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Ciance sparse- Il villain del giorno: un sacchetto di plastica alle 7:30.

Questa mattina quando mi sono svegliata e ho alzato la palpebra destra per capire come fosse la situazione mi sembrava tutto normale, allora ho alzato anche la palpebra sinistra e ho dato inizio alla mia mattinata andando a tostarmi il pane da col miele; solo che io non è che spalmo il miele sul pane come le persone normali, io sono praticamente Winnie The Pooh: infilo la mano fino all’avambraccio nel vasetto di miele e poi lo lecco. 

Insomma, ho fatto colazione guardando Grey’s Anatomy, mi sono truccata guardando Grey’s Anatomy, ho imprecato perché non volevo andare a lavorare mentre guardavo Grey’s Anatomy… Sembrava una mattina normale. Tranquilla addirittura.

Non sapevo che da lì a poco avrei incontrato un nuovo villain del mio arco temporale. Un malvagio che minaccia di distruggere la città… Beh no, non la città, ma il mio labile stato mentale sì.

Mi sono appropinquiata alla fermata del bus sapendo cosa mi aspettava: una tratta di 15 minuti seduta su un sedile un po’ scomodo e con macchie non meglio identificate -e meglio cercare di non identificarle- con un libro e i miei auricolari scassati nelle orecchie, di solito un viaggetto piacevole e tranquillo.

Ero del tutto ignara che era proprio su quel bus che avrei incontrato la mia nemesi del giorno.

Mi sono seduta contromano con la testa china sul libro quando…
FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH 

Mi immobilizzo, fiutando il pericolo. O meglio, il fastidio:
FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH

Mi volto lentamente verso la fonte di cotanto frastuono alle sette e mezza di mattina.

Età media: seicento anni.
Aspetto: molto simile a uno stegosauro.

FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH
SCROSH SCROOOOSHHHHHHHH
STRAAAASCCCCC

Lei ravanava in un sacchetto di plastica. 

Senza estrarre niente, lei non faceva altro che frugare lì dentro. Credo muovesse solo la mano all’interno del sacchetto senza alcuna motivazione perché non ha tirato fuori niente per quindici minuti, ma quello è stato il sottofondo del mio viaggio.

Certo, ci sono cose peggiori al mondo tipo un tumore al cervello e l’epilessia, le tasse, e la pipì che ti scappa appena ti metti in viaggio, però regà quel suono io ancora lo sento. Mi ha mangiato il cervello per venti minuti.
Se appoggio un orecchio a una conchiglia non sento il mare, sento FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH

*
Ebbene miei cari spelacchiati, come state? Questi sono i fastidi di una persona che è epilettica in senso metaforico, letterale e pure un po’ scemo. Narratemi cose che vi danno fastidio la mattina (a me infastidisce pure il rumore del mio cucchiaino mentre mescolo il tè), sfogatevi liberamente qua, rendiamo i commenti un luogo di scoperta di cose irritanti!
Ora torno a guardare Grey’s Anatomy ma se qualcuno regge un sacchetto potrei colpire lo schermo.
Hasta la pastaaaaa!

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Ciance sparse: “Colloqui di lavoro assurdi: candidati indecisi, CV da bruciare e altre perle da recruiter

Buongiorno miei cari spelacchiati, come state? Come va questo sabato?
Oggi vi racconto un po’ delle simpatiche telefonate che devo fare ogni giorno in uffici, così che possiate capire che non è che io odio tutti di default, è che la gente mi ci porta. A forza.

“Buongiorno sono Sara, la chiamo in quanto ho visto che si è registrata sul nostro sito quindi vorrei sapere se è alla ricerca di un lavoro e che tipo di impiego cerca.” 
“Non lo so.”
“… Non sa cosa? Se si è registrata, se cerca lavoro o che tipo di lavoro?” 
“Tutto.” 
A posto così.

 Poi ci sono quelli pacati:

“ALLORAAAA IO MI SONO CANDIDATO TRE GIORNI FA E NON MI AVETE PIù FATTO SAPERE NIENTE, SIETE DEI BUGIARDI, DEGLI INFAMI!”
Io faccio così tante inspirazioni ed espirazioni che quasi spiro sulla scrivania “Capisco la frustrazione, ma le tempistiche dipendono dai clienti, appena ci comunicano—”
“DEVO PARTIREEEEEEEEE! MI SERVONO I SOLDI, IL DANARO, IL GRANO!”
“Se deve andare in ferie forse possiamo riparlarne al rientro, con calma—”
“NO, MI SERVONO I SOLDI PRIMA DI PARTIRE PER LA VACANZA!”
“Ah mi scusi non avevo capito l’urgenza, ora telefono subito al cliente aspetti ‘scusi signor lestofante può assumere immediatamente questo candidato? così tra una settimana si dimette per andare a Sharm el-Sheikh. Perfetto, grazie, cordiali saluti.”

“Buongiorno, agenzia Taldeitali, sono Sara. Come posso aiutarla?” 
“Cercavo il suo collega CINCISHIO.” 
“… Okay, al momento è in riunione quindi mi può dire cortesemente per cosa lo sta cercando?”
 “Devo parlare con lui.” 

“Sì, ho capito, ma è momentaneamente impegnato. Può spiegarmi a che riguardo lo cerca così posso informarmi e darle una risposta esaustiva?” 
“Eh gli devo parlare di lavoro.”
 “Ah cazzo pensavo chiamasse un’agenzia di lavoro per parlare di giaguari albini, ora è tutto chiaro, ora irrompo in sala riunioni dove sta parlando col boss del mondo e glielo passo!” 

Un’altra cosa che fa incazzare un recruiter regà sono i CV a caso. 
Regà, per l’amor di Dio, non scrivete cv che sembrano liste della spesa perché io sono a tanto così dal bruciarli tutti e il mio collega ha lanciato via il monitor l’ultima volta.
“Magazziniere, pizzaiolo, cartomante, addestratore di lucertole”
NO
VOGLIAMO LE AZIENDE
LE MANSIONI
I PERIODI
COSA CAZZO FACEVI
PER QUANTO TEMPO L’HAI FATTO?!
Eri assunto in ducati per fare le pulizie o per creare prototipi automobilistici di alta ingegneria?
Perchè poi li chiami e le cose vanno così: “Ho letto dal cv che ha fatto il saldatore, posso chiederle dove e per quanto tempo?” 
“Sì, beh, ho fatto tre giorni di prova all’officina di mio zio Pasqualotto, però non faceva per me come lavoro.” 
E il monitor lo ribalti davvero.
Un po’ di precisione, ragazzi. Per favore. 

Ora scusate ma vado a irrompere in sala riunioni spaccando il vetro con una sedia non perché debba passare il telefono a qualcuno ma solo per sfogare la rabbia.

