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Ciance sparse: “Colloqui di lavoro assurdi: candidati indecisi, CV da bruciare e altre perle da recruiter

Buongiorno miei cari spelacchiati, come state? Come va questo sabato?
Oggi vi racconto un po’ delle simpatiche telefonate che devo fare ogni giorno in uffici, così che possiate capire che non è che io odio tutti di default, è che la gente mi ci porta. A forza.

“Buongiorno sono Sara, la chiamo in quanto ho visto che si è registrata sul nostro sito quindi vorrei sapere se è alla ricerca di un lavoro e che tipo di impiego cerca.” 
“Non lo so.”
“… Non sa cosa? Se si è registrata, se cerca lavoro o che tipo di lavoro?” 
“Tutto.” 
A posto così.

 Poi ci sono quelli pacati:

“ALLORAAAA IO MI SONO CANDIDATO TRE GIORNI FA E NON MI AVETE PIù FATTO SAPERE NIENTE, SIETE DEI BUGIARDI, DEGLI INFAMI!”
Io faccio così tante inspirazioni ed espirazioni che quasi spiro sulla scrivania “Capisco la frustrazione, ma le tempistiche dipendono dai clienti, appena ci comunicano—”
“DEVO PARTIREEEEEEEEE! MI SERVONO I SOLDI, IL DANARO, IL GRANO!”
“Se deve andare in ferie forse possiamo riparlarne al rientro, con calma—”
“NO, MI SERVONO I SOLDI PRIMA DI PARTIRE PER LA VACANZA!”
“Ah mi scusi non avevo capito l’urgenza, ora telefono subito al cliente aspetti ‘scusi signor lestofante può assumere immediatamente questo candidato? così tra una settimana si dimette per andare a Sharm el-Sheikh. Perfetto, grazie, cordiali saluti.”

“Buongiorno, agenzia Taldeitali, sono Sara. Come posso aiutarla?” 
“Cercavo il suo collega CINCISHIO.” 
“… Okay, al momento è in riunione quindi mi può dire cortesemente per cosa lo sta cercando?”
 “Devo parlare con lui.” 

“Sì, ho capito, ma è momentaneamente impegnato. Può spiegarmi a che riguardo lo cerca così posso informarmi e darle una risposta esaustiva?” 
“Eh gli devo parlare di lavoro.”
 “Ah cazzo pensavo chiamasse un’agenzia di lavoro per parlare di giaguari albini, ora è tutto chiaro, ora irrompo in sala riunioni dove sta parlando col boss del mondo e glielo passo!” 

Un’altra cosa che fa incazzare un recruiter regà sono i CV a caso. 
Regà, per l’amor di Dio, non scrivete cv che sembrano liste della spesa perché io sono a tanto così dal bruciarli tutti e il mio collega ha lanciato via il monitor l’ultima volta.
“Magazziniere, pizzaiolo, cartomante, addestratore di lucertole”
NO
VOGLIAMO LE AZIENDE
LE MANSIONI
I PERIODI
COSA CAZZO FACEVI
PER QUANTO TEMPO L’HAI FATTO?!
Eri assunto in ducati per fare le pulizie o per creare prototipi automobilistici di alta ingegneria?
Perchè poi li chiami e le cose vanno così: “Ho letto dal cv che ha fatto il saldatore, posso chiederle dove e per quanto tempo?” 
“Sì, beh, ho fatto tre giorni di prova all’officina di mio zio Pasqualotto, però non faceva per me come lavoro.” 
E il monitor lo ribalti davvero.
Un po’ di precisione, ragazzi. Per favore. 

Ora scusate ma vado a irrompere in sala riunioni spaccando il vetro con una sedia non perché debba passare il telefono a qualcuno ma solo per sfogare la rabbia.

*
Sì, Insomma, tornare a in ufficio dopo qualche giorno di chiusura è stato bello e gratificante come potete notare, non ho per niente sviluppato tre nuovi tic e non c’è assolutamente nessuna luce omicida nel mio sguardo. Davvero.
E voi come state? Come va il lavoro durante questa estate torrida e noiosa? Raccontatemi un po’ di aneddoti per farmi compagnia vi prego, narratemi di clienti che fanno saltare i nervi!
Se volete poi ci sarà un post dedicato ai colloqui, altro mondo alieno popolato da una fauna sconvolta e sconvolgente.
E se volete qualche consiglio più serio per scrivere un CV chiedetemelo pure, Spelacchiati!
Hasta la pastaaaaaaa

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Ciance sparse: Deliri di una recruiter pazza e senza esperienza.

Caro amico mio,

Ti scrivo perché ho bisogno di un testimone. Non oculare e non di nozze. Qualcuno che possa dire, quando inevitabilmente verrò ricoverata o assunta come soggetto di studio in un esperimento sulla follia umana, che ero abbastanza normale prima di iniziare questo lavoro.

Sì, perché ora sono una recruiter. Io. Recruiter. Cioè capisci? Io recruito la gente. Che cazzo vuol dire? Non ne ho idea. Pensavo fosse una frase che, se pronunciata al contrario tre volte al contrario stando davanti a uno specchio con una candela in mano con sufficiente convinzione, potesse aprire portali dimensionali verso universi paralleli in cui i petauri dello zucchero governano il mondo e gli stipendi sono decenti. Ma ahimè non è così. Mi tocca andare a lavorare tutti i giorni con uno stipendio piuttosto miserabile, con tre settimane di ferie all’anno e una crescente sensazione di morte nel cuore.

Immaginati la scena: primo giorno di lavoro, io entro baldanzosa (ovvero in preda al panico più totale) e con l’eleganza di un pinguino mentre cade sul ghiaccio, convinta che “sì dai, cosa sarà mai trovare persone per un lavoro? Basta leggere un CV e fare due domande, no?”. NO. SBAGLIATO. PRIMA BUGIA. IL COLLASSO DELLA REALTÀ.

Perché nel meraviglioso mondo del reclutamento, niente è come sembra. Alle domande piace cambiare, come alle scale di Hogwarts.

Ho ascoltato gli altri fare domande per giorni. Domande a chi entra, domande a chi esce, domande al telefono, domande ai colloqui di persona… Tutte diverse. Ognuno chiede cose diverse. Mi hanno detto che col tempo troverò il mio stile, e beh, penso che il mio stile sarà più o meno questo:

💬 “Se potesse reincarnarsi in un utensile da cucina, quale sceglierebbe e perché?”

 💬 “Mi elenchi i suoi difetti, ma in ordine alfabetico.” 

💬 “Se il suo capo fosse un dinosauro, quale specie sarebbe e come lo convincerebbe a darle un aumento?” 

💬 “Mi esplichi il suo stile lavorativo attraverso pittogrammi rupestri.”

Ora, potresti pensare: “Ma che azienda è questa?” Una normale. Sono io che sto facendo casino. 

Perché, capiamoci, io non so nulla di questo lavoro. ZERO. Io sono entrata credendo che il muletto fosse un piccolo asinello su cui i magazzinieri saltano e lo lanciano al galoppo per trasportare le merci qua e là.

