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Ciance sparse: ritorni e Mr Batterista

Ohhh Madonna (intendo la cantante, ovviamente).
Avete presente in Jurassic Park quando si sentono i passi del T-Rex in avvicinamento rapido e scattano panico&paura folli? Ecco, per me vale lo stesso principio con l’incombere della sessione estiva.
Sto cercando di organizzare sedute di studio fatte in modo vagamente decente, il punto è che non mi ricordo una minchia di quello che studio. Credo di essere troppo deficiente per poter continuare l’università, per me è un miracolo già solo l’aver superato le elementari.

Jurrasic Park Trex GIFs | Tenor
Io vs la sessione estiva

Poi dando ripetizioni ai marmocchi mi rendo conto di essere una capra di dimensioni epocali: ma come diamine ho fatto a superare le verifiche di geometria solida? Ma cosa cazzo me ne frega dell’area di una piramide costruita su un cilindro in equilibrio precario su una sfera? Ma vi siete bevuti il cervello?
Ma che cosa stracazzo è un tronco di piramide, in che foresta lo trovo? Che corteccia ha? E il prisma esagonale chi cazzo lo ha mai visto nella vita vera, perché dovrebbe fregarmene qualcosa dell’ottaedro regolare, MA VAFFANCULOOOOOOOOOOOOOOO!
Giuro l’altro giorno dopo una lezione in cui mi sono tornati in mente tutti i traumi legati alla geometria mi stavo per raggomitolare in un angolo e piangere.

Okay, mi placo. Scusate. Piccolo sfoghetto esagonale.
Che poi lo so che ci sono persone che sguazzano in quelle materie terrificanti quali ARITMETICA, geometria, disegno tecnico… Io volevo impiccarmi a ogni lezione. Mi ricordo perfettamente che ogni volta pensavo “ora picchio una capocciata alla finestra, agguanto un vetro e mi estirpo la giugulare: non farà mai male quanto prendere un altro due”.
Tra l’altro io giuro che una volta sono riuscita a prendere UNO E MEZZO a una verifica. Uno e mezzo. Neanche due. Probabilmente avevo sbagliato a scrivere pure la data o il mio nome, che roba imbarazzante.

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Ma basta parlare di traumi passati e parliamo di sconvolgimenti presenti: in questi giorni è successa una cosa bizzarra che mi ha lasciata un po’ stranita. (e voi direte “Sara, per l’amor di Dio, a te stranisce anche che le penne rilascino inchiostro”… E avete ragione anche stavolta ma lasciatemi spiegare.)
Mi ha scritto una persona, un uomo che non sentivo da un anno e mezzo; penso di aver parlato di lui nel blog, per quei pazzi che mi seguono da tanto.
Lui era in una relazione aperta, io mi stavo cominciando a riprendere dal mio periodo “oscuro”; lui aveva una situazione problematica e ci eravamo avvicinati tanto. Abbiamo avuto una sorta di relazione molto breve, poi lui ha dovuto scegliere tra la sua ragazza e me, e ovviamente abbiamo chiuso ogni contatto. Dopo un periodo di tristezza mista a disperazione, perché sono bravissima a struggermi per queste cose, posso dire di aver cicatrizzato ed essere in pace col mondo.

Fatto sta che mi ha scritto.
(DDL) Zan zaan zaaaan.
Ha detto che non ha mai smesso di pensarmi, che gli sono mancata per tutto questo tempo, e che continua a sognarmi.
Posso dire? Poverino.
Più che sogni devono essere incubi, di quelli da cui ti svegli tutto sudato e urlante e ringrazi il cielo di esserti svegliato. No perché io non vorrei vedere il mio muso nemmeno da sveglia, figuriamoci mentre dormo… Penso che volendo potrebbe farmi causa e chiedermi i danni morali. Un uomo segnato dall’orrore.

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Ha detto che mi ha ritrovata in tantissime situazioni, in tanti film, nei testi delle canzoni… Immagino.
Vedeva in un documentario un tricheco arenato su un iceberg? “Ma quella è Sara!”
C’era una qualunque puntata di Vite al Limite? “Ma quella è davvero Sara!”
Passava un video di Rihanna? “Quanto vorrebbe essere quella, Sara!
Io me la sono immaginata così, ‘sta cosa.

Ahhhh.
Suppongo mi abbia idealizzata un po’ troppo, in questo periodo; non avendomi intorno a ricordargli quanto io sia un subumano inadatto alla vita si sarà immaginato cose incredibili sul mio conto. Forse dovrei dirgli che ancora mi scaccolo quando penso di non essere vista e che annuso i calzini prima di mettermeli per capire se sono stagionati e da sbattere in lavatrice o se posso ancora indossarli senza attirare file di roditori.

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Mah. Che cose bizzarre. Non me l’aspettavo.
Se da una parte mi ha fatto piacere sapere di non essere stata un’infatuazione passeggera e che lui si era legato a me quanto io avevo fatto con lui, dall’altra non ho alcuna intenzione di riallacciare i rapporti: mi ci è voluto tempo, ma l’ho superata e ora sto benissimo.

Ho cercato di rispondergli con calma e pacatezza che ormai, essendo passate eoni, per me non sussiste alcun rimorso, che mi auguro davvero che lui sia felice, e, cosa più importante, che io ora ho un ragazzo meraviglioso… cosa verissima, io non so come sia possibile.
Non mi capacito di aver accalappiato Mr Batterista, il fidanzato più spelacchiatamente fantastico che io potessi mai immaginare.

Per darvi un’idea, sono passati nove mesi e lui ancora ride alle mie battute.
Cioè sembra davvero divertito dal mio essere una persona assolutamente bislacca e cretina, non mi detesta per ogni scemenza che sparo o per il mio essere mostruosamente goffa e imbarazzante in ogni momento.

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Un’accurata gif di Mr Batterista



Ogni volta che mi nascondo in qualche anfratto per sbucare fuori all’improvviso nel tentativo di spaventarlo, lui ride. Non prende una padella per spaccarmela sulla fronte, ride.
Quando completamente a caso mi metto a sbattere le mani come le foche perché pretendo un bacio o un abbraccio, lui sorride e mi coccola. Giuro. Non agguanta una scimitarra per farmi a fettine come meriterei, lui mi asseconda. 
Sono così fastidiosa che ogni volta che all’aperto vedo un merlo -ogni singola volta, giuro- esclamo “un merluzzo!” (lo so che non fa ridere, lasciatemi in pace) e lui invece di darmi una capocciata proprio in mezzo agli occhi ribatte “un merduzzo!”.
E niente, siamo deficienti. 

Merlo | Parco Natura Viva
GUARDATE, UN MERLUZZO!

Insomma, capite quindi perché io non mi sognerei mai di fare la minima cosa che potrebbe compromettere il fantastico rapporto che ho con questo squinternato, quindi nonostante mi senta in colpa per aver risposto freddamente a colui che mi ha scritto cercherò di costringermi a non cercare di indorare la pillola.
Ammetto che mi ha fatto piacere sentirlo, perché sono una persona becera: sono convinta di essere una persona assolutamente dimenticabile, che la mia assenza nella vita di qualcuno conti veramente poco; sapere che per lui non è così mi ha dato un pizzico di autostima in più.
Alla fine io sono convinta che ognuno fa le proprie scelte e deve accettarne le conseguenze; lui mi piaceva molto, mi faceva sentire bene, mi trattava meglio di qualunque altro fidanzato, e quando abbiamo smesso di sentirci sono stata male come una foglia secca schiacciata. Gli auguro davvero di stare bene e di trovare la sua serenità, lo dico col cuore in mano (ed è subito Grey’s Anatomy).
Ma non avrebbe senso dirgli queste cose, quindi non lo farò.

E voi, miei cari Spelacchiati, come state? Partiamo dalle domande fondamentali: ma voi che rapporto avevate con le materie scientifiche?! Narratemi dei voti più bassi che abbiate mai preso, fatemi sentire meno capra ignorante por favor!
E invece…Persone tornate alla carica dopo notevoli lassi di tempo ne avete? Avete qualche consiglio da spelacchiato a spelacchiata da darmi?
Come sempre vi ringrazio miei cari, alla prossima!
Hasta la pasta!

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Ciance sparse: sesso e dintorni

Buonasera miei cari Spelacchiati, come ve la passate?
Io ho passato due settimane abbastanza toste, stavolta per davvero e non per le mie solite idiozie. E’ venuta a mancare una mia cara amica, malata dalla nascita, e questa cosa mi ha spiazzata e spezzata allo stesso tempo.
Sdrammatizzo con un aneddoto.
Al funerale ho incontrato un mio ex compagno del liceo, un ragazzo veramente BELLISSIMO, e mi fa “Sara ma sei cambiata un sacco!”.
Ora.
Immaginatemi con il mascara colato ovunque perché avevo pianto per quaranta minuti di fila, gli occhi gonfi come una rana, ero sudata come un facocero nella savana all’ora di punta… ECCO, se per lui in quel momento ero cambiata e migliorata rispetto al liceo vi lascio immaginare come fossi all’epoca, probabilmente il Mostro della Laguna aveva più bellezza di me.
Sì, dico stronzate per esorcizzare il dolore, lasciatemi essere pazza, plis.

Ma l’argomento di oggi è tutt’altro, avevo solo bisogno di scrivere della mia amica Camilla per un secondo. Faccio ancora fatica a capire che non mi scriverà mai più.
Dopo essermi guardata ogni puntata di Lol su prime video (dai che ne parlano ovunque, so che vi siete rotolati anche voi dal ridere) sono entrata nel mondo della stand-up comedy italiana e penso di essermi innamorata di Luca Ravenna.


No perché fa sempre ridere quando gli uomini si auto-deridono parlando di dimensioni del pipo e durate molto brevi, ma secondo me c’è anche il mondo della sessualità femminile di cui parlare.

Per esempio, non so voi, ma io che sono una persona dall’autostima che rasenta il suolo durante gli amplessi non sono mai stata lì a pensare alla lista della spesa o a Johnny Depp -ma magari funzionassi così, per la miseria- ma a volte mi sono partiti i trip mentali.
Ma da qui vedrà i miei sedici doppi menti!”, “chissà se sono riuscita a depilarmi decentemente il retrobottega, parbleau”, “ora mi molla perché ho le smagliature pure sulle palpebre”, “ma mi si è aggiunto un rotolo di ciccia o è una mia impressione?”, “dev’essere proprio sexy vedere il mio piattissimo petto di pollo a distanza ravvicinata, poverino, ora gli passo un sacchetto per vomitare”.

No perché poi parliamone un attimo, alzi la mano (o il piede, insomma l’arto che preferite) chiunque si sia accorto mentre si denudava che c’era qualcosa che non andava.
Esempio: magari ho passato settecento ore a depilarmi guardandomi da ogni angolazione possibile e immaginabile e poi, una volta desnuda e pronta all’uso, mi rendo conto che mi è sfuggita una chiazza di pelo su una coscia. Oppure, forse ancora peggio, un pelazzo infame di quelli attorno ai capezzoli, che ogni volta che li estirpi con la pinzetta lacrimi come se fossi Cannavacciuolo che affetta cipolle.
E lì vorrei strapparmi proprio il brandello di carne incriminato, perché ‘sto stronzo di pelo non solo merita l’estinzione ma deve proprio essere sradicato dalla radice, dal bulbo pilifero di merda. 

