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Come rimettere in sesto la vita. Spoiler, non ci riuscirò.

Buongiorno miei cari spelacchiati, oggi io da brava persona epilettica che sta vivendo un momento di crisi mistica ho preso una decisione.
Ho deciso di provare a rimettere in sesto la mia vita. Anche in settimo, se riesco.
Cioè, provarci.
Cioè, iniziare a provarci e vedere cosa succede.
Cioè, iniziare, provarci, distrarmi, dormire, piangere e mandare tutto all’aria.

Ma intanto ho fatto una lista. Una grande e potente lista di obiettivi settimanali.
Li raggiungerò? Ovviamente no. 
Ne raggiungerò almeno la metà? Non credo.
Ma averli scritti mi fa pensare che potrei provarci davvero, questo finché domani non ricorderò quale sia il file e lascerò perdere tutto

Bere come una spugna.
Qualcosa mi dice che bere un bicchiere d’acqua in sette ore d’ufficio non va benissimo.
Mi sento una prugna secca. Un cactus morto. Credo che il mio sangue sia allo stato semisolido ora.
Quindi bere circa due litri potrebbe essere farmi bene. Potrei addirittura scoprire dov’è il bagno dell’ufficio.

Circolazione? Cos’è la circolazione?
Fare tra i cinquemila e gli ottomila passi al giorno.
Sì, non guardatemi così, lo so che dovrebbero essere diecimila ma ehi al momento ne faccio duemila nei giorni attivi e trecento in quelli sedentari quindi partiamo da 5-8000 passi e nessuno si farà male. Credo. 
Ieri sera ho controllato di avere ancora le gambe. Ci sono. Sono come i tentacoli di una medusa. 
Credo mi serva tornare ad avere una circolazione sanguigna.

Tornare dalla psicologa. O è lei a tornare da me?
Lei ogni tanto mi scrive “come va?” sapendo che va male.
Voglio che la sedia davanti al suo studio torni ad avere la forma delle mie chiappe. Voglio finirle i fazzoletti e pagarle le vacanze.

Ginnastica posturale, questa sconosciuta. 
Ho già appuntamento. 
Al momento ho la forma di un punto interrogativo.
Vorrei diventare almeno una virgola.
I miei medici dopo l’intervento mi avevano detto di iniziare un percorso con un trainer. Io avevo iniziato a ignorarli.
Ora sono il figlio illegittimo di Gollum e Quasimodo.

Workout 1-2 volte a settimana. Come le persone normali.
Non me ne frega niente di diventare atletica, vorrei uscire dallo stato di “medusa in decomposizione sulla spiaggia” in cui riverso.
Vorrei avere almeno un muscolo.
Uno.
Non di più.

Skincare. No, non è una parolaccia.
Sulle ciglia ho un grumo di mascara del 1996.
Una chiazza arancione di fondotinta di quando andavo alle medie.
Penso sia giunto il momento di sfrattarli, o quantomeno di cominciare a usare una crema idratante.
Voglio brillare come una lumaca bagnata al chiaro di luna.

E basta. Insomma, non sono cose sconvolgenti, però sicuramente non riuscirò a fare tutto. Cominciamo con le cose più facili, poi vedremo.

Questo perché al momento sono piena di dolori e situazioni mediche complesse, per alcuni non posso farci niente ma vorrei provare ad agire per aiutare il mio corpo a stare meglio. Un pochino.

Insomma, voglio diventare una persona distrutta ma con la pelle pulita, la schiena dritta e il corpo idratato. Se volete il prossimo post sarà un po’ più serio, su questo ultimo periodo.

E voi spelacchiati, come state? Avete liste di obiettivi da (non)raggiungere? Che ne pensate di questi? 

Tifate per me o contro di me?

Hasta la pastaaaa!

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Storia della mia emorragia: quando ho capito di essere uno gnu.

Quella mattina era iniziata come tutte le altre, l’unica differenza è che a un certo punto la gatta, che notoriamente mi detesta come io detesto i carciofi, mi è saltata in braccio. 
Così, dal nulla, mi si è appollaiata in grembo e non voleva più muoversi. Mai successo in cinque anni.

Col senno del poi posso dire… ‘Sta infame, poteva darmi qualche segnale d’allarme un po’ più comprensibile. 

D’ora in poi se un gatto mi chiede coccole farò il segno della croce.

Sono giunta in università dove lavoravo all’epoca, ero un po’ un’addetta alla sicurezza e un po’ una tuttofare: informazioni, aiutare i professori nelle cose tecnologiche complesse tipo accendere i pc, controllare che gli studenti non si sfracellassero la capoccia correndo qua e là, controllavo i green pass perché c’erano molti allievi e insegnanti malati di Covid.

Quel giorno era una giornata di lauree, quindi io e le mie colleghe eravamo in prima linea a difenderci da genitori armati fino ai denti di coriandoli e fumogeni (sì, fumogeni, la gente è sciroccata).
Sembrava una giornata normalissima.
Poi a un certo punto qualcosa è cambiato.
Ho cominciato ad avere caldo, poi freddo, poi sudare. Avevo la nausea, mi sentivo debole.

Sono andata in bagno pensando di dover vomitare, ho dato la colpa al caffè preso poche ore prima; “chissà che miscela hanno usato, sarà stato concime?”.
E poi mi sono accasciata per terra. Mi tenevo alla tazza del water ma non riuscivo a fare niente.
Non vomitavo, non svenivo, non mi muovevo.
Non so dopo quanto tempo siano venuti a cercarmi, ma a un certo punto una collega bussa e mi urla “Sara? Stai bene?!”
“No.”

Mi fanno sedere su una sedia con le rotelle, quelle da ufficio, e mi spingono in corridoio. Sembravo normale. Rispondevo, ero piuttosto lucida, ridevo e sdrammatizzavo pure, ma non stavo bene. Stavo incomprensibilmente male.
“Vuoi andare a casa?”
“Non c’è nessuno a casa, ma non ho la forza di prendere il bus. Posso restare qui? Se mi riprendo ricomincio a lavorare. Magari passa in fretta.”

Che stakanovista, eh? Quanto ottimismo. 
Ma qualcosa non li convinceva.
“Dammi il cellulare. Chi posso chiamare?”