Mi chiedono se so cosa sia un report e io penso alla trasmissione. I software alfanumerici? Gli ATS? Per me “ATS” è l’imprecazione che dico quando inciampo.

Ma il meglio arriva con i candidati.

📄 “Ci mandi il CV in formato cartolina natalizia musicale.” 

📄 “Allora, mi parli un po’ di lei. Come si chiama, dove vive, che squadra tifa… Sa giocare a scacchi? Vorrei ricominciare ma non ho nessuno con cui allenarmi.”

📄 “Va bene, allora mi racconti un po’ delle sue esperienze ma non troppo, ho ancora i neuroni addormentati.”

📄 “Bene, bene… Allora, lei si vede più come un leader o come una fotocopiatrice umana? Io mi sento un po’ un fermacarte, ora che ci penso, se può esserle d’aiuto.”

📄 “Ora mi racconti un po’ di un suo fallimento, e se riesce a farlo in rima darò dieci punti a Grifondoro.”

📄 “Preferisce i cani o i gatti? Non è rilevante per l’azienda ma solo per me, per giudicarla come persona.”

📄 “Sa usare Linkedin? Perfetto, perché io no: mi spiega come funziona?”

📄 “Se il suo capo anticipa la scadenza di domani a ieri, lei cosa fa?”

📄 “La posizione è per un ruolo d’ufficio, ma cerchiamo qualcuno che sappia guidare una nave da guerra. E che abbia fatto il marines.”

📄 “Sa usare Excel?”

“Sì, molto bene.”

“Capiamoci, con ‘molto bene’ intende come me che so scrivere nelle caselle di testo o come un hacker di Anonimous?”

“… Caselle di testo.”

“Capisco. Beh, dipendesse da me sarebbe assunto.”

📄 “Okay, ora le chiedo di mandarmi una mail e allegare il suo CV al suo CV.”

“… Come scusi?”

“Allegare il CV. Al suo CV.”

📄 “Facciamo un gioco, mio caro candidato. Per ottenere questo lavoro deve risolvere un enigma inventato adesso da me medesima. Allora: si sveglia in un ufficio vuoto. Davanti a lei c’è un telefono con un solo tasto e una cartelletta con scritto “non aprire”. Lei cosa fa?”

📄 “Sa cosa potrebbe servire? Una lettera di presentazione, scritta su pergamena e con penna d’oca, possibilmente usando sudore e fatica come inchiostro. Anche lacrime, ora che ci penso.”

📄 “Abbiamo quasi finito: mi può mandare il suo codice fiscale, la carta di identità, l’iban e la password del suo account Netflix?”

📄 “Lei è una persona puntuale? Se sì, mi spiega come diventarlo?”

📄 “Sa lavorare in team? Sì? Ah peccato, qua lavorerà da solo.”

📄 “Okay allora le chiedo cortesemente di mandarmi il suo CV in PDF. Anzi no, in Word. Possiamo fare in Powerpoint con le animazioni e la musica? Apprezzerei molto. Cerchi di essere accattivante e divertente.”

📄 “Scriva una lettera di presentazione in stile thriller psicologico.”

📄 “Mi può mandare il CV in formato cartolina natalizia musicale?”

📄 “Ci serve un candidato bravo con le lingue straniere. Mi può dire il suo livello di inglese, spagnolo e klingon?”

📄 “Se un collega le ruba il pranzo dal frigorifero aziendale, qual è la vendetta più creativa che ordisce ai suoi danni?”

📄 “Sì, sì, l’azienda ha un orario molto flessibile. Intendo che l’azienda ti detta l’orario cambiandolo quando vuole e tu ti fletti senza contestare.”

📄 “Mi servirebbe una foto, ma non di lei. Preferirei un cucciolo estremamente carino, ma stia attento: cani, gatti e animali domestici sono molto inflazionati. Mi sorprenda.”

E intanto i colleghi mi parlano di pitch, di pal, ti recall, di video conference about anything, di clienti pazzi, di ordini urgenti e io… Io li guardo. Ogni tanto annuisco. Faccio un piccolo cenno, come per dire “ma certo ho capito tutto, ci penso io” quando la verità è che non ho capito un cazzo e sto pensando alla cena.

Avrò tre settimane di ferie all’anno, questa cosa mi turba l’anima. Non che io sia mai andata da qualche parte negli ultimi quattro anni, ma l’idea di non poterlo fare mi strugge. E se io volessi farmi un coast to coast in America? E se volessi farmi tre mesi in Giappone per imparare l’arte del tè matcha? Niente, sogni infranti prima ancora di sognarli.

“Sara, mi sembri un po’ sclerata. Il tuo epilettologo ti darebbe una craniata, a vederti così. Sai che puoi sempre andartene, vero? Lo stress non fa bene al tuo piccolo cervello martoriato.”

“Ma ho appena cominciato, datemi tempo di carburare. O di morire. E poi… Il delirio mi diverte.

Vedere la faccia dei candidati quando chiedo “Come gestirebbe una rissa tra colleghi nel bagno aziendale?” non ha prezzo. Immaginarmi che da qualche parte ci sia qualcuno che sta davvero scrivendo una lettera di motivazione in stile Edgar Allan Poe solo per me mi scalda il cuore. E se non posso andarmene, almeno posso rendere questa esperienza un’esperienza mistica per tutti.

Quindi, caro amico mio, ti prego: se un giorno sparisco e trovi solo un biglietto con scritto ‘Colloquio finale, non tornerò’, sappi che è successo. Il reclutamento mi ha reclutata.

Ora vado, c’è un candidato che devo valutare in base alla sua capacità di sopravvivere a un attacco di gabbiani affamati. Ti aggiorno.

Con affetto,

La Recruiter Pazza e Senza Esperienza

*
Buonasera miei cari spelacchiati, dopo questa carrellata immane di stupidità che fluisce da me come se nulla fosse direi che passo la palla a voi: come state? Come procede la vostra vita lavorativa, sentimentale, vitale? Ragguagliatemi, che mi fate sempre tanta compagnia e mi date la forza e la voglia di continuare sparare cazzate e affrontare la vita senza fuggire innanzi a ogni minimo turbamento!
Hasta la pastaaaaaaa

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Ciance Sparse: SOS, sono una recruiter e non so cosa sto facendo!

Allora, miei cari Spelacchiati, come state?
Tenetevi forte perché ho una notizia shock: ho trovato lavoro come Recruiter per un’azienda piuttosto grande di selezione del personale, inizierò a metà marzo!
Sì, avete capito bene: io, a scegliere persone. Candidati per lavorare. Decidere chi merita di avere un posto di lavoro e chi no.

Molto figo, neh?
Peccato che io non abbia la minima idea di come si faccia.
Zero esperienza.

Devo lanciarti addosso un diamante urlandoti “compralo è bellissimooooo”? Posso farcela.
Dirti “ehi, ritira l’ancora, sei a bordo!” mai fatto nella mia miserabile esistenza.