*
Sì, Insomma, tornare a in ufficio dopo qualche giorno di chiusura è stato bello e gratificante come potete notare, non ho per niente sviluppato tre nuovi tic e non c’è assolutamente nessuna luce omicida nel mio sguardo. Davvero.
E voi come state? Come va il lavoro durante questa estate torrida e noiosa? Raccontatemi un po’ di aneddoti per farmi compagnia vi prego, narratemi di clienti che fanno saltare i nervi!
Se volete poi ci sarà un post dedicato ai colloqui, altro mondo alieno popolato da una fauna sconvolta e sconvolgente.
E se volete qualche consiglio più serio per scrivere un CV chiedetemelo pure, Spelacchiati!
Hasta la pastaaaaaaa

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Ciance sparse: Deliri di una recruiter pazza e senza esperienza.

Caro amico mio,

Ti scrivo perché ho bisogno di un testimone. Non oculare e non di nozze. Qualcuno che possa dire, quando inevitabilmente verrò ricoverata o assunta come soggetto di studio in un esperimento sulla follia umana, che ero abbastanza normale prima di iniziare questo lavoro.

Sì, perché ora sono una recruiter. Io. Recruiter. Cioè capisci? Io recruito la gente. Che cazzo vuol dire? Non ne ho idea. Pensavo fosse una frase che, se pronunciata al contrario tre volte al contrario stando davanti a uno specchio con una candela in mano con sufficiente convinzione, potesse aprire portali dimensionali verso universi paralleli in cui i petauri dello zucchero governano il mondo e gli stipendi sono decenti. Ma ahimè non è così. Mi tocca andare a lavorare tutti i giorni con uno stipendio piuttosto miserabile, con tre settimane di ferie all’anno e una crescente sensazione di morte nel cuore.

Immaginati la scena: primo giorno di lavoro, io entro baldanzosa (ovvero in preda al panico più totale) e con l’eleganza di un pinguino mentre cade sul ghiaccio, convinta che “sì dai, cosa sarà mai trovare persone per un lavoro? Basta leggere un CV e fare due domande, no?”. NO. SBAGLIATO. PRIMA BUGIA. IL COLLASSO DELLA REALTÀ.

Perché nel meraviglioso mondo del reclutamento, niente è come sembra. Alle domande piace cambiare, come alle scale di Hogwarts.

Ho ascoltato gli altri fare domande per giorni. Domande a chi entra, domande a chi esce, domande al telefono, domande ai colloqui di persona… Tutte diverse. Ognuno chiede cose diverse. Mi hanno detto che col tempo troverò il mio stile, e beh, penso che il mio stile sarà più o meno questo:

💬 “Se potesse reincarnarsi in un utensile da cucina, quale sceglierebbe e perché?”

 💬 “Mi elenchi i suoi difetti, ma in ordine alfabetico.” 

💬 “Se il suo capo fosse un dinosauro, quale specie sarebbe e come lo convincerebbe a darle un aumento?” 

💬 “Mi esplichi il suo stile lavorativo attraverso pittogrammi rupestri.”

Ora, potresti pensare: “Ma che azienda è questa?” Una normale. Sono io che sto facendo casino. 

Perché, capiamoci, io non so nulla di questo lavoro. ZERO. Io sono entrata credendo che il muletto fosse un piccolo asinello su cui i magazzinieri saltano e lo lanciano al galoppo per trasportare le merci qua e là.

Mi chiedono se so cosa sia un report e io penso alla trasmissione. I software alfanumerici? Gli ATS? Per me “ATS” è l’imprecazione che dico quando inciampo.

Ma il meglio arriva con i candidati.

📄 “Ci mandi il CV in formato cartolina natalizia musicale.” 

📄 “Allora, mi parli un po’ di lei. Come si chiama, dove vive, che squadra tifa… Sa giocare a scacchi? Vorrei ricominciare ma non ho nessuno con cui allenarmi.”

📄 “Va bene, allora mi racconti un po’ delle sue esperienze ma non troppo, ho ancora i neuroni addormentati.”

📄 “Bene, bene… Allora, lei si vede più come un leader o come una fotocopiatrice umana? Io mi sento un po’ un fermacarte, ora che ci penso, se può esserle d’aiuto.”

📄 “Ora mi racconti un po’ di un suo fallimento, e se riesce a farlo in rima darò dieci punti a Grifondoro.”

📄 “Preferisce i cani o i gatti? Non è rilevante per l’azienda ma solo per me, per giudicarla come persona.”

📄 “Sa usare Linkedin? Perfetto, perché io no: mi spiega come funziona?”

📄 “Se il suo capo anticipa la scadenza di domani a ieri, lei cosa fa?”

📄 “La posizione è per un ruolo d’ufficio, ma cerchiamo qualcuno che sappia guidare una nave da guerra. E che abbia fatto il marines.”

📄 “Sa usare Excel?”

“Sì, molto bene.”

“Capiamoci, con ‘molto bene’ intende come me che so scrivere nelle caselle di testo o come un hacker di Anonimous?”

“… Caselle di testo.”

“Capisco. Beh, dipendesse da me sarebbe assunto.”

📄 “Okay, ora le chiedo di mandarmi una mail e allegare il suo CV al suo CV.”

“… Come scusi?”

“Allegare il CV. Al suo CV.”

📄 “Facciamo un gioco, mio caro candidato. Per ottenere questo lavoro deve risolvere un enigma inventato adesso da me medesima. Allora: si sveglia in un ufficio vuoto. Davanti a lei c’è un telefono con un solo tasto e una cartelletta con scritto “non aprire”. Lei cosa fa?”

📄 “Sa cosa potrebbe servire? Una lettera di presentazione, scritta su pergamena e con penna d’oca, possibilmente usando sudore e fatica come inchiostro. Anche lacrime, ora che ci penso.”

📄 “Abbiamo quasi finito: mi può mandare il suo codice fiscale, la carta di identità, l’iban e la password del suo account Netflix?”

📄 “Lei è una persona puntuale? Se sì, mi spiega come diventarlo?”

📄 “Sa lavorare in team? Sì? Ah peccato, qua lavorerà da solo.”

📄 “Okay allora le chiedo cortesemente di mandarmi il suo CV in PDF. Anzi no, in Word. Possiamo fare in Powerpoint con le animazioni e la musica? Apprezzerei molto. Cerchi di essere accattivante e divertente.”

📄 “Scriva una lettera di presentazione in stile thriller psicologico.”

📄 “Mi può mandare il CV in formato cartolina natalizia musicale?”

📄 “Ci serve un candidato bravo con le lingue straniere. Mi può dire il suo livello di inglese, spagnolo e klingon?”

📄 “Se un collega le ruba il pranzo dal frigorifero aziendale, qual è la vendetta più creativa che ordisce ai suoi danni?”

📄 “Sì, sì, l’azienda ha un orario molto flessibile. Intendo che l’azienda ti detta l’orario cambiandolo quando vuole e tu ti fletti senza contestare.”

📄 “Mi servirebbe una foto, ma non di lei. Preferirei un cucciolo estremamente carino, ma stia attento: cani, gatti e animali domestici sono molto inflazionati. Mi sorprenda.”