Oppure, altra cosa che a me è capitata un sacco di volte…

Sesso in macchina.

Siamo lì, tutti presi, per una questione di praticità io, con l’eleganza che mi contraddistingue, mi metto sopra di lui (con manovre che nemmeno per liberare l’Evergiven dal canale di Suez, tra l’altro) cerco di non piantargli una rotula nella carne, si prende un po’ il ritmo e SDEEEENGGGGG!
Capocciata devastante contro al tettuccio.
Mr Batterista grazie a Dio è pirla quanto me e quando succedono queste cose ride come una iena (e io pure, mezza accecata dal dolore ma pur sempre idiota nell’anima), c’era un altro partner che invece si innervosiva come una salamandra a cui pesti la cosa per ogni cosa che non filava liscissima.

Tipo, cosa che sarà successa letteralmente a chiunque: si sta amplessando senza pudore alcuno e SLOP, il pipo si ribella e scivola fuori; c’era questo mio ragazzo che ogni volta si inalberava. Si innervosiva.
Ma scusai, ma ci stiamo divertendo o il sesso è una fonte inesauribile di isteria? Fammi capire, devi sbuffarmi addosso come un rinoceronte incazzato o possiamo viverla con più calma? Poi oh non è che ti si è staccato il pipo e ora dobbiamo riappiccicartelo con l’attack, stai calmo cazzo.
Insomma, ho avuto davvero pochissimi partner nella mia miserabile esistenza, però questa cosa me la ricordo bene perché mi metteva molto a disagio vederlo innervosirsi; perché io vivo l’intimità come vivo la vita, ovvero in modo assolutamente imbecille. Ora mi rendo conto che ho proprio bisogno di una persona che la veda come me, che rida quando ci sono situazioni “bislacche” (bislacche tra virgolette perché non c’è niente di bislacco in queste cose) e che la viva con ironia e rilassatezza.

Ma vogliamo prenderci un attimo per ribaltarci dal ridere al ricordo di tutti gli infamissimi crampi a muscoli vari ed eventuali che sono comparsi nei momenti meno opportuni? 
C’è qualcosa di più seducente e romantico di te che sei lì in brodo di giuggiole “oooh siii, continua così bel manzo italiano…AAAHHHHH CRAMPO CRAMPOOOO MUOIOOOOOO” con tanto di stiracchiamenti assurdi e improbabili?
Secondo me no.

Insomma, miei cari Spelacchiati, per stasera questo è tutto visto che domani mi devo alzare presto ed è già l’una di notte, porca di quella vacca.
Ora passo la palla (sì, intendo proprio il testicolo) a voi: i post sul sesso vi turbano o posso andare a ruota libera?
Vi prego se vi va narratemi aneddoti cretini legati al sesso, sento che potreste farmi ribaltare dal ridere. Potrei istituire un premio per i commenti migliori, ci sto pensando. Anche a voi capita di partire con le paturnie sul vostro fisico in quei momenti? Vi incazzate come leoni a cui sfugge una gazzella se capitano cose sceme durante gli amplessi o siete come me che ci ridete su e si riparte?
Insomma, fatemi sapere come state, se questa zona gialla vi sta dando un attimo di pace mentale, e narratemi tutto quello che volete!
Hasta la pasta.


Ps: ciao Cami, ti voglio bene.

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Ciance sparse: ansia, idiozia e skincare by Mulac Cosmetics

Argh.
Niente, stasera sono sversa. E voi direte “minchia Sara, che novità” e avreste proprio ragione, miei ingrati Spelacchiati!
Sarà che sono due settimane che mi alimento come un criceto roborowsky: mastico granaglie, inghiotto bacche, rosicchio cortecce… Insomma, sto cercando di mangiare in maniera decente e la cosa mi sta creando un turbamento interiore ragguardevole. Sento che a breve mi metterò a trottolare su me stessa vorticosamente come Taz della Tasmania, ingurgitando tutto quello che incontro.

Ma ora, miei Spelacchiati salutari e salutisti (che ancora non so come si dica, non è una gag), ditemi: provate veramente gioia e soddisfazione nel mangiare quegli yogurtini bianchini con lo zerino virgola zerino dueino di grassi, che non sanno di niente e a ogni cucchiaiata mi fanno pensare “ora mi uccido”? Quelle verdurine lesse che mi riportano direttamente alla settimana in ospedale che mi sono fatta anni fa? Quei cerealini vagamente conditi che sembra di mangiare il pellet?
No perché se a qualcuno piace davvero io impazzisco.
Che poi non so cosa mi farebbe stare peggio: sapere che l’alimentazione sana fa schifo a tutti ma avete una forza di volontà che io mi sogno, o sapere che ci sono persone frugivere che provano per legumi e frutta quello che io provo per la pizza con le cipolle e le patatine (insieme, proprio in modalità “fogna a cielo aperto”) e gli hamburger con sette tipi di carne dentro.

Passando alle note dolenti (che devo ancora capire dove si trovino sul pentagramma) domani ho la psicologa e ultimamente, non so bene perché, prima della seduta mi viene molta ansia. Suppongo sia un mix di “ma io sto bene non sono pazza, non ho bisogno della psicologa” e di “oddio non voglio affrontare tutti i traumi che mi hanno portata a pensare di non meritare la benchéminima dimostrazione di affetto nei miei confronti”.
Insomma, ‘sto ‘na crema.
‘So Lillo.

Ma ora vorrei inaugurare una nuova rubrica del blog, sempre che a qualcuno interessi: prodotti che uso, compro, consumo, provo, magari amo ma magari odio. Insomma, ciance che potrebbero aiutarvi a scoprire qualcosa di nuovo o che vi possano aiutare a fare dei regalini azzeccati.

Visto che ormai sono una donna di una certà età e i trenta cominciano ad alitarmi sul collo come un San Bernardo dopo una corsa sfrenata, sto cercando di capire come prendermi cura della pellacchia del mio veramente esecrabile viso. No perché va bene che la natura con me sia stata piuttosto infame, però cerchiamo almeno di non far precipitare la situazione in un buco nero fatto di orrore e raccapriccio.
Dunque dunquissimo, al momento mi sono fiondata a capofitto sulla linea di skincare di Mulac Cosmetics, marca italiana che io amo, adoro e venero. Ho creato un altarino in onore a questo marchio, ogni tanto sacrifico un paio ciglia finte per loro.
Scusate sono particolarmente imbecille stasera, ora mi calmo.

Partiamo da due presupposti fondamentali: la mia pelle è grassoccia&oleosa (appena la temperatura supera i tre gradi io comincio a sudare come un facocero nella savana) e so veramente molto poco di prodotti skincare perché mi sono sempre affidata a quella che è la mia filosofia di vita, ovvero “chiudi gli occhi e prega”.
Solo che a una certa dovrei cavarmi gli occhi per non vedere lo scempio che c’è sulla mia facciotta lucidina.
Scherzini a parte, il mio viso non è particolarmente problematico dal punto di vista di inestetismi -è dal punto di vista estetico vero e proprio che si apre una voragine di disperazione- ma ho parecchie macchiette, qualche brufoletto che compare soprattutto nel periodo in cui ciclo (voce del verbo ciclare) e ogni tanto la mia pelle si arrossa totalmente a random.
Infame.

Prodotto numero uno: Juicy pop peeling
No, peeling non è il nome di una pratica sessuale bizzarra, state traquilli.
Questo prodottino serve, in soldoni, ad eliminare quelle schifosissime cellule morte che rendono la pelle molto poco carina, a restringere i pori e in generale a migliorare la pellaccia rinnovandola e rendendola meno grigio topo.
In più è vegan -cioè mangia solo tofu- e quasi completamente naturale. Super top.

Altro prodotto che uso in abbinato: Juicy pop siero esfoliante
E’ un siero che alla lunga dovrebbe migliorare la pelle sotto tutti i punti di vista possibili, dalla luminosità alla compattezza.

Io ho comprato questi prodottini circa due settimane fa, e la mia reazione già dopo i primi utilizzi è stata più o meno un elegante e sobrio “sberequeck!” di sorpresa.
Su di me ho notato dei miglioramenti notevolissimi, che onestamente non mi aspettavo (perché sono una persona malfidata, che ci posso fare); non hanno cambiato i miei miserabili connotati, ovviamente, ma dopo aver sciacquettato via questi prodotti già la prima volta la mia pelle era super morbida, più luminosa (tipo neon, ora attiro gli insetti) più compatta, e i brufoletti che avevo sono scomparsi super velocemente rispetto ai soliti tempi.
Coincidenze? Io non credo.

Insomma, approvo, adoro, se Mulac volesse omaggiarmi con una scorta a vita di ogni loro prodotto credo potrei morire (quindi una scorta a vita veramente breve).

Sperando di essere stata cretina e allo stesso tempo vagamente utile io vi saluto, Spelacchiati del mio cuore! Fatemi sapere di tutto: conoscete già il marchio Mulac? Avete prodotti skincare da suggerirmi, così che la mia faccia possa raggiungere vette di bellezza mai viste prima? Ci sono prodotti a cui devo stare lontanissima perché vi siete trovati da cani?
Ma soprattutto, come state? Come vi accingete a vivere questa zona giallo canarino? Al momento il mio unico desiderio è andare a farmi una birra da qualche parte.
Vi prego di farmi sapere se post del genere possono essere interessanti una volta ogni tanto, se no torno alle mie cazzatine!
Hasta la pasta!

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Recensione Film Brutt: Crawl, intrappolati

Buonasera miei cari Spelacchiatini, come state? Siete pronti al grande ritorno in zona gialla?
In questi giorni avevo un po’ di stupidità da sfogare, dunque oggi parliamo di un film brutt che non so come definire. Poteva essere peggio? Assolutamente sì.
E’ decente? NO.
Il film è del 2019, diretto da Alexandre Aja, e l’attrice protagonista in realtà è brava: è Kaya Scodelario, che a me era piaciuta molto in “Spinning out” (la serie sul pattinaggio sul ghiaccio) peccato che qui il suo personaggio sia veramente una capra assoluta.

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Il film si apre in una piscina dove stanno avvenendo degli allenamenti di nuoto. Inquadratura che si avvicina alla protagonista, musica che cresce in sottofondo, un pathos che nemmeno quando la Pellegrini era alle Olimpiadi. (Che poi “pathos” è uno dei moschettieri, no? Phatos, Aramir e D’Artagnan, neh?)
Va beh, questa si tuffa, comincia a sguazzare come una rana, sguazza qua, sguazza là, la musica si fa sempre più tesa fino a che questa…perde. Arriva seconda.
E qua parte il flashback di suo padre che le faceva da coach e che quand’era piccola le chiedeva “non ti abbattere perchè tu cosa sei?” e lei “una cretina?”UN SUPERPREDATORE

MA COSA STRACAZZO VUOL DIRE?
MA COS’E’ UN SUPER PREDATORE, UNA ROBA USCITA DALLE GABBIE DI JURASSIC PARK?  MA TU SEI UN SUPER DEFICIENTE, ALTROCHE’, MA TI HANNO SUPER DEPREDATO DEL CERVELLO!
MA POTETE FARMI INNERVOSIRE COSI’ TANTO DOPO DIECI SECONDI DI FILM?!

