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La gente al bar: tutte le cose più fastidiose (e spelacchiate) del mattino

La gente al bar

Ora che la mia vita sta lentamente tornando simile a quella di un essere umano dopo la malattia e l’intervento al cervello mi sto rendendo conto di quante cose incredibilmente fastidiose ci siano nel mondo.

La gente al bar, per esempio.

Io arrivo lì, già irritata di per sé prima di tutto perché è mattina, in secondo luogo perché reduce dai viaggi in bus, e infine perché le persone sono insopportabili in ogni contesto.

Io mi siedo tranquilla al mio tavolino, col mio libro, mi sgranocchio la brioche e intorno a me… il caos. 

Giovani che piazzate il cellulare al centro del tavolo e mettono la musica a palla, mi rivolgo a voi: VE LO INZUPPO NEL CAPPUCCINO, OKAY? E’ CHIARO IL CONCETTO? ABBASSA QUEL VOLUME O TI ABBASSO LA STATURA A PUGNI, OKAY? 
Ma poi ascoltassero cose carine uno chiuderebbe pure un occhio, ma ascoltano queste cose strane che ascoltano i giovani, questa musica trap che a questo punto “trap” penso stia per “trappola”: se lo ascolti muori.

E io muoio un po’ ogni volta, infatti.

Un’altra cosa che non sopporto, ma forse è un problema mio, è lo sbatacchiare dei cucchiaini nelle tazzine. Metallo contro i bordi. In continuazione.
HO CAPITO CHE STAI MESCOLANDO MA COSA CAZZO SEI, UNA STREGA COL CALDERONE? VA CHE DOPO DUE GIRETTI LO ZUCCHERO SI E’ SCIOLTO, EH! MA POI COSA CAZZO DEVI MESCOLARE CON QUELLA FOGAAAAA MA RILASSATIIIIIIII NON PUOI SFOGARE TUTTA LA TUA RABBIA IN QUEL MODO PERCHE’ POI IO VORRO’ SFOGARE LA MIA SU DI TE E QUEL CUCCHIAINO TE LO FICCO IN UN AVAMBRACCIO!
Ma no, è tutto un cling cling cling cling.
Incessante.

E quando finalmente l’anziano accanto la smette col cling cling è il turno del tipo che legge il giornale leccandosi il dito ogni volta che deve girare pagina, con quel suono a metà tra un risucchio, un rantolo e uno sputacchio.
Ma posso dire “che schifo”?
Signore, si rende conto di quanti germi sta letteralmente leccando? Secondo me il prossimo passo è leccare i pali delle metro o direttamente i marciapiedi, veda lei.

Poi qualcuno mi deve spiegare com’è possibile che a ogni ora del giorno e della notte, in qualunque bar del mondo, ci sia un gruppo di uomini che parlano di calcio e donne. E basta. Non conoscono altri argomenti, non hanno mai parlato d’altro, non credo nemmeno sappiano i nomi l’uno dell’altro.

Si incontrano, parlano della formazione scadente della squadra all’ultima partitta e di come “hanno giocato da soli” “non c’era partita” “a un certo punto ho spento” alternando con commenti sulle gnocche, che no, non sono le mogli degli gnocchi.
Ma se siete così bravi com’è che siete qua a bere un bianchino ogni giorno prima del lavoro e non a bordo campo con Buffon? (Scusate, la mia conoscenza calcistica si ferma a quegli anni lì) o a fare spot pubblicitari di infimo gusto sulle patatine in accappatoio?
No così, io chiedo.

E in tutto ciò la mia colazione si rovina, perché mentre vorrei solo stare tranquilla e leggere prima di andare a lavoro mi ritrovo infastidita da tutto e mentre fisso con astio i ragazzini con la trap a palla la mia brioche mi sbrodola tutta la marmellata sui pantaloni. Allora corro in bagno per salvare il salvabile ma il lavandino appena lo apri spruzza come un gyser e mi ritrovo sempre con la camicia a macchie e quando vado a pagare sono così nervosa che prima o poi ruberò il barattolo delle mance perché sento di meritarmi una mancia per non aver elargito neanche uno schiaffo.

Domattina porterò i tappi e una pistola, sono aperte le scommesse su cosa userò per primo. 

Spoiler, userò i tappi perché conoscendimi sparerei alla mia tazzina di decaffeinato per errore, e questo mi innervosirebbe ancora di più.

*
E voi, miei cari spelacchiati, narratemi: cosa vi da fastidio al bar?
Cosa ne pensate di questa rubrichina di situazioni banali che mi fanno saltare i nervi? Sembro solo una pazza squinternata o potete capire la mia frustrazione?

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Pronto soccorso, vomito e blatte.

“Buonasera, mi dica.” mi dice il medico all’ingresso.
Io mi lascio cadere sulla sedia marrone “Buonasera, guardi…non per essere melodrammatica ma credo di stare morendo.”
Eh, che fantasia. E’ la dodicesima a dirmelo stasera. Che cos’ha?”
“Ha presente quella sensazione da luce bianca e violini celestiali? Ecco, quella. L’ho già vista, non è mai finita bene.”

Lui sbadiglia “Non li segua che poi devo fare la pratica di decesso, un sacco di scartoffie. Mi racconti un po’, possibilmente in fretta, che diamine ci fa qui?”
Io entro in ansia da prestazione “Avevo Anselmo, tumore al cervello. Operato un anno fa. Anselmo aveva un’amichetta isterica: Epy, epilessia. Oggi ha deciso di farmi visita quattro volte. Niente convulsioni, solo l’esperienza deluxe senza il lato spettacolare. Sensazioni strane, nausea, svenimenti… solite cose, ma per 4. Mai avute così tante.”
“Mmh, deluxe è dir poco. Altro?”
“Emorragia cerebrale passata, due cicatrici nel cervello più quella da intervento. E’ un tris interessante, non crede?”

Lui mi ignora “Vomito?”
“Beh, se deve farlo chi sono io per impedirglielo?”

Mi fulmina “Ha avuto vomito?”
“Sì, dopo due crisi. A proposito, se conosce qualcuno per rifare il bagno…”
“Segni vitali?” 
“Mah, l’unico segno che faccio ormai è quello della croce.”
“Mmmh. Le macchine per la risonanza sono già occupate, e lei non sembra necessitarne con urgenza. Facciamo che stasera rimane qua, d’accordo? Qui dietro, così se dovesse succedere qualcosa interverremo rapidamente. Ecco, le do un telo e una barella. Si sdrai lì.”
Guardo il telo. Guardo lui. Guardo il telo come se fosse contaminato da Chernobyl.
“Cosa ci dovrei fare?
” chiedo con un certo orrore misto a raccapriccio.
“Vomitarci sopra.”
“…Lei è serio?”
“Più serio di un infarto. È igienico.”
“Igienico? Il prossimo passo sono le sanguisughe? Senta, se qualcuno mi vede vomitare su un telo per favore mi uccida. Non posso avere un sacchetto, come le persone normali?”
“Su, non faccia la difficile. Dopo tutto quello che ha passato, un po’ di vomito non la ucciderà.”
“Quindi il concetto è: se non sono a un passo dalla bara, va bene qualsiasi schifo? Perfetto. Allora adotto le blatte di casa e gli insegno a fare i pancake.”
“Ecco, brava. Vada a sdraiarsi, se ha un’altra crisi ci chiami, se incontra Dio gli dica di farmi alzare lo stipendio.”
“Okay ma non veda questa promessa come un buon motivo per lasciarmi andare lassù, va bene? Preferirei restare su questa terra ancora un po’. Devo dare fastidio ancora a molte persone.”