Ci penso. Chi disturbare per una cosa così stupida? Ero solo debole. Ero solo stanca. Forse avevo dormito peggio del solito, una cosa da niente.
“Il Batterino… Non so se è libero, potete provare a chiamarlo?”
Non so cosa gli abbiano detto, ma poco dopo era lì.
Mi ha guardata in faccia per un lunghissimo istante.
“Ha la faccia storta, cazzo! Avete chiamato l’ambulanza? Chiamate subito l’ambulanza!”

E così sono arrivata in pronto soccorso.

Si dice “se senti rumore di zoccoli pensa ai cavalli, non alle zebre”.

Io ero giovane, 27 anni, con insonnia cronica, episodi di attacchi di panico, in cura psicologica; sì, insomma, ero un cavallo.
Mi hanno messa su una barella con una bacinella “stia tranquilla signorina”. Codice verde.
Di recente ho parlato con una persona che era lì quella sera, si ricorda di me perché ci conoscevamo di vista; “Sara, tu ti alzavi, andavi in bagno a vomitare, tornavi sulla barella e svenivi. In continuazione.”
Non vi dico per quante ore ho continuato così perché se ci penso la fiducia immensa che ho negli ospedali vacilla un pochino; ma ero solo un cavallo, dopotutto, o forse addirittura un mulo. Non ero prioritaria.
Diciamo che ho passato lì così tanto tempo che avrei fatto in tempo a laurearmi in medicina e autodiagnosticarmi qualcosa.

Alla fine, dopo ore, vengo visitata.
Non mi ricordo molto della visita, diciamo che non mi ricordo quasi niente; ma mi ricordo che a un certo punto qualcosa è cambiato. L’atmosfera è cambiata.
Erano arrivati i risultati della mia tac.
In men che non si dica sfrecciavo sulla barella verso una stanza, la stanza libera più vicina, e mi attaccavano un enorme flacone di mannitolo alla flebo.

Il mannitolo serve per ridurre il gonfiore intracranico. Serve per non far gonfiare il cervello quando c’è troppa pressione. Insomma, serve a non farti fare la fine degli alieni di Mars Attacks.

Ancora mi chiedo come l’abbiano detto ai miei familiari.

Come abbiano reagito loro. 
“Vostra figlia sta avendo un’emorragia cerebrale, se peggiora dovremo portarla in sala operatoria. Dovete cercare di stare calmi, vi daremo notizie appena avremo aggiornamenti.”

Così ho capito di non essere un cavallo.

Ero uno gnu.

*


E questa, miei cari Spelacchiati, è la storia di come questo gnu ha iniziato la sua epopea; se vi interessa posso fare anche le parti successive, e pure i prequel, visto che è una storia contorta quanto un film di Nolan.

Ma vorrei chiudere il post con qualche consiglio serio: non abbiate paura di andare in pronto soccorso. Io ora mi sento al sicuro solo quando sono lì o in ospedale, praticamente!

E non sottovalutate i vostri sintomi.

Se all’improvviso avete problemi a formulare parole, sorridere, alzare le braccia o la vostra faccia diventa “storta”… Chiamate l’ambulanza. Non fate come questo gnu, che sarebbe rimasto a lavoro tutto il giorno. 

Imparate dai miei errori. 

E voi, che animali siete? I vostri animali vi hanno mai avvisati di qualcosa?

E se vi va di raccontare qualcosa di più personale qui nei commenti… vi chiedo di raccontare aneddoti positivi, spelacchiati! Non voglio che questo post diventi un luogo in cui farsi venire l’ansia leggendo bollettini di guerra, ma in cui ci raccontiamo e supportiamo a vicenda… Magari anche sorridendo nel raccontare qualcosa di orrendo. Insomma, siate più spelacchiati che potete!

Hasta la pasta, miei cari!

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La gente al bar: tutte le cose più fastidiose (e spelacchiate) del mattino

La gente al bar

Ora che la mia vita sta lentamente tornando simile a quella di un essere umano dopo la malattia e l’intervento al cervello mi sto rendendo conto di quante cose incredibilmente fastidiose ci siano nel mondo.

La gente al bar, per esempio.

Io arrivo lì, già irritata di per sé prima di tutto perché è mattina, in secondo luogo perché reduce dai viaggi in bus, e infine perché le persone sono insopportabili in ogni contesto.

Io mi siedo tranquilla al mio tavolino, col mio libro, mi sgranocchio la brioche e intorno a me… il caos. 

Giovani che piazzate il cellulare al centro del tavolo e mettono la musica a palla, mi rivolgo a voi: VE LO INZUPPO NEL CAPPUCCINO, OKAY? E’ CHIARO IL CONCETTO? ABBASSA QUEL VOLUME O TI ABBASSO LA STATURA A PUGNI, OKAY? 
Ma poi ascoltassero cose carine uno chiuderebbe pure un occhio, ma ascoltano queste cose strane che ascoltano i giovani, questa musica trap che a questo punto “trap” penso stia per “trappola”: se lo ascolti muori.

E io muoio un po’ ogni volta, infatti.

Un’altra cosa che non sopporto, ma forse è un problema mio, è lo sbatacchiare dei cucchiaini nelle tazzine. Metallo contro i bordi. In continuazione.
HO CAPITO CHE STAI MESCOLANDO MA COSA CAZZO SEI, UNA STREGA COL CALDERONE? VA CHE DOPO DUE GIRETTI LO ZUCCHERO SI E’ SCIOLTO, EH! MA POI COSA CAZZO DEVI MESCOLARE CON QUELLA FOGAAAAA MA RILASSATIIIIIIII NON PUOI SFOGARE TUTTA LA TUA RABBIA IN QUEL MODO PERCHE’ POI IO VORRO’ SFOGARE LA MIA SU DI TE E QUEL CUCCHIAINO TE LO FICCO IN UN AVAMBRACCIO!
Ma no, è tutto un cling cling cling cling.
Incessante.

E quando finalmente l’anziano accanto la smette col cling cling è il turno del tipo che legge il giornale leccandosi il dito ogni volta che deve girare pagina, con quel suono a metà tra un risucchio, un rantolo e uno sputacchio.
Ma posso dire “che schifo”?
Signore, si rende conto di quanti germi sta letteralmente leccando? Secondo me il prossimo passo è leccare i pali delle metro o direttamente i marciapiedi, veda lei.

