Vai al contenuto
  • Film Brutt
    • Recensione Film Brutt: Crawl, intrappolati
    • Film brutt, bruttissim: “Non mi scaricare”
    • Film Brutt: Twilight
    • Film brut (ma non tant): The Open House
    • Film di un brutt, ma di un brutt…: “Milf”
    • Film brut: girare a Sinister al prossimo incrocio
    • Film Brut -The Boy-
    • Film brut: Jurassic World, il regno distrutto
    • Film Brut: La forma dell’acqua. Il fascino anfibio
    • Film brut: Il Mai Nato
  • Depressione&Dintorni
    • La storia della mia depressione pt.2
    • La storia della mia depressione, parte 1
  • Ciance Sparse
    • Ciance sparse: ritorni e Mr Batterista
    • Ciance sparse: ansia sociale e domande cretine
    • Ciance sparse: ansia, idiozia e skincare by Mulac Cosmetics
    • Ciance sparse: infiltrata nella Batt-Family
    • Ciance sparse: tra il serio e l’imbecille
    • Ciance sparse: gamberoni e Mr Batterista
    • Ciance sparse su una vita sentimentale inesistente
    • Ciance sparse: Tinder
    • Ciance sparse da una zona non rossa, di più

Pensieri spelacchiati

Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.

Tag: psicologo

Pubblicato in: depressione, Senza categoria

Depressione e dintorni: attacchi di panico

Pubblicato il 11 dicembre 2021 da Sara

*Sospira come un rinoceronte particolarmente infastidito*

Buonasera miei amati spelacchiati, come state?
Io in questo momento sono piuttosto turbata, dunque vi tocca uno dei miei post sull’argomento meno piacevole del mondo.

Mi piacerebbe poter dire che passare del tempo con me significa avere costantemente una presenza idiotica accanto, che fa battute, che è piacevole, che corre da una parte all’altra della casa urlando “viaaa” senza alcuna ragione se non pura idiozia, e invece oltre ad un ammasso di stupidità sono anche altro, e avere a che fare con me può essere estremamente pesante. Probabilmente dovrei stanziare uno stipendio per chi ha voglia di accollarsi me a trecentosessanta gradi.

Ieri sera Mr Batterino ha suonato in un locale super carino, serata divertente, musica meravigliosa, compagnia di una carineria incredibile; cena a base di hamburgerazzo e birrazza, chiacchiere a profusione, insomma tutto molto bello finché io e il mio Batterino non ce ne andiamo.

Macchina.
Io comincio ad avere la mano destra che formicola e il respiro affannato.
“Okay, distraiti, non ti sta venendo un attacco di panico e anche se fosse non succede niente, fai finta di nulla, respira, va tutto bene, okay il braccio comincia ad irrigidirsi e fare male ma non importa, non c’è bisogno di dire niente a Mr Batterino lascialo rivivere la serata serenamente, mmh okay ora formicola anche la lingua e ti sembra di non prendere abbastanza aria, come se i polmoni non si gonfiassero minimamente, ma l’hai già vissuto mille volte, non è niente…”

Morale della favola: mezz’ora di me che mi contorcevo sul sedile annaspando e ficcando la testa fuori dal finestrino perché mi mancava l’aria, avevo il braccio destro completamente bloccato con un dolore assurdo, e il povero Mr Batterino che non sapeva cosa fare per aiutarmi.

Il problema è che non c’è niente da fare, non si può aiutarmi in quei momenti. Deve passare, anche se il tempo sembra dilatarsi in maniera molto crudele in quei momenti.

