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Filmando #Mommy


Filmando  #Mommy

Ovvero quando essere mamma è un casino

Non so perché ma ultimamente sono un po’ fissata con libri e film che riguardano il rapporto complicato tra madre e figlio.
Sarà che più il tempo passa più il mio essere donna viene fuori e mi rendo conto che prima o poi vorrò (e badate bene: vorrò, non dovrò) avere un pargoletto tutto mio. Ed è spaventoso pensare di mettere al mondo qualcuno, di crescere un essere umano che un giorno andrà in giro, avrà delle idee, esprimerà opinioni sue.
E se sarà malato?
E se crescendo diventasse uno psicopatico, o un serial killer?
E se sarò una pessima madre? Le sue azioni saranno tutte colpa mia.
Ultimamente queste domande me le faccio spesso. A volte crescere fa paura, eh?

Mommy è un film del 2013 di Xavier Dolan ed è un film molto turbolento e molto duro, ed è esattamente quello che cercavo. E’ assolutamente particolare, unico nel suo genere, fonde immagini visivamente forti alla musica a dialoghi volgari, cattivi.
Mi ha turbata.

Diane ha un fliglio, Steve. Lui ha quattordici anni e soffre del decifit di mancanza di attenzioni, è iperattivo e durante le sue crisi diventa violento tanto che la sua stessa madre avrà paura di lui più e più volte.
Scatti d’ira, momenti di gioia irrefrenabile, bisogno di dolcezza, carezze… Steve è una bomba di emozioni e di necessità, dà tanto quanto richiede.
Come gestire una situazione così? Come trovare la forza di andare avanti, di fare bene, di credere in un futuro migliore?
Diane ci prova. Non è una madre perfetta, anzi è ben lontana dall’esserlo. Ma è una donna che ha perso il marito e ha visto il figlio crescere con le sue problematiche.
A loro si unisce la vicina di casa, balbuziente a causa di un recente trauma non spiegato, che riuscirà a conquistare la fiducia di Steve.


C’è un momento straordinario nel film, una scena che secondo me è bellissima: Steve precede Diane e Kyla sullo skateboard, si ferma un attimo, inspira profondamente… E apre l’inquadratura con le mani. I brividi che mi ha dato quel momento.
Inaspettato, magico, da brividi. Per un istante ho avvertito tutto il bisogno di libertà di Steve.
Fino a quel momento infatti il formato era stato 3/4, un’inquadratura stretta, che da spazio ad una sola persona: Steve. Ma quando è tranquillo e sotto controllo c’è spazio per respirare, per mostrare qualche spiraglio attorno a lui.
L”intera scena con Wonderwall in sottofondo è magica.

Nel corso del film l’inquadratura si aprirà e chiuderà più volte, sempre in modo significativo.
Strana la scelta delle canzoni, questo lo ammetto. Lana del Rey, Oasis, Bocelli… Vi consiglio di fare sempre attenzione al testo delle canzoni, è sempre molto azzeccato.

Il film è una continua ricerca di equilibrio, di normalità e di libertà. Steve è prigioniero della sua malattia, Diane dell’essere madre: la continua ricerca di attenzioni del figlio la sfianca, e lei continua ad essere divisa tra l’amore per lui e il bisogno di essere ancora una donna prima che una madre.
Ad un certo punto Steve fa una cosa, un gesto molto violento, e lì ci si chiede ancora “ricerca la libertà o solo attenzioni?”
Menzione d’onore per Antoine Olivier Pilon, l’attore canadese che interpreta Steve: ha solo diciotto anni ma è bravissimo, regge il film quasi da solo.
Questo film lo consiglio a tutti, è fatto benissimo e recitato anche meglio.
Mette ansia, è inquietante, ma è forte in senso positivo.

Saramandra
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Autore:

Simpatica come una piaga da decupito e fine come un babbuino che si gratta il sedere. Se vi va di scambiare quattro chiacchiere, mandarmi mail minatorie o proporre una bevuta insieme: pensierispelacchiati@gmail.com

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