E intanto i colleghi mi parlano di pitch, di pal, ti recall, di video conference about anything, di clienti pazzi, di ordini urgenti e io… Io li guardo. Ogni tanto annuisco. Faccio un piccolo cenno, come per dire “ma certo ho capito tutto, ci penso io” quando la verità è che non ho capito un cazzo e sto pensando alla cena.

Avrò tre settimane di ferie all’anno, questa cosa mi turba l’anima. Non che io sia mai andata da qualche parte negli ultimi quattro anni, ma l’idea di non poterlo fare mi strugge. E se io volessi farmi un coast to coast in America? E se volessi farmi tre mesi in Giappone per imparare l’arte del tè matcha? Niente, sogni infranti prima ancora di sognarli.

“Sara, mi sembri un po’ sclerata. Il tuo epilettologo ti darebbe una craniata, a vederti così. Sai che puoi sempre andartene, vero? Lo stress non fa bene al tuo piccolo cervello martoriato.”

“Ma ho appena cominciato, datemi tempo di carburare. O di morire. E poi… Il delirio mi diverte.

Vedere la faccia dei candidati quando chiedo “Come gestirebbe una rissa tra colleghi nel bagno aziendale?” non ha prezzo. Immaginarmi che da qualche parte ci sia qualcuno che sta davvero scrivendo una lettera di motivazione in stile Edgar Allan Poe solo per me mi scalda il cuore. E se non posso andarmene, almeno posso rendere questa esperienza un’esperienza mistica per tutti.

Quindi, caro amico mio, ti prego: se un giorno sparisco e trovi solo un biglietto con scritto ‘Colloquio finale, non tornerò’, sappi che è successo. Il reclutamento mi ha reclutata.

Ora vado, c’è un candidato che devo valutare in base alla sua capacità di sopravvivere a un attacco di gabbiani affamati. Ti aggiorno.

Con affetto,

La Recruiter Pazza e Senza Esperienza

*
Buonasera miei cari spelacchiati, dopo questa carrellata immane di stupidità che fluisce da me come se nulla fosse direi che passo la palla a voi: come state? Come procede la vostra vita lavorativa, sentimentale, vitale? Ragguagliatemi, che mi fate sempre tanta compagnia e mi date la forza e la voglia di continuare sparare cazzate e affrontare la vita senza fuggire innanzi a ogni minimo turbamento!
Hasta la pastaaaaaaa

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Ciance sparse: racconti di avventure epiche di insetti spericolati.

Il tutto nato da un incontro troppo ravvicinato con una cimice.

Immaginatevi questo bar, un posto semplice, carino, un po’ rozzo, in stile irish pub. Tutto in legno scuro: bancone, sgabelli, tavolini, sedie, panche… C’è pure un minuscolo camino in un angolo. 
All’inizio fuori c’era stata un’insegna luminosa, ma la proprietaria, una coccinella di una certa età, tarchiata e tostissima di nome Lady Puntini, aveva dovuto toglierla perché tutti i clienti -mosche, zanzare, falene e simili- finivano con l’incantarsi lì fuori e non entrare a consumare. 
Aveva dovuto togliere anche i distillatori per riempirsi da soli il bicchiere di gocce di sangue poichè un paio di zanzare e Rino “à Sanguisuga” -una zecca così tirchia che cerca di farsi offrire tutto da chiunque- era finito in collasso globulare, ovvero un globulo rosso di troppo gli era andato di traverso rischiando di stecchirlo.

Quella sera la porta si aprì e dai presenti si levarono urla di giubilio, applausi e fischi di approvazione: era entrato un signor cimice soprannominato Er Piuma, chiamato così perché era Er Più Matto: “E sono ancora quiii stronziii! Sopravvissuto anche stavoltaaaaa! Lady Puntini fammi una Puzza Colada!”.
“Allora, raccontaci! Cos’è successo?”
Er Piuma si appollaiò su uno sgabello e dopo un sorso del suo disgustoso drink cominciò a raccontare con aria solenne “Ero lì in bagno come mio solito, mi stavo sgranchendo le zampette camminando avanti e indietro sul muro. Tutto tranquillo, una giornata come tante. Poi a un certo punto entra lei, la più orrida creatura che io abbia mai visto. E’ la giovane umana della casa. Beh, giovane… Insomma, entra questa cosa disgustosa e si mette a lavarsi i capelli, io ero ancora lì a fare un po’ di camminata veloce per tenermi in forma. Solo che a un certo punto il vapore dell’acqua calda ha reso le pareti scivolose, e  io ho cominciato a perdere la presa! L’immonda creatura sotto di me stava per cominciare ad asciugarsi i capelli quando io ho sentito la zampetta anteriore slittare, poi l’altra. Dovevo prendere una decisione: rischiare di cadere nella vasca piena d’acqua e morire annegato oppure… Passare alla storia.
E io ho scelto la gloria.
Mi sono lasciato cadere di schiena nel vuoto. Mi sono girato a mezz’aria con una manovra da fuori di testa e poi ho iniziato una picchiata da paura, ero un F-16. ero una saetta, ero il peggior incubo di ogni umano. Giù in picchiata, nel vuoto per almeno quaranta centrimeti ragazzi, non scherzo, giuro su mia madre… Pace alla corazza sua. Traiettoria perfetta.
SBANG! Capelli ovunque, un urlo isterico, panico totale. Ho fatto il delirio, regà, er panico. Poi qualcosa di enorme mi ha colpito: una mano! Ho chiuso gli occhi un istante e quello dopo ero di nuovo in aria, fuori controllo! L’ala destra era in avaria, quella sinistra si era incastrata, stavo perdendo quota troppo rapidamente… Sapevo che era questione di un attimo prima dell’impatto! Allora mi sono preparato: ho chiuso le ali, mi sono raggomitolato su me stesso. La collisione con il pavimento è stata dura, durissima, quasi letale, ma sapevo di non avere tempo: l’umanoide avrebbe potuto spiaccicarmi con una scarpa da lì a un secondo quindi senza neanche guardarmi intorno ho cominciato a strisciare via, un millimetro alla volta, per chilometri, ero nella linea nemica! Sono sgusciato dietro al water e ho aspettato, pronto a esalare il mio ultimo puzzo… Ma il colpo non è arrivato. L’umana non mi stava dando la caccia, era scappata a gambe levate! Ma sapevo di non poter ancora considerarmi salvo, sarebbe potuta tornare con i rinforzi, con un’ammazza mosche o peggio ancora uno spray insetticida. Allora mi sono inerpicato sulla parete fino a raggiungere la finestra… E sono qua, stronzi!”

Un silenzio sconvolto accolse il racconto e venne interrotto soltanto dal fastidioso “fzz fzz” di Gloria Abbagliante, un’anziana falena sciroccata. Poverina… si era bruciata le antenne contro una lampada troppo calda quando era ancora giovane. Non era più tornata come prima. 
Saveria Briciola, un’anziana formica rossa annuì teatralmente “Io una volta sono rimasta intrappolata in una maglietta. 
So cosa significa l’oscurità. So cosa significa la disperazione. Le ho provate. Le ho vissute.
E so cosa significa essere scaraventati via cun un urlo alle sei di mattina e finire in una goccia di rugiada.”