Per ogni persona l’attacco di panico è diverso, io vi posso dire quello che succede a me per darvi un’idea:

  • sensazione di non riuscire ad inspirare abbastanza aria
  • sensazione di non riuscire a buttar fuori abbastanza aria
  • tremore e spasmi, specialmente alle gambe
  • formicolio agli arti
  • dolore allucinante al braccio destro che è come se si irrigidisse completamente dalla spalla alla mano, tanto che non riesco nemmeno a muovere le dita
  • formicolio alla lingua, come se anche quella fosse rigida e immobile e tentasse di soffocarmi
  • sensazione piuttosto spaventosa di “ora svengo/muoio/non so cosa stia per succedere”
  • totale sentimento di incontrollo della situazione

Anche la durata degli attacchi di panico varia di volta in volta e da persona a persona; per quanto mi riguarda possono durare dai venti minuti all’ora e mezza.
Per fortuna ieri è stato abbastanza breve, una mezz’ora di delirio con il povero Mr Batterino che mi chiedeva cosa fare e io che faticavo a parlare per dirgli che bisognava solo aspettare.
Temo di averlo spaventato un po’, ieri sera.

Come mi sento adesso?
Una merda.

Gli attacchi di panico mi lasciano sempre spossata ed esausta per parecchie ore, e a questo si stanno aggiungendo tutti i pensieri possibili e immaginabili.
Non è giusto che Mr Batterino debba accollarsi anche questo, oltre a tutti i miei difetti da essere umano; mi sembra quasi di averlo ingannato non facendogli vedere fin dal primo appuntamento cosa avrebbe significato, a volte, stare con me.

Mi sentivo allo stesso modo quando capitavano questi episodi ed ero con i miei amici e familiari; mi sento semplicemente in colpa e vorrei poter fare in modo che la mia pazzia non si ripercuota sugli altri ma solo su me stessa.

In quei momenti poi l’idea che qualcuno sia intorno a me e mi stia prestando attenzione e preoccupazione non fa che aumentare il mio disagio, come ogni problema nella mia vita vorrei poterlo affrontare e gestire da sola, ma non è possibile. Quindi che fare?
Niente, se non proseguire con la terapia e i farmaci, cercando di capire cosa inneschi questi meccanismi piuttosto spaventosi.

Questo post non ha particolarmente senso, volevo provare a descrivere un attacco di panico tipo mentre ancora ne sento gli strascichi.
Spero che il vostro weekend stia andando molto meglio del mio, come sempre avete carta bianca nei commenti e leggervi mi fa sempre sentire meno sola e meno pazza.
(Sì, lo so, devo smetterla di usare il termine “pazza” per descrivermi, ma è l’unico che mi sembra appropriato e calzante. Accetto suggerimenti di sinonimi, così la mia psicologa è contenta!)

Hasta la pasta, vi voglio sempre molto bene regà

Pubblicato in: Senza categoria

Ciance sparse: fame, lavoro e cose sceme

Pubblicato il 23 novembre 2021 da Sara

Ma buonasera miei amati spelacchiati, come state in questo sabato sera particolarmente nebbioso nella mia città? Sembra di essere a Gotham City, mi aspetto di vedere il simbolo di Batman apparire in cielo da un momento all’altro.
In più ho fame.
Una fame che è quasi due fami.
Dovete sapere una cosa, nella mia famiglia da generazioni e generazioni si pranza e si cena prestissimo; è una lunga dinastia di persone che, se a mezzogiorno e mezza e alle sette e un quarto non è tutto pronto sul tavolo, sclerano e cominciano a rosicchiare i bordi dei tavoli. Credo ci sia un canino di mio nonno incastonato da qualche parte…
Non so chi abbia deciso questi orari, quale trisavolo piemontese mi abbia regalato questa tradizione, ma è così e a me va benissimo.

Piccolo inghippo: Mr Batterino, non so se lui sia un pioniere o se anche i suoi orari hanno antiche origini, cena tardi. Ma tardi tardi. Mi viene quasi da dire “minchia quanto cena tardi!”.
Perché finisce di lavurà dopo le otto e mezza, quindi io me ne sto affamata come il lupo de “La spada nella roccia”, rantolo in giro per casa, striscio per terra cercando briciole… Prima o poi quando lo vedo lo azzanno.
“Ciao tesoro com’è andata la giornata?”
E via, giugulare mozzicata.
HO FAME. 
(A parte che non mi chiama mai “tesoro”, è già tanto se mi appella “microcefala unicellulare”.)