Diciamo che la mia esperienza nel campo delle risorse umane è pari a quella di un criceto nel calcolo differenziale, un ramarro che deve risolvere un’equazione di secondo grado, Salvini che deve tenere un discorso serio su un qualsiasi argomento.
Ma ehi, tutti dobbiamo iniziare da qualche parte, no? Peccato che io sia lenta ad imparare, goffa come un T-Rex sui pattini e, diciamolo, scema come una biglia. 
Siamo onesti, suvvia, sono tarda come Internet Explorer.
Tu mi dici una cosa? Io la processo dopo sei mesi. E la imparo dopo tre anni.

Possibilissimi scenari che vedo dipanarsi innanzi a me:

  • Assumo un narco-trafficante internazionale e gli do un posto da farmacista.
  • Mando al colloquio come cassiere il mio stesso capo perché ho confuso i nomi.
  • Essere licenziata dopo tre giorni per aver chiesto al candidato “Ma… Sei proprio sicuro di voler lavorare qua? Va che è una merda.”
  • Invio erroneamente una mail assuntiva con contratto da 100mila euro annui a un candidato che era stato scartato, e quello comincia a chiamarmi tutti i giorni chiedendo “quando inizio??”
  • Scorro i CV e, senza accorgermene, seleziono il mio stesso profilo. Mi auto invito al colloquio.
    Vado.
    Mi faccio delle domande.
    Non so rispondere.
    Mi scarto.
    Ci rimango male.
  • Entro in crisi e non sapendo dire di no a nessuno assumo centocinquanta persone in un mese. Alla fine l’azienda avrà più dipendenti che clienti.
  • Il mio capo mi chiede una lista di candidati promettenti. Io, non avendo idea di cosa fare, consegno una lista di persone carine trovate su Tinder.

Insomma regà, se tra qualche mese vedrete aziende in rovina, candidati in lacrime, disperazione e sfacelo un po’ ovunque saprete chi è la responsabile (e ammettetelo, non sarete sorpresi.)
Se qualcuno volesse inviarmi dei neuroni, gliene sarei grato.

E voi invece come state, miei cari Spelacchiati? Vi va di narrarmi dei vostri primi giorni di lavoro? Errori che avete commesso, tremendi strafalcioni presi dai vostri colleghi, qualunque cosa!
Chi mi racconta le cose più disastrose vince qualcosa, devo ancora capire cosa. Vi prego, aiutatemi, narratemi cose che mi facciano pensare “dai Sara, peggio di così non puoi fare!” (sapendo che invece, ovviamente, lo farò.)

A presto per i nuovi risvolti della mia vita sentimentale e medica. Non so cosa sia più disastroso ormai, ma ehi, ho comprato i biglietti per il concerto di Achille Lauro quindi come vedete le mie priorità nella vita sono ancora ben salde! O in saldo?

Hasta la pastaaaaa

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Ciance sparse: Colloqui di lavoro e convivenza

“Bene, Sara… Ti sei mai occupata di contabilità?”
“Ehm… No.”
“Ti sei diplomata in un istituto di ragioneria?”
“No…”
“… Sai usare le tabelle di calcolo di Excel?”
“…Ehm… So scrivere le cose nei rettangolini…”
“… Sara… Quanto fa tre più due?”
“…Sette?”

“Raccontami di una volta in cui hai sbagliato qualcosa.”
“Beh circa ventinove anni fa, quando sono venuta al mondo. E’ stato un grave errore.”
“…”
“Ehm… Una volta ho ordinato un cappuccino normale invece che col latte di soia, Dio solo sa cosa ha visto il bagno quel giorno… Un errore madornale direi, mai più.”
“. . . “
“… Vuole sapere di quando anni fa mi sono distratta ed è scappato il cane?”

“Come gestisci le liti con i colleghi?”
“Beh prima di tutto cerco di mantenere la calma ed essere aperta al dialogo in modo da risolvere la questione come persone adulte, mature e responsabili.”
“Molto bene.”
“Poi se non basta e quello fa l’arrogante prendo la capoccia di quell’imbecille e gliela fracasso sulla scrivania urlando “SEI UNA CAPRA IGNORANTEEEEEE! TI ODIOOOOO! NON TI PERMETTERE MAI PIU’ DI TRATTARMI MALEEEEE” fino a che non sviene, dopodiché gli disegno dei peni sulla fronte con il pennarello indelebile.”
“…”

“Quanto vorresti guadagnare?”
“Ehm, è una domanda un po’ a trabocchetto questa, vero? Cioè io vorrei guadagnare più o meno quanto Bill Gates, diciamo che non vorrei scendere sotto i trecento milioni l’anno, ecco. Però va bene anche lo stipendio di Elon Musk, sono una che si accontenta.” 

“Come lavori sotto pressione?”
“Male. Malissimo. Al minimo inconveniente mi viene un attacco di panico e mi trovate raggomitolata sotto a uno scaffale in preda ai singhiozzi. Una volta ho provato a chiudermi dentro la cassaforte fino alla fine della settimana.”

“Dimmi come motivi il resto del team.”
“Beh gli dico “sentite teste di cazzo, qua c’è da raggiungere il target altrimenti andiamo tutti a casa e moriamo di stenti quindi vedete di vendere quelle cazzo di cose e se vi sento lamentarvi vi tiro una testata fortissima.”

“Come mai vorresti lavorare proprio con noi?”
“Mah guardi per me un posto vale l’altro, spero che voi paghiate un po’ più di Pinuccio che mi darebbe tre euro al giorno per lavorare in pizzeria.”
“… Non ti piace la nostra azienda?”
“Manco so cosa vendete, e comunque probabilmente non mi piacerebbe lo stesso. Non è una questione personale, io odio lavorare.”

“Allora Sara, dimmi un po’, se tu ti trasformassi all’improvviso in un rettile velenoso, con sei zampe, due ali giganti e tre teste, cosa faresti come prima cosa?”
“Beh, decollerei all’istante e andrei in volo fino alle Hawaii, mi farei un po’ di ore al sole come una lucertola, poi tornerei qua e andrei a da fuoco alla macchina del mio ex che mi ha lasciata dicendomi che non ero abbastanza per lui… Ma abbastanza cosa? EH? COSA? ANCORA ME LO CHIEDO DI NOTTE QUANDO MI SENTO SOLA E TRISTE INGLOBATA DALL’OSCURITA’, NON SONO ABBASTANZA COSA!?

“Benissimo Sara, raccontami qualcosa di te.”
“Ehm, beh, ho ventinove anni, ho avuto un’emorragia cerebrale, soffro di epilessia, mi hanno operata al cervello, non so cosa fare della mia vita e principalmente provo due emozioni: disperazione e voglia di piangere. Vado in terapia da sei anni ma evidentemente non sta funzionando visto che contemplo l’idea di lanciarmi da un ponte un giorno sì e l’altro anche, prendo circa duecento pastiglie al giorno per tenere sotto controllo tutti i miei problemi di salute, mi è venuta una contrattura alla spalla destra ma non ho i soldi per il fisioterapista.”
“… Le faremo sapere.”

Insomma ragazzi, questa è la mia miserabile esistenza in questo momento. Diciamo che dopo l’intervento alla cucuzza mi ero presa un periodo di pausa e non volevo neanche saperne di cercare lavoro, ero concentrata sul non farmi riaprire la capoccia, però ora temo sia giunto il momento di tornare in pista.