Poi prese la parola Tony Rimbalzo, un grillo verde completamente matto in culo. Prendere il brevetto di salto gli aveva dato alla testa.
Cominciò a parlare con il suo accento bizzarro e strascicato, tipico dei grilli benestanti, e ammiccò ad un paio di giovani locuste sedute sul divanetto “Io me ne stavo lì, sul davanzale, con Celine Grillon, Jack lo Stridulo e Chirpez quando… l’ho vista. Io non volevo, giuro. Ma il richiamo del brivido era troppo forte, per uno spericolato come me… D’altronde la vita è una sola, va vissuta fino in fondo. Meglio morire rapidamente spiaccicato da una ciabatta che avvelenato lentamente col Vape… Beh insomma, ho visto quel piatto di insalata sul tavolo, ho visto l’umano che parlava distratto… e ho saltato. BOOM! A gambe tese, tutte e sei, sono atterrato dritto dritto in mezzo al pomodoro. Gli umani hanno urlato, una scena meravigliosa! Mi hanno lanciato contro delle posate, ho schivato tutto quanto, poi ho saltato di nuovo. Stavolta ho centrato un bicchiere, sono quasi affogato, poi io odio la Fanta…” le giovani locuste ridacchiano “allora ho cominciato a tossire all’impazzata mentre il bicchiere si rovesciava, sono atterrato sulla tovaglia, intorno a me ormai regnava il caos e ho pensato “è arrivato il mio momento, lo accetto.” Poi il colpo di scena: la nonna umana ha detto ‘Ma che schifo, buttatelo fuori! E non fate ‘ste scene per un insetto, eccheccazzo.’. Sono stato scaraventato in giardino. Ne è valsa la pena, ragazzi. Ne è valsa la pena.”

Un ragno nell’angolo stava fumando una pipa reggendola con una zampa mentre con le altre continuava a tessersi uno scialle; era Ruggero Ottomano, un grosso ragnone nero e peloso assuefatto alla nicotina e al tabacco. Aveva l’aria molto vecchia ma i suoi innumerevoli occhi erano vispi e lucenti, anche se una benda con un teschio sopra gli copriva uno dei tanti occhi. Anche una delle sue zampe era storta e malridotta.
“Hanno cercato di uccidermi tante, tante volte…” iniziò con voce bassa e tenebrosa.
Nino, un giovanissimo moscerino squilibrato con attacchi d’ansia e ipocondriaco, lo guardava con aria di venerazione “E’ vero che tu odi gli umani?
“Odiarli? L’odio è per i giovani, per gli incauti, per gli stolti… Io non odio. Io provo solo rancore e sete di vendetta.”
Un brivido percorse tutti quanti.
“Anni fa me ne stavo in una bella casa in campagna. Gli umani erano tranquilli, io vivevo una vita pacifica con loro, me ne stavo in un angolo dietro l’armadio e loro mi lasciavano stare lì. Ci tolleravamo vicendevolmente. Ogni tanto ci scambiavamo un cenno di saluto. Una notte però… Avevo fame. Volevo controllare se sotto al letto ci fosse una carcassa di qualche stupida mosca -non guardarmi così, Al Moschino, non siete la specie più brillante e lo sai anche tu- quindi ho cominciato a calarmi dal mio filo, un pochino alla volta, con grazia ed eleganza, ero il re dell’aria. Stavo per atterrare morbidamente sulla coperta quando lei mi ha visto e ha fatto un singulto: mi ha fissato per un istante lunghissimo, e io ho fissato lei. Dicono che se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà te: è ciò che è successo. Non ho avuto tempo di spiegarle che volevo solo mangiarmi una mosca secca, ha cominciato a urlare come una pazza. Ho cercato di battere in ritirata, stavo risalendo rapidamente sul mio filo ma lei ha lanciato un cuscino: il filo si è spezzato. Sono atterrato sul suo cellulare. Ha urlato ancora di più. Sono rotolato giù dal letto, lei ha cercato di lanciarmi una ciabatta puzzolente ma mi ha mancato. Anche lei è sulla mia lista nera.”
Nino lo guardava con gli occhietti spalancati “E come pensi di vendicarti?”
“Renderò la loro vita un inferno. Lei sta cucinando? Corro vicino ai fornelli. E’ al telefono? Mi arrampico sulla gamba del tavolo. Sta per mettere il cellulare in carica? Sbuco da dietro al comodino. Prima o poi riuscirà ad ammazzarmi, ma solo con la morte considererò compiuta la mia vendetta.”

*

Insomma Spelacchiati miei, una cimice mi ha assalita mentre mi lavavo la capoccia, sono rimasta traumatizzata e questo è ciò che la mia mente malsana ha partorito. Mi sono divertita molto a scrivere questa cosa e penso potrei andare avanti per sempre a narrare aneddoti insettosi dal punto di vista degli insetti.
E voi come state? Come state vivendo l’arrivo della primavera, del caldino, delle belle giornate e di quelle creature immonde chiamate cimici?
Sara per il sociale: se trovate insetti vari abbiate la pietà di cercare di acchiapparli e buttarli fuori di casa. Non serve ammazzarli. Non fanno niente di male. Se dovessimo spiaccicare qualunque essere insulso e bruttino io sarei la prima della lista a finire a zampe all’aria, e gli insetti servono sicuramente più di me. Fate i bravi!
Hasta la pastaaaaaa

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Ciance sparse: Colloqui di lavoro e convivenza

“Bene, Sara… Ti sei mai occupata di contabilità?”
“Ehm… No.”
“Ti sei diplomata in un istituto di ragioneria?”
“No…”
“… Sai usare le tabelle di calcolo di Excel?”
“…Ehm… So scrivere le cose nei rettangolini…”
“… Sara… Quanto fa tre più due?”
“…Sette?”

“Raccontami di una volta in cui hai sbagliato qualcosa.”
“Beh circa ventinove anni fa, quando sono venuta al mondo. E’ stato un grave errore.”
“…”
“Ehm… Una volta ho ordinato un cappuccino normale invece che col latte di soia, Dio solo sa cosa ha visto il bagno quel giorno… Un errore madornale direi, mai più.”
“. . . “
“… Vuole sapere di quando anni fa mi sono distratta ed è scappato il cane?”

“Come gestisci le liti con i colleghi?”
“Beh prima di tutto cerco di mantenere la calma ed essere aperta al dialogo in modo da risolvere la questione come persone adulte, mature e responsabili.”
“Molto bene.”
“Poi se non basta e quello fa l’arrogante prendo la capoccia di quell’imbecille e gliela fracasso sulla scrivania urlando “SEI UNA CAPRA IGNORANTEEEEEE! TI ODIOOOOO! NON TI PERMETTERE MAI PIU’ DI TRATTARMI MALEEEEE” fino a che non sviene, dopodiché gli disegno dei peni sulla fronte con il pennarello indelebile.”
“…”

“Quanto vorresti guadagnare?”
“Ehm, è una domanda un po’ a trabocchetto questa, vero? Cioè io vorrei guadagnare più o meno quanto Bill Gates, diciamo che non vorrei scendere sotto i trecento milioni l’anno, ecco. Però va bene anche lo stipendio di Elon Musk, sono una che si accontenta.” 