Ammetto di essere un filo provata, perché è stata una settimana abbastanza massacrante a livello fisico: all’università, dove faccio la vigilante, ci sono state le lauree e ho passato più o meno otto ore a correre da una parte all’altra dell’ateneo urlando “NON POTETE LANCIARE I CORIANDOLI IN CORRIDOIOOOOO!” e “SE STAPPI QUELLA BOTTIGLIA QUI TI FACCIO LECCARE IL PAVIMENTO FINCHE’ NON E’ PULITOOOOO!”
Sembravo Gazza di Harry Potter, stesso charme e savoir faire.

No perché capisco la voglia di festeggiare, io penso comprerei pure dei fuochi d’artificio e noleggerei un circo itinerante se riuscissi a laurearmi, però se lo fai in corridoio sei un mentecatto. Anche perché ho visto proprio la morte nel cuore degli addetti alle pulizie a fine giornata, credo avrebbero preferito staccarsi un arto a morsi piuttosto che mettersi a lavare quello schifo.

L’altro giorno poi ero in aula magna a pattugliare la fuoriuscita dei tori di Pamplona a fine proclamazioni; quando la gente -finalmente- se ne ne va io corro caracollando su per le scale -le faccio quattro a quattro ma mi avanza uno scalino,allora scendo e le faccio tre a tre- esco in cortile e… è tutto giallo.
Tutto.

Cosa sarà mai successo, un attacco dei Minion? E’ passato Valentino Rossi a fare l’ultimo saluto?
Quasi.
Avevano lanciato I FUMOGENI come festeggiamento.
Ora qualcuno mi dica perché io la prossima volta non dovrei andare lì e dare una capocciata al festaiolo. 

Il resto della mia miserabile esistenza continua, procede in maniera piuttosto bizzarra.
Di recente ho avuto un altro momento di totale e malsana ignoranza catalogabile come “vaffanculo, non li prendo più gli antidepressivi” con seguente crisi mistica che mi ha portata a piangere rannicchiata in un angolo per svariate ore. Tutto molto intelligente da parte mia, lo so.

Ora sono di nuovo sotto controllo, evidentemente ogni tanto mi prende lo schiribizzo e penso di essere normale, che vi devo dire.
Imparate dai miei imbecilli errori di percorso e non prendetevi pause dai medicinali a meno che non ve lo dica il vostro dottore, per l’amor di Dio. 

Comuuunque tra una cosa e l’altra ormai sono un’imprenditrice e cambio lavoro. Così. Mi lasciano a casa da una parte et voilà io sbuco da un’altra, tipo un’ortica fastidiosa.
Ebbene sì, farò la receptionist in un salone di parrucchiere, tra l’altro giovanissime e super carine che mi hanno inondata di energia positiva quindi sono mucho contenta.
Il fatto che io non sappia fare un cazzo è un altro paio di maniche.

Come diamine si usa un registratore di cassa? Come emetto lo scontrino? Chi mi da un abaco per calcolare quanto resto devo dare alla gente? Come faccio a incastrare tipo tetris i duemila appuntamenti che riceverò?
Queste e altre incredibili domande avranno risposta settimana prossima quando probabilmente vi scriverò in lacrime “mi hanno licenziataaaaaaa!”. 

Detto ciò passo la palla a voi, che sicuramente siete agili e scattanti come gazzelle quindi la coglierete al balzo: come state? Come procede la vostra spelacchiata e spelacchiante vita? Se avete qualcosa di bello raccontatelo, così ci congratuliamo tutti, se invece siete tristini raccontatelo che ci si tira su a vicenda tra spelacchiati. Con me lo fate sempre, e funziona.