“Oh, non ne dubito. Se deve vomitare chiami l’infermiera, d’accordo? Se lei se la sente la accompagnerà in bagno.”
Alla fine ci sorridiamo entrambi, perché è una giornata di merda per tutti e due. 

Per lui perché mi vedrà vomitare.

Per me perché ho solo un telo per farlo. 

*

Buongiorno Spelacchiati, come state? Questo è ciò che è successo qualche giorno fa, devo dire che andare in pronto soccorso è sempre un’esperienza quantomeno interessante.

Io ora sto meglio, anche se per i miei standard “meglio” non è esattamente rassicurante. Diciamo che “sto”. Per fortuna ora ho una settimana di ferie perché l’ufficio fa una meravigliosa chiusura estiva (anche perché non c’è nessuno dei nostri clienti) quindi vedrò di far calmare il mio cervello a suon di schiaffi.

Voi come state? Siete finalmente in ferie?! Dove siete, cosa fate, ditemi che mentre mi leggete siete sdraiati su una spiaggia o vi state arrampicando sul cucuzzolo di una montagna!

Hasta la pastaaaa

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Ciance sparse: Deliri di una recruiter pazza e senza esperienza.

Caro amico mio,

Ti scrivo perché ho bisogno di un testimone. Non oculare e non di nozze. Qualcuno che possa dire, quando inevitabilmente verrò ricoverata o assunta come soggetto di studio in un esperimento sulla follia umana, che ero abbastanza normale prima di iniziare questo lavoro.

Sì, perché ora sono una recruiter. Io. Recruiter. Cioè capisci? Io recruito la gente. Che cazzo vuol dire? Non ne ho idea. Pensavo fosse una frase che, se pronunciata al contrario tre volte al contrario stando davanti a uno specchio con una candela in mano con sufficiente convinzione, potesse aprire portali dimensionali verso universi paralleli in cui i petauri dello zucchero governano il mondo e gli stipendi sono decenti. Ma ahimè non è così. Mi tocca andare a lavorare tutti i giorni con uno stipendio piuttosto miserabile, con tre settimane di ferie all’anno e una crescente sensazione di morte nel cuore.

Immaginati la scena: primo giorno di lavoro, io entro baldanzosa (ovvero in preda al panico più totale) e con l’eleganza di un pinguino mentre cade sul ghiaccio, convinta che “sì dai, cosa sarà mai trovare persone per un lavoro? Basta leggere un CV e fare due domande, no?”. NO. SBAGLIATO. PRIMA BUGIA. IL COLLASSO DELLA REALTÀ.

Perché nel meraviglioso mondo del reclutamento, niente è come sembra. Alle domande piace cambiare, come alle scale di Hogwarts.

Ho ascoltato gli altri fare domande per giorni. Domande a chi entra, domande a chi esce, domande al telefono, domande ai colloqui di persona… Tutte diverse. Ognuno chiede cose diverse. Mi hanno detto che col tempo troverò il mio stile, e beh, penso che il mio stile sarà più o meno questo:

💬 “Se potesse reincarnarsi in un utensile da cucina, quale sceglierebbe e perché?”

 💬 “Mi elenchi i suoi difetti, ma in ordine alfabetico.” 

💬 “Se il suo capo fosse un dinosauro, quale specie sarebbe e come lo convincerebbe a darle un aumento?” 

💬 “Mi esplichi il suo stile lavorativo attraverso pittogrammi rupestri.”

Ora, potresti pensare: “Ma che azienda è questa?” Una normale. Sono io che sto facendo casino. 

Perché, capiamoci, io non so nulla di questo lavoro. ZERO. Io sono entrata credendo che il muletto fosse un piccolo asinello su cui i magazzinieri saltano e lo lanciano al galoppo per trasportare le merci qua e là.

Mi chiedono se so cosa sia un report e io penso alla trasmissione. I software alfanumerici? Gli ATS? Per me “ATS” è l’imprecazione che dico quando inciampo.

Ma il meglio arriva con i candidati.

📄 “Ci mandi il CV in formato cartolina natalizia musicale.” 

📄 “Allora, mi parli un po’ di lei. Come si chiama, dove vive, che squadra tifa… Sa giocare a scacchi? Vorrei ricominciare ma non ho nessuno con cui allenarmi.”

📄 “Va bene, allora mi racconti un po’ delle sue esperienze ma non troppo, ho ancora i neuroni addormentati.”

📄 “Bene, bene… Allora, lei si vede più come un leader o come una fotocopiatrice umana? Io mi sento un po’ un fermacarte, ora che ci penso, se può esserle d’aiuto.”

📄 “Ora mi racconti un po’ di un suo fallimento, e se riesce a farlo in rima darò dieci punti a Grifondoro.”

📄 “Preferisce i cani o i gatti? Non è rilevante per l’azienda ma solo per me, per giudicarla come persona.”

📄 “Sa usare Linkedin? Perfetto, perché io no: mi spiega come funziona?”

📄 “Se il suo capo anticipa la scadenza di domani a ieri, lei cosa fa?”

📄 “La posizione è per un ruolo d’ufficio, ma cerchiamo qualcuno che sappia guidare una nave da guerra. E che abbia fatto il marines.”

📄 “Sa usare Excel?”

“Sì, molto bene.”

“Capiamoci, con ‘molto bene’ intende come me che so scrivere nelle caselle di testo o come un hacker di Anonimous?”

“… Caselle di testo.”

“Capisco. Beh, dipendesse da me sarebbe assunto.”

📄 “Okay, ora le chiedo di mandarmi una mail e allegare il suo CV al suo CV.”

“… Come scusi?”

“Allegare il CV. Al suo CV.”

📄 “Facciamo un gioco, mio caro candidato. Per ottenere questo lavoro deve risolvere un enigma inventato adesso da me medesima. Allora: si sveglia in un ufficio vuoto. Davanti a lei c’è un telefono con un solo tasto e una cartelletta con scritto “non aprire”. Lei cosa fa?”

📄 “Sa cosa potrebbe servire? Una lettera di presentazione, scritta su pergamena e con penna d’oca, possibilmente usando sudore e fatica come inchiostro. Anche lacrime, ora che ci penso.”

📄 “Abbiamo quasi finito: mi può mandare il suo codice fiscale, la carta di identità, l’iban e la password del suo account Netflix?”

📄 “Lei è una persona puntuale? Se sì, mi spiega come diventarlo?”

