui.


 Queste cose le adoro.
Il re del mondo? John Lloyd Young.

Un’altra cosa interessante è Frankie Valli e Bob Gaudio stessi hanno preso parte come produttori esecutivi a questo film.
Cioè dai che figata fare un film su sé stessi!


Parliamo del film, dai: Jersey Boys ripercorre la storia dei Four Seasons dagli albori alla separazione, fino all’ultima reunion negli anni ’90.
Il film si apre con Tommy DeVito che presenta sé stesso e man mano gli altri personaggi; lui sarà il narratore della storia, della sua storia e di quella dei suoi amici, rivolgendosi di tanto in tanto a noi spettatori della loro vita.
Vediamo Tommy farsi in quattro per tenere il suo amico e protetto Frankie lontano dalla prigione che invece lui e i suoi amici visitano fin troppo spesso, lo vediamo esibirsi con il suo gruppo, lo vediamo fare il cretino con le ragazze.
Vediamo il gruppo formarsi e andare incontro al successo, per poi affrontare alti e bassi con alti molto alti e bassi davvero molto bassi, fino al drammatico scioglimento della band e l’avvio da solista di Frankie Valli.


Lo ammetto, la biografia della band non la conoscevo granchè quindi non so effettivamente quanto abbiano romanzato e quanto abbiano inventato, so solo che funziona. E’ un film che funziona incredibilmente bene.

C’è la parte in cui va tutto alla grande, quella in cui sei in sala
registrazione con loro, in cui parti anche tu per il tour con una giacca rossa e le scarpe nere ai piedi, quella in cui canti davanti alle telecamere.
E poi ovviamente arriva il declino, il momento in cui la facciata cade e lascia il posto ai drammi familiari, alle debolezze personali, e i Four Seasons si sgretolano lasciando solo il leader Frankie e la sua voce meravigliosa a fare tappe in giro per l’America.

Sarà che Clint Eastwood è una garanzia, sarà che mi sono mezza infatuata di Vincent Piazza (e della sua faccia da schiaffi), sarà che detesto la musica che stanno producendo in questi anni e che un ritorno a quella purezza mi ha ridato fiducia nell’umanità, fatto sta che questo film mi è piaciuto proprio. Very good.

Le canzoni piazzate al momento giusto sono una gioia da sentire (“Can’t take my eyes off you” è un trionfo. Tornerei al cinema anche solo per quella canzone, davvero), certe scene -soprattutto nella seconda parte- sono di una soffice drammaticità che non opprime ma che lascia un po’ storditi, la colonna sonora è perfetta… Non riesco a trovare qualcosa che non mi sia piaciuto. Forse è un po’ troppo lungo? Forse un po’ lento in alcune parti? Non so. So che mi è piaciuto, e che i lati positivi surclassano quelli negativi facendoli sparire.
Mi rendo conto che è lungo per essere un film del genere ma sinceramente non mi sono mai ritrovata a guardare l’ora o lanciare i popcorn alle mie compari per passare il tempo. Stavo lì con gli occhi incollati allo schermo, punto.

E alla fine mi sono ritrovata a sorridere come un’ebete. (come al solito, allora)
Bello, bello, bello.
Forse deve piacere il genere. Forse bisogna conoscere i Four Seasons, per apprezzarlo. Questo non posso saperlo, perché le loro canzoni sono nel mio mp3 da anni… Se qualcuno non aveva mai sentito parlare di questi ragazzi ed ha visto il film mi faccia sapere che effetto gli ha fatto, che sono curiosa!

Alla prossima cinechiacchierata 😀

Pubblicato in: Cinema, Cinemando, film, Godzilla, http://schemas.google.com/blogger/2008/kind#post, Supereroi nuova generazione

Cinemando #Godzilla: quando il supereroe è un lucertolone bitorzoluto vuol dire che siamo messi bene.

(Tutto questo è nuovo anche per me ma immagino che questo sia il momento in cui dico cose a caso e probabilmente banali condite con qualche cretinata sul film.)

Di film su Godzilla ne sono usciti più o meno un’infinità, di cui il primo risalente al lontano 1954; di tutti, credo che mio papà se li sia visti tutti, anche più volte.
Quindi non poteva perdersi il nuovo Godzilla di Gareth Edwards e io non potevo non accompagnarlo perché non mi lascio sfuggire la possibilità di andare al cinema neanche con la febbre. Tral’altro, se non scriverò più post è perché sarò morta visto che ho l’influenza infinita.

Godzilla da cucciolo
Non sapendo bene quando esattamente mio padre fosse andato al cinema l’ultima volta prima di entrare gli ho raccontato che il primo film mai dato al cinema consisteva semplicemente in un treno che avanzava sempre di più, e che il pubblico era scappato dalla sala terrorizzato perché pensavano che il treno sarebbe uscito dallo schermo e li avrebbe spiaccicati tutti. Gli ho spiegato che niente sarebbe uscito dallo schermo.
Non so bene come abbia fatto a non picchiarmi, forse è perché stava guidando.

Passiamo al film.