Vi voglio bene!
Hasta la pastaaaaaa

Pubblicato in: Senza categoria

Ciance sparse: straparlo di cose, sensazioni, depressioni e inutilità varie

Pubblicato il 12 novembre 202112 novembre 2021 da Sara

Ahhh per il post di stasera mi sono attrezzata: tazzona di latte caldo col miele e Verdena in sottofondo.
Per chi non lo sapesse, il latte caldo col miele è la mia risposta primaria ai sintomi di questo stracazzo di raffreddore che ho da due giorni -ma sarà mica… no eh, perchè se fosse…- e i Verdena sono un gruppo che amo alla follia e se avete un’anima bistrattata, malconcia, malinconica e volete qualcosa che urli disperazione e disagio in maniera meravigliosa loro sono un must.

Allora, vi aggiorno nel modo più onesto del mondo nonostante sia tutto molto patetico: l’ultima seduta con la psicologa l’ho passata interamente a piangere. Tutto il tempo. Dall’inizio alla fine, un singhiozzamento unico, con la psicologa che a un certo punto mi fa “Sara ma… ti deve venire il ciclo?”
“NO SONO SOLO PAZZA” e via a piangere ancora.

Maronnnnn, che imbarazzo. Avete presente un mollusco deragliato? Ecco, ero io.
Sono uscita da lì che avevo la testa in procinto di esplodere e gli occhi gonfi come quelli di una rana.


Argh. E’ tutto abbastanza difficile in questo momento. Passo momenti in cui mi sembra di non essere pronta per una relazione perché sono troppo pazza ad altri in cui penso che se Mr Batterino mi mollasse mi lancerei dal balcone urlando “banzai”.

Con quella santa donna della mia psicologa stiamo cercando di capire quali traumi infantili mi abbiano portata ad odiarmi tanto, il che è una cosa spaventosa da dire e da sentirsi dire.
Ogni volta che mi dice “Sara, tu non ti vuoi bene” è come se una parte di me si mettesse a urlare e contocersi, agonizzante. Non so perché non mi voglia bene. Non lo so, non lo so, non lo so.
Però è pericoloso, e non va bene.

Ripercorrendo la il faldone delle mie relazioni -più che un faldone è un faldino, una pagina scritta in caratteri cubitali (come il mio curriculum)- è lampante che io mi sia sempre cercata uomini che non mi dessero mai tutto. La prerogativa per stare con me è che io non debba essere la sua priorità numero uno. Probabilmente per andarmi bene dovrei stare tra il decimo e il millesimo posto della classifica del boyfriend.
Quindi sono stata con uno che un giorno era qui e quello dopo era dall’altra parte del mondo; sono stata con un regista così pieno di sè che mi ha lasciata per messaggio, con l’epica frase “ho bisogno di sentirmi dire ti stimo, non ti amo”; poi è arrivato l’amore impossibile, quello per il quale vi ho ammorbati qui sul blog per mesi e mesi, struggendomi come un’onda sugli scogli.

Insomma… tutto torna al fatto che non mi voglio bene e cerco persone che non me ne vogliano poi così tanto.
Mr Batterino potrebbe essere l’eccezione, o forse no. So che non sarò mai al primo posto nella sua lista di priorità; ci sono prima la musica ed il lavoro. A volte mi fa male, a volte mi fa bene.

Un’altra cosa che mi ha detto la psicologa è che probabilmente in questo periodo sto così perché sta andando letteralmente tutto alla grande; ho una relazione stabile, ho trovato lavoro, la mia salute non è ai minimi storici… E sto male perché non me lo merito. Torniamo semère lì, al non meritare cose belle, cose piacevoli, cose in generale. 

Insomma, sono un piccolo disastro dalle sembianze semi-umane che vaga qua e là più trascinata dalla corrente che per volontà propria.