📄 “Sa lavorare in team? Sì? Ah peccato, qua lavorerà da solo.”

📄 “Okay allora le chiedo cortesemente di mandarmi il suo CV in PDF. Anzi no, in Word. Possiamo fare in Powerpoint con le animazioni e la musica? Apprezzerei molto. Cerchi di essere accattivante e divertente.”

📄 “Scriva una lettera di presentazione in stile thriller psicologico.”

📄 “Mi può mandare il CV in formato cartolina natalizia musicale?”

📄 “Ci serve un candidato bravo con le lingue straniere. Mi può dire il suo livello di inglese, spagnolo e klingon?”

📄 “Se un collega le ruba il pranzo dal frigorifero aziendale, qual è la vendetta più creativa che ordisce ai suoi danni?”

📄 “Sì, sì, l’azienda ha un orario molto flessibile. Intendo che l’azienda ti detta l’orario cambiandolo quando vuole e tu ti fletti senza contestare.”

📄 “Mi servirebbe una foto, ma non di lei. Preferirei un cucciolo estremamente carino, ma stia attento: cani, gatti e animali domestici sono molto inflazionati. Mi sorprenda.”

E intanto i colleghi mi parlano di pitch, di pal, ti recall, di video conference about anything, di clienti pazzi, di ordini urgenti e io… Io li guardo. Ogni tanto annuisco. Faccio un piccolo cenno, come per dire “ma certo ho capito tutto, ci penso io” quando la verità è che non ho capito un cazzo e sto pensando alla cena.

Avrò tre settimane di ferie all’anno, questa cosa mi turba l’anima. Non che io sia mai andata da qualche parte negli ultimi quattro anni, ma l’idea di non poterlo fare mi strugge. E se io volessi farmi un coast to coast in America? E se volessi farmi tre mesi in Giappone per imparare l’arte del tè matcha? Niente, sogni infranti prima ancora di sognarli.

“Sara, mi sembri un po’ sclerata. Il tuo epilettologo ti darebbe una craniata, a vederti così. Sai che puoi sempre andartene, vero? Lo stress non fa bene al tuo piccolo cervello martoriato.”

“Ma ho appena cominciato, datemi tempo di carburare. O di morire. E poi… Il delirio mi diverte.

Vedere la faccia dei candidati quando chiedo “Come gestirebbe una rissa tra colleghi nel bagno aziendale?” non ha prezzo. Immaginarmi che da qualche parte ci sia qualcuno che sta davvero scrivendo una lettera di motivazione in stile Edgar Allan Poe solo per me mi scalda il cuore. E se non posso andarmene, almeno posso rendere questa esperienza un’esperienza mistica per tutti.

Quindi, caro amico mio, ti prego: se un giorno sparisco e trovi solo un biglietto con scritto ‘Colloquio finale, non tornerò’, sappi che è successo. Il reclutamento mi ha reclutata.

Ora vado, c’è un candidato che devo valutare in base alla sua capacità di sopravvivere a un attacco di gabbiani affamati. Ti aggiorno.

Con affetto,

La Recruiter Pazza e Senza Esperienza

*
Buonasera miei cari spelacchiati, dopo questa carrellata immane di stupidità che fluisce da me come se nulla fosse direi che passo la palla a voi: come state? Come procede la vostra vita lavorativa, sentimentale, vitale? Ragguagliatemi, che mi fate sempre tanta compagnia e mi date la forza e la voglia di continuare sparare cazzate e affrontare la vita senza fuggire innanzi a ogni minimo turbamento!
Hasta la pastaaaaaaa

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Ciance sparse: racconti di avventure epiche di insetti spericolati.

Il tutto nato da un incontro troppo ravvicinato con una cimice.

Immaginatevi questo bar, un posto semplice, carino, un po’ rozzo, in stile irish pub. Tutto in legno scuro: bancone, sgabelli, tavolini, sedie, panche… C’è pure un minuscolo camino in un angolo. 
All’inizio fuori c’era stata un’insegna luminosa, ma la proprietaria, una coccinella di una certa età, tarchiata e tostissima di nome Lady Puntini, aveva dovuto toglierla perché tutti i clienti -mosche, zanzare, falene e simili- finivano con l’incantarsi lì fuori e non entrare a consumare. 
Aveva dovuto togliere anche i distillatori per riempirsi da soli il bicchiere di gocce di sangue poichè un paio di zanzare e Rino “à Sanguisuga” -una zecca così tirchia che cerca di farsi offrire tutto da chiunque- era finito in collasso globulare, ovvero un globulo rosso di troppo gli era andato di traverso rischiando di stecchirlo.

Quella sera la porta si aprì e dai presenti si levarono urla di giubilio, applausi e fischi di approvazione: era entrato un signor cimice soprannominato Er Piuma, chiamato così perché era Er Più Matto: “E sono ancora quiii stronziii! Sopravvissuto anche stavoltaaaaa! Lady Puntini fammi una Puzza Colada!”.
“Allora, raccontaci! Cos’è successo?”
Er Piuma si appollaiò su uno sgabello e dopo un sorso del suo disgustoso drink cominciò a raccontare con aria solenne “Ero lì in bagno come mio solito, mi stavo sgranchendo le zampette camminando avanti e indietro sul muro. Tutto tranquillo, una giornata come tante. Poi a un certo punto entra lei, la più orrida creatura che io abbia mai visto. E’ la giovane umana della casa. Beh, giovane… Insomma, entra questa cosa disgustosa e si mette a lavarsi i capelli, io ero ancora lì a fare un po’ di camminata veloce per tenermi in forma. Solo che a un certo punto il vapore dell’acqua calda ha reso le pareti scivolose, e  io ho cominciato a perdere la presa! L’immonda creatura sotto di me stava per cominciare ad asciugarsi i capelli quando io ho sentito la zampetta anteriore slittare, poi l’altra. Dovevo prendere una decisione: rischiare di cadere nella vasca piena d’acqua e morire annegato oppure… Passare alla storia.
E io ho scelto la gloria.
Mi sono lasciato cadere di schiena nel vuoto. Mi sono girato a mezz’aria con una manovra da fuori di testa e poi ho iniziato una picchiata da paura, ero un F-16. ero una saetta, ero il peggior incubo di ogni umano. Giù in picchiata, nel vuoto per almeno quaranta centrimeti ragazzi, non scherzo, giuro su mia madre… Pace alla corazza sua. Traiettoria perfetta.
SBANG! Capelli ovunque, un urlo isterico, panico totale. Ho fatto il delirio, regà, er panico. Poi qualcosa di enorme mi ha colpito: una mano! Ho chiuso gli occhi un istante e quello dopo ero di nuovo in aria, fuori controllo! L’ala destra era in avaria, quella sinistra si era incastrata, stavo perdendo quota troppo rapidamente… Sapevo che era questione di un attimo prima dell’impatto! Allora mi sono preparato: ho chiuso le ali, mi sono raggomitolato su me stesso. La collisione con il pavimento è stata dura, durissima, quasi letale, ma sapevo di non avere tempo: l’umanoide avrebbe potuto spiaccicarmi con una scarpa da lì a un secondo quindi senza neanche guardarmi intorno ho cominciato a strisciare via, un millimetro alla volta, per chilometri, ero nella linea nemica! Sono sgusciato dietro al water e ho aspettato, pronto a esalare il mio ultimo puzzo… Ma il colpo non è arrivato. L’umana non mi stava dando la caccia, era scappata a gambe levate! Ma sapevo di non poter ancora considerarmi salvo, sarebbe potuta tornare con i rinforzi, con un’ammazza mosche o peggio ancora uno spray insetticida. Allora mi sono inerpicato sulla parete fino a raggiungere la finestra… E sono qua, stronzi!”