Basta, andiamo avanti che se no finisce male; siamo nel presente e c’è un mega uragano che si sta per abbattere sulla città e la nostra eroina, Hailey, invece di squagliarsela come dovrebbe visto che stanno evacuando la zona va a casa di suo padre a cercarlo e una volta lì  secondo voi cosa fa? Cerca il padre? Lo chiama? Fa qualcosa di vagamente sensato?
NO.
LEI SI METTE A GUARDARE LE FOTO E I VECCHI TROFEI! MA SEI UN’ALLOCCA? SCUSAMI, NON SO SE L’HAI NOTATO, MA UNA TEMPESTA DEVASTANTE QUANTO LA TUA IGNORANZA STA PER SPAZZARE VIA TE E IL TUO QUOZIENTE INTELLETTIVO VERAMENTE BASSO, PUOI ACCHIAPPARE TUO PADRE PER I PELI DEL NASO E ANDARTENE?
Non so, vuoi metterti anche a lavare i piatti? A contare i granelli di polvere sulle mensole? Vuoi per caso fare un censimento di acari della polvere nel tappeto?
Ma un secondo per darti uno schiaffo da sola lo trovi o sei troppo impegnata, MAMMALUCCA?!

Comunque il padre non c’è quindi lei va a cercarlo in un’altra casa (… a questo punto comincio a pensare che il film sia solo un andare e uscire da case per cercare il padre, che svolta), cerca di qua, cerca di là, il vecchio non si trova quindi lei decide giustamente di scendere nel seminterrato e cominciare a strisciare in mezzo al fango sotto le fondamenta della casa per tentare di trovarlo.
E va avanti per tipo venti chilometri. Giuro, è lì che striscia, rantola, sguazza nella poltiglia più disgustosa…
Ora.
Io dico.
Va bene che lei sia in infradito nonostante questa dovrebbe star fuggendo da una tempesta incredibile. Va bene che lei sia cretina. Va bene tutto. MA PERCHE’ MINCHIA PENSI CHE TUO PADRE SIA STRISCIATO COME UN VERME SOTTO CASA SUA CON UN TEMPORALE DELLA MADONNA IN ATTO? MA NON SO, SPELACCHIATI MIEI, HA SENSO PER VOI? MI SENTO COME VASCO ROSSI “ANCHE SE QUESTA ROBA UN SENSO NON CE L’HAAA”.

Comunque senso o non senso, con mio sconvolgimento, lo trova. Quel deficiente è là sotto davvero.
Peccato che gli manchi un pezzo di spalla.
L’avrà lasciato vicino al cervello di lei? No, sono stati degli alligatori di circa novemila metri a sgranocchiarlo e poi sputacchiarlo.
Giuro, a un certo punto sbuca ‘sto lucertolone gigante che vuole finire di papparsi il padre di lei ed è incazzato nero, tipo me se qualcuno mi tocca i nutella biscuits, e Hailey fugge come una marmotta inseguita da una faina.
(Comunque è il coccodrillo meno coccodrillesco del mondo; avrebbe potuto mandarla giù in un sol boccone e invece quel rettile praticamente zampetta qua e là a caso, le si avvicina con cautela, ruggisce, morde lastre di metallo, nuoticchia in giro…
Pure gli alligatori sono cretini in questo film, non ho parole.)

Il padre si ripiglia, lei entra in modalità McGyver e per dargli da bere inzuppa la felpa di pioggia da aperture nel muro (MA SCUSAMI MA SPACCA TUTTO E CERCA DI USCIRE DA LI, NO?) E POI INVECE DI CERCARE DI TROVARE UN MODO DI USCIRE DA QUEL CAZZO DI SEMINTERRATO CHE SI STA RIEMPENDO D’ACQUA QUEI DEFICIENTI SI METTONO A PARLARE DELLA GARA DI NUOTO DELLA MATTINA! “Ma cara hai perso di pochissimo, non ti preoccupare!” “Buuu non so se sono abbastanza brava, gnè gnè” IO CHIEDO UMILMENTE PERDONO MA VI RENDETE CONTO CHE OLTRE AD UN URAGANO CHE INCOMBE SULLE VOSTRE INUTILI VITE C’E’ ANCHE UN MOSTRO GIGANTE CHE VUOLE SMASCELLARVI E CHE STA A DUE METRI DA VOI? DOBBIAMO DAVVERO SENTIRVI SCAMBIARE CONVENEVOLI?
E infatti il cocco arriva mentre lei cerca di raggiungere le scale e le azzanna una caviglia. Mi sta già simpatico, ‘sto coso.
Lei si libera dandogli dei calci (tecnica ovviamente consigliata da qualunque esperto) e se la squaglia nuovamente.
Poi c’è un altro dialogo che ha proprio senso.
“Hailey, devi andartene da qui.”
“Non senza di te.”
“Non ho bisogno del tuo aiuto.”
MA TU TI DROGHI? NON HAI BISOGNO DEL SUO AIUTO? MA TI SEI BEVUTO IL CERVELLO? SE C’E’ UNA COSA DI CUI HAI BISOGNO, OLTRE CHE UN TRAPIANTO DI ENCEFALO, E’ IL SUO AIUTO, IMBECILLE!

Intanto sto cazzo di scantinato ha cominciato ad allagarsi quindi partono le riprese sott’acqua; solo che non siamo più nello scantinato, quando inquadrano sott’acqua sembra di essere in un fiume dell’Amazzonia, con una vegetazione che BOH, le alghe, i muschi, e questo, e quello, sti cazzo di coccodrilli giganteschi che NUOTANO invisibili a occhio nudo… IN MEZZO METRO D’ACQUA
MA SCUSATEMI
MA CHE LOGICA C’E’
MA COM’E’ POSSIBILE

Va beh regà per tipo un’ora il film è composto da Hailey che nuota da una parte all’altra cercando di raggiungere prima le scale, poi una botola, poi non lo so, poi mi sono rotta le balle, poi vorrei spegnere ma ormai…
Un tizio amico di Hailey cerca di andare a salvarla ma viene masticato come una Vigorsol pure lui, diciamo che questi cocchi banchettano come se non ci fosse un domani. O meglio, banchettano come me ad ogni pasto: tantissimo e con la raffinatezza ed eleganza degni di Buckingam Palace.

In tutto ciò Hailey e suo padre si fanno discorsi DI MERDA su perchè lui e sua madre abbiano divorziato, perché lui non abbia lottato per stare con la moglie…OOOOOHHH MA SE TUA MAMMA ERA SCEMA ANCHE SOLO UN QUARTO DI QUANTO LO SEI TU CI CREDO CHE NON ABBIA LOTTATO PER RESTARE, IO AL SUO POSTO SAREI EMIGRATA IN ANTARTIDE!

Va beh andiamo avanti, c’è lei che recupera una pistola, un alligatore le azzanna affettuosamente tutto il braccio e lei CON LA MANO NELLE SUE FAUCI gli spara seicento volte, poi se la squaglia nuotando più velocemente di un povero cocco che rimane a bocca asciutta, 

Infine i nostri due protagonisti, che io a questo punto non sopporto più e spero diventino un tritato di carne per quei poveri lucertoloni corazzati, raggiungono il salotto.
E qui io pensavo “oh, finalmente il film è finito, questi ora andranno sul tetto ad attendere soccorsi” E INVECE NOOOOOO! SAREBBE STATA UNA COSA TROPPO INTELLIGENTE, COME HO POTUTO SOPRAVVALUTARLI COSI’ TANTO?
I nostri odiati protagonisti infatti vedono una barca dall’altra parte della strada e non so per quale cavolo di motivo decidono che per salvarsi devono raggiungerla.
Ma io dico.
Sei in casa, al sicuro, puoi salire di due piani, furi la strada pullula di mostri che aspettano solo di darti una morsicata alle natiche… MA MINCHIA MA VAI DI SOPRA, NO? COSA FAI LA TRAVERSATA DELLA SPERANZA, MA PERCHE’ ODI COSI’ TANTO LA VITA?
Ma va bene, basta, non mi pongo più domande, andiamo avanti.

Il padre, che a quanto pare è un ornitologo, le fa “gli alligatori cacciano in base agli schizzi d’acqua, quindi niente schizzi niente caccia!”
MA A PARTE CHE COSA STRACAZZO STAI DICENDO, MA QUESTO ACCOZZAMENTO DI STRONZATE DA DOVE L’HAI TIRATO FUORI PRECISAMENTE? C’E’ UN’ENCICLOPEDIA DELLE TUE PUTTANATE O VAI A SENTIMENTO? TU GLI SCHIZZI CE LI HAI NEL CERVELLO, SUPER DEFICIENTE!
Ma va bene, facciamo finta di credere a questo mentecatto.
Niente schizzi niente caccia, giusto?
E ORA, SECONDO VOI, LA NOSTRA HAILEY COME RAGGIUNGE QUELLO STRAMALEDETTO GOMMONE?
ANDANDO PIANO PIANO PER EVITARE DI SPRUZZARE ACQUA IN OGNI DIREZIONE?
NUOTANDO CON PACATEZZA E MOVIMENTI LENTI?
LASCIANDOSI TRASCINARE DALLA CORRENTE?

NO CARI MIEI
QUELLA PARTE IN PIENA MODALITA’ MICHEAL PHELPS A FARFALLA, FACENDO UNO SCONQUASSO INCREDIBILE!
MA ALLORA SIETE TUTTI DEI DEFICIENTI E DOVETE MORIRE MALEEEE MA CHE COSA DIAMINE E’ SERVITO IL DIALOGO DI -GIURO- VENTI SECONDI FA? Ma neanche uno di Vite al Limite se si tuffa a bomba da un trampolino fa il casino che ha fatto lei, ma alloraaaaaaa!
Questi mi stanno prendendo in giro, non vedo altre spiegazioni.
Comunque ovviamente la nostra gallinacea Hailey raggiunge il gommone inseguita da settemila alligatori ma non appena lei ci sale sopra quelli si dissolvono. Ma ora, scusatemi, non sono mai stata attaccata da un branco di coccodrilli giganteschi, però SECONDO ME come minimo cercano di salire sull’imbarcazione, la prendono a musate, a codate, te la ribaltano come se fosse di carta…PERCHE’ DIAMINE QUESTI SE LA SQUAGLIANO COME SE AVESSE FATTO TANA LIBERA TUTTI?
Boh. Comunque la cosa che fa più ridere è che sta cazzo di barchetta viene sbatacchiata qua e là dal temporale e questi deficienti vengono ricatapultati nella casa, io stavo per rotolarmi dal ridere.