Poi qualcuno mi deve spiegare com’è possibile che a ogni ora del giorno e della notte, in qualunque bar del mondo, ci sia un gruppo di uomini che parlano di calcio e donne. E basta. Non conoscono altri argomenti, non hanno mai parlato d’altro, non credo nemmeno sappiano i nomi l’uno dell’altro.

Si incontrano, parlano della formazione scadente della squadra all’ultima partitta e di come “hanno giocato da soli” “non c’era partita” “a un certo punto ho spento” alternando con commenti sulle gnocche, che no, non sono le mogli degli gnocchi.
Ma se siete così bravi com’è che siete qua a bere un bianchino ogni giorno prima del lavoro e non a bordo campo con Buffon? (Scusate, la mia conoscenza calcistica si ferma a quegli anni lì) o a fare spot pubblicitari di infimo gusto sulle patatine in accappatoio?
No così, io chiedo.

E in tutto ciò la mia colazione si rovina, perché mentre vorrei solo stare tranquilla e leggere prima di andare a lavoro mi ritrovo infastidita da tutto e mentre fisso con astio i ragazzini con la trap a palla la mia brioche mi sbrodola tutta la marmellata sui pantaloni. Allora corro in bagno per salvare il salvabile ma il lavandino appena lo apri spruzza come un gyser e mi ritrovo sempre con la camicia a macchie e quando vado a pagare sono così nervosa che prima o poi ruberò il barattolo delle mance perché sento di meritarmi una mancia per non aver elargito neanche uno schiaffo.

Domattina porterò i tappi e una pistola, sono aperte le scommesse su cosa userò per primo. 

Spoiler, userò i tappi perché conoscendimi sparerei alla mia tazzina di decaffeinato per errore, e questo mi innervosirebbe ancora di più.

*
E voi, miei cari spelacchiati, narratemi: cosa vi da fastidio al bar?
Cosa ne pensate di questa rubrichina di situazioni banali che mi fanno saltare i nervi? Sembro solo una pazza squinternata o potete capire la mia frustrazione?

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Come si scrive un cv che non faccia saltare i nervi a un recruiter? + bonus colloqui

Per prima cosa dovete inserire i vostri dati. 
Corretti
Chi cazzo è “Antoonio Ross”? Io come compilo il vostro file di assunzione? Perché poi quando arrivate lì il nome è “Antonio Rossi” e dobbiamo tutti aspettare che io corregga, stampi nuovamente i documenti, vi dia uno schiaffo e ve li faccia ricompilare ed è una rottura per me e per voi, che intanto vi innervosite e rompete le balle.

E poi, per gentil cortesia… il numero di cellulare.
METTETELO.
IL NUMERO DI CELLULARE E’ LA SOTTILE LINEA CHE VI SEPARA DALL’ESSERE DISOCCUPATI AL TROVARE UN IMPIEGO, OKAY?! IO CHI CAZZO CHIAMO SE NON C’E’ UN RECAPITO? 

E SE CAMBIATE NUMERO, PER L’AMOR DI DIO, AGGIORNATELOOOOOOOOO 
“Il numero da lei chiamato è inesistente” 
MA INESISTENTE E’ LA MIA PAZIENZA IN QUESTI CASI, VI DEVO MANDARE UN PICCIONE VIAGGIATORE? UN MESSAGGIO DI FUMO!? 

Poi, per favore. inserite le vostre esperienze dalla più recente alla più vecchia.
Anche io ho fatto questo errore, ovvero inserire le esperienze tipo conto alla rovescia, e non so come abbiano fatto a non picchiarmi.
Perché io passo i primi minuti a leggere “barista da mio zio” in cui mi spiegate come eravate bravi a preparare i caffè E POI DOPO TRE PAGINE LEGGO CHE SIETE A CAPO DEL CERN! MA A ME COSA ME NE FREGA CHE FACEVATE I CAFFE’ VENT’ANNI FA, SE CERCATE NELL’INGEGNERIA AEROSPAZIALE PARTITE DA QUELLOOOOOO!
Righe su righe di “babysitter, aiuto compiti, promoter, clown alle feste, accarezzatore di pony” e poi SBAM, CEO DEL MONDO! Date un ordine alle cose. 
La prima che leggo deve essere la più recente.
E se avete fatto lavorini tappabuchi, non è necessario scriverli tutti. Basta che facciate capire che non siete stati cinque anni con le mani in mano tra un lavoro e l’altro. 

Altra cosa che può sembrare un paradosso ma state calmi, cazzo: se non avete un cv particolarmente ricco e tra un lavoro e l’altro avete fatto dei tappabuchi, scrivetelo in mezza riga.
Perché, dico sul serio, di solito se tra un’esperienza e l’altra passano dieci anni è perché i candidati sono stati in carcere e io mi ritrovo sempre molto a disagio.
“Bene già, che stiamo parlando, posso chiederle che cosa ha fatto tra un 2001 e il 2015?”
“Eh, ero dentro.”
“Dentro cosa?”
“Sa, la gattabuia. Galera. Al gabbio.”
“…Ah.” 
“Ma ora ho la condizionale, posso lavorare qualche ora al giorno entro venti chilometri da qui.”
HO CAPITO MA TI SEI CANDIDATO PER UN FULL TIME A CONTATTO COI BAMBINI E QUARANTA MINUTI DI DISTANZA, CI FINISCO IO IN CARCERE MI SA!

E poi, se proprio vuoi mettere una foto nel cv, potresti cortesemente metterla realistica?
Io vedo cose che voi umani non potete immaginare.
Gente filtrata come una camomilla, non si riconoscono i connotati. Ma chi sei, Micheal Jackson? 
Fatevi una foto curata ma senza stravolgimenti.
Io penso di chiamare Tina Cipollari, poi al colloquio si presenta Enrico Papi e dal cliente va Topo Gigio. 

Cosa importantissima:
NON BESTEMMIATE MENTRE FATE UN COLLOQUIOOOOOOO!
Spelacchiati, io so che siete più intelligenti di così, ma non potete immaginare la quantità di gente di una volgarità assurda che ho colloquiato.
No perché quel figlio di pulcinella del mio capo era uno stronzo! Porcogerbillo mi ha ridotto le ore e lo stipendio senza motivo, quel bastardo! E quella trota di sua moglie mi odiava, per quello mi ha mandato via, era invidiosa!
OOOOH MA TI CALMI, CAZZO!? CON CHI CREDI DI STAR PARLANDO!? NON SONO IL TUO AMICHETTO DEL BAR, IO MI DEVO FARE UN’OPINIONE SU DI TE IN QUINDICI MINUTI! Ma dove dovrei mandarti, se non a quel paese?