SPOILER ALERT ATTIVISSIMO, LETTORE AVVISATO LETTORE MEZZO SALVATO (DAGLI SPOILER.)
Ovviamente stiamo parlando di un film su Godzilla, non è che ci si possa aspettare un colossal del cinema o il film con la trama e i personaggi più complessi del mondo, no? Però devo dire che mi aspettavo molto peggio. Non è solo morte, panico e distruzione, hanno creato una trama decente e gli effetti sono belli e realistici, il lucertolone ha il suo fascino e il tempo scorre velocemente in sala, tanto che finisco i popcorn ancora prima dell’intervallo.
Nella prima ora di film c’è la parte in cui vengono presentati i personaggi e la situazione generale (è la parte che personalmente ho trovato in po’ noiosa nonostante la sua necessità) e in cui vengono spiegate un sacco di cose, per esempio che quelli che gli americani facevano nel 1954 non erano test nucleari ma tentativi di abbattere un mostro preistorico individuato nelle profondità dell’oceano. Nel 1999 nelle Filippine vengono trovate delle crisalidi, evidente segno che un altro mostro ha procreato… E una di queste crisalidi è aperta: il mostro è fuori.
Tan tan taaaan.
Il mostro in questione è davvero bruttino. Cioè per l’amor del cielo è fatto da Dio, ma è un mostro troppo simile a un insetto per potermi piacere. (Perché si, odio gli insetti e sono tradizionalista, quindi i mostri devono essere mostri e basta. Non devono ricordarmi mantidi religiose o scarabei.)

‘cause I am a champion and you’re gonna hear me ROAR

Questo affare si scoprirà essere un maschio in cerca della sua pupa che non tarderà ad arrivare e insieme andranno in luna di miele a Las Vegas, radendo al suolo tutto quello che trovano perché di palazzi a misura di mostro gigante ancora non ne abbiamo.
Ovviamente per debellarli bisognerebbe usare troppo DDT e quindi lo scienziato geniale giapponese per un attimo si sente Ash Ketchum e all’urlo di “Godzilla, scelgo te!” lancia una sfera poké invisibile e lascia combattere i tre mostri sperando che il suo sia più forte di tutti. In fondo l’ha fatto evolvere a livello cento mica per niente.

Una cosa che odio quasi sempre in questo tipo di film è la fortuna sfacciata e irritante dei protagonisti e purtroppo anche in questo caso va così. Muoiono migliaia di persone e il protagonista, Ford Brody, sopravvive a qualunque cosa, a un certo punto gli esplode praticamente una bomba
nucleare in mano e lui ne esce illeso, senza neanche un’unghia scheggiata. Mi faccio più male io quando inciampo nelle crepe dei marciapiedi.
Okaaaay.

Ovviamente tutti i personaggi che non siano dei civili hanno reazioni fuori luogo rispetto agli eventi e quando i vari mostri si parano loro davanti hanno tutti una prontezza di spirito micidiale. Queste cose mi fanno sempre pensare che se capitassero davvero catastrofi di questa entità sarei la prima a morire, quello che mi consola è che probabilmente non sarebbe una morte dolorosa perché sarei semplicemente stroncata da un infarto.

Non mi è particolarmente simpatico il protagonista. E’ insignificante, non mi trasmette nulla, non è che sia stata lì a pensare “oddio ti prego non morire fa qualcosaaaaaa”, pensavo più a cose come “sì ma perché? Che occhi azzurri, peccato sia bruttino..”
Ho dei pensieri molto profondi.

A parte questo e a parte l’assurda incapacità degli esperti militari che dicono e tentano cose totalmente a caso (cioè dai la storia della bomba nuclearissima che dovrebbe creare un’onda d’urto allucinante è una vaccata, diciamocelo) il resto del film è piuttosto fico.

Mi piace da morire Godzilla, l’hanno fatto in maniera incredibilmente realistica ogni volta che ruggiva mi vibrava la cassa toracica.
PP che sta per Piccola Pecca: avrei voluto vederlo molto di più nel film.
Da una pellicola chiamata “Godzilla” non so voi ma io mi aspetto di vedere effettivamente Godzilla almeno una scena sì e l’altra pure, invece compare qua e là, sporadicamente… E’ un po’ come Pedrosa: sappiamo che c’è anche se non lo inquadrano mai se non quando mancano cinque giri alla fine.
Era evidentemente troppo impegnato a farsi una nuotata per prendere parte attivamente per tutto il film.
La seconda parte verte sul combattimento mostro a mostro che non è neanche così ridondante e noioso quanto ci si potrebbe aspettare e sì, la razza umana si ritrova ad essere salvata da Godzilla. Un tempo avevamo Superman, Batman, addirittura Ernesto Sparalesto, ora abbiamo un ibrido a metà tra un drago, uno stegosauro e una lucertola, senza mantello e senza maschera che fa giustizia disintegrando palazzi e mietendo una marea di vittime.
Come cambiano i tempi.
Da grandi squame derivano grandi responsabilità.

scena saliente del film

Vado a tossire fino a farmi uscire un polmone dal naso.
Scusate per la brutta immagine mentale che vi ho appena creato, qui è l’influenza che parla dopo aver preso possesso dei neuroni.