Per fortuna siamo quasi alla fine.
Al padre viene letteralmente staccato un braccio ma non muore dissanguato, anzi corre qua e là per la casa. Okay. Io se mi stacco una pellicina piango sei giorni, quello senza un braccio è un fiorellino di campo.
Lei, con quella che potrei solamente definire l’astuzia di una volpe (una volpe impagliata però), riesce a chiudere un alligatore nella doccia.
Ma scusatemi.
Ditemi una cosa, solo nella mia di doccia se do anche solo una manata per sbaglio al vetro si accartoccia come un foglio di carta? Perché lì c’è un cocco di non so quante tonnellate che si dimena e non succede niente? Ma poi POVERINO, ma lascialo libero, STRONZA!
Infine, miei cari,

Va beh niente, questi due deficienti fanno finalmente quello che noi persone normali avremmo fatto già ore prima, ovvero salgono sul tetto e attendono di essere soccorsi (cosa che, purtroppo, avviene.)
Fine del film.

Mi è venuta una gran voglia di comprare un coccodrillo.

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Ciance sparse: mestruazioni e birra analcolica

Ma buongiorno Spelacchiati miei, come state? Siete pronti a godervi questa zona dall’interessante color arancio scuro, a metà tra un mandarino e un pomodoro?
Io no, penso mi darò presto alla droga per sopperire la mancanza di prospettive di vita.

Non credo possiate neanche lontanamente immaginare lo stato pietoso in cui sto riversando in questo momento.
Sto ciclando, ovvero ho le infamissime mestruazioni che questo mese mi hanno colpita come un’onda energetica di Goku, passo dal rantolare sdraiata sul divano al mugugnare per terra spiaggiata accanto al cane; passo da un “porca puttana che male” a un “porca merda mamma passami un coltello che mi devo togliere le ovaie” senza sosta.
Insomma, sto gestendo tutto con la calma e la pacatezza che mi contraddistinguono. (Tra l’altro, porca di quella vacca, COME STRACAZZO SI SCRIVE “CONTRADDISTINGUE”, mi manda in crisi ogni singola volta. COSA CI FA QUELLA “N” ALL’INIZIO, MA PERCHE’? VATTENE, SCIO’ MI CONFONDI).
Va beh, in realtà non dico niente ad alta voce perché odio lamentarmi, sto solo tutta ingrugnata in un angolo maledicendo mentalmente lo sciagurato giorno in cui sono venuta al mondo.

Stavo valutando se chiudere qui il discorso “ciclo infame” ma ho deciso di no, parliamone proprio terra terra perché mi pare che sia sempre un argomento mezzo tabù. che tutti sanno che le donne ciclano ma c’è sempre dell’imbarazzo quando se ne parla. MA IMBARAZZO COSA, SE MAI IO SONO FURIOSA COL CREATORE, NON CI MERITAVAMO PURE LA ROTTURA DI BALLE OGNI MESE!
Se siete facilmente impressionabili all’argomento ciclo mestruale CHISSENEFREGA, SIAMO NEL 2021, FANNO PURE LE PUBBLICITA’ CON LE VAGINE CHE CANTANO.
Scusate, mi placo.
Mi faccio un’iniezione di valium. Vado a sniffare camomilla.

Dovete sapere, miei cari spelacchiati, che la mia miserabile esistenza mi ha fornito anche la sindrome dell’ovaio policistico e multifollicolare, il che -non sto qua a farvi gli spiegoni- è una gran rottura di balle: oltre a portare i malesseri del ciclo oltre la normale soglia, inficia anche un’eventuale gravidanza (non che a me importi qualcosa di gravidare, anzi, lo dico a titolo informativo).
Essendo io super spelacchiata ho avuto il ciclo molto presto, in quinta elementare; da lì una volta al mese pensavo di tirare le cuoia tra atroci sofferenze; e il male alla schiena -che poi non è mal di schiena, è un dolore infimo e sordo all’altezza delle reni-, e la testa che “pulsa”, e i crampi, e la belina dolorante, e questo, e quello MA OOOOOOHHHH MA VAFFANCULOOOOO! Tutto ciò mentre ancora non mi sono abituata a perdere sangue e ogni volta cambiare l’assorbente mi turba in maniera veramente esagerata, nemmeno il peggior film splatter del mondo potrebbe turbarmi quanto questa esperienza mensile. Bleah.
Va beh, dicevo. Fino ai miei per niente ruggenti quindici anni io una volta al mese per cinque giorni ero letteralmente costretta a stare a letto perché quando mi veniva er ciclazzo il mio fisico contemplava due possibilità: o svenivo in continuazione o vomitavo in continuazione.
Lo so, mi amate perché sono sempre così delicata nel mio eloquio, così leggiadra nelle descrizioni disgustose… Vi voglio bene anche io.
Dicevo… Ah sì. Giuro, neanche la bambina dell’esorcista poteva farmi concorrenza, era una roba atroce, andavo avanti a plasil e biochetasi come una drogata.
Durante il mese ancora un po’ e me li sniffavo, gli integratori di ferro (che tra l’altro sono ORRIDI e super indigesti, ancora ho gli incubi a pensare a quelle bustine di merda).
Poi, finalmente, LA PILLOLA.
Devo dire che mi ha cambiato la vita, perché ora anche se rantolo, mugugno e borbotto qua e là sono completamente operativa.
(Poi che la pillola aumenti le probabilità di depressione, sbalzi di umore, trombosi e disastri vari è un altro discorso.)

In tutto ciò, la mia emotività è completamente fuori controllo.
So che è quasi un clichè, ma io quando ciclo voce del verbo ciclare– piango per qualunque cosa.
Una volta ho pianto perché una mosca stava morendo e non riusciva a volare, camminava qua e là facendo un tristissimo “bzzz“.
Per farvi capire come sto passando la serata: guardo video strappalacrime su youtube piangendo disperatamente.
Le mie categorie di video preferite durante il ciclo sono:
– soldati che tornano a casa facendo una sorpresa ai familiari
– animali bislacchi e feroci riuniti agli umani che li avevano cresciuti (DITEMI CHE TUTTI AVETE VISTO E PIANTO GUARDANDO IL VIDEO DEL LEONE CHRISTIAN)
proposte di matrimonio
– E quando proprio voglio darmi quel colpo finale, quando sono proprio in modalità harakiri, mi guardo i video di gente che fa sopprimere il proprio cane.

Bon, col tema ciclo ho chiuso, ora parliamo un attimo di vecchiaia. Fino a poco tempo fa mi reputavo non dico una giovincella sgallettante, ma quantomeno una ventiseienne accettabile.
Da ieri non ho più nemmeno questa certezza.
Ieri io e Mr Batterista, nel pieno dei nostri nemmeno trent’anni, ci siamo addormentati sul divano mentre guardavamo The Big Bang Theory.
Me lo dico da sola, spelacchiati: madò che schifo.
Addormentati. Morti. Completamente ko.
Secchi secchi sul divano, di pomeriggio. Un pisolino di un’ora.
L’unica cosa positiva è che almeno non gli ho sbavato addosso, grazie al cielo.

Tra l’altro per completare il quadro generale di totale demenza che affligge me e quello squinternato che inspiegabilmente ancora vuole vedere il mio brutto muso, l’altro giorno eravamo andati al supermercato a comprare due cose: pasta e birra.
Non un’impresa titanica, no? Niente di sconvolgentemente difficile, per una persona cerebralmente normodotata.
Bene, noi andiamo, tutti spavaldi, acchiappiamo due pacchi di tortiglioni e una confezione da sei di birre, torniamo a casa e ci mettiamo a fare quello che ci viene meglio (dopo il sesso): i cretini.
Siamo in cucina a cazzeggiare bellamente quando i miei occhietti astigmatici cadono sulla confezione di birra, e il mio cuore ha un sussulto. Ho sentito un fremito nella Forza.
Sono rimasta a fissare quella confezione con orrore, finché non ho guardato Mr Batterista -che pensava avessi avuto una sincope- e gli ho indicato la scritta in rosso sotto la marca.
“Alcool free beer”.

Abbiamo preso sei bottiglie di birra analcolica.

Mi viene ancora da piangere, a pensarci. Non so come sia potuto succedere, come due persone possano non rendersi conto di una cosa tanto grave, sono molto delusa da me stessa e anche da lui. Tra l’altro come punizione divina per la nostra imbecillità ce ne siamo bevuti una bottiglia: abobinevole. E’ dolciastra, vagamente fruttata, non sa di un cazzo e dopo il primo sorso mi stavo rotolando a terra con le convulsioni da quanto faceva schifo. 

Detto ciò direi che posso smettere di cianciare e lasciare la parola a voi, Spelacchiati e Spelacchiate del mio cuoricino peloso: come state? Come vivete voi -o come vivono le vostre conoscenze femminili- quell’infame periodo del mese in cui tutto sembra una minaccia alla salute mentale e fisica? Siete team “spacco tutto” o team “tisanina calda e poltrona”?
E a livello di vecchiaia come siamo messi? Fatemi sapere di tutto e anche di più!
Hasta la pasta!

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Ciance sparse: sclero random

Buondí miei cari Spelacchiati, come state? Vi prego ditemi che non sono la sola che sta mostrando segni di totale instabilità mentale a sto giro di zona rossa. Cioè, io i segni di instabilità mentale li mostro ogni giorno da sempre, però da quando ci hanno di nuovo tinteggiato la città di porpora mi sento ancora più sclerata.
Vago per casa senza uno scopo.
Mi aggiro per gli anfratti di camera mia come un’anima in pena, che i dannati della Divina Commedia mi fanno un baffo. (Ora che ci penso dovrei quanto meno decolorare il vello che ricopre il mio labbro superiore.)

Oggi poi sono arrabbiata, furibonda, rasento l’isteria: insomma, sono incazzata nera. Ma non quel nero opaco, tipo le auto, intendo un nero nerissimo tipo buco nero che risucchia tutto come me al McDonald.

Mi sento come una mantide religiosa dopo un amplesso: ho voglia di decapitare qualcuno.
Ora vi spiego cosa ha turbato quest’oggi la mia per niente isterica anima di persona idiota; come forse saprete io do ripetizioni e in questo periodo faccio lezione ai marmocchi via web.
Ebbene oggi la madre di un marmocchio -marmocchio che tra parentesi ho salvato dalla bocciatura e che ha una media quasi notevole grazie al sangue e sudore che sia io che lui produciamo a ogni lezione- mi ha accusata di comunicarle piu ore di lezione rispetto a quelle fatte.

ORA.
A me si può dire veramente qualunque cosa, ogni insulto possibile e immaginabile probabilmente me lo merito, l’unica cosa che so di non essere è disonesta. Poi regà parliamoci chiaro, per otto euro in più o in meno non mi metto a escogitare piani malvagi. Fossero lezioni da cinquanta euro a botta allora sì che cercherei di falsificare tutto e farmi pagare per settanta lezioni alla settimana… Quindi fanculooooooo ma come osa infangare il mio buon nome?