“Come lavori sotto pressione?”
“Male. Malissimo. Al minimo inconveniente mi viene un attacco di panico e mi trovate raggomitolata sotto a uno scaffale in preda ai singhiozzi. Una volta ho provato a chiudermi dentro la cassaforte fino alla fine della settimana.”

“Dimmi come motivi il resto del team.”
“Beh gli dico “sentite teste di cazzo, qua c’è da raggiungere il target altrimenti andiamo tutti a casa e moriamo di stenti quindi vedete di vendere quelle cazzo di cose e se vi sento lamentarvi vi tiro una testata fortissima.”

“Come mai vorresti lavorare proprio con noi?”
“Mah guardi per me un posto vale l’altro, spero che voi paghiate un po’ più di Pinuccio che mi darebbe tre euro al giorno per lavorare in pizzeria.”
“… Non ti piace la nostra azienda?”
“Manco so cosa vendete, e comunque probabilmente non mi piacerebbe lo stesso. Non è una questione personale, io odio lavorare.”

“Allora Sara, dimmi un po’, se tu ti trasformassi all’improvviso in un rettile velenoso, con sei zampe, due ali giganti e tre teste, cosa faresti come prima cosa?”
“Beh, decollerei all’istante e andrei in volo fino alle Hawaii, mi farei un po’ di ore al sole come una lucertola, poi tornerei qua e andrei a da fuoco alla macchina del mio ex che mi ha lasciata dicendomi che non ero abbastanza per lui… Ma abbastanza cosa? EH? COSA? ANCORA ME LO CHIEDO DI NOTTE QUANDO MI SENTO SOLA E TRISTE INGLOBATA DALL’OSCURITA’, NON SONO ABBASTANZA COSA!?

“Benissimo Sara, raccontami qualcosa di te.”
“Ehm, beh, ho ventinove anni, ho avuto un’emorragia cerebrale, soffro di epilessia, mi hanno operata al cervello, non so cosa fare della mia vita e principalmente provo due emozioni: disperazione e voglia di piangere. Vado in terapia da sei anni ma evidentemente non sta funzionando visto che contemplo l’idea di lanciarmi da un ponte un giorno sì e l’altro anche, prendo circa duecento pastiglie al giorno per tenere sotto controllo tutti i miei problemi di salute, mi è venuta una contrattura alla spalla destra ma non ho i soldi per il fisioterapista.”
“… Le faremo sapere.”

Insomma ragazzi, questa è la mia miserabile esistenza in questo momento. Diciamo che dopo l’intervento alla cucuzza mi ero presa un periodo di pausa e non volevo neanche saperne di cercare lavoro, ero concentrata sul non farmi riaprire la capoccia, però ora temo sia giunto il momento di tornare in pista.

Sono contenta di farlo? No, neanche un po’, ho l’ansia, non mi sento capace a fare nulla, non ho alcuna abilità di nessun tipo e al massimo posso portare i caffè ma uno alla volta perché se no li rovescio e mi ustiono. 

Anche perché… Mr Batterino parla di convivenza. Con me.
Cioè io e lui.
In una casa.
Da soli.
Insieme.

Credo abbia picchiato un po’ troppo forte quelle bacchette, si dev’essere rincoglionito all’improvviso. 

Ma come gli viene in mente di andare a vivere con me? Con me proprio, che sono la persona più strampalata, bislacca, disordinata e incapace di fare alcunché di tutto il mondo? Temo per la sua salute psicologica, qualcosa dev’essere andato storto in lui. 
Eppure è così, mi parla di convivenza, di starcene da soli in un posticino tutto nostro… E sono contenta, sia chiaro, però mi caco addosso dall’ansia e dal terrore perché non mi sento in grado. 

Prima di tutto il mio casino con il tumore avevamo praticamente vissuto insieme per un bel po’ di mesi, ma era stato tutto così facile e naturale in quel momento… Dopo l’intervento non mi sento più in grado di fare nulla, nemmeno vivere con lui, è come se si fosse creato un varco temporale: il “prima” e il “dopo”, e in questo “dopo” sono persa come un pinguino in un’astronave: fuori posto e non senza idea di come io sia arrivata qui!

Dunque mie piccoli spelacchiati, voi come state? Vi va di narrarmi un po’ del vostro lavoro o dei periodi in cui doveva trovare lavoro ed era tutto un marasma di cose? Avete consigli per una povera Spelacchiata come me?

E poi… CONVIVENZA SERIA, OMG COME SI FA RAGAZZI AIUTO DITEMI COSA SUCCEDEEE COME SI FAAAA COME SI GESTISCE UNA CASA, COSA DEVO FAREEEEE VADO A VIVERE DA LUI E POI?! Troppi cambiamenti, ora farò i bagagli e andrò a vivere da sola su un monte isolato dall’umanità e vivrò di bacche, perchè è così che risolvo le cose io che sono una persona seria e matura.
Bene ora mi calmo e vado a leggere tutti i vostri commentini allo scorso post, vi voglio sempre molto bene e in questi giorni mi metterò a rispondere a tutti voi perché vi voglio molto bene!
Hasta la pastaaaa

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A volte ritorno: funerali, salute e clienti

Buonasera miei cari Spelacchiati, come state?
Io ogni tanto risorgo dalle ceneri (delle mie sigarette) e torno a darvi fastidio con le mie sciocchezzuole.

Diciamo che sono stati due mesi belli impegnativi, e con “belli impegnativi” intendo dire “demmerda”.
Essere ricoverata in ospedale quattro volte in tre mesi non è così divertente come potrebbe sembrare, prima di tutto perché non capivo cosa mi stesse succedendo e queste nuove crisi epilettiche mi stanno facendo uscire di capoccia, in secondo luogo perché il cibo che mi hanno rifilato era qualcosa di abominevole (l’abominevole cibo delle nevi) e infine perché QUESTA EPOPEA SENZA FINE DELLA MIA SALUTE MI STA LEGGERMENTE SNERVANDO QUALCUNO PRENDA UN APRISCATOLE E MI APRA LA CAPOCCIA PER FAVORE.

Ora purtroppo devo incupire i toni, ragazzuoli.

Un lunedì mattina di diverse settimane fa è venuto a mancare mio nonno.

Era un uomo “tutto d’un pezzo”, una persona figlia dei suoi tempi che avendo vissuto quasi cento anni si è adattato a cambiamenti radicali del mondo. Ha vissuto la guerra in prima persona perdendo la madre e la sorella, è stato maresciallo nell’esercito, è stato un padre rigido e un nonno meraviglioso.
L’idea che mio papà non abbia più il suo papà mi disintegra.
Com’è possibile che non avere più un papà? Può succedere davvero? Non è una di quelle cose che senti dire ma capita solo agli altri? E se ha bisogno di un consiglio chi chiama? Come si fa?
E mia nonna davvero non ha più il marito, l’uomo con cui ha condiviso sessantacinque anni? Una vita intera insieme e ora lei torna a casa e non c’è nessuno. Non sarà mai più seduto sulla sua poltrona a guardare i film di John Wayne. Non sembra possibile.