Quindi regà, per favore, usate un po’ di cervello. Non tanto, eh, quel che basta a non sembrare dei cafoni arroganti che farebbero a botte con tutti nei primi trenta secondi di lavoro. E cercate di vendervi un pochino meglio di quello che siete, per favore. 
Perché un’altra cosa molto fastidiosa che succede sempre è questa, vi faccio un esempio successo pochi giorni fa.

Ragazzotto bello prestante fisicamente, con patentino del muletto, con esperienza in magazzini tosti. Insomma, perfetto.
“Buongiorno, benvenuto. Allora, mi racconti un po’ che tipo di lavoro cerca ora.”
“Mah, sì, cioè… Boh. Non mi interessa il tipo di lavoro, basta che paghino tanto.”
“…Okay, mi faccia capire un po’ cosa intende per ‘tanto’?”
“Eh, boh, cioè, non una miseria come all’ultimo lavoro, cioè mi dovevo pure fare venti minuti di macchina… che sbatti.”
“…Che sbatti?”
“Sì, cioè, che fatica. Venti minuti è tantissimo, poi altri venti a tornare, è un’ora.”
“Beh no, sono quaranta minuti ma capisco cosa intende, cerca più vicino a casa.”
“Eh, sì.”
“Okay. Disponibilità oraria? Weekend, notte..?”
“No, beh, no. Weekend magari il sabato… La domenica no, che il sabato sera esco. E la notte… Mah… No, notte no, io esco.”
“Capisco, però lasci che le spieghi, se lavora la domenica e nel turno notturno ogni ora è maggiorata.”
“Eheheh cioè ha le tette grosse?”
“… abbiamo finito, può andare grazie.”

Insomma, regà, per favore. Le basi. 
Se volete potremo approfondire un pochino alcuni aspetti in modo che non facciate le figure barbine che stanno facendo decine di persone con me e i miei colleghi.

Ora scusate ma devo andare a correggere l’anagrafica di Marceelle Bianchinù.

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Ciance sparse: “Colloqui di lavoro assurdi: candidati indecisi, CV da bruciare e altre perle da recruiter

Buongiorno miei cari spelacchiati, come state? Come va questo sabato?
Oggi vi racconto un po’ delle simpatiche telefonate che devo fare ogni giorno in uffici, così che possiate capire che non è che io odio tutti di default, è che la gente mi ci porta. A forza.

“Buongiorno sono Sara, la chiamo in quanto ho visto che si è registrata sul nostro sito quindi vorrei sapere se è alla ricerca di un lavoro e che tipo di impiego cerca.” 
“Non lo so.”
“… Non sa cosa? Se si è registrata, se cerca lavoro o che tipo di lavoro?” 
“Tutto.” 
A posto così.

 Poi ci sono quelli pacati:

“ALLORAAAA IO MI SONO CANDIDATO TRE GIORNI FA E NON MI AVETE PIù FATTO SAPERE NIENTE, SIETE DEI BUGIARDI, DEGLI INFAMI!”
Io faccio così tante inspirazioni ed espirazioni che quasi spiro sulla scrivania “Capisco la frustrazione, ma le tempistiche dipendono dai clienti, appena ci comunicano—”
“DEVO PARTIREEEEEEEEE! MI SERVONO I SOLDI, IL DANARO, IL GRANO!”
“Se deve andare in ferie forse possiamo riparlarne al rientro, con calma—”
“NO, MI SERVONO I SOLDI PRIMA DI PARTIRE PER LA VACANZA!”
“Ah mi scusi non avevo capito l’urgenza, ora telefono subito al cliente aspetti ‘scusi signor lestofante può assumere immediatamente questo candidato? così tra una settimana si dimette per andare a Sharm el-Sheikh. Perfetto, grazie, cordiali saluti.”

“Buongiorno, agenzia Taldeitali, sono Sara. Come posso aiutarla?” 
“Cercavo il suo collega CINCISHIO.” 
“… Okay, al momento è in riunione quindi mi può dire cortesemente per cosa lo sta cercando?”
 “Devo parlare con lui.” 

“Sì, ho capito, ma è momentaneamente impegnato. Può spiegarmi a che riguardo lo cerca così posso informarmi e darle una risposta esaustiva?” 
“Eh gli devo parlare di lavoro.”
 “Ah cazzo pensavo chiamasse un’agenzia di lavoro per parlare di giaguari albini, ora è tutto chiaro, ora irrompo in sala riunioni dove sta parlando col boss del mondo e glielo passo!” 

Un’altra cosa che fa incazzare un recruiter regà sono i CV a caso. 
Regà, per l’amor di Dio, non scrivete cv che sembrano liste della spesa perché io sono a tanto così dal bruciarli tutti e il mio collega ha lanciato via il monitor l’ultima volta.
“Magazziniere, pizzaiolo, cartomante, addestratore di lucertole”
NO
VOGLIAMO LE AZIENDE
LE MANSIONI
I PERIODI
COSA CAZZO FACEVI
PER QUANTO TEMPO L’HAI FATTO?!
Eri assunto in ducati per fare le pulizie o per creare prototipi automobilistici di alta ingegneria?
Perchè poi li chiami e le cose vanno così: “Ho letto dal cv che ha fatto il saldatore, posso chiederle dove e per quanto tempo?” 
“Sì, beh, ho fatto tre giorni di prova all’officina di mio zio Pasqualotto, però non faceva per me come lavoro.” 
E il monitor lo ribalti davvero.
Un po’ di precisione, ragazzi. Per favore. 

Ora scusate ma vado a irrompere in sala riunioni spaccando il vetro con una sedia non perché debba passare il telefono a qualcuno ma solo per sfogare la rabbia.