Sono contenta di farlo? No, neanche un po’, ho l’ansia, non mi sento capace a fare nulla, non ho alcuna abilità di nessun tipo e al massimo posso portare i caffè ma uno alla volta perché se no li rovescio e mi ustiono. 

Anche perché… Mr Batterino parla di convivenza. Con me.
Cioè io e lui.
In una casa.
Da soli.
Insieme.

Credo abbia picchiato un po’ troppo forte quelle bacchette, si dev’essere rincoglionito all’improvviso. 

Ma come gli viene in mente di andare a vivere con me? Con me proprio, che sono la persona più strampalata, bislacca, disordinata e incapace di fare alcunché di tutto il mondo? Temo per la sua salute psicologica, qualcosa dev’essere andato storto in lui. 
Eppure è così, mi parla di convivenza, di starcene da soli in un posticino tutto nostro… E sono contenta, sia chiaro, però mi caco addosso dall’ansia e dal terrore perché non mi sento in grado. 

Prima di tutto il mio casino con il tumore avevamo praticamente vissuto insieme per un bel po’ di mesi, ma era stato tutto così facile e naturale in quel momento… Dopo l’intervento non mi sento più in grado di fare nulla, nemmeno vivere con lui, è come se si fosse creato un varco temporale: il “prima” e il “dopo”, e in questo “dopo” sono persa come un pinguino in un’astronave: fuori posto e non senza idea di come io sia arrivata qui!

Dunque mie piccoli spelacchiati, voi come state? Vi va di narrarmi un po’ del vostro lavoro o dei periodi in cui doveva trovare lavoro ed era tutto un marasma di cose? Avete consigli per una povera Spelacchiata come me?

E poi… CONVIVENZA SERIA, OMG COME SI FA RAGAZZI AIUTO DITEMI COSA SUCCEDEEE COME SI FAAAA COME SI GESTISCE UNA CASA, COSA DEVO FAREEEEE VADO A VIVERE DA LUI E POI?! Troppi cambiamenti, ora farò i bagagli e andrò a vivere da sola su un monte isolato dall’umanità e vivrò di bacche, perchè è così che risolvo le cose io che sono una persona seria e matura.
Bene ora mi calmo e vado a leggere tutti i vostri commentini allo scorso post, vi voglio sempre molto bene e in questi giorni mi metterò a rispondere a tutti voi perché vi voglio molto bene!
Hasta la pastaaaa

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Estate 2023, bellammerda: aggiornamenti vari

Buonasera miei Spelacchiati amici, come state?
Io… sto. Il che è già qualcosa. Giungo da un ennesimo ricovero ospedaliero, comincio ad essere un pochino frustrata, e con “un pochino” intendo parecchio ma cerchiamo di tenere alto almeno il morale.

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Negli ultimi mesi di latitanza dal blog ho più che altro lavorato e avuto crisi epilettiche, quindi niente di entusiasmante fino a settimana scorsa in cui sono arrivata in negozio, mi sono messa a smagliare un orologio e ho fatto appena in tempo a dire “ohibò, schiatto” che ho perso i sensi; a quanto pare ho avuto una crisi epilettica di quelle vere e potenti, con convulsioni, schiuma alla bocca e tutto quello che ne succede. Per fortuna c’erano le mie colleghe meravigliose che mi hanno soccorsa, io ho ripreso i sensi solo quando c’era un paramedico inginocchiato accanto a me che mi chiedeva domande difficilissime tipo “come ti chiami?”.


Mi hanno ricoverata per cinque giorni per capire cosa diamine stesse succedendo nel mio piccolo cervellino, perché ovviamente il pensiero di tutti quel giorno era “okay, Sara sta avendo un’altra emorragia cerebrale, ce la siamo giocata”.
Ma come si suol dire l’erba cattiva non muore mai quindi sono ancora qua, non era un’emorragia cerebrale solo il mio cervello mezzo rotto che mi ricorda di non essere in gran forma. Non si è ancora capito cosa fare a riguardo, stanno rivalutando l’idea dell’intervento, mi hanno aggiunto dei farmaci, io intanto sospiro e annuisco.

Cerchiamo di vedere il lato positivo, cioè che il neurologo era un figo imperiale, aveva un sorriso che Patrick Dempsey in Grey’s Anatomy levati; il lato negativo è che io ero in condizioni pietose, piena di elettrodi ovunque e la faccia da triglia lessa, quindi non penso di aver fatto colpo.

Durante le convulsioni mi ero pure morsa la lingua così forte che non sono riuscita a mangiare per due giorni. Ora. Io posso accettare tutto, però non toglietemi il cibo perché ribalto qualcosa. Mi hanno nutrita a caffè latte e crostatina, come quando andavo a scuola. Sempre meglio del pranzo comunque, credo che gli gnocchi col tonno che mi hanno proposto in ospedale invaderanno i miei incubi per molte notti.

Insomma ragazzuoli mi sembrava giusto aggiornarvi, e visto che per un po’ non lavorerò -non aprirò una parentesi sulla collega infame che ha raccontato tutto alla capo area nella speranza di farmi licenziare e far assumere una sua amica al mio posto- avrò un bel po’ di tempo libero per scrivere le mie cazzatine.

Questa estate 2023 se la sta giocando bene per aggiudicarsi il primato di “estate più demmerda de tutte”, è in lizza con quella in cui ho avuto l’emorragia e l’estate del Coviddimmerda.

Ora che ho finito di lamentarmi come gli anziani che elencano i propri malanni passo la palla a voi: come state? Ditemi che la vostra estate sta andando alla grande, fatemi sognare un po’! Io mi sono fatta un paio di giorni a Firenze col Batterino prima di questo tracollo fisico, mi sa che per i prossimi vent’anni ho finito di andare in giro.

Hasta la pasta!

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A volte ritorno: funerali, salute e clienti

Buonasera miei cari Spelacchiati, come state?
Io ogni tanto risorgo dalle ceneri (delle mie sigarette) e torno a darvi fastidio con le mie sciocchezzuole.

Diciamo che sono stati due mesi belli impegnativi, e con “belli impegnativi” intendo dire “demmerda”.
Essere ricoverata in ospedale quattro volte in tre mesi non è così divertente come potrebbe sembrare, prima di tutto perché non capivo cosa mi stesse succedendo e queste nuove crisi epilettiche mi stanno facendo uscire di capoccia, in secondo luogo perché il cibo che mi hanno rifilato era qualcosa di abominevole (l’abominevole cibo delle nevi) e infine perché QUESTA EPOPEA SENZA FINE DELLA MIA SALUTE MI STA LEGGERMENTE SNERVANDO QUALCUNO PRENDA UN APRISCATOLE E MI APRA LA CAPOCCIA PER FAVORE.

Ora purtroppo devo incupire i toni, ragazzuoli.

Un lunedì mattina di diverse settimane fa è venuto a mancare mio nonno.