Il giorno del funerale è stato strano. Non sapevo neanche io come mi stessi sentendo, forse non mi sentivo e basta.
Ma partiamo dal fatto che non so voi, ma io quando piango divento orribile, una specie di rana tutta umidiccia con occhi gonfissimi tutti arrossati, naso triplicato, ma la cosa peggiore è che non è che riesco a soffiarmi il naso con grazia ed eleganza.
Io provo a portarmi il fazzoletto alle narici e fare un leggerissimo “prr prr” come farebbe Kate Middleton, ma quello che esce è “PRRRRAAAAA PRRRRRROOOOOOOOOOOO!!!” che è più simile a quello che farebbe un elefante imbizzarrito.
Il prete parlava di cose, di amore che va oltre il terreno, cantava come Mariah Carrey, e io ero lì che barrivo.
Quindi regola per il prossimo funerale: lasciare il naso a casa.

Ma poi posso dire che io avrei comunque voluto prendere una panca e lanciarla addosso a un paio di persone?
No perché pure ai funerali la gente riesce ad essere fastidiosa, pensavo ci fosse una legge dell’universo che impedisse alla gente di rompere le balle in quel frangente EPPURE NON E’ COSI’.

Una parente veramente infingarda, che non solo ha depredato casa della mia bisnonna appena era mancata ma è tutta la vita che scassa il cazzo in ogni maniera possibile&immaginabile, è arrivata in chiesa, si è precipitata da mia nonna e le ha detto “so che stai soffrendo, è normale, sarà così per sempre sai… ogni giorno sarà come oggi d’ora in poi…”
Ora qualcuno mi dica perché non avrei dovuto prendere un cero e infilarglielo nel naso.Secondo me pure il prete mi avrebbe dato ragione, eccheccazzo.

Poi codesta persona voleva venire a pranzo da noi; vi lascio immaginare la mia espressione, forse era più truce solo quella di mia mamma che la disprezza da trent’anni.
Ma Tu, miserabile esserino unicellulare dal cervello retrattile, a casa mia non ci entri neanche con un dito del piede, neanche con l’unghia dell’alluce, neanche se ti stacchi l’unghia e cerchi di lanciarla in cortile. Diciamo pure che se superi i trenta metri di distanza da casa mia mi sento in diritto di spararti come minimo una pallina di carta e saliva in fronte, come si faceva a scuola.

In tutto ciò la mia salute continua a sbarellare, ci sono giorni in cui sto bene e altri in cui sono in uno stato di morte apparente; la mia attività principale è dormire, con i farmaci che prendo la media di ore di sonno giornaliera è più o meno quindici.
Credo di star diventando una larva. Mangio e dormo, dormo e mangio. A volte rutto, così, per movimentarmi la giornata.

Un mio sciocco amico ha cercato di consolarmi dicendo che sono più una crisalide nel bozzo e che un giorno diventerò una farfalla, ma secondo me al massimo divento un’orrenda falena di quelle proprio stupide che vanno verso la luce e si bruciacchiano.
Ecco, diciamo che l’unica cosa che so è che se vedo una luce non mi ci devo avvicinare.

Sono in attesa di essere ricoverata per una settimana di esami specifici a Milano all’istituto pazzeschissimo Carlo Besta; a quanto pare l’intervento non sarà un “semplice” rimuovermi Anselmo dalla capoccia, ma anche sminuzzarmi e togliere una parte di cervello rimasta lesionata da tutto lo schifo accaduto nell’ultimo anno per liberarmi dalle crisi epilettiche.
Insomma, mi si prospetta un altro bel periodo allegro e spensierato.

In tutto ciò però da una settimana sono tornata a lavorare, principalmente perché sono una testa di cazzo e non so starmene ferma. E poi perché a ventotto anni avere seicento euro sul conto mi fa una tale pena che ho preso in considerazione l’idea di cominciare a vendere intimo usato per raggranellare due spicci, eccheccazzo.
Sono tornata in gioielleria da pochi giorni e già sono stata a tanto così dal commettere degli omicidi in negozio, perché non è possibile quanto la gente sia fastidiosa.
UNO MI HA CHIAMATA SCHIOCCANDO LE DITA, MA COME TI PERMETTI PER LA MISERIA
Un altro mi ha chiesto un bracciale di un’altra gioielleria.
Una donna voleva sapere se avevamo una collana come quella che lei ha comprato nel 2003.
Un tizio oggi ha lanciato lo zaino su una vetrina mentre aspettava di essere servito, la mia faccia era come quella del quadro di Munch, “L’urlo”.

Insomma ragazzi, va tutto alla stragrande.
Io e il Batterino teniamo botta però, con un po’ di alti e bassi e un po’ di problemi qua e là perché siamo due cretini.
Voi invece come state? Vi sono mancata almeno un cicinin? Un pochettino-ino?
Penso che i prossimi post saranno dei Film Brutt perché non ne faccio da una vita e mi manca sfogare la mia frustrazione su personaggi imbecilli, sento che è giunto il momento di tornare a scrivere “MA COSA STAI FACENDO CACCA DALL’ARIA ANTROPOMORFA?!” qua e là.
Se avete film brutt, ma proprio brutt, che vi hanno rubato delle ore di vita che rivorreste indietro datemi i titoli e ci penso io a fare giustizia per voi!

Hasta la pasta!

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Ciance sparse: vita da promoter

Mi viene difficile dire “buonasera miei cari spelacchiati, come state?” perchè visto il PUTINFERIO di questi giorni credo che nessuno stia bene. Di fronte a certe cose non si può stare bene.
Ma non voglio parlare di questo, stasera voglio solo cianciare sparsamente, sperando che ci sia ancora qualche spelacchiato all’ascolto!

Diciamo che è un periodo intenso e stressante: il mio cane sta male -se succede qualcosa alla mia musona probabilmente mi lancio dal balcone, vi avviso-, quella farsa del mio lavoro mi sta logorando l’anima -a breve ve ne parlo-, il Batterino tra poco si laurea e io sto cercando di organizzargli non una ma ben due feste perché sono pazza, e in tutto ciò il mio malessere da Covid procede e pure la psiche mi sta un po’ abbandonando.
La mia psicologa non è particolarmente contenta di me, in questo periodo. Secondo lei sono di nuovo in fase depressiva, cosa che posso confermare visto che passo la maggior parte del mio tempo a piangere senza apparente ragione, come mi capitava anni fa.