*
Sì, Insomma, tornare a in ufficio dopo qualche giorno di chiusura è stato bello e gratificante come potete notare, non ho per niente sviluppato tre nuovi tic e non c’è assolutamente nessuna luce omicida nel mio sguardo. Davvero.
E voi come state? Come va il lavoro durante questa estate torrida e noiosa? Raccontatemi un po’ di aneddoti per farmi compagnia vi prego, narratemi di clienti che fanno saltare i nervi!
Se volete poi ci sarà un post dedicato ai colloqui, altro mondo alieno popolato da una fauna sconvolta e sconvolgente.
E se volete qualche consiglio più serio per scrivere un CV chiedetemelo pure, Spelacchiati!
Hasta la pastaaaaaaa

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30 cose che mi rendono felice…o che almeno non mi fanno incazzare.

Ho visto un post simile sul blog Serendipity ho voluto riproporlo qui! Cose che mi rendono felice, edizione spelacchiata:

1) Staccare lo scotch da un pacco trovando il punto giusto al primo colpo. Sono Dio

2) Trovare il bagno del locale vuoto, così posso scegliere con un’attenta analisi quale trono usare. Nuova serie HBO: il trono di merda.

3) Infilarti le ciabatte e centrarle senza dover strisciare i piedi un millimetro dopo l’altro. Roba da Olimpiadi.

4) Strappare la carta stagnola senza che si sbraghi alla fine. Senti in lontananza un angelo che applaude.

5) Svuotare le briciole dal tostapane pensando “sono proprio una persona adulta, ordinata e pulita.” Poi ci sono i piatti nel lavandino dal venerdì precedente e le balle di polvere che rotolano qua e là.

6) Entrare in cucina proprio mentre squilla il timer del forno.

7) Entrare in doccia e trovare l’acqua già calda.

8) Prendere al volo qualcosa che stava cadendo. E guardarti intorno per vedere se qualcuno ha visto il tuo momento da supereroe.

9) Aprire un barattolo ostinato senza aiuto. “Non ho bisogno di nessuno”, sussurri al tappo.

10) Centrare un bidone da lontano.

11) Far cadere il telefono sul letto e non a terra. Dio esiste, ed è un materasso Ikea.

12) Strappare un cerotto di colpo riducendo l’agonia.

13) La penna nuova che scrive subito senza che tu debba forare il foglio a furia di grattare. A quel punto vuoi scrivere la Divina Commedia per intero.

14) Girarti nella coperta senza fare un casino: di solito a ogni giro ti scopri i piedi, la capoccia, le braccia, le chiappe. Alla fine sei nudo, non si sa come, a casa di tua madre.

15) Digitare tutti i tasti giusti mentre scrivi una mail al pc.

16) Indovinare una parola del cruciverba con una sola lettera.

17) Staccare un’etichetta senza che rimangano residui di colla. Un momento di pace interiore mai più replicabile.

18) Beccare il semaforo verde due volte di fila.

19) Infilare il filo nell’ago al primo colpo. Poi lo appoggi e non cuci niente.

20) Cercare una cosa in borsa, non trovarla, avere un attacco di panico e solo allora trovarla. Un sollievo impossibile da descrivere.

21) Cercare una cosa in borsa e trovarla prima di avere un attacco di panico.

22) Prendere un carrello della spesa silenzioso. E spingere fiero come un re, finché non ti rendi conto che hai preso quello rotto davanti.

23) Pensare di aver perso il cellulare e poi rendersi conto che ce l’hai in mano.

24) Staccare la pellicola del budino tutta intera. E leccarla senza dignità.

25) Stappare una bottiglia di vino e non far finire il tappo in ammollo nel vino. Chiamatemi Bacca.

26) Acchiappare un insetto e buttarlo fuori: perchè io non ti uccido, ma col cazzo che vivi con me.

27) Scrollare un flacone e sentirlo piena. Lì capisci che la felicità è nelle piccole cose. E nei solventi.

28) Trovare un biscotto extra nel pacco. Subito diffidi: chi l’ha messo? Cosa vuole in cambio? Poi lo ingolli.

29) Lavarsi i denti senza mai far cadere il dentifricio nel lavandino.

30) Camminare a tempo con la tua canzone preferita e sentirti protagonista del videoclip.

31) Vincere una discussione con calma e pacatezza. O comunque prima di arrivare alle mani o agli oggetti contundenti.

32) Far cadere la pizza o una fetta di pane e marmellata dal lato giusto. Non succede mai, quindi non so davvero cosa si provi.

33) Aprire il pacco di pasta pregustando la cena, gioia infinita. Peró poi dimenticare di salare l’acqua.

34) Premere l’interruttore della luce esatto.

35) Chiudere il frigo con una spinta di anca. Gioia che si interrompe quando cade una calamita portata da tua sorella quando era stata su Marte nel ’93.

Continuate voi questa lista spelacchiata con cose che vi rendono felici! Cose serie, cose sceme, non c’è limite al peggio!

Hasta la pastaaaa

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Ciance sparse: sono sotto assedio.

Trigger warning: presenza di creature demoniache munite di zampette e ali.

Sono sotto attacco.
Avete presente Pearl Harbor? Ecco.
Non è un’esercitazione, ripeto, non è un’esercitazione.
Houston, abbiamo un problema.
Ho finito le citazioni.

L’altro giorno ero a casa del Batterino, il mio compagno, e la scena è stata questa:
Ci appropinquiamo alla cucina per prenderci da bere e io noto un bislacco esserino appoggiato sul bancone, come se stesse aspettando un cocktail. Marrone, con le ali, delle movenze un po’ sghimbesce… insomma sì un mostro.

“Aspetta, prima di procedere col Defenestrazione di Praga fammi fare una foto! Non ho mai visto un insetto così!” esclamo sentendomi già pronta ad accudirlo e volergli bene come un figlio, avevo già in mente di fargli una stanza decorata con stencil di larve sul muro.

Quindi acciuffiamo il fuggiasco, lo scortiamo educatamente al balcone e io agguanto il cellulare tranquilla come una Pasqua; cerco un po’ e faccio la tremenda scoperta.

Mi si è gelato il sangue, è ancora in microonde a scaldarsi.
Era un’Idra a centocinquanta teste? No. Peggio.
Era un basilisco come quello di Harry Potter? Ma magari.
“Batterino” esalo con un filo di voce mentre l’anima abbandona il mio corpo.
“Cos’ho fatto stavolta?” ha chiesto lui già sulla difensiva, pronto a schivare una ciabattata.
Io ho solo scosso la testa e ho mormorato il nome della putrida creatura.
“Cosa?”
Ho alzato gli occhi e l’ho guardato senza vedere nulla “Blatta.”
“Eh?”
Blattaaaa ho detto che era una blatta! mi ha toccataaaaa prendi un coltello staccami immediatamente la falange, la mano, il braccio! dammi il frullatore, mi devo frullare un arto!”