Un silenzio sconvolto accolse il racconto e venne interrotto soltanto dal fastidioso “fzz fzz” di Gloria Abbagliante, un’anziana falena sciroccata. Poverina… si era bruciata le antenne contro una lampada troppo calda quando era ancora giovane. Non era più tornata come prima. 
Saveria Briciola, un’anziana formica rossa annuì teatralmente “Io una volta sono rimasta intrappolata in una maglietta. 
So cosa significa l’oscurità. So cosa significa la disperazione. Le ho provate. Le ho vissute.
E so cosa significa essere scaraventati via cun un urlo alle sei di mattina e finire in una goccia di rugiada.”

Poi prese la parola Tony Rimbalzo, un grillo verde completamente matto in culo. Prendere il brevetto di salto gli aveva dato alla testa.
Cominciò a parlare con il suo accento bizzarro e strascicato, tipico dei grilli benestanti, e ammiccò ad un paio di giovani locuste sedute sul divanetto “Io me ne stavo lì, sul davanzale, con Celine Grillon, Jack lo Stridulo e Chirpez quando… l’ho vista. Io non volevo, giuro. Ma il richiamo del brivido era troppo forte, per uno spericolato come me… D’altronde la vita è una sola, va vissuta fino in fondo. Meglio morire rapidamente spiaccicato da una ciabatta che avvelenato lentamente col Vape… Beh insomma, ho visto quel piatto di insalata sul tavolo, ho visto l’umano che parlava distratto… e ho saltato. BOOM! A gambe tese, tutte e sei, sono atterrato dritto dritto in mezzo al pomodoro. Gli umani hanno urlato, una scena meravigliosa! Mi hanno lanciato contro delle posate, ho schivato tutto quanto, poi ho saltato di nuovo. Stavolta ho centrato un bicchiere, sono quasi affogato, poi io odio la Fanta…” le giovani locuste ridacchiano “allora ho cominciato a tossire all’impazzata mentre il bicchiere si rovesciava, sono atterrato sulla tovaglia, intorno a me ormai regnava il caos e ho pensato “è arrivato il mio momento, lo accetto.” Poi il colpo di scena: la nonna umana ha detto ‘Ma che schifo, buttatelo fuori! E non fate ‘ste scene per un insetto, eccheccazzo.’. Sono stato scaraventato in giardino. Ne è valsa la pena, ragazzi. Ne è valsa la pena.”

Un ragno nell’angolo stava fumando una pipa reggendola con una zampa mentre con le altre continuava a tessersi uno scialle; era Ruggero Ottomano, un grosso ragnone nero e peloso assuefatto alla nicotina e al tabacco. Aveva l’aria molto vecchia ma i suoi innumerevoli occhi erano vispi e lucenti, anche se una benda con un teschio sopra gli copriva uno dei tanti occhi. Anche una delle sue zampe era storta e malridotta.
“Hanno cercato di uccidermi tante, tante volte…” iniziò con voce bassa e tenebrosa.
Nino, un giovanissimo moscerino squilibrato con attacchi d’ansia e ipocondriaco, lo guardava con aria di venerazione “E’ vero che tu odi gli umani?
“Odiarli? L’odio è per i giovani, per gli incauti, per gli stolti… Io non odio. Io provo solo rancore e sete di vendetta.”
Un brivido percorse tutti quanti.
“Anni fa me ne stavo in una bella casa in campagna. Gli umani erano tranquilli, io vivevo una vita pacifica con loro, me ne stavo in un angolo dietro l’armadio e loro mi lasciavano stare lì. Ci tolleravamo vicendevolmente. Ogni tanto ci scambiavamo un cenno di saluto. Una notte però… Avevo fame. Volevo controllare se sotto al letto ci fosse una carcassa di qualche stupida mosca -non guardarmi così, Al Moschino, non siete la specie più brillante e lo sai anche tu- quindi ho cominciato a calarmi dal mio filo, un pochino alla volta, con grazia ed eleganza, ero il re dell’aria. Stavo per atterrare morbidamente sulla coperta quando lei mi ha visto e ha fatto un singulto: mi ha fissato per un istante lunghissimo, e io ho fissato lei. Dicono che se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà te: è ciò che è successo. Non ho avuto tempo di spiegarle che volevo solo mangiarmi una mosca secca, ha cominciato a urlare come una pazza. Ho cercato di battere in ritirata, stavo risalendo rapidamente sul mio filo ma lei ha lanciato un cuscino: il filo si è spezzato. Sono atterrato sul suo cellulare. Ha urlato ancora di più. Sono rotolato giù dal letto, lei ha cercato di lanciarmi una ciabatta puzzolente ma mi ha mancato. Anche lei è sulla mia lista nera.”
Nino lo guardava con gli occhietti spalancati “E come pensi di vendicarti?”
“Renderò la loro vita un inferno. Lei sta cucinando? Corro vicino ai fornelli. E’ al telefono? Mi arrampico sulla gamba del tavolo. Sta per mettere il cellulare in carica? Sbuco da dietro al comodino. Prima o poi riuscirà ad ammazzarmi, ma solo con la morte considererò compiuta la mia vendetta.”

*

Insomma Spelacchiati miei, una cimice mi ha assalita mentre mi lavavo la capoccia, sono rimasta traumatizzata e questo è ciò che la mia mente malsana ha partorito. Mi sono divertita molto a scrivere questa cosa e penso potrei andare avanti per sempre a narrare aneddoti insettosi dal punto di vista degli insetti.
E voi come state? Come state vivendo l’arrivo della primavera, del caldino, delle belle giornate e di quelle creature immonde chiamate cimici?
Sara per il sociale: se trovate insetti vari abbiate la pietà di cercare di acchiapparli e buttarli fuori di casa. Non serve ammazzarli. Non fanno niente di male. Se dovessimo spiaccicare qualunque essere insulso e bruttino io sarei la prima della lista a finire a zampe all’aria, e gli insetti servono sicuramente più di me. Fate i bravi!
Hasta la pastaaaaaa

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Ciance sparse: Colloqui di lavoro e convivenza

“Bene, Sara… Ti sei mai occupata di contabilità?”
“Ehm… No.”
“Ti sei diplomata in un istituto di ragioneria?”
“No…”
“… Sai usare le tabelle di calcolo di Excel?”
“…Ehm… So scrivere le cose nei rettangolini…”
“… Sara… Quanto fa tre più due?”
“…Sette?”