Ma parliamo un attimo del mio lavoro, che definire “lavoro” mi pare veramente esagerato.
Diciamo che al momento faccio il cosplay del fallimento dell’umanità.
Faccio la promoter per una scuola di inglese.
Cosa significa?
Che devo stare in piedi quattro ore ad un banchetto storto -perché non so montarlo- e cercare di accalappiare gente che compili dei coupon con cui avranno diritto a uno sconto sui corsi di lingue.
… non chiedetemi quanto mi pagano perché è troppo imbarazzante. Immaginatevi una paga minima, dopodiché dimezzatela e a quella cifra togliete il 25% della metà.
Insomma regà se mi prendo un caffè al bar mi brucio tre ore di lavoro.

Ma parliamo un attimo del genere umano, che non smette mai di sorprendermi e infastidirmi allo stesso tempo.

Ora voi immaginate me, che sono una misantropa perennemente inviperita verso il genere umano, in piedi, al freddo, che tento di spiegare alle persone che potrebbero avere uno sconto su un corso di inglese e mi sento dire le seguenti cose:


– “Signorina ma lei è bellissima…” *ciance inutili a cui io rispondo con garbo e gentilezza che Buckingham Palace dovrebbe darmi un titolo onorario solo per quello* “io ho un amico che lavora per la tv… tu hai due occhi che parlano, e poi un fisico… senti, se vuoi organizziamo un aperitivo e te lo presento, secondo me come presentatrice o modella ti prenderebbe immediatamente”
Vattelapijanderculo e firma sto coupon, porca la miseria. Poi chiama il tuo amico e fai compilare pure a lui.

– “Signorina ma cosa vende?” con sguardo vacuo da triglia mentre fissa con insistenza i volantini
“Non vendo nulla, se compila questo coupon però ha uno sconto mirabolante su tutti i corsi, ‘na robbba irripetibile, le rubo un secondo solo…”
“Ma le lezioni le fai tu?”
“…No, un insegnante madrelingua qualificato, bravissimo, levissimo, altissimo…”
“Ah allora no. Beh meglio che i corsi non li tenga tu, non starebbe attento nessuno, si innamorerebbero tutti! Eheheh…”
… Mavattelapija E FIRMA STO CAZZO DI COUPON PER L’AMOR DI DIO.


-“ Ma perché vi servono i miei dati?”
“Buongiorno anche a lei neh, guardi ci servono solo il nominativo e l’indirizzo mail, così possiamo mandarle l’informativa di tutti i corsi per farveli conoscere e se poi siete interessati…”
“Io non firmo niente.”
“…Signora è solo per presa visione, se no potrei compilarne duecento a caso con dati falsi…”
“No no allora vado di persona, non mi fido mica.”
Signora, glielo devo dire pure a lei? vadapija.

-“Ciao! Ma non hai freddo qui così?”
“Guardi, ho appena tolto le stalattiti di ghiaccio che mi pendevano dal naso..”
“Eheh… Se vuoi ti offro un caffè, parliamo un po’…”
“Mah, guardi, come se l’avesse fatto. Le interessa un coupon per un corso..?”
“No ma dico davvero, andiamo lì al bar e ci conosciamo un po’, sai, mi hai colpito…”
“Guardi non le dico con cosa vorrei colpirla adesso ma le lascio immaginare, sto lavorando, non posso allontanarmi.”

-“Posso usare l’igienizzante?”
Dipende, io posso darti una randellata sui denti?

-Il simpaticone che “Io so già l’inglese, DE CHET IZ ON DE TAIBOL, ihihih”
Tu. Credo ci sia un girone all’inferno per le persone fastidiose come te.

I ghiv iu a manrovesc iu crep, okay?

-“Buongiornopossolasciarleuncoupon?”
“Sono un avvocato. Sto andando a lavoro. Secondo lei mi interessa?”
Mah, a occhio e croce dovrebbe interessarle togliersi quel palo dall’ano, però chi sono io per dare consigli. Coupon?

“Ciao scusa eh, appoggio un attimo qui lo zaino e le buste della spesa che si stanno rompendo, un attimo solo eh…”
…Ma io le do fuoco, signore, se ne rende conto? Lo legge nei miei occhi che la odio?

E poi questo aneddoto ve lo devo narrare perché io ancora sono basita.
Sabato mattina, arriva una signora non ho neanche dovuto fermarla io, mi dice che è interessata al corso di inglese perché sua figlia abita all’estero e quando va a trovarla è spaesata, bla bla bla, compila il coupon e se ne va allegramente.
Sabato pomeriggio questa figura torna.
“Scusami sai sono un po’ distratta stamattina ti ho dato il numero vecchio, l’ho cambiato da poco, non ci ho proprio pensato… Posso riavere la tua parte del coupon così te lo correggo?”
“…Ma certo signora, voilà.”
E QUESTA PERSONAGGIA PRENDE IL CAZZO DI COUPON E ME LO STRAPPA IN MILLE PEZZI DAVANTI AGLI OCCHI DICENDO “IO I MIEI DATI NON LI LASCIO A NESSUNOOOOOO!” E FUGGE VIA!!!!!!!!

No regà non potete capire.
Io ero troppo sconvolta per reagire ma avrei tanto voluto inseguirla, darle una capocciata e lasciarla a terra coi sui cazzo di dati.

MA CHE ME NE FREGA A ME SE HAI CAMBIATO IDEA, TE LO RIDAVO COMUNQUE IL COUPON COI TUOI PREZIOSISSIMI DATI DI MERDA, MA COSA MINCHIA MI MENTI GUARDANDOMI IN FACCIA? MA SEI DEFICIENTE? MA SCUSAMI!?!?!?

Poi sarà una di quelle che su Facebook mette le foto di casa sua con scritto “oooh ora si va due ore in palestra!” e i quiz “scopri quale testa di cazzo sei”.

Io penso che prima o poi qualcuno lo pesto a sangue.

Oggi ci sono andata molto vicina. Non potete capire la quantità di fischi, commenti sul mio fisico, apprezzamenti vari e volgari mi vengono rivolti ogni volta, è veramente desolante. 

Detto ciò domani ho un colloquio in una gioielleria.
Io non so come possano anche solo avermi presa in considerazione, il mio CV dovrebbe emanare goffaggine e inadeguatezza a qualunque ruolo; dovrò far finta di essere una persona pacata, delicata, raffinata. “Oh sì, il taglio di questa pietra pomice è davvero delizioso, le consiglio anche questo monile con incastonato una pietruzza presa in una strada sterrata qua vicino…”
Insomma… mandatemi delle vibrazioni positive, che qua sono a un passo dal chiudermi come un armadillo e riaprirmi al mondo tra cinque o sei secoli.


E voi invece miei cari spelacchiati come state? Non so se ci sia ancora qualcuno a leggermi visto che ho la costanza di una rana pescatrice rinsecchita, ma mi farebbe molto piacere se mi raccontaste quello che vi va, quello che vi passa per la testa (o per la testuggine), come procedono le vostre vite… Insomma, come sempre avete carta bianca.
Hasta la pasta!

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Ciance sparse: Coviddimmerda e orecchini perduti

Ahhhh miei cari spelacchiati, che palle sto periodo, qualcuno mandi avanti veloce col telecomando per favore. Facciamo che ci rivediamo a giugno 2025, per star tranquilli?