Ah ci tenevo a chiarire una cosa che probabilmente è inutile e fregacazzi, però dalle mie parole dell’altro post poteva sembrare che io sia una nababba straricca che usa le banconote per soffiarcisi il naso… Ecco, no, anzi.
Sono cresciuta guardando mio padre sfogliare i volantini delle offerte dei supermercati, andando a comprare le cose in sconto nei diversi punti vendita; per quattro anni non sono mai stata in vacanza, né in estate né in altri periodi, perché non potevamo permettercelo. O magari potevamo, con ulteriori sacrifici, ma non volevo pesare sui miei che già mi pagano tutt’ora le sedute di terapia.

Aaaah basta, anche stasera sono di umore becero, per fortuna dopo cena uscirò con alcuni ex compagni del liceo -tra cui uno che è di una bellezza che abbaglia, ‘na roba disumana regà- così sentirò di quanto si siano realizzati nella vita mentre io brancolo nella melma. Ma conto anche di divertirmi perché sono veramente dei cretini. Mr Batterino è in libera uscita coi suoi amici invece, cercherò di non fare la passivo-aggressiva infastidita dal non vederci il venerdì sera ed essere molto zen.
Più che zen mi sento fastidiosa come una zenzara, e scema come una biglia.

Dopo avervi ammorbati per l’ennesima volta levo le tende, giuro che appena il mio umore sarà un minimo migliore di questo risponderò a tutti i vostri commenti che non potete davvero immaginare quanto mi facciano stare meglio ogni singola volta.
Vi voglio un bene spelacchiato.

Hasta la pasta!

Ps: può essere che il 26 novembre io sia a Firenze, se qualcuno è di quelle parti batta un colpetto spelacchiato che ci prendiamo un caffè amaro come la vita!

Pubblicato in: depressione, Senza categoria

Depressione e dintorni: sfogo serale di un malessere prolungato

Pubblicato il 26 ottobre 202126 ottobre 2021 da Sara

Premessa: ho scritto questo post in un momento confusionale, dopo un mese turbolento per la mia salute mentale traballante. È ad alto contenuto patetico, ero in modalità paturnie, sconsiglio caldamente la lettura.

Domani ho la seduta con la mia psicologa, e il mio umore è traballante.
Per quanto faccia la cretina questo mese è stato strano per quanto riguarda le mie sensazioni; a volte mi sentivo quasi sopraffatta da ogni minima cosa, altre volte mi sentivo lontana da tutto, ero irritata e mi veniva da piangere in continuazione, senza alcun apparente motivo. Ero nervosa e infastidita da me in primis e dal resto del mondo in secundis, e cercare di nasconderlo mi ha portata a star male ogni volta che ero da sola e potevo sfogarmi.

Quando capitano questi periodi temo sempre di star tornando indietro, che ricomincerò a avere la nausea tanto è il malessere, che non vorrò più uscire di casa, che starò a letto tutto il giorno.

E’ strano.

E’ che vorrei che tutto il passato non avesse ripercussioni sulla spelacchiata che sono adesso, ma è impossibile. Come mi ha spiegato mille volte quella santa della mia psicologa la battaglia con la depressione è lunga, a volte estenuante, ed è una guerra di posizione: non ti puoi lanciare addosso al nemico, lo devi contrastare poco alla volta.
“Può essere che per molto tempo tu stia bene e poi torni una crisi depressiva. Può essere un momento o può durare di più. Non ti devi spaventare. Quella con la depressione è una battaglia che potresti dover combattere tutta la vita, ma non devi avere paura: adesso hai le armi per difenderti e per vincere. Non sei più da sola come la prima volta. Ora hai gli strumenti per analizzarti, per capire quando la situazione ti sta sfuggendo di mano, e sai a chi devi chiedere aiuto.”