Era un uomo “tutto d’un pezzo”, una persona figlia dei suoi tempi che avendo vissuto quasi cento anni si è adattato a cambiamenti radicali del mondo. Ha vissuto la guerra in prima persona perdendo la madre e la sorella, è stato maresciallo nell’esercito, è stato un padre rigido e un nonno meraviglioso.
L’idea che mio papà non abbia più il suo papà mi disintegra.
Com’è possibile che non avere più un papà? Può succedere davvero? Non è una di quelle cose che senti dire ma capita solo agli altri? E se ha bisogno di un consiglio chi chiama? Come si fa?
E mia nonna davvero non ha più il marito, l’uomo con cui ha condiviso sessantacinque anni? Una vita intera insieme e ora lei torna a casa e non c’è nessuno. Non sarà mai più seduto sulla sua poltrona a guardare i film di John Wayne. Non sembra possibile.

Il giorno del funerale è stato strano. Non sapevo neanche io come mi stessi sentendo, forse non mi sentivo e basta.
Ma partiamo dal fatto che non so voi, ma io quando piango divento orribile, una specie di rana tutta umidiccia con occhi gonfissimi tutti arrossati, naso triplicato, ma la cosa peggiore è che non è che riesco a soffiarmi il naso con grazia ed eleganza.
Io provo a portarmi il fazzoletto alle narici e fare un leggerissimo “prr prr” come farebbe Kate Middleton, ma quello che esce è “PRRRRAAAAA PRRRRRROOOOOOOOOOOO!!!” che è più simile a quello che farebbe un elefante imbizzarrito.
Il prete parlava di cose, di amore che va oltre il terreno, cantava come Mariah Carrey, e io ero lì che barrivo.
Quindi regola per il prossimo funerale: lasciare il naso a casa.

Ma poi posso dire che io avrei comunque voluto prendere una panca e lanciarla addosso a un paio di persone?
No perché pure ai funerali la gente riesce ad essere fastidiosa, pensavo ci fosse una legge dell’universo che impedisse alla gente di rompere le balle in quel frangente EPPURE NON E’ COSI’.

Una parente veramente infingarda, che non solo ha depredato casa della mia bisnonna appena era mancata ma è tutta la vita che scassa il cazzo in ogni maniera possibile&immaginabile, è arrivata in chiesa, si è precipitata da mia nonna e le ha detto “so che stai soffrendo, è normale, sarà così per sempre sai… ogni giorno sarà come oggi d’ora in poi…”
Ora qualcuno mi dica perché non avrei dovuto prendere un cero e infilarglielo nel naso.Secondo me pure il prete mi avrebbe dato ragione, eccheccazzo.

Poi codesta persona voleva venire a pranzo da noi; vi lascio immaginare la mia espressione, forse era più truce solo quella di mia mamma che la disprezza da trent’anni.
Ma Tu, miserabile esserino unicellulare dal cervello retrattile, a casa mia non ci entri neanche con un dito del piede, neanche con l’unghia dell’alluce, neanche se ti stacchi l’unghia e cerchi di lanciarla in cortile. Diciamo pure che se superi i trenta metri di distanza da casa mia mi sento in diritto di spararti come minimo una pallina di carta e saliva in fronte, come si faceva a scuola.

In tutto ciò la mia salute continua a sbarellare, ci sono giorni in cui sto bene e altri in cui sono in uno stato di morte apparente; la mia attività principale è dormire, con i farmaci che prendo la media di ore di sonno giornaliera è più o meno quindici.
Credo di star diventando una larva. Mangio e dormo, dormo e mangio. A volte rutto, così, per movimentarmi la giornata.

Un mio sciocco amico ha cercato di consolarmi dicendo che sono più una crisalide nel bozzo e che un giorno diventerò una farfalla, ma secondo me al massimo divento un’orrenda falena di quelle proprio stupide che vanno verso la luce e si bruciacchiano.
Ecco, diciamo che l’unica cosa che so è che se vedo una luce non mi ci devo avvicinare.

Sono in attesa di essere ricoverata per una settimana di esami specifici a Milano all’istituto pazzeschissimo Carlo Besta; a quanto pare l’intervento non sarà un “semplice” rimuovermi Anselmo dalla capoccia, ma anche sminuzzarmi e togliere una parte di cervello rimasta lesionata da tutto lo schifo accaduto nell’ultimo anno per liberarmi dalle crisi epilettiche.
Insomma, mi si prospetta un altro bel periodo allegro e spensierato.

In tutto ciò però da una settimana sono tornata a lavorare, principalmente perché sono una testa di cazzo e non so starmene ferma. E poi perché a ventotto anni avere seicento euro sul conto mi fa una tale pena che ho preso in considerazione l’idea di cominciare a vendere intimo usato per raggranellare due spicci, eccheccazzo.
Sono tornata in gioielleria da pochi giorni e già sono stata a tanto così dal commettere degli omicidi in negozio, perché non è possibile quanto la gente sia fastidiosa.
UNO MI HA CHIAMATA SCHIOCCANDO LE DITA, MA COME TI PERMETTI PER LA MISERIA
Un altro mi ha chiesto un bracciale di un’altra gioielleria.
Una donna voleva sapere se avevamo una collana come quella che lei ha comprato nel 2003.
Un tizio oggi ha lanciato lo zaino su una vetrina mentre aspettava di essere servito, la mia faccia era come quella del quadro di Munch, “L’urlo”.

Insomma ragazzi, va tutto alla stragrande.
Io e il Batterino teniamo botta però, con un po’ di alti e bassi e un po’ di problemi qua e là perché siamo due cretini.
Voi invece come state? Vi sono mancata almeno un cicinin? Un pochettino-ino?
Penso che i prossimi post saranno dei Film Brutt perché non ne faccio da una vita e mi manca sfogare la mia frustrazione su personaggi imbecilli, sento che è giunto il momento di tornare a scrivere “MA COSA STAI FACENDO CACCA DALL’ARIA ANTROPOMORFA?!” qua e là.
Se avete film brutt, ma proprio brutt, che vi hanno rubato delle ore di vita che rivorreste indietro datemi i titoli e ci penso io a fare giustizia per voi!

Hasta la pasta!

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Ciance sparse: da modalità “zen” a modalità “eccheccazz”

Ma buonasera miei amatissimi Spelacchiati, come state?
Spero che quest’anno sia iniziato alla grandissima, diciamo che io ormai non dico più nulla a riguardo perché dopo il 2020 pensavo non fosse possibile fare peggio e invece il 2022 ha dimostrato alla grande che non c’è mai fine al peggio. Li mortacci sua.
Cioè ma ci rendiamo conto di quanto deve essere stato un anno orribile per superare quello in cui UNA PANDEMIA GLOBALE HA COLPITO IL MONDO INTERO TRANNE FORSE QUALCHE ATOLLO DISPERSO NELL’OCEANO?

Non so se lo sapete, ma io il 23 dicembre sono stata nuovamente ricoverata in ospedale. Lo so, lo so, ho rotto il cazzo con ‘sti ricoveri, ma che vi devo dire sono una ragazza frizzantina. Mi piace starmene su una barella dalle dieci alle ottantacinque ore, che vi devo dire.