Come se tutto ciò non fosse già abbastanza sconquassante, la mia universitàdimmerda ha fatto saltare la sessione quindi passo le mie giornate rantolando e mugugnando frasi sconnesse sul fatto che non troverò mai lavoro, non mi laureerò mai e finirò con il fare la bibitara allo stadio sognando un giorno di entrare in un partito politico con una stella cometa.

In più ho deciso di smettere di fumare.
Regà, non potete capire.
Sto impazzendo.
Vedo sigarette ovunque.
Sogno di alzarmi di notte e andare a comprarle. Chiudo gli occhi e sento quel magnifico odore di putrefazione e morte incombente che solo le sigarette regalano. Probabilmente se avvicinassi una sigaretta all’orecchio sentirei proprio il Creatore Supremo sussurrarmi soavemente “FUMALAAAA FUMA QUELLA SIGARETTAAAA! MUORIIII” altro che conchiglie e rumore del mare.
Quando passo davanti a un tabaccaio devono minacciare di spararmi alle rotule per farmi andare via, e comunque una pallottola nel ginocchio mi sembra un prezzo abbastanza ragionevole per quell’ammasso di catrame e nicotina che tanto mi manca.
Mi fumerei anche il mio cane in questo momento se solo riuscissi ad arrotolarla in una carta. (Dovete capire che un Golden Retriever di oltre quaranta chili è un po’ difficile da sfumacchiarsi, ma non è detto che io non ci provi visto come stanno andando le cose.)

L’unica cosa buona di questo periodo nefasto è Mr Batterista, che ancora inspiegabilmente mi sopporta e questa cosa non smette mai di sorprendermi. Ê proprio uno spelacchiati bizzarro e io sono piuttosto pazza di lui.

Cioe capite? Non soltanto esiste un essere umano che non detesto profondamente, ma è addirittura un esemplare maschio! E io con gli esemplari maschi faccio notoriamente schifo, lo sapete. Per me rimane valida l’ipotesi che abbia una menomazione cerebrale che lo porti assurdamente ad apprezzare la mia immane idiozia, vi terrò aggiornati sulle sue condizioni di salute.

Per oggi direi che è tutto, miei amati spelacchiatini, ora passiamo a voi! Come state? Avete scoperto hobby incredibili in questo periodo bislacco? Avete progetti per Pasqua, tipo emigrare per sempre in Congo? State guardando, leggendo o ascoltando cose fighe? Narratemi tutto, che accetto suggerimenti di ogni tipo!

Hasta la pastaaaaaaahhhh

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Film Brutt: After 2

MA FAI RUMOOOOOOOOOREEEEE SIIII
CHE NON LO POSSO SOPPORTAAAAARE
QUESTO SILENZIO INNATURAAAAAAALEEEE
TRA ME…E TEEEEEE

Ah no, scusate, ho sbagliato anno.
“Sempre sia Diodato” era l’anno scorso, chiedo venia.

Ahhh. Che bello. Piemonte in zona rossa e io mi sento come un gorilla in gabbia, peluria compresa ovviamente.
In questi giorni il mio amato pc mi ha abbandonata, ora sono riuscita a farlo rivivere ma è stato più un pigiare tasti a caso sperando di fare qualcosa di utile quindi probabilmente morirà presto nuovamente e io non potrò mai permettermene uno nuovo. BENE COSI’.
Intanto ne approfitto per postare questo Film Brutt, ma vi avviso che non mi sono contenuta molto e ci sarà un linguaggio super scurrile in questo articolo. Spelacchiati avvisati mezzi salvati!

Ora, io non so se qualcuno di voi spelacchiati si ricorda cosa diamine fosse successo nel primo film di questa saga veramente discutibile, ma visto che non voglio perdere troppo tempo dietro a questa esecrabile opera vi lancio due indicazioni: Hardin è il super bad boy che si porta a letto Tessa, una completa imbecille campagnola che non ha idea di come stare al mondo; lei si innamora perdutamente, lui pure, ma viene fuori che Hardin all’inizio abbia avuto rapporti con lei solo per scommessa quindi si sono lasciati malamente.
E VORREI ANCHE VEDERE, ‘STO PEZZO D’ASINO DEVE STARE SOLO COME IL CAMALEONTE UGO DELLA PUBBLICITA’ MENTRE VOLTEGGIA PER L’UNIVERSO!


Il film inizia con quella che è a tutti gli effetti definibile come “una martellata sulle balle”, ovvero un noiosissimo monologo di quella testa vuota, Hardin, che ciarla a tutto spiano su quanto sia triste il mondo ora che Tessa l’ha mollato visto che lui è uno psicolabile imbecille con chiari problemi mentali. Già perché quessta volta Hardin e Tessa si sono invertiti: lui è diventato un improponibile zerbino lagnone, lei una sgallettata odiosa.

Per farvi un’esempio della simpatia di Tessa: insulta un poveraccio a caso solo perché non le ha tenuto aperta la porta dell’ascensore. (Che poi si scopre essere Trevor, un suo collega bla bla bla ma chissenefrega, dai)
Scusa, Miss Deficienza, ma prenderti del valium? No? Ma ringrazia che hai beccato quello lì, io al suo posto avrei fatto chiudere le porte mentre stavi passando così rimanevi tagliata a metà.
CRETINA
Comunque pur essendo una decerebrata con le capacità cognitive di una medusa essiccata sulla spiaggia, lei ha trovato lavoro in una casa editrice.  Capite? Lei ha uno stipendio fisso.
Io ancora un po’ e dovrò andare a banchettare alla Caritas o direttamente ai bidoni della spazzatura, E LEI HA TROVATO LAVORO IN UNA CASA EDITRICE! LEI CHE NELL’ALTRO FILM NON AVEVA CAPITO UNA MINCHIA DI ORGOGLIO E PREGIUDIZIO PERCHE’ PENSAVA FOSSE UN ROMANZETTO ROSAAAAAAHHHHHHHHHHH
Scusate, mi calmo. Placo la mia ira funesta.
Dovete vedere le scene di lei tutta perfettina che mette a posto la sua scrivanietta, con i suoi post-it, le sue pennine, le sue cosine… MA VAI A CAGARE.

Poi Tessa va a parlare col boss che le fa letteralmente “non ci credo che sei riuscita a leggere tre libri e fare tre schede libro in una sola notte” E ORA PRETENDO CHE QUALCUNO CHE LAVORA IN UNA CASA EDITRICE VENGA QUI E MI ASSICURI CHE QUESTO E’ IL LAVORO CHE GLI TOCCA FARE.
LEGGERE TRE ROMANZI E FARE LA SCHEDA LIBRO, COME ALLE MEDIE, CHE SI COPIAVA TUTTO DA INTERNET… TESSA, MA FICCA LA TESTA NEL GABINETTO E TIRA L’ACQUA! 

E IL BOSS SE LA PORTA A UN CONVEGNO! COSì, DIRETTAMENTE, LE DICE “STO PARTENDO VIENI CON ME” E LA FA SALIRE SULLA LIMOUSINE PIU LUSSUOSA DEL MONDO!

Madonna regà tre minuti di film e io sto già per addentare il pc in preda alla furia. Non fossi a dieta lo avrei già trangugiato.

Altra scena che non so se mi ha fatto più venire tremori dal nervoso o più ridere istericamente.
Hardin, sempre in struggimento morale, bussa alla porta di un posto in cui rischi di prenderti chiaramente almeno seimila malattie e il Covid è veramente l’ultima preoccupazione; una tizia gli apre, gli fa “sono impegnata, torna domani”, lui allora come i peggiori malavitosi di Caracas le molla una mazzetta di banconote e quella lo fa entrare.
Ora.
Io pensavo ovviamente fosse una prosty. Una passeggiatrice. Una lucciola. Una peripatetica. INSOMMA, ‘NA ZOCC- ehm, una donna che si guadagna da vivere vendendo il suo corpo.
Questa lo fa accomodare e gli passa una bottiglia di non so che alcolico dicendogli “aiuta con il dolore” e lui risponde “a me piace il dolore”.
MENO MALE, HARDIN, PERCHE’ SENTO CHE VERRO’ A PRENDERTI A MARTELLATE SULLE GINOCCHIA, PENSA UN PO’!

E secondo voi che cosa incredibilmente dolorosa doveva fare, quel pezzente di Hardin?
Un intervento chirurgico senza anestesia? No.
Un incontro a mani nude con una tigre? No.
Tenetevi forte.
A questo COGLIONE servirebbe un superalcolico perché SI FA UN TATUAGGIO.
MA VOI CAPITE CON CHE RAZZA DI PERSONAGGI ABBIAMO A CHE FARE?! TUTTA ‘STA ROBA LOSCA, IL RUM INVECCHIATO CENT’ANNI CHE NEMMENO JACK SPARROW, LA BARACCA FATISCENTE, IL DOLORE… E QUESTO SI DEVE TATUARE!
Non chiedetemi cosa si sia tatuato perché non lo so, non mi interessa, non si capisce e sicuramente non andrò a cercarlo. Basta. Voglio dimenticare questa scena imbecille.

Quell’altra DEFICIENTE intanto è alla convention col boss che incarica Kimberly, la vice boss, di portare Tessa a comprarsi un vestito per la serata (ma certo, figurati se quella poveraccia non ha di meglio da fare che portare UNA CAZZO DI STAGISTA A COMPRARSI UN VESTITO) solo che IL GENIO si dimentica di comprare la biancheria intima, quindi dovrà partecipare alla serata senza mutande.
Lo dico io? Lo dite voi? Lo diciamo in coro?
MA VAI A CAGAREEEEEEEEEEEEEEEE!

Ma che senso ha tutto ciò? Ma puoi essere così cretina da non comprarti delle mutande? MA POI SEI NELL’HOTEL PIU’ LUSSUOSO DEL GLOBO TERRACQUEO, SE SCHIOCCHI LE DITA TI PORTANO TUTTO IL NEGOZIO DI VICTORIA’S SECRET!
E poi, nel 2021, questa scena dovrebbe essere pruriginosa/scandalosa? 

Sono più rare le volte in cui io esco con le mutandine addosso, giusto per intenderci. Decerebrati.

Visto che qua si passa da una deficiente a un cretino e da un cretino a una deficiente, torniamo da Hardin; è andato a una festa e c’è questa sgallettata di cui non ricordo il nome che si siede sulle sue ginocchia e cerca di sedurlo E LUI A UN CERTO PUNTO LA LANCIA LETTERALMENTE PER TERRA DICENDOLE DI LEVARSI DI TORNO!!!
MA SCUSATEMI!?
MA CHE RAZZA DI SCENA E’ MAI QUESTA!?
MA IO TI CAVO GLI OCCHI CON LE UNGHIE, CAPRONE IGNORANTE CHE NON SEI ALTRO!

