Grrrr.
Fumo di rabbia, schiumo come i cani. Adele in questo momento è a Verona a cantare e l’unica domanda ammissibile è “perché non sono lì?”.
Che pallissime.
Mentre mi sparo i suoi live su youtube (sempre sia lodato) ho deciso di chiacchierare di Hush-Il terrore del silenzio che ho guardato pochi giorni fa e che ho trovato a suo modo originale.
Dell’ormai famoso Mike Flanagan (Oculus, I guardiani della galassia) è un film palesemente a basso budget e basso contenuto di jump scares ma che fa comunque il suo sporco lavoro: mettere ansia.
Trama:
“La scrittrice Maddie Young vive una vita di isolamento dopo aver perso l’udito da adolescente, ritirandosi in un mondo fatto solo di silenzio. Quando però un killer psicopatico dal volto mascherato appare alla finestra della sua abitazione, Maddie deve spingersi oltre i propri limiti mentali e fisici al fine di sopravvivere alla lunga notte che l’attende.”
Sì, è un altro home-invasion film, sì, un’ora è mezza è anche troppo e sì, ci sono grossi difetti ma è comunque un film che si distingue dalla massa per due punti fondamentali: i protagonisti e il regista. Lei, sordomuta e incapace di sentire il suo assalitore, deve guardarlo costantemente per poter sopravvivere.
Perdilo di vista e sei morta. Distraiti e sei morta.
Per la prima volta guardando un film horror non ho sperato che la protagonista morisse di una morte atroce, perché la nostra Maggie si dimostra fin da subito una combattente che entra immediatamente in modalità “col cazzo che ti lascio vincere facile, venderò cara la pelle”.
E lui, il coglionazzo con la maschera, è un coglionazzo malvagio e inquietante. Non si sa chi sia, non si sa cosa voglia, ma la sua presenza basta a mettere angoscia perché, come dice lui stesso, “può entrare e ucciderla quando vuole”. Solo che prima preferisce giocare, il bastardello, metterle una pressione psicologica addosso che neanche Valentino Rossi con Biaggi. E la pressione bene o male la mette anche a noi, o almeno a me.
Di Flanagan si possono dire parecchie cose ma la sua bravura è incontestabile: con un budget ridottissimo è riuscito a tirare fuori un lavoro comunque superiore alla media trash alla quale ci siamo dovuti quasi arrendere. Non è l’originalità fatta a film, non è un horror d’autore, non è un film con chissà che pretese ma come ho già detto fa il suo lavoro nonostante ammetto che un’ora e mezza è fin troppo per questo film che non manca di momenti noiosi. La bravura dell’attrice sopperisce alla noia comunque e il tifo per lei tiene svegli e attivi.
Anche se banale, sottolineo l’intelligenza del regista nel decidere di investire tutto sui personaggi piuttosto che su effetti speciali che avrebbero risucchiato i già scarsi fondi: con solo due persone, senza neanche troppo sangue finto nè altro, è riuscito a mettere su un’ora e mezza di pellicola.
Il film, poi, è coerente con sè stesso: niente eroina che fa cose inspiegabili, niente cattivone super pazzesco che vince contro tutti -anzi, in una certa scena se la cava per puro fattore C- e anche sceneggiatura -ridotta ovviamente all’osso- e regia riescono a offrire qualche spunto carino e distanziarsi da quella roba tipica dei nuovi film horror con telecamera a spalla tutto il tempo o, ancora peggio secondo me, quei film in cui, detto terra terra, sono i protagonisti a riprendere. Tipo Rec. Tipo Paranormal Activity.
Quelle boiate lì, insomma.
Insomma, è un film carino, con difetti e pregi, che si lascia guardare senza pensare “what the fuck” ogni due secondi.
Ora continuerò a picchiare la testa contro al muro per non essermi aggiudicata un biglietto per Adele stasera, addio.
Saluti spelacchiati.