Ho cominciato a cercare freneticamente cose fondamentali su internet: “le blatte possono infestare un corpo umano?” “Come abbandonare tutto e farsi una nuova vita in Nuova Zelanda” “se ho trovato una blatta quanto rischio di morire da uno a dieci?”.

Ora, la mia domanda è solo una: come si da fuoco a un appartamento?
Lo cospargo di benzina e lancio un fiammifero?
Uso la dinamite?
Dirotto un velivolo contro la finestra?
Mi immolo in una pira, portando con me tutte le oscure presenze zampettanti?

Io posso capire il cavernoma al cervello, posso convivere con l’epilessia, posso accettare i farmaci giornalieri ma… con una blatta sul bancone no. Non sono forte fino a questo punto.

Ho cominciato a fare scoperte sempre più raccapriccianti, mi sembrava di essere in un film horror: ho appreso che possono infilarsi in fessure minuscole, questo significa pure nei cassetti delle posate. Delle tovaglie. Della vita.
Leggo le malattie che portano. 
Leggo che possono vivere per settimane senza testa. Prima di tutto perché cazzo non abbiamo ancora studiato un modo per avere un po’ di dna di blatta? E poi cosa cazzo significa che vivono senza testa, ma di cosa stiamo parlando, siamo pazzi? Che mostruosità è, proviene direttamente dall’inferno!? In caso di attacco nucleare indovinate un po’ qual è l’unico essere vivente che sopravviverebbe senza manco avere un fremito delle antenne? esatto, le blatte! ma cosa sono, ma perchè sono, com’è possibile che esistano esseri così indistruttibili? persino berlusconi a un certo punto si è dovuto piegare alle leggi naturali, loro no! loro non si piegano, loro le creano le leggi dell’universo!

Poi penso a tutte le volte in cui ho cenato dal Batterino, a tutte le volte in cui ho usato gli utensili (per fortuna poche, mica so cucinare), e per poco non schiatto lì secca secca sul pavimento.

E poi un altro pensiero mi attraversa: e il Batterino? Cosa faccio con lui? Lo disinfetto? Avrà toccato una blatta? E’ contagioso? Lo abbatto per porre fine alle sue sofferenze prima ancora che inizino? 

Lo lascio, non vedo alternative. 

Lui intanto cercava di mantenere calma e sangue freddo ma col cazzo che mantengo calma e sangue freddo, mica sono Luca Dirisio. Qua c’è blatta e sangue freddo.
Ho cominciato a spruzzare all’impazzata ventidue prodotti diversi, incluso il mio termoprotettore dei capelli e la schiuma da barba del Batterino.

Ora non dormo da notti e notti. Passo le ore costruendo barricate, sigillando cassetti, svuotando il frigo e poi rimettendo le cose a posto senza alcuna ragione logica. Ogni scricchiolio potrebbe essere una zampetta, ogni sogno finisce con me e una blatta a cena insieme: il signor Blatta in smoking a raccontarmi con accento veneto di come una volta abbia vissuto per un mese nella casa di George Clooney nascosto sotto al mobile della sala. 

Ah, ovviamente il Batterino è stato subito rinominato Blatterino. 

Ora se penso all’inferno me lo immagino popolato da blatte, ma penso che anche Satana avrebbe paura di loro per questo sono immortali. Non le vuole manco lui laggiù.

E niente ragazzi, questa è la situazione. 

Ora mi sono finalmente data una calmata, ho addirittura dormito mezz’ora ieri notte, e vedremo come risolvere questo problema.

Che poi stavo pensando… Infestante, orrido, pieno di malattie: non è che la blatta sono io?

Spelacchiati miei questa volta non vi chiedo consigli perché voglio sperare che nessuno di voi abbia avuto un problema simile. Al massimo potete farmi una donazione, perché a breve non avrò più una dimora. 
Però vi chiedo: quali sono le vostre blatte, ovvero cose che vi hanno traumatizzati o che vi spaventano? Clown? Ragni? Zucchine alla parmigiana, che digerisci dopo circa tre mesi?

Hasta la pastaaaaa!

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Ciance sparse: qualcuno mi spieghi cos’è uno skibidipoppi o chiami un esorcista.

Ragazzi, fermi tutti, sono traumatizzata. Inizio in medias res questo post, come le persone serie.
Ho provato a usare Tiktok. O meglio, a imparare ad usarlo.
Mi sono detta “dai Sara, sei ancora vagamente giovane, hai un blog, forse dovresti avere una vita social ogni tanto.
É da tre giorni che sono seduta in un angolo della mia stanza a dondolarmi avanti e indietro tenendomi le ginocchia mentre fisso il vuoto.

Volevo fare un’oculata analisi di mercato, capire i meccanismi che si celano dietro gli algoritmi, avevo addirittura indossato gli occhiali per sembrare più intelligente al mio telefono… Poi ho aperto i tiktok.
Che cazzo significa “skibidipoppi”?! perchè la gente lo urla dopo aver fatto cose strane per poi gridare “forza napoliiiii”?!
Cosa sono le strawberry nails!?!
Perchè vedo gente mettersi dello scotch in faccia tipo maschera di hannibal lecter promettendo che questo scolpirà i loro connotati come se fosse passato Michelangelo buonarroti?

Ma non è solo questo. Io li vedo, nella vita vera. 
Maledetto chiunque abbia inventato i brainrot, che io ancora non capisco cosa siano e perché sono.
Vogliamo spingere i bambini all’uso precoce di droghe? Capisco, però c’erano metodi meno fastidiosi credo.
Frappuccina trottolina? Schiribizzo ballerino? E perché non c’è coglioncello imbecillino?

Ma non è finita qui. Io scorrevo video a caso e c’erano persone che si passavano patate crude sulla faccia dicendo di star facendo skincare, ragazzi che, dopo aver creato un’aspettativa che manco per l’uscita dell’ultimo film del Signore Degli Anelli, aprivano pacchi vuoti, altri che indossano fieramente le scarpe senza calzini, gente che ammiccava alla telecamera mentre in sottofondo c’era una tizia che con accento spagnoleggiante dice “dame un grrrr! Un che? un grrrr”… 

Ma guarda, se vuoi ti dò il numero della neuropsichiatria, piuttosto.