Nel mentre quell’altra ignobile capra è ubriaca in discoteca (classica serata di chi va a una convention di editoria, neh?) e si fa i selfie dicendo letteralmente “sto uno schianto”. Uno schianto è quello che ti faccio fare io contro un muro di mattoni. GALLINAAAA!
Lei comunque è fuori come un balcone e chiama Hardin, gli urla che non ha le mutande, lui sclera, lei va in camera con Trevor con cui flirticchia dall’inizio del film, gli rovescia il vino addosso, lui si chiude in bagno per cambiarsi, arriva Hardin che scopre Trevor in bagno, fa un po’ di versi da animale quale è…e Hardin e Tessa finiscono a letto insieme.
Tra l’altro scena in cui lei gli chiede “hai il preservativo?” lui non risponde e poi c’è un piano sequenza di lui che chiaramente inserisce il pipo dentro di lei…MA QUINDI STO MINCHIA DI PRESERVATIVO? NO PERCHE SE QUESTI SI RIPRODUCONO IO GIURO CHE MOLLO TUTTO E VOLO A PESTARE A SANGUE TUTTI QUELLI CHE HANNO LAVORATO A QUESTA ROBA.
Ma poi che razza di insegnamento sarebbe? Regà per l’amor del cielo usate le protezioni come se non ci fosse un domani.

Va beh, scene inutili, cose patetiche, minuti di agonia, lei fa tutta la figa che non vuole tornare con lui, lui che si strugge come un lombrico che si ritrova allìaria aperta, e tutto ciò va avanti finché Tessa non si reca a casa di Hardin a riprendersi delle cose. Con un tempismo degno di ogni opera il cui autore non sa scrivere arrivano quell’asino ragliante di Hardin e sua madre, new entry tra i personaggi insopportabili: la signora Mammina è praticamente Madre Teresa, una donna squisita, una santa che dispensa perdono e amore a tutti. Insomma, un personaggio IRREALE in maniera vomitevole.
Comunque la signora Mammina, dicevo, arriva da Londra e quando vede Tessa in casa di Hardin praticamente ha un orgasmo: “ma è bellissima, ma è perfetta, ma è qui, è lì, è leraaa!” e ovviamente parte il piano più imbecille del mondo: Hardin non ha detto a quella sciroccata che lui e Tessa si sono mollati, quindi decidono di far finta di stare ancora assieme.
Ma io penso che anche un bambino di quattro anni a questo punto abbia più inventiva di così, MAMMA MIAAAAAAAA! 

Va beh ovviamente i due IMBECILLI finiscono a letto di nuovo. E poi di nuovo. E ancora.
Io mi lamento di essere imbecille ma questi nel cervello hanno i vermi.

Succedono un po’ di cose inutili, minutaggio di film a caso, giunge Natale e Tessa ed Hardin a questo punto chiaramente torneranno assieme, tanto che lui le fa un regalo.

Le ha preso un braccialetto di merda con tre ciondoli chiaramente tarocchi; ora, non è che deve essere un Cartier, ma almeno un Pandora? No, lui prende regali direttamente dalle patatine.
SFIGATODIMMEEEE- uhm, volevo dire, i ciondoli sono altrettanto originali: un libro, una nota musicale e l’infinito. L’infinito chiaramente indica la vastità del cavolicchio che ce ne importa di questi due.
Brividi di disgusto, convulsioni di raccapriccio. Nemmeno a quindici anni avrei apprezzato ‘na pacchianata così. Mr Batterista, se sei in ascolto: ti spezzo tutte le bacchette se pensi anche solo per un istante di prendermi una cosa simile.
Va beh ovviamente dopo un regalo così originale i due trombacchiano in ufficio.
Bravi.
Lei appena assunta e già fa porcate in sede lavorativa, MA IO TI DO UN MANROVESCIO COSì POTENTE CHE TI LANCIO SU MARTE!

Ora qualcuno mi deve spiegare per quale ragione il padre di Hardin, Ken, invita l’ex moglie, il figlio e Tessa a casa sua per festeggiare il Natale con la sua nuova moglie.
Ma tutto a posto? Ma la droga chi ve la vende? Ma siete rinco di famiglia o sono solo coincidenze?
Adesso vi faccio un piccolo riassunto della cosa più ASSURDA della storia della famiglia di Hardin.
Ken una sera, ubriaco, si è messo contro dei tipi che per fargliela pagare HANNO FATTO IRRUZIONE IN CASA AGGREDENDO SUA MOGLIE DAVANTI AD HARDIN BAMBINO! E NON SAPENDO CHE ALTRO FARE KEN MOLLATO MOGLIE E FIGLIO TRAUMATIZZATI PER CREARSI UNA NUOVA VITA.

MA IO MI DOMANDO CHE PROBLEMI ABBIA LA FAMIGLIA DI LUI, MA SONO UNO PIU’ MERDA DELL’ALTRO! 

Giustamente Hardin arriva alla festa, si ubriaca, prende a pugni il padre, urla, fa una scenata e in tutto ciò sua madre, ovvero Madre Teresa di Calcutta, è tutta un “Hardin devi perdonarlo, io l’ho perdonato tanto tempo fa, sono una persona meravigliosa”.

Scena di un trash veramente immondo: Hardin e Tessa vanno a una festa di capodanno del college dove la super stronza dell’altro film è ancora in vena malefica; lei e Tessa cominciano a punzecchiarsi finché non decidono di giocare a “obbligo o verità”.
Ma io dico… ma drogarsi come tutti i collegiali alle feste? Non so, eroina, cocaina, spinelli, colla…quello che volete, MA BASTA GIOCARE A OBBLIGO O VERITA’ PER L’AMOR DI DIO!

Molly le chiede “uè sfigata, sei vergine? Ah nooooo, sappiamo tutti che Hardin è stato con te, muahahah!”
E Tessa, con l’eleganza, la finezza e il savoir faire di Kate Middleton la guarda e le fa “uè zia, tu sei una troia?
RAGAZZI, LETTERALMENTE HA DETTO COSI’
MI STAVO RIBALTANDO DAL RIDERE

MA CHE DOMANDA E’

MA COS’E’ QUESTA COSA AHAHAH MA SEI DEFICIENTE? COSA STO GUARDANDO CHI HA SCRITTO QUESTE BATTUTE, LO VOGLIO ASSOLDARE PER SCRIVERE I DIALOGHI DELLA MIA VITA

Ma cosa dovrebbe risponderti quell’altra, ma che cosa sta succedendo?!
A sto punto Molly è in preda alla furia ma dimostra di essere l’unico e il solo personaggio con un po’ di sale in zucca perchè chiede a quella rincitrullita “Ehi Tess, è vero che sei deficiente perché ti sei rimessa con Hardin dopo che è venuto a letto con te per scommessa?”
MA QUALCUNO DIA UNA MEDAGLIA A QUESTA STRONZA PER FAVOREEEEEE! BRAVA! MADONNA HAI DUE BATTUTE IN QUESTO FILM BECERO EPPURE DUE BATTUTE IN CUI RACCHIUDI TUTTA LA VERITA’ UNIVERSALE!
Visto che ormai Tessa si è completamente bevuta il cervello, le si avventa contro dando vita ad una super patetica rissa tra gatte con lei che si mette a dare sberloni incredibili a Molly urlandole in faccia “sei una troiaaaaaaaa!”

Ragazzi io a questo punto ho un po’ paura. Qualcuno la faccia internare. Non è a posto.

Hardin in tutto ciò è arrapato come un mandrillo perché la sua donna è diventata una deficiente cavernicola come lui, quindi la porta in camera da letto e fanno per l’ennesima volta l’ammmmore.
Ora voi immaginatevi di essere a letto con il vostro partner, siete tutti accaldati, con gli ormoni che schizzano da tutte le parti e dite “oh, Dio…” E L’ALTRA PERSONA VI RISPONDE CHIEDENDO “SONO IL TUO DIO?”, voi cosa fareste?
a) gli mollo una ginocchiata
b) scoppio a ridere come una iena
c) entrambe le risposte precedenti
Sei il mio Dio? Ma cosa straminchia ti esce da quella bocca? Ma tra l’altro non dovrebbe essere impegnata a fare altro, la tua bocca, invece di dire PUTTANATE?
Cioè se tu mi dici una roba del genere la mia libido prende e va a saccheggiare navi nell’Oceano Indiano, razza di macaco.

Da qui in poi non si capisce più niente.
Hardin legge un messaggio da parte di Trevor sul cellulare di Tessa e si incazza.

Tessa vede Hardin parlare con una tizia e lei si incazza.
In preda alla rabbia Tessa slinguazza un altro davanti ad Hardin, che si incazza.
Ormai entrambi incazzati cominciano ad urlarsi addosso semi-piangendo, una scena raccapricciante, giungendo poi alla conclusione che Tessa pur essendo rincoglionita nell’anima non riuscirà mai a perdonarlo per aver fatto sesso con lei solo per scommessa, dunque si mollano.

Poi arriva la parte più idiota, ovvero quella in cui tornano sui loro passi proprio quando noi pensavamo di esserci finalmente liberati della coppia “scema+scemo”.

Tessa si rende conto di essere stata avventata visto che effettivamente quel poveraccio alla festa non aveva fatto nulla di male quindi lo tempesta di chiamate e messaggi a cui lui non risponde (non perchè gli è sbucata una spina dorsale ma perchè aveva il cellulare scarico) e quando finalmente lo fa lei è in macchina e indovinate un po’? Per prendere il telefono dalla borsa si spiaccica contro un’altra macchina, tra l’altro giusto in tempo per farsi vedere in barella da quel troglodita.
Grande scena di Hardin che cerca di inseguire a piedi l’ambulanza con dentro quella cretina… sì, lo so, vi siete tutti messi a piangere selvaggiamente. Lo capisco. Straziante. Altro che Rose e Jack, me ne rendo conto.
ma vaffanculoo

Va beh regà qua taglio corto perché questo film mi ha già snervata abbastanza: essendo due mentecatti di dimensioni bibliche i due continuano a separarsi e mancarsi, a sto giro entra in gioco pure Trevor -il collega di Tessa- che mentre lei era in ospedale ha chiamato Hardin per dirgli di starle lontano (ma scusami, ma che vuoi tu?) quindi Hardin, uomo distrutto, se ne va a Londra da sua madre.
Tessa va a Seattle a un party di non so che (in cui il boss chiede alla vice boss di sposarlo nel modo più brutto che abbia mai visto) e sotto consiglio della madre ci va pure Hardin, quindi i due si rimettono insieme.
Fine di sto cazzo di film.

Se qualcuno è giunto fino a qui: complimenti, siete piuttosto eroici. Io sto contemplando l’idea di spararmi dopo la visione di questa cosa.
Insomma Spelacchiati cari, voi come state? Cosa mi raccontate? Come procede la vita in semi-lockdown? State uscendo di capoccia come me o siete calmi e in modalità zen? Avete qualche film bell o brutt da consigliarmi?
Fatevi avanti!
Hasta la pasta!

Pubblicato in: depressione, Senza categoria

La storia della mia depressione pt.2

Buonasera miei cari Spelacchiati. Come state?
Io sto letteralmente ululando dal ridere pensando e ripensando a Morgan che ha pubblicato la versione estesa di “Le brutte intenzioni” e la parte in cui dice testualmente “tu sei cattivo e sembri Mortimer” che mi fa rotolare dalle risate ogni singola volta che lo ascolto.
Come vi avevo già detto non mi aspettavo così tanta comprensione, empatia e così tante risposte alla mia esperienza con la depressione, mi avete davvero riempita di orgoglio spelacchiato e vi assicuro che quando qualcosa mi turba torno subito a leggere i vostri commenti che mi aiutano assai.
Ora andiamo avanti con la seconda parte di quello strano, inquietante periodo della mia vita.