Il 23 infatti nuovo giro di crisi epilettiche una dopo l’altra, tipo raffica di pugni di Goku; ero pure a lavoro e mi sentivo una merda ad abbandonare le mie colleghe perché vi lascio immaginare quanta cazzo di gente ci fosse al centro commerciale quel giorno.
Per fortuna ho delle colleghe meravigliose che per qualche assurda ragione mi vogliono bene e a un certo punto mi hanno inchiodata nel retro e hanno minacciato di chiamare seduta stante un’ambulanza se non fossi andata io in pronto soccorso in quel momento perché ero visibilmente morente. Faccia un po’ storta, non mi reggevo in piedi, avevo un mal di testa che mi stava trapanando il cranio, sentivo odori inesistenti… E quindi niente, giro in pronto soccorso.

Devo dire però che il pronto soccorso è un luogo in cui non ti annoi. O meglio, ti annoi perché ci stai così tanto tempo che a una certa vuoi solo rantolare via, però succedono un sacco di cose e parli con un sacco di persone.
Ora vi racconto la maxi storia di come mi sono innamorata mentre ero lì, Batterino perdonami.

Io ero sulla mia barella da ormai credo duecento ore, la mia schiena non era più una schiena ma un serpente tutto storto; a un certo punto alzo lo sguardo e lo vedo.
Lui.
Con la L maiuscola non perché a inizio frase dopo un punto ma perché se la merita.
Capelli bianchi con le punte tinte di nero, tutti sparati; sulla quarantina; circondato da quattro energumeni della polizia… Aveva le manette a mani e piedi.
MI SONO INNAMORATA DI UN GALEOTTO REGA’!

Ci siamo guardati per un istante lungo una vita mentre veniva scortato fuori, non so se stesse pensando a come sarebbe stato limonarmi o a come sarebbe stato farmi a pezzi.

Poi ho parlato con un sacco di persone perché sono una persona fastidiosa e cercavo di alleggerire l’atmosfera per tutti, perché vi assicuro che scemenze a parte ho visto cose che non avrei mai voluto vedere, lì dentro.

Comunque io prima del ricovero ero riuscita ad entrare in modalità zen, mi ero caricata di una pace interiore notevole.
Perché insomma, un’emorragia cerebrale diciamo che potevo accettarla, sono sempre stata cagionevole ma niente di grave quindi insomma ero già stata fortunata…
Poi abbiamo scoperto di Anselmo, e anche lì, dopo aver tirato dei gran porconi uno scrolla le spalle spera in bene.

Ora sono arrivate le crisi epilettiche. Okay, potevamo aspettarcelo, me l’avevano detto che sarebbe potuto succedere.

L’altro ieri la mia meravigliosa responsabile mi ha detto che non se la sente di farmi andare a lavoro fino a che io non sia completamente a posto, quindi dopo l’intervento. Il che significa che da “povera come lammerda” io ora sono passata a “addirittura più povera dellammerda”. Però okay, capisco, ha ragione e le voglio un bene dell’anima.

Nel frattempo si sono aggiunte tutte le cose che devo evitare. Ovviamente le luci intermittenti, che guarda caso in questo periodo sono OVUNQUE e io devo girovagare a occhi chiusi; okay.

Fumare; ci ero riuscita una volta, ci riuscirò di nuovo; okay.

Andare al cinema; qua già cominciano a girarmi i maroni, la butto sul lato economico: non spendo quindici euro a volta per vedere un film; okay.

Bere alcolici; madonna quanto mi manca la mia birretta serale, però lo accetto, va bene, quando potrò di nuovo bere mi sfascerò come non so che roba.

MA ORA MI E’ STATO MANDATO UNA SPECIE DI LISTA DI REGOLE PER CHI SOFFRE DI EPILESSIA E C’E’ SCRITTO CHE DEVO EVITARE GLI ORGASMI

ORA

IO DICO

VOLETE ANCHE DIRMI DI NON RESPIRARE?

VOLETE DIRMI DI NON MANGIARE?

MI STANNO TOGLIENDO TUTTO, UNO ALLA VOLTA

Poi se il Batterino mi molla io non posso far altro che dargli ragione, porca di quella miseria, e io odio dargli ragione.

INSOMMA, SE PRIMA ERO IN MODALITA’ ZEN ORA SONO IN MODALITA’ “MA VAFFANCULOOOOOOOO”


Ecco.
Ora che ho esposto il mio fastidio mi sento meglio.
Ma ora vi pongo una domanda: io ormai vivo un po’ con l’ansia di guardare serie tv o film che possano malauguratamente causarmi una crisi epilettica e seccarmi così, di botto; quindi la mia domanda è: conoscete film/serie che possa guardare in tranquillità?
Ma soprattutto, come state spelacchiati miei? Cosa mi raccontate? Come sono andate queste feste natalizie e capodannesche? Io penso sarò più presente qua sul blog perché ho poco da fare ma tanta voglia di interagire, quindi preparatevi ad essere infastiditi dalla mia presenza!
Hasta la pastaaaa!

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Sfoghi un po’ sconclusionati di una vita spelacchiata, riassumibili in “pensavo bastasse piangere”.

Avete presente “l’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”?
Ecco, stamattina credo che le mie urla abbiano terrorizzato pure i pianeti vicini al nostro.
No perché non so se capite lo stato di isteria in cui riverso, ma vi lascio immaginare la morte nel cuore con cui stamattina sono andata a TENTARE di prenotare le mie visite.
Al “Signorina, la prima data disponibile è marzo duemilavetitrè” credo di aver cacciato un urlo così acuto che ho stordito uno stormo di pipistrelli, poi mi sono accasciata al suolo e ho pensato “Regina Elisabetta metti il tè in infusione: arrivo.
Alla fine regà con manovre che neanche il timoniere del Titanic ha messo in atto sono riuscita a impietosire l’addetta alle prenotazioni che mi ha trovato una data entro fine anno per sta cazzo di risonanza. E allora mi chiedo MA PERCHE’ SE IN QUEST’ORDINE IO: TI MINACCIO, TI IMPLORO, TI COMPRO SETTE CAVALLI DA CORSA TU RIESCI A TROVARMI UNA DATA QUASI UMANA E ALTRIMENTI MI DOVEVO ATTACCARE AL CAZZO?
No così, chiedo.
Curiosità personale.

Parlando di cose più intelligenti, non so come sia possibile ma a lavoro mi hanno offerto un contratto a tempo determinato, quindi di fatto una promozione.

Quando mi ha chiamata la capa la mia prima risposta è stata “…ma sei sicura che volevi fare il mio numero?Cioè, stai parlando con Sara, magari avevi in mente qualcun altro

Lei ha confermato che era proprio con me che voleva parlare, quindi la mia seconda risposta è stata “non è che hai picchiato forte forte la testa? Va che me ne intendo, anche io deliravo quando ho avuto l’emorragia, forse dovresti farti controllare…

Non so perché lei abbia riso, poi mi ha spiegato per bene l’offerta e la mia terza risposta è stata “MA SEI PAZZA LO SAI CHE NON SO FARE UN CAZZO IN NEGOZIO CHE COS’E’ UNA COLLANA NON HO MAI VISTO UN ANELLO COME FUNZIONANO I SOLDI NON MI LASCIATE DA SOLA VI PREGO AIUTOOOOOO NOOOOOOOOOOOOOO

E niente, alla fine ho accettato e da novembre vivrò col terrore di fare minchiate.
Cioè, quelle le faccio sempre a priori, ora intendo proprio cose che potrebbero farmi finire in gattabuia tipo perdere una collana d’oro che un cliente mi lascia in riparazione, cosa successa realmente non a me ma a una collega.