Non so regà, qualcuno mi illumini d’immenso: cosa non riesco a cogliere di tutto questo? Qual è il fascino intrinseco che mi sfugge?
E poi questo nuovo linguaggio. Questi fonemi che usano i ragazzi di oggi
Io mi reputo una persona mediamente scolarizzata ma a volte dò ripetizioni ai marmocchi e loro mi sciorinano parole mai sentite prima.
Cosa diamine significa “rizz”? Cos’è, il suono che fa un’ape sotto acidi?
No cap”? Eh? Ma sei deficiente?  A quanto pare vuol dire “lo giuro”. ma allora dì lo giuro, no!?
E “delulu”? Cos’è, una tribù africana? No, significa “delusional”, cioè che ti stai illudendo tu di qualcosa che non succede davvero. Ma cosa cazzo significa?

Boh io chiedo l’aiuto da casa, ma non del pubblico: di un esorcista. Qualcuno vada da queste genti agitandogli un dizionario della Crusca davanti: cominceranno a dimenarsi e sbavare. 

A un certo punto, imperterrita e testarda come un’iguanodonte del deserto, mi sono detta “dai Sara, prova a usare queste nuove conoscenze.
E allora sono andata da uno dei miei marmocchi e gli ho detto “Yo, bro, questa roba è slay, no cap.” E per non far mancare niente l’ho guardato e ho aggiunto “Grrrrr!”
Mi ha fissata come se fossi un escremento di cane sul marciapiede.
Non contenta ho cercato “gyatt” su Google.
Ho letto.
Ho chiuso il computer.
Mi sono arrotolata in un plaid di lana nonostante i centosette gradi.
Ho pianto.

Alla fine ragazzi sono giunta alla triste verità: sono diventata quello che odiavo.

Sono passata da persona cretina ad adulta, una trasformazione che pensavo non sarebbe mai avvenuta.

Ormai ho trent’anni, il mio ruolo sociale non è stare al passo coi tempi ma mettermi in un bar, nella penombra, con un bianchino costantemente in mano e parlare di come si stava meglio quando si stava su MSN e si mandavano i trilli col suono della chitarra elettrica, o quando pagavi per avere Virgola Il Gattino come suoneria del cellulare. Quando abbreviavi le parole non perché eri decerebrato ma per pagare meno i messaggi che se no sarebbero stati divisi in due. 
Sono entrata in quella fase della vita.
Quella in cui vengo chiamata “signora” dai ragazzini e poi attacco loro i pipponi su quanto siano fortunati ad essere giovini ed avere il mondo in mano. Dico cose come “il mondo è la tua ostrica”. 

Spero che qualcuno di loro prima o poi mi schiaffeggi.
Sono diventata quello che odiavo.
Scusate, persone che ho detestato o compatito: ora vi capisco. Faccio parte del club anche io, noi che i giovini non li capiamo ma un po’ li schifiamo e un po’… li invidiamo.


Dai, vi prego, raccontatemi qual è stato il momento esatto in cui vi siete accorti che non capivate più niente dei giovani.
Anche voi siete stati travolti da uno slang assurdo, avete temuto di essere boomer a 28 anni, o avete detto “yo bro” a un bambino e lui vi ha guardato come se foste un sacco della differenziata?
Raccontatemelo nei commenti. Così piangiamo insieme. Con i fazzoletti di stoffa, da anziani.

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Ciance sparse: Scarpe a forma di trota e altre idee discutibili per la mia migliore amica.

ALLORA SPELACCHIATI ALLARME ROSSO, TUTTI IN COPERTA, NON SO QUALE COPERTA PRENDETE LA PRIMA TRAPUNTA CHE VI CAPITI, ALLARME ROSSO, GIALLO, VIOLA, NON SO AIUTOOOO

Cosa sta accadendo? Accade che la persona che sta scrivendo questo post è deficiente, ma non deficiente normale, deficiente deficiente, come i personaggi dei film horror che sentono un rumore e vanno uno alla volta a controllare nel seminterrato cosa sia stato.
MA COSA VUOI CHE SIA STATO, STANNO PER FARTI A BRANDELLI, CRETINO!

Respiro, scusate.
Domani è il compleanno della mia migliore amica, e io non ho il regalo.
Zero.
Nada.
Nadal.

La situazione è questa da quasi due settimane ormai: centoventotto schede aperte sul pc, pagine su pagine aperte: alcune con vestiti, altre con scarpe, per non parlare di videogames, profumi, trucchi, un cero da chiesa con sopra Jared Leto, gli insulti da colorare, una maglietta autografata da DiCaprio, una capra tibetana da compagnia, un formicaio verticale… Tutto. Ho pensato di tutto.

“Troppo caro” “Troppo banale” “Troppo impersonale” “Troppo troppo” 

E sto andando avanti così da giorni e giorni pensando baldanzosamente tra me e me “massì, ho tempo per schiarirmi le idee” 

NO NON E’ VERO IL TEMPO NON C’E’ NON ESISTE E’ UN’ILLUSIONEEE! TRA MENO DI VENTIQUATTR’ORE SARò A CASA SUA A MANI VUOTE COME UN INVERTEBRATOOOO! SONO UN GAMBERETTO SENZA SPINA DORSALEEEE

Le prendo un asino del Guatemala? Un’iguana barbuta? Una gift card da qualunque parte basta che gifti
Boh.
Chissà.
Chi può dirlo.
Assistere a una mia crisi non è già un regalo abbastanza importante? Mi sa di no, considerando che succede una volta al mese da dieci anni a questa parte.

Delle scarpe a forma di trota? Secondo me sarebbero carine.🐟
Un calendario di sexy polli? Solo galli. Sexy. Io lo vorrei.
Un DVD rimasterizzato con l’etichetta “i tuoi momenti migliori!” ma in realtà appare soltanto una gallina che scivola sul ghiaccio in loop per un’ora? 🐔
Un ramarro autografato? (Da me, sulla coda?)

Come biglietto domani le porto uno screen del mio conto in banca con sotto scritto “ecco perché non hai ancora un regalo. Ti voglio poveramente bene.
Cosa le porterò domani quando arriverò a casa sua per cena?
Me stessa impacchettata? Un regalo raccapricciante.
Un guanto con cui schiaffeggiarmi? Possibile.
Una platessa. Morta. Che mi rappresenti: viscida, inutile e fuori contesto.