La prima psicologa da cui sono andata era giovane, aveva uno studio asimmetrico e alla parete c’era appeso il quadro di un mare in tempesta; me lo ricordo perché fissavo quello durante le sedute, tutto il tempo. Da mesi non riuscivo a sostenere lo sguardo di nessuno, perché quando mi sentivo osservata il mio cervello andava in tilt, partivano i pensieri ossessivi: “sta guardando lo spazio tra i miei denti” “dev’essere disgustato dal mio naso troppo grosso” “si sarà accorto che ho le occhiaie, le labbra spaccate, la pancia gonfia, le cosce grosse. Sarà infastidito dalla mia voce, da quello che dico. Ora mi starà odiando, e se non mi odia è solo perché gli faccio pena. Voglio andarmene.

Mi sentivo rivoltante e non capivo come la gente riuscisse a sopportare la mia presenza.
Non soltanto mi percepivo fisicamente orribile ma stavo diventando anche una compagnia lagnosa e pesante, quando non ero taciturna e quindi una specie di enorme sasso da portarsi dietro.
Vivevo con la convinzione che i miei amici mi chiedessero di uscire perché facevo loro pena; pensavo che i ragazzi mi offrissero da bere per scommessa. Se qualcuno rideva, davo per scontato stesse ridendo di me.
Mi odiavo da morire.
Mi ricordo che al locale dove andavo di solito c’è uno specchio che occupa un’intera parete e io gli davo sempre le spalle; quando capitava per sbaglio di guardarmi riflessa il mio stomaco si attorcigliava in maniera dolorosa e ammutolivo.
Come fanno a guardarmi?
Voglio smettere di guardarmi

La prima psicologa, dicevo, era giovane e strana. L’avevo scelta completamente a caso, optando per lei solo perché nell’immagine su internet aveva un golden retriever in braccio.
Non mi trovavo bene, con lei; quando le raccontavo come mi sentissi lei si sperticava in espressioni di esagerato dispiacere e mi ascoltava annuendo con aria comprensiva, ma mi sembrava falsa e che fosse
accondiscendente; mi compativa, ma io non volevo compassione, volevo che mi desse una formula magica per smettere di essere pazza. “Scusa, oggi sono particolarmente pazza” era il mio modo di comunicare ai miei amici che quel giorno stavo particolarmente male.

Dopo un mese e mezzo di sedute questa psicologa mi ha fatto una diagnosi spaventosa: bipolarismo. Mi ha scritto qualcosa su un foglietto dicendomi di andare da un suo collega psichiatra che mi avrebbe prescritto il litio.
Spelacchiati miei, non starò qui a dilungarmi su cosa sia il bipolarismo e quanto male possa fare il litio ad un essere umano perché non voglio dirvi cose sbagliate.
Io, comunque, non mi sentivo bipolare. Che poi forse è quello che direbbe ogni bipolare. Però io non avevo episodi di mania ma soltanto di quella che ancora non chiamavo depressione.

Quindi me ne sono sbattuta le natiche del suo biglietto, ho cancellato il suo numero e mi sono rivolta ad uno psichiatra stavolta basandomi sulle stelline di fianco al suo nome.

La scelta migliore della mia vita, probabilmente.

Durante la visita neurologica con lo psichiatra mi sono accorta di non riuscire a fare cose basilari come toccarmi il ginocchio e poi il naso o stare in equilibrio per più di qualche secondo.
La visita è durata poco ma lui mi ha invitata dirgli tutto: ogni cosa, anche quella che mi pareva più insignificante, di come stessi.
E quindi gli spiegai degli attacchi di panico, della repulsione verso me stessa, della fatica, della spossatezza, dei pianti isterici, dell’isolamento, dell’insonnia, del fatto che in alcuni periodi mangiassi tantissimo e in altri pochissimo, dell’irritabilità, del non sentirmi nel mio corpo e una marea di altre cose.

Mi ha prescritto degli antidepressivi, dei farmaci per dormire e della benzodiazepina da prendere durante gli attacchi di panico particolarmente forti, quelli in cui mi si bloccava la lingua in bocca e mi sembrava che mi stesse per esplodere il braccio. In realtà l’avrò preso tre o quattro volte perché avevo paura di assuefarmene. E poi mi sembrava di meritarmi gli attacchi di panico, quindi volevo viverli. Mi sembrava un modo di espiare una colpa.
Alla fine lo psichiatra ha decretato “Non sei bipolare, Sara. Soffri di depressione.”

Mi sentivo ancora più sbagliata. Non era giusto che io stessi così, che io, ragazza privilegiata sotto ogni punto di vista, fossi depressa. 

Credo che sia una cosa normale sentirsi così e lui fosse abituato perché a grandi linee mi ha spiegato che se in quel momento avessimo analizzato il mio encefalo e lo avessimo confrontato con quello di una persona non depressa avremmo visto differenze notevoli. Avevo recettori estremamente inibiti, che mi portavano a sentire tutto molto lontano da me; non producevo abbastanza serotonina e di conseguenza altri enzimi fondamentali.

“Non diresti a una persona col diabete che è colpa sua e di non curarsi. Non colpevolizzeresti qualcuno che si è rotto una gamba o ha una polmonite. Tu hai una malattia: una malattia vera e propria, pericolosa, che non hai scelto tu di avere e che non ti sei in alcun modo procurata.”
Non ero molto convinta.
Mi ha dato il numero di quella che è tutt’ora la mia psicologa, colei che grazie alla terapia mi ha fatta uscire da quella fossa di fango in cui mi sentivo impantanata… ma di lei parlerò nella prossima parte.

Intanto le persone intorno a me non si accorgevano del mio malessere, e quei pochi che se ne accorgevano non lo capivano.

Molte di queste persone hanno detto cose di cui ora si sono dimenticate.
Io non mi dimentico.

Non porto rancore, lo so che non potevano comprendere, però le loro parole hanno fatto male.
“Sara, sei troppo negativa, su con la vita!” “E’ che non ti impegni abbastanza” “Dovresti solo fare un po’ di sport” “Guarda che tutti abbiamo dei problemi, se facessimo come te…” “perché sei così debole?” “il tuo unico problema è che non sei abbastanza forte e decisa” “non hai volontà di cambiare le cose, devi metterti tu in testa che stai bene” “tu non ti sforzi neanche un po’” “ma perché non ti dai una svegliata?” “guarda che non puoi passare la tua vita così eh” “e quelli che muoiono di fame o si spaccano la schiena a lavoro cosa dovrebbero dire?”.

La verità è che io mi sforzavo tantissimo. Mi sforzavo di non cedere a quella parte di me che quando ero sulla banchina ad aspettare il treno mi diceva di buttarmi sui binari. Mi sforzavo di non chiedermi, di notte quando non riuscivo a dormire, quale coltello nel cassetto in cucina avrebbe scivolato meglio sulla mia pelle. Mi sforzavo di non trovare in qualche modo salvifica l’idea di, semplicemente, non esistere più.
Mi sforzavo di tirarmi su al mattino, di rivolgere la parola alle persone, di ascoltare quello che avevano da dirmi. Non stavo muovendo le montagne, ma tutto ciò mi toglieva quel poco di energia che avevo.
Con molti amici ho smesso di parlare e di uscire. Non ce la facevo e loro non avevano voglia di star dietro a una persona così problematica. Non biasimo nessuno di loro: non rispondevo ai messaggi, evitavo le chiamate, davo buca alle uscite quindi starmi dietro era impegnativo.
L’unica persona che vedevo costantemente era quell’uomo che continuava ad occupare gran parte dei miei pensieri e che l’avrebbe fatto ancora per parecchio tempo.

Fine seconda parte

Allora ragazzuoli miei, grazie per essere arrivati fino a qui, siete eroici. Ho sempre abbastanza ansia di risultare noiosa/patetica/troppo prolissa, quindi se avete critiche non siate timidi. Per il resto avete carta bianca nei commenti, adoro vedervi così attivi e partecipi, siete gli Spelacchiati migliori del mondo!
Con tantissimo affetto spelacchiato
Hasta la pasta!

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Ciance sparse: Tour e tette

Postilla: Io sono senza parole. Ammutolita dalla commozione.
Pensavo che l’ultimo post, “Storia della mia depressione”, sarebbe passato molto in sordina qui sul blog. Ne ero molto convinta, tanto che non ero particolarmente in ansia nel pubblicarlo perché non mi aspettavo riscontri.
E invece voi siete P A Z Z E S K I.
Ho davvero sentito la vostra vicinanza, e penso sia una cosa straordinaria. Non me l’aspettavo. Che spelacchiati che siete.
La seconda parte arriverà. Ci sto lavorando, ma ritornare a quel periodo un po’ mi turba, quindi devo tornarci a piccole dosi.

Buongiorno miei cari Spelacchiati, come state? Continuate a perdere ciuffetti di pelo? Spero di sì, voglio che vi spelacchiate sempre di più.
Oggi volevo condividere con voi la mia incredibile simpatia, la mia dirompente esilaranza, la mia mitica divertentaggine.
Ho comprato una cosa a Mr Batterista.
Un regalino.
Un pensierotto.
Una cosa per sopperire le mie mancanze.
Cosa gli ho preso?

Una tetta antistress.

Giuro.
E’ bellissima.
Potessi ne prenderei due e me le appiccicherei al petto, giusto per capire cosa si provi ad essere tettute.
Non vedo l’ora di dargliela -anche la tetta intendo… ba dum tss- secondo me mi lancia fuori dall’auto. Anzi, prima mette in moto (che poi “mettere in moto” una macchina non suona strano? “Metto in bici un monociclo” “metto in aereo il calesse”… va bene, la smetto) poi va su un rettilineo, accellera al massimo e solo allora mi lancia giù dall’auto.
Lo capirei, se lo facesse.

E ora passiamo alle note dolenti; quest’estate, Covid permettendo, Mr Batterista andrà in tour. Non si sa ancora di preciso quante date, ma non poche. In giro per l’Italia.
*Respira come un monaco tibetano*

Ho appreso la notizia con sorprendente calma, mi congratulo con me stessa.
Però chiedo a voi un consiglio, una domanda a risposta multipla.
Che faccio?

  1. Lo catapulto giù da una rampa di scale il giorno prima della partenza confidando che si rompa una gamba e che purtroppo sia costretto a letto per almeno vent’anni.
  2. Gli infilo un braccio in un torchio triturandoglielo, così voglio vedere come suona l’infingardo.
  3. Lo incateno nello sgabuzzino facendo perdere di lui ogni traccia.
  4. Compro tutti i biglietti di ogni data del tour, così che ci sia solo io ad assistere ad ogni concerto. 
  5. Mi do all’eroina per tutta la durata del tour.