Per dire.
In caso io mi sparo, altro che Anselmo e operazioni varie.

Intanto sto scoprendo gioie e dolori di essere una persona pazza in coppia.
No perché cosa comporti essere pazza in regime di singleitudine lo so bene, in coppia è tutto diverso. Cioè, ci rendiamo conto che esiste un’altra persona CHE NON E’ CAPACE DI LEGGERMI NEL PENSIERO E CHE QUINDI DOVREI COMUNICARE CON LUI?

Lo so, assurdo.
Cioè è come se si pretendesse che io spieghi al Batterino come mi sento e perché, capite? Assurdo.
Io pensavo bastasse piangere.
Sempre.
Nel mio mondo non importa cosa succeda, quale sia il problema, se io voglio sfilargli la spina dorsale dal naso e usarla per frustrarlo o se io pensi che mi stia per lasciare per la vicina di casa sua -ragguardevole donna di centosette anni, molto simile ad uno pterodattilo-, io piango.

Mi chiama urlando perché ho lasciato il gas acceso e tutto il palazzo ha preso fuoco e sono morti tutti tranne la vecchia pterodattila che è volata via dalla finestra? Io piango.

Mi dice che suonerà al bar con una cantante donna, nonchè sua sorella? Io piango.

Mi chiede di lavare i piatti? Io piango.

E INVECE STO SCOPRENDO CHE NON VA BENE, CHE NON POSSO RISOLVERE LE COSE COSì PERCHE’ FINISCO SOLO PER INACIDIRMI COME UN ACINO D’UVA UN PO’ RATTRAPPITO! CIOE’ MI STO RAGGRINZENDO, CAPITE?!

Cioè per la prima volta nella mia vita sento di provare qualcosa di simile al rancore per cose su cui ho sorvolato, e ora non so come gestirmi. Ci sono rimasta male per due cose negli ultimi mesi e quel povero tonto non ne ha la minima idea. Che poi come cazzo fa a non rendersi conto che quello che ha detto mi ha devastato l’anima non lo so, però dovrei chiaramente essere io a comunicare in modo efficiente e non lagnoso il mio malcontento.

Cioè, quando sono da sola piango, quando sono con lui faccio finta di niente però in realtà vorrei che mi leggesse nel pensiero e capisse che ho dei turbamenti, e il fatto che non lo capisce mi rende ancora più rancorosa e poi torno a casa e piango e poi faccio finta di niente quando lo vedo ED E’ TUTTO UN CIRCOLO VIZIOSO SIGNORA PTERODATTILO MI AIUTI PER L’AMOR DI DIOOOOOOOOOOOOO MI PRENDA E CON LE SUE POSSENTI ALI E MI PORTI IN GUATEMALA LA PREGOOOOOOO

Hasta la pasta. 

Raccontatemi tutto quello che volete, io spero che la vostra vita stia andando alla grande scusate se non rispondo a tutti i commenti ma sono semplicemente cretina, vi voglio molto bene.

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Ciance sparse: elenchi di cose fastidiose

IT’S OBVIOOOOOOOOOOUSSSSSS
TOOOONIGHT IS GOOONNA BEEE THE LONLIEEEEESSSSSTTTTTT

… Beh? Non fate finta di non ascoltare quella canzone tutto il giorno tutti i giorni da quando è uscita, che tanto non vi credo.

Come state, Spelacchiati miei?

Io ho preso una decisione.
Qui lo dico e qui lo ribadisco.
Parto.
Vado via.
Destinazione: Giove.
Anche Nettuno può andar bene, anche perché Nettuno mi può giudicare.

Nelle vene al momento sento scorrere solo nervosismo e isteria, i miei globuli rossi sono in fermento.
Ne ho per tutti.
Il prossimo che anche solo mi guarda di traverso verrà decapitato alla velocità della luce, Batterino compreso, che al momento mi comprende molto poco.
Giustmente perché sono pazza, non giustamente perché gradirei dell’empatia.

Seguirà un elenco di cose che al momento mi stanno facendo girare gli zebedei come le fruste del frullatore elettrico:

  • Entro fine mese devo fare l’ennesima risonanza magnetica, l’ultima prima di decidere come intervenire. Oggi mi chiamano. “Buongiorno, signorina Spelacchiata? Bene, ecco, volevo dirle che la macchina delle risonanze è rotta quindi se ne parla nel 2023… se ha urgenza può rivolgersi ad altri centri della regione.”
  • Dopo una lunga sequela di bestemmie una più colorita dell’altra ho cominciato a chiamare a destra e a manca e a quanto pare è tutto pieno ovunque.
    Nel caso ve lo stiate chiedendo, fare una risonanza magnetica privatamente costa seicento euro.
  • I clienti a lavoro stanno per farmi uscire di testa: una signora mi ha portato una collana così tanto aggrovigliata che sembrava una palla unica, me l’ha sbattuta sul bancone pretendendo che gliela sbrogliassi.
    Signora.
    Signora mia.
    Non mi metto a sbrogliare le mie di collane, secondo lei mi metto a perdere sedici ore con la sua? Ma poi le pare un servizio che eroghiamo? IN POCHE PAROLE, SIGNORA, VUOLE ESSERE PICCHIATA? BASTA DIRLO.
  • Altro giro altro cliente, compra una targhetta e mi chiede di fare un’incisione.
    Gli dico il prezzo dell’incisione.
    Fa un sorrisetto di superiorità e risponde “non te l’ho chiesto perché per me non sono un problema i soldi”.
    …Guardi, non so come dirglielo e non so se mi sente visto che è si è arrapicato su un piedistallo di merda, però nove euro e novanta sono raramente un problema per chiunque, specialmente per chi entra in gioielleria.
    QUINDI VADA A FARE IL GRADASSO DA UN’ALTRA PARTE, CHE SE NO GLIELA FACCIO PAGARE SEIMILA EURO QUESTA INCISIONE DEL CAZZO E POI VOGLIO VEDERE SE E’ UN PROBLEMA O NO
  • Ma voi vendete cornici in argento?”
  • Signorina, mi scusi… ma c’è un bagno in questo centro commerciale?”
    CERTO CHE C’E’ E POTEVA CHIEDERMELO ANCHE SENZA FAR SCATTARE IL CONTA PERSONE, PORCA LA MISERIA. Gli ho dato le indicazioni sbagliate per vendetta.
  • Un signore paga in contanti e sentendosi generoso come Madre Teresa mi fa “Non ti preoccupare per il resto, tienilo pure, prenditi un caffè.
    Grazie, con questi cinque centesimi -letteralmente- mi comprerò sicuramente almeno un granello di zucchero di canna. 
  • Il Batterino ed io non siamo esattamente allineati in questo periodo, il che si può riassumere con lui che si innervosisce e io piango, io che mi innervosisco e piango, lui che mi consola mentre piango e io che piango mentre piango.
  • La mia psicologa rimane sempre più sconvolta di seduta in seduta e credo che tra un po’ mi pagherà per smettere di andare da lei. Più che comprensibile.
  • A lavoro la ex capa ha minacciato di infilarmi in un cestino dell’immondizia.
    Se solo sapesse dove -nella mia testa- le ho infilato ben di peggio di quel cestino…
  • Un signore a lavoro ci ha tenuto a dirmi che secondo lui vendiamo bigiotteria e che le collane che ha visto a Dubai noi ce le sognamo.
    Gli stavo per consigliare un’altra meta da visitare, molto diversa da Dubai, ma mi ha interrotta una collega.
  • Il mio cane sta diventando anziano e comincia ad avere peletti bianchi sul muso. Inutile dire che piango ogni volta che la guardo.
  • Il criceto che ho preso un mese fa è letteralmente matto in culo e non fa che azzannarmi, l’altro giorno l’ho lasciato fare per capire fino a che punto si sarebbe spinto e ho capito che stava cercando di staccarmi un pezzetto di dito. Letteralmente. Mi è uscito tanto di quel sangue che non pensavo fosse possibile.
  • Nella mia città è crollato un pezzo di ponte e ora abbiamo più o meno una sola strada percorribile perché le altre sono tutte con dei lavori in corso.
    Lavori che sono in corso da circa sei anni.