Oppure arrivo lì e comincio a contare. Alla fine le dico “Scusa, è il pensiero che conta. Io sono il pensiero. E sto contando.”

Se avete dei consigli spelacchiati ragazzi vi mando una platessa a casa. 

Voi come ve la cavate con i regali? Li prendete con mille anni di anticipo? Arrivate all’ultimo? Date buca perché non avete preso niente? Narratemi aneddoti su doni finiti male (o bene, così mi torna un po’ di speranza).

Hasta la pastaaaaa, vado a capire se posso ordinare un capibara da combattimento con consegna super veloce.

(Ps: immagini create dall’AI con medio-basso livello di impegno: bocciate o promosse?)

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Ritorni strampalati: Ciance sparse, visita dal chiropratico. Spoiler, 800 euro per saltellare su un gomito…non ho capito un ca.

Buonasera miei cari Spelacchiati e Spelacchiate, se ce n’è ancora qualcuno all’ascolto 💜

Oggi vi racconto della mia mistica esperienza dal chiropratico, ovvero quell’essere mitologico metà fisioterapista e metà persona pazza che incontri in stazione intenta a urlare contro un piccione.
Le percentuali potrebbero essere variabili.
Allora.

(Disclarimer: abbiate pazienza, ma io che sono iper razionale in ogni cosa faccio fatica a credere in medicina non tradizionale. E’ un mio limite, ne prendo atto, ne sono conscia.
Sono pronta a provare e ricredermi su ogni cosa, ma questo incontro del terzo tipo non ha aiutato il mio vile scetticismo cronico. Non ce l’ho con chiropratici, pratici, non pratici, chiri, non chiri e non escludo l’idea di riprovare in futuro.)

Io non sapevo bene cosa aspettarmi quando sono andata dal chiropratico per la prima seduta, mi aspettavo di scricchiolare come le scale di mia nonna quando ci poggi sopra un mignolo, mi aspettavo di essere stritolata da un boa costrictor versione umana, di fare CRICK CRACK come un grissino che si spezza quando tocchi qualunque tonno che non sia Riomare.

Mi ci sono recata spinta dalla speranza di trovare sollievo per dei dolori cronici alla spalla destra, visto che sono millenni che vado a fare fisioterapia due volte al mese ma mi ritrovo comunque rannicchiata in un angolo a imprecare senza sosta per il dolore. E sempre più povera, tipo sul lastrico. Una scena deprecabile, credetemi. Divento anche di umore mesto e mefitico, avere a che fare con me quando ho male alla spalla credo sia un’esperienza mistica molto simile all’incontrare Satana. O Netanyahu.

Entro nello studio, mi accoglie con un sorriso rassicurante e uno sguardo da “tra poco ti allineo pure le reincarnazioni passate, ti sistemo pure le colpe karmike dei tuoi antenati”.
Comincia il check-up: “Metti la mano destra sulla gamba sinistra, ora alza il braccio sinistro, adesso la gamba destra, il piede sinistro, saltella su un gomito e portami un caffè. Ora spingi in su con il piede, intanto mano destra sullo sterno mentre con l’indice sinistro ti gratti il mento e con il medio- no, non fare quel gesto, mettilo sul gomito. L’altro gomito, così ti dislochi un’articolazione, cretina.”
Io obbedisco, anche se a metà visita ho iniziato a chiedermi che cosa stracazzo stessi facendo io, donna di trent’anni, a fare movimenti apparentemente inutili mentre lui mi parlava di flussi di forza ed energia. Cioè, in base a dove io mettessi gli arti sarebbe cambiato il mio flusso energetico e di conseguenza la mia forza muscolare.
… Meglio che no comment, perché, se comment, brutto comment.

E questa è stata la visita, signori e signore. Il tutto si è concluso con lui che dava del pazzo al mio neurochirurgo, mi ha detto che sono un po’ sghimbescia, mi ha prescritto delle RX e ha decretato che tutti i miei problemi partono dalla dura madre.

A parte che dura madre sarà tua madre, signor Chiropratico.

Ha promesso di rimettermi come nuova in sole dieci sedute. E guarda che fortuna, lui “vende” pacchetti di dieci sedute al modico prezzo di 800 euro, ma se le pago tutte in anticipo mi fa lo sconto del 10%.
… Mi sto sforzando molto di non essere maleducata, Spelacchiati, perché hanno eletto da poco il Papa e non voglio partire con il piede sbagliato.
Infine mi ha fatto un discorso su quanto sia importante allenare i due emisferi del cervello, soprattutto per me, e come si può fare secondo voi? Ascoltando musica jazz dall’orecchio sinistro e goth metal dal destro. Giuro. Se non era goth metal era tekno punk.

“Mi sembri un po’ scettica, devi credere in questo tipo di medicina se vuoi che faccia effetto.”
Ma scusami, quindi se io non credo negli antiepilettici posso evitare di prenderli? Funziona come per le fate? Se ci credi bene, se non ci credi muoiono?
Secondo me non è proprio così ma se vuole proviamo, io stasera non prendo i miei farmaci: scommetto ottocento euro che mi trova a terra con le convulsioni e la bava alla bocca come la bambina di L’Esorcista.

Sinceramente, mi sento un po’ presa per il… coccige.

E voi miei cari Spelacchiati come state?
Beh regà, mi sembra di essere tornata un po’ alla grande con le mie incredibili avventure. Ma vi prego, vi supplico, ditemi: c’è un chiropratico tra voi? Avete mai fatto sedute di questo tipo? Ma soprattutto, FUNZIONA?! Avete mai fatto visite per le quali inizialmente eravate scettici e poi vi siete ricreduti su tutta la linea? E soprattutto, che faccio, spendo ‘sti 800 euro e non mangio per tre settimane o vedo di spenderli in fisioterapia e borse in finta pelle che mi danno più soddisfazione del sentirmi insultare la dura madre?

Detto ciò ragazzi vi saluto, e se c’è ancora qualcuno disposto a leggere degli scleri ho qualche post pronto da pubblicare nei prossimi giorni. Mi piacerebbe tornare finalmente con costanza 💜
Hasta la pastaaaaaaaa