Per ora queste sono le alternative tra cui mi dibatto e sbatto come una medusa trasportata da un nubifragio, ma sono aperta a ogni suggerimento e penso che più si avvicinerà la data della sua partenza più il mio cervelletto lavorerà freneticamente alla ricerca di soluzioni.

Da una parte penso che senza avermi intorno a ricordargli perché gli piaccio lui si scordi di me; dall’altra penso che non avermi intorno a ricordargli tutti i motivi per cui non dovrei piacergli ci farà bene.

In realtà, facendo la seria per trenta secondi, sono sconvolgentemente tranquilla all’idea che Mr Batterista prenda e stia lontando da migo per giorni e giorni, più mesi di fila. Forse sono ingenua fino allo stupido, ma non ho paura che mi tradisca. Non tanto perché “non mi ferirebbe mai così deliberatamente” (suppongo lo pensino tutti, e poi…) ma perché lui non è una persona così. Ha dei principi morali super saldi, un po’ come me.
Quello che mi spaventa a muerte e su cui non può tranquillizzarmi è che possa sviluppare dei sentimenti per qualcun’altra; suppongo che passando parecchio tempo con la crew sia abbastanza facile affezionarsi.
Se così fosse è qui entro in gioco io, che con una mossa di ju jitzu elimino la concorrenza sbucando dal mio nascondiglio nel doppiofondo della valigia di Mr Batterista.
UAAAA-TAAAAAH!
Colpo di taglio alla giugulare, rivale semi-muerta, grande vittoria, posso tornare a casa tranquilla: Mr Batterista, anche stavolta, è salvo dalle grinfie delle avvoltoie.

In ogni caso sento di fidarmi di lui come non pensavo sarei più riuscita a fidarmi di nessuno dopo numerose, bislacche vicessitudini (leggasi: fidanzati di amiche che ci hanno provato con me, padri di amici che ci hanno provato con me, storie orribili di tradimenti), eppure non c’è limite alla mia stupidità quindi… Mr Batterista, plis, non farmi andare sotto zero la fiducia nell’umanità.

Ora vado a vestirmi: Mr Batterista oggi mi presenta il suo migliore amico.
Sento che come minimo mi rovescerò la birra addosso, inciamperò da qualche parte sbattendo il muso, dirò cose inappropriate e probabilmente mi scaccolerò pure pensando di non essere vista.
E voi miei cari spelacchiati come state? Come passerete questo sabato pomeriggio? Se avete aneddoti di ogni tipo come sempre sono qui a leggervi tutti -e adoro vedere che interagite anche tra di voi, mi riempe il cuoricino spelacchiato- quindi avete carta bianchissima!
Hasta la pasta!

Pubblicato in: depressione

La storia della mia depressione, parte 1

Buongiorno miei adorati Spelacchiati, come state?
Oggi vorrei fare un post diverso dal solito imbecille a cui vi sto abituando con la mia idiozia.
Oggi vorrei iniziare un racconto serio della mia depressione. Non so perché, forse sto cercando di capire come raccontarla a Mr Batterista, forse le sedute con la psicologa stanno andando bene e voglio guardare da dove sono partita. Forse spero che anche soltanto una persona leggendo queste righe possa sentirsi vagamente meno isolata.
Insomma regà, oggi peso. Vi chiedo già scusa, e se non avrete voglia di leggere avete tutta la mia spelacchiatissima comprensione.

Cominciamo?
Via.

Non so bene quando sia cominciata questa cosa. Questa sensazione spossante di stanchezza, di noia, di non voler far niente. Può essere che sia stata sempre così, fin da bambina, una specie di tratto caratteriale bislacco che poi si è evoluto in qualcosa di decisamente problematico.
Credo di aver cominciato ad avere un problema all’ultimo anno di liceo: ero sempre stata una studentessa bravissima -matematica a parte, facevo, faccio e farò per sempre cagare coi numeri- e all’improvviso ero svogliata e sbuffavo quando i professori mi chiamavano. Dormivo poco e male, prendevo voti più bassi e stavo spesso a casa.
Poi è iniziata l’università, io dormivo sempre peggio tanto da passare notti di fila insonni; una volta è venuta la guardia medica a darmi una specie di sedativo, non ricordo bene, perché avevo tremori incontrollabili e mi sembrava mi si stesse spaccando il cranietto dal mal di testa. Non dormivo da più di 50 ore.

Piangevo ovunque. Appena ero da sola scoppiavo in lacrime. Sul treno per tornare a casa, in bagno quando mi ci rifugiavo durante le cene, di notte nel mio letto. Con gli altri cercavo di dare una parvenza di normalità, anche se non ero più la persona solare di sempre.

Passano i mesi e gli anni, e io mi ripetevo che era una fase, un “momemento no”.
Solo che era molto peggio di un momento no.
Era come se tutte le emozioni positive le sentissi molto attenuate, come se a viverle fosse un’altra persona, mentre quelle negative mi travolgevano con intensità moltiplicata per dieci. Insomma, ‘nammerda.
Mi capitava quello che si chiama “depersonalizzazione” o “derealizzazione”: mi sentivo fuori dal mio corpo. Non ero io a vivere le situazioni, era come guardare un film. Un film tra l’altro particolarmente noioso, e io ero sempre sul punto di addormentarmi; mi sentivo in un limbo strano, molto distante da tutto.
“Ma queste persone stanno parlando con me? mi hanno chiesto qualcosa? Non mi ricordo cos’ho fatto dieci minuti fa. Dov’ero ieri a pranzo?”.
E’ una sensazione quasi inspiegabile a parole, me ne rendo conto.
Non ero più io, ero un fantoccio che si muoveva e respirava per inerzia.
Pensavo che avrei vissuto così per sempre, senza sentire niente se non angoscia e disperazione.
Credo che disperazione sia la parola che nei primi mesi ho usato più spesso durante le sedute con la psicologa.

In tutto ciò l’estate di quattro anni fa ho deciso di andare a fare una vacanza studio, un mese e mezzo in Germania. Volevo lasciare tutto indietro, pensavo che una scossa mi avrebbe aiutata. Sapete, tutta quella roba del “rimani in movimento bla bla bla”, ma vaffanculo. Volevo solo dormire tutto il giorno. Volevo stare sdraiata per terra a fissare il soffitto, ed effettivamente era quello che facevo la maggior parte del tempo.
Il viaggio in Germania comunque mi ha fatto peggio: lì ho avuto la prima crisi suicida vera e propria. Non ho provato a togliermi la vita, ma c’è stato un momento in cui l’idea è stata spaventosamente concreta, non più una vaga ipotesi che turbinava qua e là nel mio piccolo, chiaramente bacato cervelletto sottosviluppato.

La cosa più assurda della mia storia credo sia questa: la prima persona che si è accorta di come stavo è stata il professore del corso di tedesco lì a Friburgo.
Mi vedeva ogni giorno per quattro ore al giorno, pochissimo tempo rispetto ai miei amici e parenti, eppure dopo due settimane siamo andati tutti quanti a bere una birra in un posto con una vista spettacolare; ero in coda per prendermi una birra quando il professore mi ha fatto cenno di avvicinarmi.
Abbiamo parlato. Mi ha spiazzata. Con lui non avevo mai parlato di niente, soltanto le frasi esemplificative a lezione, eppure aveva captato qualcosa.
Dal nulla ci siamo isolati a un tavolo e mi ha raccontato con calma e intensità di come sua madre gli avesse salvato la vita trovandolo in piedi su una sedia con un cappio al collo. Aveva legato la corda a una trave della soffitta.
Mi ha detto che certi dolori li riconosci. E’ stato il primo -e forse l’unico, ora che ci penso- a dirmi che mi serviva una mano.
Sono tornata all’appartamento piangendo, e con la consapevolezza spaventosa di avere un problema.

Poi sono tornata in Italia, e qui ho conosciuto la persona che più mi ha fatto bene e male allo stesso tempo in quel periodo; ne avrò parlato un sacco qui sul blog, lo avevo soprannominato Il Pirla perchè lo amavo e lo odiavo contemporaneamente e lui se ne stava in balia delle mie emozioni senza fare nulla.
Non abbiamo mai avuto una storia, ma quello che avevamo era malsano, ora lo vedo. 

Lui era esattamente quello che cercavo inconsciamente: un continuo, costante ribadire che io non ero abbastanza.
Non a parole, quello mai.
Ma con lui sono stati mesi e mesi di “mi piaci tantissimo, ma non possiamo stare insieme” “vorrei davvero, ma è meglio di no”, che nella mia testa era un logorante, estenuante: non sei abbastanza. Abbastanza cosa? Abbastanza tutto. Qualunque aggettivo positivo potesse venirmi in mente, io non lo ero.
Non ero abbastanza: carismatica, intelligente, carina, atletica, interessante, amabile audace, intraprendente, divertente, attraente.

Non ero niente e non mi sentivo niente, e mi sembrava semplicemente ovvio che lui non mi desiderasse, che non volesse nemmeno provare a stare con me. Perché non ne valevo la pena. Tutt’ora ho questo pensiero: non ne valgo la pena. E’ abbastanza difficile convivere con questa convinzione, ma ci sto lavorando.
Insomma, lui era quello che mi serviva per rimanere a galla: era una boa nell’oceano in tempesta che era il mio cervelletto depresso; sapere che l’avrei visto il giorno dopo o nel weekend mi faceva andare avanti; ero impaziente all’idea di incontrarlo. Allo stesso tempo era la persona peggiore che potessi trovare, perché ha reso le mie insicurezze ancora più solide e più difficili da estirpare.

In realtà ci facevamo del male e del bene a vicenda.
Lui con me parlava di quante volte aveva pensato di impiccarsi in salotto, io gli confessavo di quella volta in cui ero stata sveglia tutta la notte pensando di tagliarmi le vene con il cotlello da cucina del mio coinquilino a Friburgo.

Non sapevamo come uscirne, però stare insieme ci faceva bene.
Con lui mi sentivo a posto, poi tornavo a casa e mi demolivo ogni volta di più.

Alla fine ho deciso di andare in terapia.
Credo che la prima telefonata, quella per prendere appuntamento per la prima seduta di psicoterapia, sia stata una delle più difficili della mia esistenza spelacchiata. Voleva dire arrendersi all’idea di avere un problema, cosa che io continuavo a negare a me stessa.

Non mi sentivo meritevole nemmeno di avere una malattia mentale.

Fine prima parte

Regà, che pesantezza eh?
Chiedo venia. Non so, oggi sono in modalità “flusso di coscienza palloso e melodrammatico”.
Non sono sicura di scrivere la seconda parte, forse non interessa a nessuno ed è un’agonia starmi a leggere quando scrivo cose serie, BOH! Se vi va ditemi la vostra.
Ovviamente mi farebbe piacere leggere i vostri commenti spelacchiati, di qualunque natura: sia cose serie sia cose imbecilli per tirarmi fuori da questo viale dei ricordi.
In ogni caso, vi attendo con impazienza.
Buona serata Spelacchiati miei, hasta la pasta!