Visto che siete così carini a preoccuparvi per la mia salute vi aggiorno; continuo a non stare bene, in maniera abbastanza fastidiosa ed evidente adesso.

Sono giorni che ho un senso di affaticamento e spossatezza abbastanza fuori dal comune pure per me che sono un mollusco sedentario e privo di qualsiasi capacità motoria; io e il Batterino siamo andati al bar a piedi, un’incredibile camminata di circa due minuti, ho dovuto fare due pause e al ritorno sono quasi svenuta.
Ho sistemato un po’ l’appartamento di Mr Batterino e nuovo giro di tachicardia e fiato corto, mi sono dovuta sdraiare e mi sono addormentata di botto per due ore (dormire di pomeriggio di solito mi è impossibile).
Fare una rampa di scale in questo momento mi mette a durissima prova, arrivo su che mi devo piegare sulle ginocchia come i vecchi e rifiatare.

Insomma sono come un pokèmon esausto che ha bisogno dell’infermiera Joy, quindi venerdì visita dalla doctor sperando mi dia qualche soluzione miracolosa o ponga direttamente fine alle mie sofferenze con una padellata in testa.

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Intanto l’altra sera si è consumato un dramma che non ha niente a che fare con la mia salute.
Per Natale quel pazzo di un Batterino mi ha inondata di gioiellini: un anello, una collana e un orecchino. Io che sono una gazza ladra sono impazzita di gioia.

Ieri sera a cena il Batterino mi fa “Ma l’orecchino?”
Io, scema come una biglia, tiro indietro i capelli e comincio ad agitare la testa per far sbrilluccicare il suddetto orecchino.
Mr Batterino mi fissa come se fossi deficiente, cosa che in effetti sono, quindi niente di strano.
“Ma te lo sei tolto?”
Panico.
No che non me lo sono tolto, ce l’ho su da quando me l’ha regalato!
Mi ficco una mano sull’orecchio: niente.
Mi infilo un dito nell’orecchio fino al cervello: NULLA.

Partono le spedizioni di salvataggio, chiamo i sommozzatori, avvio una battuta di ricerca che nemmeno il padre di Nemo mi fa concorrenza: NADA.

Quindi ho fatto quello che chiunque sia pazzo quanto me avrebbe fatto: sono scoppiata a piangere per circa due ore, alternando i singhiozzi a frasi tipo “NON MI MERITO I TUOI REGALI NON PRENDERMI MAI PIU’ NIENTE SONO UNA CACCA UMANA!”
Insomma una cosa così sciocca ha scatenato in me una reazione fortissima, ovviamente legata a tutte le mie paturnie mentali di cui vi ho già parlato tantissimo; mi sentivo irrispettosa nei suoi confronti, di averlo deluso, di non aver dato abbastanza importanza al suo regalo e altre duemila cose, mannaggia.

Mr Batterino basito ma super dolcino mi consolava. Più che dolcino era dolcissimo, praticamente fatto di marzapane.
Mi verrebbe da dire marzapene senza alcuna ragione, solo perché mi fa ridere, ma forse evito. O forse no e lo pubblico così, chissà.

Alla fine l’indomani ho fatto l’unica cosa che andava fatta: ho chiamato la sola, l’unica, l’incredibile MADRE SUPERIORA, che è il nome con cui ho salvato in rubrica il numero di mia mamma.
“MAMMA SONO DISPERATA HO PERSO L’ORECCHINO AIUTAMIIIII GUARDA SE E’ A CASAAAAAAAA TI PREGOOOOOOOOOO SE NO DOVRO’ AMPUTARMI L’ORECCHIO COME VAN GOGH E POI SARO’ ASIMMETRICA E PENDERO’ DA UN LATO, CADRO’ SEMPRE A SINISTRA, UNA VITA ROVINATAAAAAA”
Mia mamma ha fatto un sospiro di circa venti minuti, praticamente è andata in apnea; perché dovete sapere che almeno sei o sette volte al giorno io non trovo qualcosa e chiedo a lei, che con il suo superpotere riesce a risalire a qualunque oggetto, vestito o cianfrusaglia.

E anche stavolta il suo superpotere non ha fallito.

“Testa di razzo, era sulla tua scrivania, DEFICIENTE.”
“…Ah. Batterino, puoi ancora ricoprirmi di regali, allarme rientrato, merito di tutto e di più.”

Sì insomma, una serata terribile.
Il commento del Batterino a un certo punto è stato “non pensavo l’avrei mai detto ma preferisco quando mi bagni il cuscino di bava che di lacrime.”

Ora me ne vado a cena con due mie amiche, serata giro pizza quindi conto di prendere almeno nove chili in una mangiata sola. L’orecchino mi sa che lo lascio a casa.
E voi come state, miei prodissimi? Vi è mai capitato di perdere un regalo o qualcosa a cui tenevate tanto? Spero abbiate reagito in modo meno pazzo di me, ma narratemi tutto!
Hasta la pastaaaaaa!

Allego foto dei regalini bellissimi:

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Ciance sparse: domande da adulti, pasta e vigilanza

Buongiorno miei spelacchiatissimi bipedi, come state?

Mr Batterino è ufficialmente andato a vivere da solo e stiamo scoprendo insieme i grandi quesiti delle persone adulte.
Cose come:
-“ma la pasta Barilla è davvero più buona o è solo un costrutto sociale e posso prendere la Badabungada a quattro centesimi”?
-“perché il tonno in scatola costa cosi tanto?”
-“ma se uso il vetril per lavare i pavimenti cosa succede?”
-“ma il polistirolo dove diamine si butta?”
-“lo scopettino del wc come si lava?”
-“posso rubare lo zerbino figo dei vicini?”

L’altro giorno abbiamo pulito tutto da cima a fondo, e con “abbiamo” intendo che lui ha pulito e io ho passato il tempo a dire idiozie. Il mio apporto è riassumibile nel momento clou in cui il mio cervello ha dato forfait e senza alcuna ragione logica ho buttato il non recuperabile nella plastica.
Non so come abboa fatto a non mettermi la testa nel forno, che pazienza che ha Mr Batterino!
Anche perché per il momento l’unica cosa che faccio è sbavargli sul cuscino ogni notte – quando va bene, quando va male si ritrova la mia saliva sul braccio-. Non oso immaginare che spettacolo raccapricciante sia guardarmi dormire.

Per quanto riguarda me sto continuando il mio lavoro da paladina della giustizia, vigilo l’università come fa Batman a Gotham City. Mettere la sveglia alle sei e mezza comunque mi uccide ogni volta, la mia unica ragione di vita è la colazione al bar.

E voi miei prodi come state? Quanto è stato traumatico per voi passare nel mondo degli adulti? Vi prego preparatemi alle prossime sfide e domande che dovremo affrontare io e Mr Batterino, e se avete consigli salva vita su cose da comprare indispensabili per la casa ditemi, che riferisco!

Narratemi di tutto e di piu, a presto!
Hasta la pastaaaa