Ecco, quello del chiedere aiuto per me è un concetto abbastanza strano.
Oddio non sono Xena la principessa guerriera, se mai sono Sara la plebea ignorante, però non sono abituata a fare richieste.
Un aneddoto abbastanza bizzarro di un paio di mesi fa: avrei dovuto incontrarmi in centro con degli amici ma mi hanno paccata tutti all’ultimo, il che significava farmi una scarpinata di quaranta minuti da sola fino a casa, di notte. Niente di che, per quanto mi riguarda, ero pronta a mettermi le gambe in spalla; invece Mr Batterino aveva appena finito di dare lezioni dall’altra parte della città, ha letto il messaggio in cui gli dicevo che stavo per tornarmene a casa sconfitta, e mi ha chiamata immediatamente.
“Dimmi dove sei che vengo a prenderti!”.

Così, come se fosse la cosa più ovvia di tutte, come se non gli pesasse minimamente, come se non dovesse schizzare a casa per seguire un meeting di lavoro che sarebbe iniziato da lì a dieci minuti.

E’ venuto a prendermi senza che io gli dicessi nulla, come se fosse l’ovvietà più naturale del mondo; cosa che ha ribadito più volte quando io sono scoppiata a piangere sul suo divano ringraziandolo, sopraffatta da quello che mi rendo conto possa sembrare un gesto banale ma che mi aveva destabilizzata.
Non sono abituata a queste cose; non so cosa voglia dire davvero avere qualcuno da chiamare se ho un problema, piccolo o grande che sia.
Sia chiaro, sono una persona viziata, con una vita privilegiata sotto duemila punti di vista e i miei problemi non sono paragonabili a situazioni estreme, però nel mio piccolo ho sempre pensato di non dover chiedere niente a nessuno.
Anzi, di non poter chiedere niente a nessuno, perché in fondo in fondo non me lo merito.
Mi rendo conto che gran parte dei miei problemi siano dettati da un estremo senso di colpa verso la vita, e di inferiorità nei confronti di qualunque cosa.
Non merito, non sono abbastanza, non valgo niente.
Ammettere queste cose ad alta voce è impossibile, le parole mi si inchiodano in gola e anche solo sfiorare questi temi mi fa piangere come una fontana.
E’ tutto strano. Non so perché mi senta cosi, da dove venga questa sensazione di essere sempre nel torto.

Mr Batterino mi ha fatto notare che chiedo sempre scusa, per qualunque cosa. Lo trova strano, non gli piace quando lo faccio ma mi viene in automatico.


C’è un film, Malcolm e Marie, su Netflix; è interamente basato su un litigio. Una coppia litiga dall’inizio alla fine. Si dicono le peggio cose, si dimostrano di amarsi alla follia, si dilaniano, e a un certo punto Malcolm le fa un discorso che mi distrugge ogni volta che lo ascolto, il cui succo è “tu vuoi essere massacrata e calpestata, hai bisogno di sentirti utile perché se non ho bisogno di te allora perchè mai dovrei stare con te?”.

Quando l’ho visto la prima volta ho dovuto mettere in pausa e fumarmi una sigaretta per calmarmi; è stato come se lo stesse dicendo a me, e io non ci avevo mai voluto pensare.

Le persone dicono che sono generosa, altruista, che mi faccio in quattro per gli altri… ma non è vero.
Non è altruismo, se mai il contrario.
Ho bisogno di sentirmi utile agli altri, perché se no verrei abbandonata. Se non fossi utile, se non servissi a qualcosa, chi mai mi vorrebbe avere intorno?
E quindi aiuto.
Ascolto.
Do una mano a spalare la neve dal viale. Spacco le mattonelle del pavimento della casa dei miei amici che devono ristrutturare. Accompagno Mr Batterino a comprare le cose per la casa, lo aiuto a mettere a posto l’appartamento, gli faccio regali. Non è una battuta quando gli dico che sto cercando subdolamente di comprare il suo affetto, è proprio così. E se so di non poterlo comprare voglio cercare di meritarmelo, perché non posso credere che sia gratuito.
E questo mi spezza il cuore. 