A questo elenco sentitevi liberi di aggiungere tutto quello che in questo momento vi sta dannando l’anima, rendiamo questo post un raduno di fastidi e ansie che almeno mi sento meno sola nell’affrontare questa lenta discesa nella pazzia.

Hasta la pasta e soprattutto hasta i ravioli alla zucca e le caldarroste che sono l’unica gioia di questo periodo.

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Ciance sparse: insetti e tagliuzzamenti

Ma buonasera miei indomiti Spelacchiati, come state? Vi state guardando “House of the Dragon” e siete innamorati persi di Daemon, proprio come me? Mi auguro di sì, se invece avete altri manzi da consigliarmi fate pure un elenco che qua ho bisogno di distrarmi.

Ora vi narrerò del mio pomeriggio molto traumatico.

Ero sul balcone a studiarmi i meccanismi degli orologi, perché non so una cippa e non avete idea dei clienti rompi balls che arrivano in negozio ogni volta…
“Ma questo con che orologio è sincronizzato?” … Non lo so signora, con che cazzo di orologio dev’essere sincronizzato? Col Big Ben? Sa che può regolarlo lei, sì?
“Ma che movimento ha?”

“Ha presente ‘movimento lento’ di Vasco Rossi? Ecco, lo ha scritto pensando a questo orologio”.
MA CHE COSA VUOI SAPERE? COSA? LE VEDI LE LANCETTE CHE SI MUOVONO IN SENSO ORARIO? ECCO, QUELLO E’ IL MOVIMENTO.

Beh, inutile dirvi che no, non è proprio così che stanno le cose, ma cosa ne so io dannazione.

Comunque, dicevo, me ne stavo lì a cercare di capirci qualcosa quando a un certo punto STONK! Una cimice si schianta a velocità folle contro lo schermo del mio pc e io
per poco non mi ribalto dalla sedia.

Io e gli insetti non andiamo esattamente d’accordo, diciamo pure che mi fanno rivoltare lo stomachino e se posso me la squaglio il più velocemente possibile lasciando all’eventuale mostriciattolo tutti i miei averi. 

Comunque raccimolo tutto il coraggio possibile e lancio via la cimice con un foglio, mi rimetto lì a leggere come minchia è stato creato il primo orologio Maserati, quando sento un rumore di eliche e penso “ehllamadò, dov’è ‘sto elicottero? Che ci fa vicino a casa mia?”
MA ALTRO CHE ELICOTTERO ED ELICOTTERO

ERA UN INSETTO

ANZI, ALTRO CHE INSETTO

ERA UN MOSTRO, NON SO COME ALTRO DEFINIRLO

DI DIMENSIONI ESAGERATE, AVEVA UN REATTORE SOTTO AL CULINO PELOSO, SFRECCIAVA CHE NEMMENO UN CACCIA BOMBARDIERE, VE LO GIUROOOOO! RATATATATAAAAA COME CANTAVA GIANNI MORANDI

E OVVIAMENTE DOVE HA DECISO DI PLANARE QUEL COSO ORRIPILANTE? SUL TAVOLO ACCANTO AL MIO PC!

E lì niente, regà, ho abbandonato tutti i miei averi e sono corsa in casa così velocemente che per poco non mi spiaccicavo contro al vetro della porta-finestra, dunque ho fatto l’unica cosa che qualunque essere umano nella mia situazione avrebbe fatto: ho chiamato mia mamma.

E lei, con il coraggio indomito che solo una madre che deve difendere la prole riesce a tirare fuori, ha preso una scopa e ha mandato via quell’essere mutante che io ancora mi chiedo cosa stracazzo fosse. Da quale laboratorio è uscito? Ma è fuggito dall’isola di Jurassik Park? Ma scherziamo? Quello non era un insetto, era un drago di Daenerys Targaryen, eccheccazzo.
Secondo me non aveva un pungiglione, quello quando vuole punzecchiare qualcuno sguaina la spada e lo sfida a duello. Sciabola tutto, tipo Sandokhan.
Ovviamente ho raccattato le mie quattro cose e sono andata a chiudermi in camera mia, penso di non voler uscire di casa mai più dopo aver visto che genere di esseri popolano questa terra.

Intanto sono bombardata su duemila fronti con consigli e pareri che mi stanno solo facendo sprofondare nell’ansia.
“Ma dov’è che ti fai operare? Qui?? Nooo ma io ho sentito che qua per aprire le persone usano l’apriscatole!”
“Nooo a Milano? Ma lì un mio amico è andato per un’ernia ed è uscito senza la trachea!”
“A Londra?! Ma sei pazza?! Lì ti danno una botta in testa, un calcio nello stomaco e se poi ancora non sei schiattata ti affettano con l’affettatrice dei prosciutti!”
E qua mi infilano nel tritarifiuti, là mi asportano le dita dei piedi, lì mi spatasciano, laggiù mi friggono nell’olio delle patatine del McDonald…
Oooohhh ma che cazzoooooo allora ditemi voi dove andare, che se no ho io in mente  un posticino in cui mandare tutti quanti.
A breve fonderò una rivista: Ansiella Duemila.

Sto considerando l’idea di farmi pungere dall’insetto mostruoso, almeno la facciamo finita in maniera frizzantina.
E voi come state, miei cari? Siete anche voi invasi dalle cimici come me che ormai me le trovo pure nei cassetti? Settembre vi sta provando mentalmente e fisicamente o siete forti come delle rocce e carichi come delle mine?
Narratemi, suvvia, che vi voglio bene.
Hasta la Pastaaaa!