“Raccontami di una volta in cui hai sbagliato qualcosa.”
“Beh circa ventinove anni fa, quando sono venuta al mondo. E’ stato un grave errore.”
“…”
“Ehm… Una volta ho ordinato un cappuccino normale invece che col latte di soia, Dio solo sa cosa ha visto il bagno quel giorno… Un errore madornale direi, mai più.”
“. . . “
“… Vuole sapere di quando anni fa mi sono distratta ed è scappato il cane?”

“Come gestisci le liti con i colleghi?”
“Beh prima di tutto cerco di mantenere la calma ed essere aperta al dialogo in modo da risolvere la questione come persone adulte, mature e responsabili.”
“Molto bene.”
“Poi se non basta e quello fa l’arrogante prendo la capoccia di quell’imbecille e gliela fracasso sulla scrivania urlando “SEI UNA CAPRA IGNORANTEEEEEE! TI ODIOOOOO! NON TI PERMETTERE MAI PIU’ DI TRATTARMI MALEEEEE” fino a che non sviene, dopodiché gli disegno dei peni sulla fronte con il pennarello indelebile.”
“…”

“Quanto vorresti guadagnare?”
“Ehm, è una domanda un po’ a trabocchetto questa, vero? Cioè io vorrei guadagnare più o meno quanto Bill Gates, diciamo che non vorrei scendere sotto i trecento milioni l’anno, ecco. Però va bene anche lo stipendio di Elon Musk, sono una che si accontenta.” 

“Come lavori sotto pressione?”
“Male. Malissimo. Al minimo inconveniente mi viene un attacco di panico e mi trovate raggomitolata sotto a uno scaffale in preda ai singhiozzi. Una volta ho provato a chiudermi dentro la cassaforte fino alla fine della settimana.”

“Dimmi come motivi il resto del team.”
“Beh gli dico “sentite teste di cazzo, qua c’è da raggiungere il target altrimenti andiamo tutti a casa e moriamo di stenti quindi vedete di vendere quelle cazzo di cose e se vi sento lamentarvi vi tiro una testata fortissima.”

“Come mai vorresti lavorare proprio con noi?”
“Mah guardi per me un posto vale l’altro, spero che voi paghiate un po’ più di Pinuccio che mi darebbe tre euro al giorno per lavorare in pizzeria.”
“… Non ti piace la nostra azienda?”
“Manco so cosa vendete, e comunque probabilmente non mi piacerebbe lo stesso. Non è una questione personale, io odio lavorare.”

“Allora Sara, dimmi un po’, se tu ti trasformassi all’improvviso in un rettile velenoso, con sei zampe, due ali giganti e tre teste, cosa faresti come prima cosa?”
“Beh, decollerei all’istante e andrei in volo fino alle Hawaii, mi farei un po’ di ore al sole come una lucertola, poi tornerei qua e andrei a da fuoco alla macchina del mio ex che mi ha lasciata dicendomi che non ero abbastanza per lui… Ma abbastanza cosa? EH? COSA? ANCORA ME LO CHIEDO DI NOTTE QUANDO MI SENTO SOLA E TRISTE INGLOBATA DALL’OSCURITA’, NON SONO ABBASTANZA COSA!?

“Benissimo Sara, raccontami qualcosa di te.”
“Ehm, beh, ho ventinove anni, ho avuto un’emorragia cerebrale, soffro di epilessia, mi hanno operata al cervello, non so cosa fare della mia vita e principalmente provo due emozioni: disperazione e voglia di piangere. Vado in terapia da sei anni ma evidentemente non sta funzionando visto che contemplo l’idea di lanciarmi da un ponte un giorno sì e l’altro anche, prendo circa duecento pastiglie al giorno per tenere sotto controllo tutti i miei problemi di salute, mi è venuta una contrattura alla spalla destra ma non ho i soldi per il fisioterapista.”
“… Le faremo sapere.”

Insomma ragazzi, questa è la mia miserabile esistenza in questo momento. Diciamo che dopo l’intervento alla cucuzza mi ero presa un periodo di pausa e non volevo neanche saperne di cercare lavoro, ero concentrata sul non farmi riaprire la capoccia, però ora temo sia giunto il momento di tornare in pista.

Sono contenta di farlo? No, neanche un po’, ho l’ansia, non mi sento capace a fare nulla, non ho alcuna abilità di nessun tipo e al massimo posso portare i caffè ma uno alla volta perché se no li rovescio e mi ustiono. 

Anche perché… Mr Batterino parla di convivenza. Con me.
Cioè io e lui.
In una casa.
Da soli.
Insieme.

Credo abbia picchiato un po’ troppo forte quelle bacchette, si dev’essere rincoglionito all’improvviso. 

Ma come gli viene in mente di andare a vivere con me? Con me proprio, che sono la persona più strampalata, bislacca, disordinata e incapace di fare alcunché di tutto il mondo? Temo per la sua salute psicologica, qualcosa dev’essere andato storto in lui. 
Eppure è così, mi parla di convivenza, di starcene da soli in un posticino tutto nostro… E sono contenta, sia chiaro, però mi caco addosso dall’ansia e dal terrore perché non mi sento in grado. 

Prima di tutto il mio casino con il tumore avevamo praticamente vissuto insieme per un bel po’ di mesi, ma era stato tutto così facile e naturale in quel momento… Dopo l’intervento non mi sento più in grado di fare nulla, nemmeno vivere con lui, è come se si fosse creato un varco temporale: il “prima” e il “dopo”, e in questo “dopo” sono persa come un pinguino in un’astronave: fuori posto e non senza idea di come io sia arrivata qui!

Dunque mie piccoli spelacchiati, voi come state? Vi va di narrarmi un po’ del vostro lavoro o dei periodi in cui doveva trovare lavoro ed era tutto un marasma di cose? Avete consigli per una povera Spelacchiata come me?

E poi… CONVIVENZA SERIA, OMG COME SI FA RAGAZZI AIUTO DITEMI COSA SUCCEDEEE COME SI FAAAA COME SI GESTISCE UNA CASA, COSA DEVO FAREEEEE VADO A VIVERE DA LUI E POI?! Troppi cambiamenti, ora farò i bagagli e andrò a vivere da sola su un monte isolato dall’umanità e vivrò di bacche, perchè è così che risolvo le cose io che sono una persona seria e matura.
Bene ora mi calmo e vado a leggere tutti i vostri commentini allo scorso post, vi voglio sempre molto bene e in questi giorni mi metterò a rispondere a tutti voi perché vi voglio molto bene!
Hasta la pastaaaa

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Ciance sparse: Clienti e ritorni

Zan zan zaaaaaaaaaan!!!
A volte ritorno, nuovo romanzo di Stephen King con me come protagonista.
Questa ve la devo raccontare.
Siamo in negozio, volano bestemmie una dietro l’altra in una sequela che nemmeno nei peggiori bar veneti perché è tutto un disastro al momento il negozio e arriva LEI, la mitica.
Donna.
Razza caucasica.
Età indefinibile tra i quaranta e i seicento anni.
Varca la soglia già su piede di guerra senza alcun motivo e urla “Oggi è il mio compleanno, che cos’ho in regalo?” ma serissima, non a mo’ di battuta (che comunque non farebbe ridere ma chi sono proprio io per giudicare il senso dell’umorismo della gente).
Ehm… Signora non c’è un regalo, ha il dieci percento di sconto sul suo acquisto ed è una promozione valida una settimana.
Lei, indispettita, gonfia il petto come Lady Cocca di Robin Hood “Ma come, negli altri negozi mi danno dei regali
E allora vada negli altri negozi
“Eh mi spiace, noi possiamo solo farle lo sconto.”
Indispettita come un gatto a cui hai pestato la coda comincia a fracassare le palle come se non ci fosse un domani facendoci tirar fuori praticamente tutto il negozio perché lei doveva provare. PROVARE TUTTO, INDISTINTAMENTE. OROLOGI, COLLANE,, ORECCHINI, AVESSIMO AVUTO PLUG ANALI AVREBBE PRETESO DI PROVARE PURE QUELLI CON NOSTRO ENORME DISGUSTO.
A una certa lasciamo la stagista a vedersela con questa perché altrimeni io e la mia collega, che siamo piene fino al collo di cose da fare, le avremmo messo le mani addosso. Personalmente le mani gliele avrei messe alla gola, e poi avrei stretto un po’.
Non da ucciderla, non sono mica così crudele, però sai, un piccolo svenimento…
Non le va bene niente. Tutto brutto. Tutto scadente. Lei al mercato trova cose migliori. Lei ha una spilla dei Novecento Avanti Cristo che non so bene cosa c’entri.
Alla fine si decide.
Sembrava dovesse comprare quantomeno un diamante da trecento carati e con cosa arriva in cassa?
Con un anello da trenta euro.
Che oddio, io non mi posso permettere perché sono povera come la merda, però cosa mi fai tirar fuori tutti gli zaffiri e i rubini CHE SONO FASTIDIOSISSIMI DA RIMETTERE A POSTO, per poi prenderti una patacchina in argento?
Ma non è tutto, comunque è un suo diritto provare quello che vuole.
Il problema è che una volta pagato si ferma davanti alla cassa, guarda lo scontrino con una smorfia arcigna, e fa “dammi la calcolatrice, voglio vedere se mi avete davvero fatto lo sconto.

Signora.
Signora mia.
Io ho preso degli 1 in matematica, quindi probabilmente parliamo la stessa lingua.
Però se l’anello costava trenta euro
E lei ne ha pagati ventisette
E LO SCONTO ERA DEL DIECI PERCENTO
SECONDO LEI COSA ESATTAMENTE ABBIAMO SBAGLIATO?
MA POI COME, CHE LO FA DIRETTAMENTE LA CASSA?
MA POI (BIS) COSA CAZZO VUOI CHE TI METTI A METTERE IN DUBBIO LA NOSTRA ONESTA’ PER TRE EURO?
Niente, alla fine se ne va mica tanto convinta.
Io le avrei lanciato dietro una vetrina intera, per fortuna la stagista a cui ormai vogliamo tutti bene come se fosse nostra figlia mi ha placata.

Poi ho passato il resto della giornata a fare casini su casini e arrivata a casa volevo solo schiattare, ma questa è un’altra storia (che intitolerò “come essere licenziata in meno di tre giorni”).

Per quanto riguarda la mia miserabile salute regà è stato decretato che io rimanga in attesa di un’emorragia cerebrale prima di aprirmi, perché se mi aprono mi devono asportare quasi completamente il lobo frontale destro e io al mio lobetto sono affezionata, non me la sento di separarmene così presto. Anche perché sarebbe un intervento sconvolgentemente rischioso, quindi mi spiace aver rotto le balle a tutti con l’idea di un’operazione che non avverrà mai (spero).
Insomma, vado avanti a farmaci e preghiere che Anselmo decida di starsene tranquillo e non esplodere mai più, intanto lo controlliamo ogni tre mesi e se prova a cambiare forma o dimensione gli faccio un bel discorsetto a quello lì.

E voi miei cari spelacchiati come state? Giuro che stavolta risponderò a ognuno di voi, siete sempre meravigliosi con me e sono affezionata a voi e alle vostre avventure quindi aggiornatemi che ciciariamo un po’!
Hasta la pastaaaaaa

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Ciance sparse: ricovero e clienti natalizi (ovvero il male assoluto)

Buonasera miei cari Spelacchiatini, come state?
Io avevo detto che sto, ma per un po’ non sono nemmeno stata. Livelli di sfiga così elevati io raramente li ho mai visti.
Non entrerò nei dettagli medici perché lo so che c’è qualche ipocondriaco tra i miei spelacchiati del cuore, dunque non dirò quali sintomi mi hanno colta in flagrante, però settimana scorsa ohibò sono stata presa da malori piuttosto bizzarri. Le cose sono andate più o meno così.
“Batterino, mi stanno capitando cose bizzarre e non mi sento benissimo, dici che sto ‘a schiattà?”
“Ma non dire idiozie, sarà l’ansia, stai somatizzando perché sei un po’ cretina. Vai tranzolla.”
Okay.
Vado a lavoro e tempo due secondi sto così male che le mie meravigliose colleghe mi minacciano di picchiarmi se non avessi chiamato qualcuno per farmi portare in pronto soccorso, dunque ho chiamato mio padre che pure lui poverino con l’ansia a duemila mi smolla lì perché non lo fanno entrare e io vengo piazzata su una barella con codice arancione.
Salto scene di me in barella che sbarello (ahah che esilarante gioco di parole, neh?) e dopo una tac e una visita neurologica andata malissimo (il dottore mi disegnava dei numeri sulla fronte e io NON CAPIVO UN CAZZO DI COSA STESSE DISEGNANDOMI ADDOSSO, MA PROPRIO ZERO, non riuscivo a tenere le braccia sollevate, sentivo odori inesistenti) decidono dopo essersi scambiati una lunga occhiata di intesa che faceva capire “questa ci schiatta qui” di tenermi lì per la notte per capire meglio cosa mi stesse accadendo.

Per farla breve: Anselmo e le cicatrici lasciatemi al cervello dall’emorragia di aprile mi stanno causando crisi epilettiche. Non le classiche con le convulsioni, un tipo diverso, ma comunque orribili e che rischiano di far esplodere di nuovo Anselmo.
Dunque ora prendo anche farmaci contro l’epilessia.
Tutto ciò ovviamente rende più impellente il mio intervento, che a questo punto abbiamo fissato per inizio febbraio.

Ho dell’ansia?
Abbastanza.
Cerco di essere positiva?
Mah.
Il dottore che mi ha visitata era carino?
Molto.

Ma non finisce qui, vi pare?
Torno a casa e tempo sei ore suona il telefono alle undici di sera, mentre stavo facendo un piantino di sfogo col Batterino venutomi a trovare: era mia nonna, che chiamava disperata perché il nonno di novantadue anni era caduto e non si riusciva ad alzare.
Nuovo giro di ansia&panico, mio padre e il Batterino partono alla volta dei nonni per salvare la situazione ma c’è poco da fare: il mio nonnino si è rotto il femore.
Che poi ora io mi chiedo: è caduto e si è rotto il femore o si è rotto il femore e perciò è caduto? No perché ormai ha delle ossa di una fragilità incredibile, ha lo scheletro fatto di stuzzicadenti.

Ora l’hanno operato e sta bene, per quanto possa stare bene un’anziano quasi centenario.

Concludo dicendo che in barba alla neurochirurga che voleva stessi una settimana a riposo sono tornata a lavurà il giorno dopo e la gente mi sta facendo uscire di senno.
“Maaaa il venticinque siete aperti?”
“… No signora.”

“Ah. Peccato… E il ventisei?”
“… NO, SIGNORA. HA ALTRE DOMANDE CRETINE O COMPRA ‘STA CAZZO DI COLLANA DA DODICI EURO?”
Io da domani comincio a rispondere che sì, siamo aperti e li aspettiamo a braccia aperte. L’unica cosa che mi ferma è che non ho accesso alle telecamere per vedere la loro faccia da triglia quando arriveranno al centro commerciale e lo troveranno chiuso.

“Ma questa andrà in saldo a gennaio?”
“… signora mia, ma cosa stracazzo ne so? Ma poi le pare che posso dirle di sì?”

E poi bastaaa bastaaaaa BASTA FARMI TIRARE FUORI TUTTI GLI OROLOGI PER POI PASSARE A TUTTE LE COLLANE PER POI ANCORA PASSARE AGLI ANELLI PER POI DIRMI CHE DOVETE PENSARCI! DOVETE PENSARCI COSA, CHE NON AVETE I NEURONI NECESSARI? MA LO SAPETE CHE MANCANO DUE ORE A NATALE E CHE VI CONVIENE ARRAFFARE LA PRIMA COSA CHE VI CAPITA COSì SIETE TRANQUILLI E AVETE FINITO COI REGALI? MA VE LO DEVO DIRE IO?!
Per la miseria.

“Allora se mi da l’indirizzo mail le attivo la tessera, così le arriva un coupon del dieci percento di sconto!”
“Ma non puoi attivarmela senza mail?”
“…No, serve per forza, le arriva un link e la attiva lei personalmente…”
“Ma io non do i miei dati, che poi non so cosa ne fate, assolutamente no.”
“MA A ME COSA CAZZO ME NE FREGA SEI TU CHE PERDI UN COUPON, PERO’ STAI CALMO“

Insomma sono giornate di nervoso e ansia, ma come si suol dire “siamo in ballo, quindi balliamo” e io mi scateno danzando con la leggiadria dell’orso Baloo. 

Grazie a tutti per i messaggi carinissimi che mi avete lasciato, siete stati la mia ancora di salvezza mentre ero sola e spaventata in ospedale. Dico davvero.
E voi come state, spelacchiatini? A che punto siete coi regali? Avete già organizzato cenoni, cenini, cenette?
Fatemi sapere, che qua sono a tanto così dal dare un calcio al prossimo cliente.
Hasta la pasta!

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Ciance sparse: elenchi di cose fastidiose

IT’S OBVIOOOOOOOOOOUSSSSSS
TOOOONIGHT IS GOOONNA BEEE THE LONLIEEEEESSSSSTTTTTT

… Beh? Non fate finta di non ascoltare quella canzone tutto il giorno tutti i giorni da quando è uscita, che tanto non vi credo.

Come state, Spelacchiati miei?

Io ho preso una decisione.
Qui lo dico e qui lo ribadisco.
Parto.
Vado via.
Destinazione: Giove.
Anche Nettuno può andar bene, anche perché Nettuno mi può giudicare.

Nelle vene al momento sento scorrere solo nervosismo e isteria, i miei globuli rossi sono in fermento.
Ne ho per tutti.
Il prossimo che anche solo mi guarda di traverso verrà decapitato alla velocità della luce, Batterino compreso, che al momento mi comprende molto poco.
Giustmente perché sono pazza, non giustamente perché gradirei dell’empatia.

Seguirà un elenco di cose che al momento mi stanno facendo girare gli zebedei come le fruste del frullatore elettrico:

  • Entro fine mese devo fare l’ennesima risonanza magnetica, l’ultima prima di decidere come intervenire. Oggi mi chiamano. “Buongiorno, signorina Spelacchiata? Bene, ecco, volevo dirle che la macchina delle risonanze è rotta quindi se ne parla nel 2023… se ha urgenza può rivolgersi ad altri centri della regione.”
  • Dopo una lunga sequela di bestemmie una più colorita dell’altra ho cominciato a chiamare a destra e a manca e a quanto pare è tutto pieno ovunque.
    Nel caso ve lo stiate chiedendo, fare una risonanza magnetica privatamente costa seicento euro.
  • I clienti a lavoro stanno per farmi uscire di testa: una signora mi ha portato una collana così tanto aggrovigliata che sembrava una palla unica, me l’ha sbattuta sul bancone pretendendo che gliela sbrogliassi.
    Signora.
    Signora mia.
    Non mi metto a sbrogliare le mie di collane, secondo lei mi metto a perdere sedici ore con la sua? Ma poi le pare un servizio che eroghiamo? IN POCHE PAROLE, SIGNORA, VUOLE ESSERE PICCHIATA? BASTA DIRLO.
  • Altro giro altro cliente, compra una targhetta e mi chiede di fare un’incisione.
    Gli dico il prezzo dell’incisione.
    Fa un sorrisetto di superiorità e risponde “non te l’ho chiesto perché per me non sono un problema i soldi”.
    …Guardi, non so come dirglielo e non so se mi sente visto che è si è arrapicato su un piedistallo di merda, però nove euro e novanta sono raramente un problema per chiunque, specialmente per chi entra in gioielleria.
    QUINDI VADA A FARE IL GRADASSO DA UN’ALTRA PARTE, CHE SE NO GLIELA FACCIO PAGARE SEIMILA EURO QUESTA INCISIONE DEL CAZZO E POI VOGLIO VEDERE SE E’ UN PROBLEMA O NO
  • Ma voi vendete cornici in argento?”
  • Signorina, mi scusi… ma c’è un bagno in questo centro commerciale?”
    CERTO CHE C’E’ E POTEVA CHIEDERMELO ANCHE SENZA FAR SCATTARE IL CONTA PERSONE, PORCA LA MISERIA. Gli ho dato le indicazioni sbagliate per vendetta.
  • Un signore paga in contanti e sentendosi generoso come Madre Teresa mi fa “Non ti preoccupare per il resto, tienilo pure, prenditi un caffè.
    Grazie, con questi cinque centesimi -letteralmente- mi comprerò sicuramente almeno un granello di zucchero di canna. 
  • Il Batterino ed io non siamo esattamente allineati in questo periodo, il che si può riassumere con lui che si innervosisce e io piango, io che mi innervosisco e piango, lui che mi consola mentre piango e io che piango mentre piango.
  • La mia psicologa rimane sempre più sconvolta di seduta in seduta e credo che tra un po’ mi pagherà per smettere di andare da lei. Più che comprensibile.
  • A lavoro la ex capa ha minacciato di infilarmi in un cestino dell’immondizia.
    Se solo sapesse dove -nella mia testa- le ho infilato ben di peggio di quel cestino…
  • Un signore a lavoro ci ha tenuto a dirmi che secondo lui vendiamo bigiotteria e che le collane che ha visto a Dubai noi ce le sognamo.
    Gli stavo per consigliare un’altra meta da visitare, molto diversa da Dubai, ma mi ha interrotta una collega.
  • Il mio cane sta diventando anziano e comincia ad avere peletti bianchi sul muso. Inutile dire che piango ogni volta che la guardo.
  • Il criceto che ho preso un mese fa è letteralmente matto in culo e non fa che azzannarmi, l’altro giorno l’ho lasciato fare per capire fino a che punto si sarebbe spinto e ho capito che stava cercando di staccarmi un pezzetto di dito. Letteralmente. Mi è uscito tanto di quel sangue che non pensavo fosse possibile.
  • Nella mia città è crollato un pezzo di ponte e ora abbiamo più o meno una sola strada percorribile perché le altre sono tutte con dei lavori in corso.
    Lavori che sono in corso da circa sei anni.


A questo elenco sentitevi liberi di aggiungere tutto quello che in questo momento vi sta dannando l’anima, rendiamo questo post un raduno di fastidi e ansie che almeno mi sento meno sola nell’affrontare questa lenta discesa nella pazzia.

Hasta la pasta e soprattutto hasta i ravioli alla zucca e le caldarroste che sono l’unica gioia di questo periodo.

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Ciance sparse: insetti e tagliuzzamenti

Ma buonasera miei indomiti Spelacchiati, come state? Vi state guardando “House of the Dragon” e siete innamorati persi di Daemon, proprio come me? Mi auguro di sì, se invece avete altri manzi da consigliarmi fate pure un elenco che qua ho bisogno di distrarmi.

Ora vi narrerò del mio pomeriggio molto traumatico.

Ero sul balcone a studiarmi i meccanismi degli orologi, perché non so una cippa e non avete idea dei clienti rompi balls che arrivano in negozio ogni volta…
“Ma questo con che orologio è sincronizzato?” … Non lo so signora, con che cazzo di orologio dev’essere sincronizzato? Col Big Ben? Sa che può regolarlo lei, sì?
“Ma che movimento ha?”

“Ha presente ‘movimento lento’ di Vasco Rossi? Ecco, lo ha scritto pensando a questo orologio”.
MA CHE COSA VUOI SAPERE? COSA? LE VEDI LE LANCETTE CHE SI MUOVONO IN SENSO ORARIO? ECCO, QUELLO E’ IL MOVIMENTO.

Beh, inutile dirvi che no, non è proprio così che stanno le cose, ma cosa ne so io dannazione.

Comunque, dicevo, me ne stavo lì a cercare di capirci qualcosa quando a un certo punto STONK! Una cimice si schianta a velocità folle contro lo schermo del mio pc e io
per poco non mi ribalto dalla sedia.

Io e gli insetti non andiamo esattamente d’accordo, diciamo pure che mi fanno rivoltare lo stomachino e se posso me la squaglio il più velocemente possibile lasciando all’eventuale mostriciattolo tutti i miei averi. 

Comunque raccimolo tutto il coraggio possibile e lancio via la cimice con un foglio, mi rimetto lì a leggere come minchia è stato creato il primo orologio Maserati, quando sento un rumore di eliche e penso “ehllamadò, dov’è ‘sto elicottero? Che ci fa vicino a casa mia?”
MA ALTRO CHE ELICOTTERO ED ELICOTTERO

ERA UN INSETTO

ANZI, ALTRO CHE INSETTO

ERA UN MOSTRO, NON SO COME ALTRO DEFINIRLO

DI DIMENSIONI ESAGERATE, AVEVA UN REATTORE SOTTO AL CULINO PELOSO, SFRECCIAVA CHE NEMMENO UN CACCIA BOMBARDIERE, VE LO GIUROOOOO! RATATATATAAAAA COME CANTAVA GIANNI MORANDI

E OVVIAMENTE DOVE HA DECISO DI PLANARE QUEL COSO ORRIPILANTE? SUL TAVOLO ACCANTO AL MIO PC!

E lì niente, regà, ho abbandonato tutti i miei averi e sono corsa in casa così velocemente che per poco non mi spiaccicavo contro al vetro della porta-finestra, dunque ho fatto l’unica cosa che qualunque essere umano nella mia situazione avrebbe fatto: ho chiamato mia mamma.

E lei, con il coraggio indomito che solo una madre che deve difendere la prole riesce a tirare fuori, ha preso una scopa e ha mandato via quell’essere mutante che io ancora mi chiedo cosa stracazzo fosse. Da quale laboratorio è uscito? Ma è fuggito dall’isola di Jurassik Park? Ma scherziamo? Quello non era un insetto, era un drago di Daenerys Targaryen, eccheccazzo.
Secondo me non aveva un pungiglione, quello quando vuole punzecchiare qualcuno sguaina la spada e lo sfida a duello. Sciabola tutto, tipo Sandokhan.
Ovviamente ho raccattato le mie quattro cose e sono andata a chiudermi in camera mia, penso di non voler uscire di casa mai più dopo aver visto che genere di esseri popolano questa terra.

Intanto sono bombardata su duemila fronti con consigli e pareri che mi stanno solo facendo sprofondare nell’ansia.
“Ma dov’è che ti fai operare? Qui?? Nooo ma io ho sentito che qua per aprire le persone usano l’apriscatole!”
“Nooo a Milano? Ma lì un mio amico è andato per un’ernia ed è uscito senza la trachea!”
“A Londra?! Ma sei pazza?! Lì ti danno una botta in testa, un calcio nello stomaco e se poi ancora non sei schiattata ti affettano con l’affettatrice dei prosciutti!”
E qua mi infilano nel tritarifiuti, là mi asportano le dita dei piedi, lì mi spatasciano, laggiù mi friggono nell’olio delle patatine del McDonald…
Oooohhh ma che cazzoooooo allora ditemi voi dove andare, che se no ho io in mente  un posticino in cui mandare tutti quanti.
A breve fonderò una rivista: Ansiella Duemila.

Sto considerando l’idea di farmi pungere dall’insetto mostruoso, almeno la facciamo finita in maniera frizzantina.
E voi come state, miei cari? Siete anche voi invasi dalle cimici come me che ormai me le trovo pure nei cassetti? Settembre vi sta provando mentalmente e fisicamente o siete forti come delle rocce e carichi come delle mine?
Narratemi, suvvia, che vi voglio bene.
Hasta la Pastaaaa!