Ora la smetterò di scrivere, perché sto praticamente piangendo e ho la sveglia tra quattro ore e mi sento patetica.
Ahhhh, Spelacchiati miei… non è sempre piacevole leggere questo blog, lo so. Me ne dispiaccio davvero quando scrivo questi post. Vorrei non ammorbarvi, ma allo stesso tempo in così tanti mi rispondete quando mi apro in questo modo che forse fa bene a me e spero faccia bene a voi.

Non so. Stasera non so niente, mi chiedo se dovrei far leggere a Mr Batterino queste cose, se dovrei consegnargli le chiavi del mio cervello spelacchiato, perché forse lo aiuterebbe a capirmi anche quando sembra che io non abbia senso.

Vi lascio un video che ho guardato e riguardato. Non so se conoscete Shy del canale Breaking Italy (probabilmente il mio canale italiano preferito) ma in questo video parla della sua depressione e spiega tutto perfettamente, su molti punti mi ci ritrovo in toto.

E voi miei cari come state? Rendiamo questo post un luogo di paturnie, diamoci una mano a vicenda. Siete belli belli ❣️

Hasta la pasta

Pubblicato in: depressione, random, Senza categoria

La Sara Depressa: dallo psichiatra

Pubblicato il 20 luglio 201825 luglio 2018 da Sara

Bar del centro commerciale, tavolino in fondo, una coca cola calda -“ci siamo dimenticati di metterle in frigo!”- e un gruppo di ragazzini con un quoziente intellettivo evidentemente sotto la soglia del venti.

Degli scimpanzè. Dei primati con pochi peli, ecco cosa sembrano.Risultati immagini per monkeys gif

Visto che qua le alternative sono due -o li picchio tantissimo o mi metto a scrivere- meglio che io cominci questo post.

Aluuuura, diamo qualche aggiornamento.
Come sempre è molto difficile parlare di queste cose, abbiate pazienza se il post è un po’ sconclusionato.

Visto che in tutti questi mesi la situazione con la mia psiche un po’ problematica non è migliorata abbastanza, la mia psicologa mi ha consigliato una visita da uno psichiatra.
So che è un po’ difficile capire la distinzione tra le due professioni, in brevissimo possiamo dire che lo psichiatra guarda ai disturbi mentali da un punto di vista prettamente medico e per curarli prescrive medicine mentre lo psicologo cerca di risolverli tramite la psicanalisi, il dialogo, la conoscenza di sè. Spesso comunque le due figure collaborano, come nel mio caso.

Risultati immagini per psichiatra gif

 


“Fino a qualche anno fa riuscivo abbastanza bene a camuffare come stavo, ora i miei amici mi guardano straniti e mi dicono che si vede che non vorrei essere lì con loro. Dicono che è palese.”

“E dove vorresti essere?”
“Da nessuna parte.”

 

Risultati immagini per psychiatrist gif
Hannibal, puoi psicanalizzarmi quando vuoi. E con “psicanalizzarmi” intendo…

Per chi dovesse andare per la prima volta da uno psichiatra, vi dico che vi farà sicuramente una breve visita neurologica, è uno step fondamentale. Non è niente di che, comunque: sdraiata sul lettino ha controllato i riflessi, a occhi chiusi mi ha fatta camminare avanti e indietro, tocccare il naso con la punta delle dita, tenere le braccia alzate e sollevate di lato. Niente di che, come potete vedere.
Lo spiego in caso qualcuno si preoccupi, come me che prima di andare ero in totale panico. Ero come Peter Parker alla fine di Avengers-Infinity War: Non voglio andare, non voglio andare, non voglio andare.

Certo, ci fosse stato Robert Downey Junior a tenermi per mano…

“Ti capita di pensare alla morte?”
“Sì, spesso. Quasi ogni giorno.”
“La tua o quella degli altri?”
“Principalmente la mia.”
“Ti fa paura?”
“Sì e no. L’idea di non esistere mi spaventa, ma che un giorno finirà tutto quanto… E’ rassicurante.”

Risultati immagini per psichiatra gif
Dopo un colloquio di un’ora ha sentenziato che io debba prendere un po’ di cose.
Lungi da me fare nomi di psicofarmaci e farmaci in generale, non ne farò mai su questo blog.

Per quindici giorni devo fare un’iniezione di una specie di super energizzante che aiuterà il mio fisico a produrre un po’ di serotonina, di cui al momento sono molto a corto; questo dovrebbe aiutarmi a evitare che i miei picchi raggiungano un livello esageratamente basso. Mi ha raddoppiato la dose di antidepressivi che io prendevo principalmente per gli attacchi di panico e delle pastiglie non troppo pesanti per dormire decentemente. 
Insomma, sarò piuttosto imbottita per un po’.

Risultati immagini per psychologist gif
Ahhh.
Che palle.
Sono un po’ in crisi al momento, mi partono dei voli pindarici lunghissimi, cose tipo:

“Ma sono io che penso queste cose o le penso perché soffro di depressione?” 

“Ma se io non sono la mia malattia allora che cosa sono?”

E cose si questo tipo.
Insomma, momento di crisi mistica interiore, che a breve affogherò in un mix non letale di alcol e dolciumi.
Risultati immagini per domande gif

E niente, per oggi direi che ho parlato abbastanza, come sempre il punto non è tanto piangermi addosso quanto cercare solamente di parlare di questi argomenti, e non saprei effettivamente come altro fare se non parlando della mia esperienza. 

Ciò detto, voi come ve la passate? Come vanno le ferie, se le avete? Andrete in vacanza in qualche posto fico? State anche voi per morire di caldo come me, che sono a un passo dall’autocombustione?
Fatemi sapere, commentate quello che volete che io vi leggo sempre tutti 👀
Alla prossima, spelacchiati! 

Risultati immagini per bye gif

Pensieri Spelacchiati

Articoli recenti

  • Ciance sparse: da modalità “zen” a modalità “eccheccazz” 7 gennaio 2023
  • Ciance sparse: ricovero e clienti natalizi (ovvero il male assoluto) 20 dicembre 2022
  • Dall’ospedale con amore 13 dicembre 2022
  • Ciance sparse: aggiornamenti vari ed eventuali di una persona strampalata 2 dicembre 2022
  • Sfoghi un po’ sconclusionati di una vita spelacchiata, riassumibili in “pensavo bastasse piangere”. 18 ottobre 2022

Commenti recenti

Frida la LoKa su Ciance sparse: da modalità…
Baylee su Ciance sparse: da modalità…
yaxara su Ciance sparse: da modalità…
Lyra su Ciance sparse: da modalità…
baglio2013 su Ciance sparse: da modalità…

Articoli recenti

  • Ciance sparse: da modalità “zen” a modalità “eccheccazz” 7 gennaio 2023
  • Ciance sparse: ricovero e clienti natalizi (ovvero il male assoluto) 20 dicembre 2022
  • Dall’ospedale con amore 13 dicembre 2022
  • Ciance sparse: aggiornamenti vari ed eventuali di una persona strampalata 2 dicembre 2022
  • Sfoghi un po’ sconclusionati di una vita spelacchiata, riassumibili in “pensavo bastasse piangere”. 18 ottobre 2022

Commenti recenti

Frida la LoKa su Ciance sparse: da modalità…
Baylee su Ciance sparse: da modalità…
yaxara su Ciance sparse: da modalità…
Lyra su Ciance sparse: da modalità…
baglio2013 su Ciance sparse: da modalità…

Community

Follow Pensieri spelacchiati on WordPress.com

Statistiche del blog

  • 106.590 hits
  • Film Brutt
  • Depressione&Dintorni
  • Ciance Sparse
Blog su WordPress.com.
  • Segui Siti che segui
    • Pensieri spelacchiati
    • Segui assieme ad altri 2.131 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Pensieri spelacchiati
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra