Buonasera miei cari Spelacchiati e Spelacchiate, se ce n’è ancora qualcuno all’ascolto 💜
Oggi vi racconto della mia mistica esperienza dal chiropratico, ovvero quell’essere mitologico metà fisioterapista e metà persona pazza che incontri in stazione intenta a urlare contro un piccione.
Le percentuali potrebbero essere variabili.
Allora.
(Disclarimer: abbiate pazienza, ma io che sono iper razionale in ogni cosa faccio fatica a credere in medicina non tradizionale. E’ un mio limite, ne prendo atto, ne sono conscia.
Sono pronta a provare e ricredermi su ogni cosa, ma questo incontro del terzo tipo non ha aiutato il mio vile scetticismo cronico. Non ce l’ho con chiropratici, pratici, non pratici, chiri, non chiri e non escludo l’idea di riprovare in futuro.)
Io non sapevo bene cosa aspettarmi quando sono andata dal chiropratico per la prima seduta, mi aspettavo di scricchiolare come le scale di mia nonna quando ci poggi sopra un mignolo, mi aspettavo di essere stritolata da un boa costrictor versione umana, di fare CRICK CRACK come un grissino che si spezza quando tocchi qualunque tonno che non sia Riomare.
Mi ci sono recata spinta dalla speranza di trovare sollievo per dei dolori cronici alla spalla destra, visto che sono millenni che vado a fare fisioterapia due volte al mese ma mi ritrovo comunque rannicchiata in un angolo a imprecare senza sosta per il dolore. E sempre più povera, tipo sul lastrico. Una scena deprecabile, credetemi. Divento anche di umore mesto e mefitico, avere a che fare con me quando ho male alla spalla credo sia un’esperienza mistica molto simile all’incontrare Satana. O Netanyahu.
Entro nello studio, mi accoglie con un sorriso rassicurante e uno sguardo da “tra poco ti allineo pure le reincarnazioni passate, ti sistemo pure le colpe karmike dei tuoi antenati”.
Comincia il check-up: “Metti la mano destra sulla gamba sinistra, ora alza il braccio sinistro, adesso la gamba destra, il piede sinistro, saltella su un gomito e portami un caffè. Ora spingi in su con il piede, intanto mano destra sullo sterno mentre con l’indice sinistro ti gratti il mento e con il medio- no, non fare quel gesto, mettilo sul gomito. L’altro gomito, così ti dislochi un’articolazione, cretina.”
Io obbedisco, anche se a metà visita ho iniziato a chiedermi che cosa stracazzo stessi facendo io, donna di trent’anni, a fare movimenti apparentemente inutili mentre lui mi parlava di flussi di forza ed energia. Cioè, in base a dove io mettessi gli arti sarebbe cambiato il mio flusso energetico e di conseguenza la mia forza muscolare.
… Meglio che no comment, perché, se comment, brutto comment.
E questa è stata la visita, signori e signore. Il tutto si è concluso con lui che dava del pazzo al mio neurochirurgo, mi ha detto che sono un po’ sghimbescia, mi ha prescritto delle RX e ha decretato che tutti i miei problemi partono dalla dura madre.
A parte che dura madre sarà tua madre, signor Chiropratico.
Ha promesso di rimettermi come nuova in sole dieci sedute. E guarda che fortuna, lui “vende” pacchetti di dieci sedute al modico prezzo di 800 euro, ma se le pago tutte in anticipo mi fa lo sconto del 10%.
… Mi sto sforzando molto di non essere maleducata, Spelacchiati, perché hanno eletto da poco il Papa e non voglio partire con il piede sbagliato.
Infine mi ha fatto un discorso su quanto sia importante allenare i due emisferi del cervello, soprattutto per me, e come si può fare secondo voi? Ascoltando musica jazz dall’orecchio sinistro e goth metal dal destro. Giuro. Se non era goth metal era tekno punk.
“Mi sembri un po’ scettica, devi credere in questo tipo di medicina se vuoi che faccia effetto.”
Ma scusami, quindi se io non credo negli antiepilettici posso evitare di prenderli? Funziona come per le fate? Se ci credi bene, se non ci credi muoiono?
Secondo me non è proprio così ma se vuole proviamo, io stasera non prendo i miei farmaci: scommetto ottocento euro che mi trova a terra con le convulsioni e la bava alla bocca come la bambina di L’Esorcista.
Sinceramente, mi sento un po’ presa per il… coccige.
E voi miei cari Spelacchiati come state?
Beh regà, mi sembra di essere tornata un po’ alla grande con le mie incredibili avventure. Ma vi prego, vi supplico, ditemi: c’è un chiropratico tra voi? Avete mai fatto sedute di questo tipo? Ma soprattutto, FUNZIONA?! Avete mai fatto visite per le quali inizialmente eravate scettici e poi vi siete ricreduti su tutta la linea? E soprattutto, che faccio, spendo ‘sti 800 euro e non mangio per tre settimane o vedo di spenderli in fisioterapia e borse in finta pelle che mi danno più soddisfazione del sentirmi insultare la dura madre?
Detto ciò ragazzi vi saluto, e se c’è ancora qualcuno disposto a leggere degli scleri ho qualche post pronto da pubblicare nei prossimi giorni. Mi piacerebbe tornare finalmente con costanza 💜
Hasta la pastaaaaaaaa
Tag: divertente
Ciance sparse: racconti di avventure epiche di insetti spericolati.
Il tutto nato da un incontro troppo ravvicinato con una cimice.
Immaginatevi questo bar, un posto semplice, carino, un po’ rozzo, in stile irish pub. Tutto in legno scuro: bancone, sgabelli, tavolini, sedie, panche… C’è pure un minuscolo camino in un angolo.
All’inizio fuori c’era stata un’insegna luminosa, ma la proprietaria, una coccinella di una certa età, tarchiata e tostissima di nome Lady Puntini, aveva dovuto toglierla perché tutti i clienti -mosche, zanzare, falene e simili- finivano con l’incantarsi lì fuori e non entrare a consumare.
Aveva dovuto togliere anche i distillatori per riempirsi da soli il bicchiere di gocce di sangue poichè un paio di zanzare e Rino “à Sanguisuga” -una zecca così tirchia che cerca di farsi offrire tutto da chiunque- era finito in collasso globulare, ovvero un globulo rosso di troppo gli era andato di traverso rischiando di stecchirlo.
Quella sera la porta si aprì e dai presenti si levarono urla di giubilio, applausi e fischi di approvazione: era entrato un signor cimice soprannominato Er Piuma, chiamato così perché era Er Più Matto: “E sono ancora quiii stronziii! Sopravvissuto anche stavoltaaaaa! Lady Puntini fammi una Puzza Colada!”.
“Allora, raccontaci! Cos’è successo?”
Er Piuma si appollaiò su uno sgabello e dopo un sorso del suo disgustoso drink cominciò a raccontare con aria solenne “Ero lì in bagno come mio solito, mi stavo sgranchendo le zampette camminando avanti e indietro sul muro. Tutto tranquillo, una giornata come tante. Poi a un certo punto entra lei, la più orrida creatura che io abbia mai visto. E’ la giovane umana della casa. Beh, giovane… Insomma, entra questa cosa disgustosa e si mette a lavarsi i capelli, io ero ancora lì a fare un po’ di camminata veloce per tenermi in forma. Solo che a un certo punto il vapore dell’acqua calda ha reso le pareti scivolose, e io ho cominciato a perdere la presa! L’immonda creatura sotto di me stava per cominciare ad asciugarsi i capelli quando io ho sentito la zampetta anteriore slittare, poi l’altra. Dovevo prendere una decisione: rischiare di cadere nella vasca piena d’acqua e morire annegato oppure… Passare alla storia.
E io ho scelto la gloria.
Mi sono lasciato cadere di schiena nel vuoto. Mi sono girato a mezz’aria con una manovra da fuori di testa e poi ho iniziato una picchiata da paura, ero un F-16. ero una saetta, ero il peggior incubo di ogni umano. Giù in picchiata, nel vuoto per almeno quaranta centrimeti ragazzi, non scherzo, giuro su mia madre… Pace alla corazza sua. Traiettoria perfetta.
SBANG! Capelli ovunque, un urlo isterico, panico totale. Ho fatto il delirio, regà, er panico. Poi qualcosa di enorme mi ha colpito: una mano! Ho chiuso gli occhi un istante e quello dopo ero di nuovo in aria, fuori controllo! L’ala destra era in avaria, quella sinistra si era incastrata, stavo perdendo quota troppo rapidamente… Sapevo che era questione di un attimo prima dell’impatto! Allora mi sono preparato: ho chiuso le ali, mi sono raggomitolato su me stesso. La collisione con il pavimento è stata dura, durissima, quasi letale, ma sapevo di non avere tempo: l’umanoide avrebbe potuto spiaccicarmi con una scarpa da lì a un secondo quindi senza neanche guardarmi intorno ho cominciato a strisciare via, un millimetro alla volta, per chilometri, ero nella linea nemica! Sono sgusciato dietro al water e ho aspettato, pronto a esalare il mio ultimo puzzo… Ma il colpo non è arrivato. L’umana non mi stava dando la caccia, era scappata a gambe levate! Ma sapevo di non poter ancora considerarmi salvo, sarebbe potuta tornare con i rinforzi, con un’ammazza mosche o peggio ancora uno spray insetticida. Allora mi sono inerpicato sulla parete fino a raggiungere la finestra… E sono qua, stronzi!”
Un silenzio sconvolto accolse il racconto e venne interrotto soltanto dal fastidioso “fzz fzz” di Gloria Abbagliante, un’anziana falena sciroccata. Poverina… si era bruciata le antenne contro una lampada troppo calda quando era ancora giovane. Non era più tornata come prima.
Saveria Briciola, un’anziana formica rossa annuì teatralmente “Io una volta sono rimasta intrappolata in una maglietta.
So cosa significa l’oscurità. So cosa significa la disperazione. Le ho provate. Le ho vissute.
E so cosa significa essere scaraventati via cun un urlo alle sei di mattina e finire in una goccia di rugiada.”
Poi prese la parola Tony Rimbalzo, un grillo verde completamente matto in culo. Prendere il brevetto di salto gli aveva dato alla testa.
Cominciò a parlare con il suo accento bizzarro e strascicato, tipico dei grilli benestanti, e ammiccò ad un paio di giovani locuste sedute sul divanetto “Io me ne stavo lì, sul davanzale, con Celine Grillon, Jack lo Stridulo e Chirpez quando… l’ho vista. Io non volevo, giuro. Ma il richiamo del brivido era troppo forte, per uno spericolato come me… D’altronde la vita è una sola, va vissuta fino in fondo. Meglio morire rapidamente spiaccicato da una ciabatta che avvelenato lentamente col Vape… Beh insomma, ho visto quel piatto di insalata sul tavolo, ho visto l’umano che parlava distratto… e ho saltato. BOOM! A gambe tese, tutte e sei, sono atterrato dritto dritto in mezzo al pomodoro. Gli umani hanno urlato, una scena meravigliosa! Mi hanno lanciato contro delle posate, ho schivato tutto quanto, poi ho saltato di nuovo. Stavolta ho centrato un bicchiere, sono quasi affogato, poi io odio la Fanta…” le giovani locuste ridacchiano “allora ho cominciato a tossire all’impazzata mentre il bicchiere si rovesciava, sono atterrato sulla tovaglia, intorno a me ormai regnava il caos e ho pensato “è arrivato il mio momento, lo accetto.” Poi il colpo di scena: la nonna umana ha detto ‘Ma che schifo, buttatelo fuori! E non fate ‘ste scene per un insetto, eccheccazzo.’. Sono stato scaraventato in giardino. Ne è valsa la pena, ragazzi. Ne è valsa la pena.”
Un ragno nell’angolo stava fumando una pipa reggendola con una zampa mentre con le altre continuava a tessersi uno scialle; era Ruggero Ottomano, un grosso ragnone nero e peloso assuefatto alla nicotina e al tabacco. Aveva l’aria molto vecchia ma i suoi innumerevoli occhi erano vispi e lucenti, anche se una benda con un teschio sopra gli copriva uno dei tanti occhi. Anche una delle sue zampe era storta e malridotta.
“Hanno cercato di uccidermi tante, tante volte…” iniziò con voce bassa e tenebrosa.
Nino, un giovanissimo moscerino squilibrato con attacchi d’ansia e ipocondriaco, lo guardava con aria di venerazione “E’ vero che tu odi gli umani?
“Odiarli? L’odio è per i giovani, per gli incauti, per gli stolti… Io non odio. Io provo solo rancore e sete di vendetta.”
Un brivido percorse tutti quanti.
“Anni fa me ne stavo in una bella casa in campagna. Gli umani erano tranquilli, io vivevo una vita pacifica con loro, me ne stavo in un angolo dietro l’armadio e loro mi lasciavano stare lì. Ci tolleravamo vicendevolmente. Ogni tanto ci scambiavamo un cenno di saluto. Una notte però… Avevo fame. Volevo controllare se sotto al letto ci fosse una carcassa di qualche stupida mosca -non guardarmi così, Al Moschino, non siete la specie più brillante e lo sai anche tu- quindi ho cominciato a calarmi dal mio filo, un pochino alla volta, con grazia ed eleganza, ero il re dell’aria. Stavo per atterrare morbidamente sulla coperta quando lei mi ha visto e ha fatto un singulto: mi ha fissato per un istante lunghissimo, e io ho fissato lei. Dicono che se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà te: è ciò che è successo. Non ho avuto tempo di spiegarle che volevo solo mangiarmi una mosca secca, ha cominciato a urlare come una pazza. Ho cercato di battere in ritirata, stavo risalendo rapidamente sul mio filo ma lei ha lanciato un cuscino: il filo si è spezzato. Sono atterrato sul suo cellulare. Ha urlato ancora di più. Sono rotolato giù dal letto, lei ha cercato di lanciarmi una ciabatta puzzolente ma mi ha mancato. Anche lei è sulla mia lista nera.”
Nino lo guardava con gli occhietti spalancati “E come pensi di vendicarti?”
“Renderò la loro vita un inferno. Lei sta cucinando? Corro vicino ai fornelli. E’ al telefono? Mi arrampico sulla gamba del tavolo. Sta per mettere il cellulare in carica? Sbuco da dietro al comodino. Prima o poi riuscirà ad ammazzarmi, ma solo con la morte considererò compiuta la mia vendetta.”
*
Insomma Spelacchiati miei, una cimice mi ha assalita mentre mi lavavo la capoccia, sono rimasta traumatizzata e questo è ciò che la mia mente malsana ha partorito. Mi sono divertita molto a scrivere questa cosa e penso potrei andare avanti per sempre a narrare aneddoti insettosi dal punto di vista degli insetti.
E voi come state? Come state vivendo l’arrivo della primavera, del caldino, delle belle giornate e di quelle creature immonde chiamate cimici?
Sara per il sociale: se trovate insetti vari abbiate la pietà di cercare di acchiapparli e buttarli fuori di casa. Non serve ammazzarli. Non fanno niente di male. Se dovessimo spiaccicare qualunque essere insulso e bruttino io sarei la prima della lista a finire a zampe all’aria, e gli insetti servono sicuramente più di me. Fate i bravi!
Hasta la pastaaaaaa
Ciance sparse: isteria capodannesca.
Bene, siamo a quel momento dell’anno.
Quel momento in cui la domanda aleggia nell’aria, è sulla bocca di tutti, è un sussurro trasportato dal vento: “Che diamine fai a Capodanno?”
Niente, non faccio niente, mi dovete lasciare in pace, me ne starò a casa a fare il massaggio cardiaco al mio cane che rischierà la vita almeno sette volte, okay?!
“Mah, guarda, non so ancora, devo vagliare alternative, valutare, scegliere…”
MA NON E’ VERO NIENTE, E’ UNA MENZOGNA, IL PIANO E’ STARE A CASA A BERE UN BICCHIERE DI VINO ALLE NOVE E ANDARE A DORMIRE ALLE DIECI, OKAY!? MAGARI A UN CERTO PUNTO DELLA SERATA MI SCHIARIRO’ ADDIRITTURA I BAFFETTI CON LA CREMA, NON SO ANCORAAAA
Anche se un po’ mi scoccia stare a casa perché ogni anno durante i saldi compro un vestito succinto giustificandomi con me stessa dicendo “questo lo metto sicuramente a Capodanno!”.
Poi arriva Capodanno, lo provo, e mi esce una tetta da una parte, perdo tutte le paillettes e mi accorgo che mi arriva più o meno all’ombelico dando a tutti una visione piuttosto raccapricciante della mia zona pubica, probabilmente non depilata. Perché chi cazzo c’ha voglia di depilarsi, fa freddo, la pelliccia mi tiene al caldo.
E poi mi è capitato di andare a quelle maledette cene in cui “ognuno porta qualcosa, ihihihih”
NOOOO IO NON PORTO UN CAZZOOOOO NON SO CUCINARE, NON CUCINO MAI, SU TRECENTOSESSANTACINQUE GIORNI IO CUCINO SOLO TRE VOLTE, QUANDO MI FACCIO I NUGGETS DELL’ESSELUNGA! NON VI PORTO UN CAZZOOOOO PIUTTOSTO VI DO’ TUTTI I MIEI SOLDI MA PER L’AMOR DI DIO NON COSTRINGETEMI A METTERMI AI FORNELLI CHE MI VIENE PURE L’ANSIA DA PRESTAZIONE E RISCHIO DI DAR FUOCO PURE AL GATTOOOOO!
“Massì, Sara tranquilla, basta una torta salata!”
MA CHE CAZZO E’ UNA TORTA SALATAAAAA STAI ZITTOOOOO! FALLA TU UNA TORTA SALATA, E’ UN OSSIMORO, COSA STRACAZZO DICI
“Un’insalata di pasta?”
MA LO FAI APPOSTA O COSA, TI SPACCO IL MUSO, O E’ UN’INSALATA O E’ UNA PASTA!CHE CAZZO CI METTO, LE FOGLIE DI ICEBERG?! SEI UN RUMINANTE PER CASO? HAI DUE STOMACI COME LE PECORE?!
“…Vuoi portare quattro salatini?”
Dipende. Posso andare a comprarli già pronti?
“… Sarebbe più carino se li facessi tu… basta poco, una sfoglia e del prosciutto, li arrotoli-“
MA NON HAI CAPITO, IO NON ARROTOLO NIENTEEEE COSA STAI DICENDO, TU SEI UN PAZZO, UN FOLLE VISIONARIO!
“E se ti occupassi del beveraggio? Sai, qualche bottiglia di analcolici e qualche birra…”
Mmh. Questo forse posso farlo. Devo andare a qualche fonte a prendere l’acqua? Devo ammostare io il luppolo?
“No, no, vai e compri le bottiglie.”
“Eh, va bene.”
MA NON VA BENE UN CAZZOOOO PERCHE’ POI MI RITROVO Lì COME UNA TROTTOLA IMPAZZITA E NON SO COSA COMPRARE! IL THE’, IL THE’, VA BENE QUELLO DELLA COOP O FACCIO LA FIGURA DELLA PEZZENTONA!? DEVO PRENDERE IL SAN BENEDETTO? VOLETE I BRICCHI DI ESTATHE’?! CHE CAZZO DI SPUMANTE PIGLIO, QUELLO DA DUE EURO CHE SARA’ SPUTO E ACQUA O QUELLO DA TRENTOTTO EURO E MI GIOCO LA TREDICESIMA!?
E POI, QUALCUNO BEVE IL CHINOTTO? E SOPRATTUTTO, COSA CAZZO E’ IL CHINOTTO?!
Poi si arriva lì alla festa, ci si guarda nelle palle degli occhi per tre ore, c’è chi si appisola sul pavimento, chi sulla poltrona, si cerca di fare qualche gioco da tavolo ma ovviamente nessuno ci capisce un cazzo delle regole -anche perché poi le legge le regole, “si capisce giocando!”- arrivano le undici e mezza, le undici e quarantacinque, le undici e cinquantotto e poi nessuno si rende conto che scatta la mezzanotte quindi brindiamo alle 00.11 perdendo il senso della serata e mi ritrovo il telefono che vibra ininterrottamente perché c’è chi è così pazzo da stare lì attaccato al cellulare a mandarmi gli auguri, ma cosa fai ma perché, ma sei scemo? cosa mi mandi gli auguri a mezzanotte, cioè tu il 31 di dicembre alle 00:00 pensi a me?! ma cosa è andato storto nella tua esistenza!?
E poi basta, non si sa come si fanno le quattro del pomeriggio dopo, la gente si accorge di non essere andata a lavoro, non aver ripreso i figli dai nonni, scatta il panico, fuggi fuggi generale e il padrone di casa si ritrova miserabilmente a dover pulire tutto.
Bello il Capodanno, mi piace tanto.
Vado a cercare su Google come si fa una torta salata, ciao.
Buon anno, Spelacchiati.
Gente che sclera: marmocchi a ripetizioni, genitori edition
Argh, ergh, irgh, orgh e anche urgh.
Si percepisce il mio scompiglio interiore? Sono tutta un acciacco e in più penso di aver raggiunto un record mondiale: sono la donna più rifiutata al mondo.
Dovevo andare al cinema con un ragazzo, ci stavamo mettendo d’accordo per il giorno e…Puf! Scomparso. Dissolto nell’aere. Sparito dalla faccia della terra come Renzi negli ultimi tempi.
Posso dire una cosa? Una sola.
Mavvaaaaaffanculo!
Bastava dire di no al cinema e amici come prima, cos’è questa maturità da duenne?
Mah.
Ho capito, devo appendere la vagina al chiodo, io e il genere maschile non siamo compatibili.
Ma passiamo al punto di questo post, ovvero parlare (male) dei genitori dei marmocchi a cui do ripetizioni, avere a che fare con loro è piacevole quasi quanto darsi una martellata sull’alluce.
La mamma gufo
Lei ci fissa.
Tutto il tempo, come in un film horror.
Io e il marmocchio siamo in camera a fare lezione e lei si siede sul letto, immobile, apparentemente in stato vegetativo.
Stato vegetativo-comatoso che però dura più o meno due minuti, dopodiché comincia “Pargoletto, stai seduto bene.” “Pargoletto, ascolta, hai capito cos’ha detto?” “Pargoletto, se hai domande fagliele” “Pargoletto, fai il bravo.”
“Signora, eccheccazzo, ci lascia lavurà?”
No.
Lei rimane lì, stoica, a dare ordini, chiedere cose, in poche parole a scassare la min-
“Signora, se ha da fare non c’è problema, ce la caviamo benissimo da soli…”
“No, no, così guardo cosa fa.”
Tre secondi dopo è di nuovo lì “Pargoletto, scrivi bene! Stai composto! Fai bene i calcoli!”
SIGNORA LA ACCOLTELLO SE NON SE NE VA, CHIARO?
La Mamma del Genio
Lei è orgogliosissima di suo figlio.
Che lui non sappia fare due più due è un insignificante dettaglio, secondo il suo parere suo figlio è un genio incompreso e siamo tutti dei mentecatti a non capirlo.
Lo ha iscritto a nuoto, karate, pianoforte, teatro, batteria, corso sciamano di rilassamento, preventivamente alla patente, potesse lo manderebbe sulla Luna.
“Eh sì lui sa fare tantissime cose, ha un sacco di passioni.”
Io la guardo.
Guardo il bambino.
Un mocciosino di otto anni che ha come unico scopo nella vita giocare ai videogame, ha a malapena la capacità di camminare e respirare contemporaneamente e la verve di una spugna di mare.
Ovviamente è un piccolo saccente fastidiosissimo perché i suoi genitori l’hanno caricato come non so che roba, quindi lui guarda tutti dall’alto del suo metro e cinque e della sua genialità.
Ma se è così scaltro com’è che è insufficiente in tre materie?
“Eh, sono le maestre il problema…”
Sicuramente signora.
Sicuramente.
I genitori Pablo Escobar
Loro sono come il crimine: non pagano.
Mai.
“Eh te li do tutti insieme a fine mese!”
E a fine mese “La prossima volta!”
E così via finché non entro in modalità “esattore delle tasse” e gli sto addosso come un segugio.
Signora, cazzo, se per non darmi otto euro fugge pure in Messico abbiamo un problema. Che poi vivono nell’oro praticamente, credo abbiano un deposito come Paperon de Paperoni da qualche parte, è solo infinita tirchiaggine la loro.
Maledetti, sganciate i miei spicci che devo comprarmi un vodka tonic se no a vostro figlio insegno tutto sbagliato.
Il genitore incazzoso e incazzato
Storia molto recente.
“Sara, ha preso quattro!! Com’è possibile!!?!”
“Ehm, signora, mi avete chiamata il giorno prima della verifica con sei argomenti da fare, e sua figlia non brilla proprio di guizzo matematico… L’anno scorso eravamo riuscite ad evitare gli esami di riparazione perché ci vedevamo una volta a settimana, dovremmo fare così anche quest’anno per restare al passo col programma.”
Visualizza il messaggio.
Non risponde.
Non mi ha mai più chiamata.
Commento?
Mavvaaaaaffanculo pure te.
Santa pazienza… Che poi in effetti i marmocchietti mi danno anche qualche soddisfazione ogni tanto, tutti sempre promossi con bei voti grazie a moi anche se nessuno si prende la briga di riconoscere il mio merito. “Eh ma lui è bravo, è intelligente”.
Certo, non prende otto perché io rischio la sanità mentale a spiegargli le cose ogni settimana, figurati.
Mi raccomando, se siete genitori, non siate mamme gufo o padri Escobar, che poi ci scappano le botte.
Voi che dite, sono peggio i bambini o i genitori? Io sono indecisa, per non far torti a nessuno li odio indistintamente.
Scleri: La gente al supermercato deve morire
No, allora, qui sclero, preparatevi.
LA GENTE AL SUPERMERCATO, MA CHE CAZZO DI PROBLEMI HA?
Ma questi pensano che per prendere il carrello all’entrata devono lasciare i neuroni in cambio? Qualcuno può informarli che non funziona così, che quella poca materia grigia che hanno in testa se la devono tenere ben stretta perché se no gliela apro, quella testa di cavolino, a suon di schiaffi?
Ma andiamo con calma; entro all’esselunga e mi sembra di entrare in un formicaio.
Chi corre da una parte, chi dall’altra, persone che si urlano cose da una parte all’altra del supermercato, bambini che zigzagano qua e là fuori controllo, anziani che si mettono in formazione 4-4-2 per bloccare tutta la corsia… OOOOOOHHH!?!
Ma posso andare a fare la spesa e uscire isterica? Uno deve arrivare armato,
Quelli che abbandonano il carrello o il cestino nei punti più improponibili chiaramente con il solo scopo di rompere le balle a tutti, quelli che si fermano a chiacchierare occupando metà corsia così che se tu devi prendere qualcosa -e cerchi di farlo in modo educato- succede questo:
Persona Becera: “Eh sì perché il Giovannino si è lasciato con la Luisa, la Luisa figlia della Paola, hai presente?”
Tu, povero tapino: “Ehm, mi scusi, dovrei prendere…”
Persona Becera senza neanche guardarti, alzando per di più la voce: “E il mio cane oggi non voleva mangiare, le ho dato solo sette scatolette stamattina e a pranzo non voleva nulla, che strano!”
Tu: “Signora, mi perdoni, devo passare”
Persona Becera: “FRATELLI D’ITAAALIA L’ITAAALIA S’E DESTAAAA DELL’ELMO DI SCIPIOOOO S’E CINTAAA LA TESTAAA! “
Tu, ormai idrofobo, con la bava alla bocca e una crisi isterica in avvicinamento rapido: “SIGNORA, PORCA PUTTANA, PUO’ LEVARE QUELLA PORTAEREI DEL SUO CULO DA QUI CHE DEVO PRENDERE IL TONNO, ECCHECCAZZO?!”
E poi parte il coro di “ma i ragazzi di oggi come sono maleducati”…
Ma voi non avete visto niente, vecchi di fango che non siete altro. La maleducazione ve la tiro in testa sottoforma di lattine di lenticchie, belle pesanti.
Poi arrivi alla cassa dopo quello che è sembrato il viaggio della speranza, sei praticamente una persona nuova dopo questa esperienza, anni di terapia necessari dopo un’ora di supermercato… arrivi alla cassa, dicevo, e visto che sei una persona vagamente normale cerchi di essere gentile con la cassiera di turno (anche perché diciamocelo, il fatto che tutti i cassieri del mondo non abbiano ancora fatto strage nei posti di lavoro è davvero ammirevole, io al primo vecchio che mi contesta un prezzo prendo e faccio detonare l’edificio) quindi sorridi, saluti.
“Buongiorno, salve…”
“Ce l’hai la fidelity card? Eh?” e non è che te lo chiede, te lo abbaia. Ringhia, praticamente.
“No, l’ho lasciat-“
“E allora niente sconti.”
“Sì, lo so, non import-“
“NON SI LEGGE IL CODICE A BARRE QUI VAI A PRENDERNE UN ALTRO!”
E tu schizzi, un po’ terrorizzato un po’ scazzato, a prendere un altro yogurt zero zero zero sette grassi, bianco, dal sapore di cartapesta ma che almeno non ti fa ingrassare, e torni alla velocità della luce.
La cassiera ti fulmina, ti maledice, ti fucila con lo sguardo e ricomincia a passare i pezzi.
Tu allora piano piano ti schiarisci la voce e pigoli “Mi perdoni, vossignoria, potrebbe per cortesia, dall’alto del suo buoncuore darmi un sacchet-“
Non fai in tempo a finire che ti sbatte uno di quei sacchetti sottili come uno strato di epidermide sul muso.
“Sonoventisetteeuroessantaquattrocentesimi, midialemonetegiuste!”
“Ehm, scusi?”
Lo vedi, glielo leggi negli occhi che sta pensando a come bollirti vivo “Ventisette. Euro. E. Sessantaquattro. Centesimi.” scandisce come se fossi deficiente.
“Oh, sì. Ecco. Aspetti che guardo se ho la moneta…” e in quel momento, con la cassiera che ticchetta con le dita sul poggia-resto, andresti pure a rubare in chiesa pur di darle quei cazzo di sessantaquattro centesimi.
“…Non li ho, vanno bene settanta?”
Lei sbuffa. Digrigna i denti. Stringe i pugni, per poco non ti ammazza lì, in piedi dove sei. Potesse ti fucilerebbe.
Vergognandoti come un vermetto le passi quei settanta centesimi e lei si mette ad armeggiare con la moneta.
“Grazie mille, buona giornata” dici tu, che ormai vuoi solo uscire da quel girone infernale.
Lei non ti risponde. Non ti guarda. Ma dentro di te lo sai che ti sta mandando mentalmente affanculo.
Allora, Spelacchiatini miei, io al supermercato non voglio più metterci una zampetta. Neanche una. Neanche per mezzo istante.
Poi sia chiaro, io ho un profondissimo rispetto per tutti quelli che lavorano nei supermercati, dai magazzinieri agli scaffalisti ai cassieri, io uscirei di testa dopo dieci minuti ad avere a che fare con questo tipo di pubblico. Ma a volte mi hanno trattata proprio male i cassieri e sono abbastanza sicura sia successo a parecchia gente.
Quindi, spelacchiati e spelacchiate, narratemi tutte le vostre esperienze positive, negative, neutre, da cliente, da cassiera, da passante che avete vissuto al supermercato! Io sono tutta orecchie, come un elefante.
Ciciarando di elezioni.
Scrivo questo post praticamente spiaggiata come un balenottero sulla riva (tanto le dimensioni sono quelle) con la gastrite che ha deciso di tornare a farmi visita. 
Ho da fare ammenda: ho cercato di boicottare i miei nonni. Non volevo andassero a votare. Sì, lo so, siamo in democrazia, viva la democrazia, facciamo la hola per la democrazia… Ma che sangue del mio sangue oggi votasse per l’uomo con più plastica in faccia di Ken il fidanzato di Barbie mi sembrava inaccettabile.
“Nonna ma fa freddo, c’è il ghiaccio… Rischi di cadere. Di spappolarti di nuovo il gom
ito. Guarda che poi non vengo a farti le pulizie con te che mi aliti sul collo perché non ho usato il movimento rotatorio del polso per eliminare una macchia ma ho sfregato come una forsennata rigandoti il vetro del tavolino.”
Gliel’ho messa giù come se stessimo vivendo un remake di “The day after tomorrow“, ma niente, alla fine è andata. E’ una donna forte, se ne sbatte le natiche della neve, del freddo, del ghiaccio e delle mie minacce. Per il Berlu questo e altro.
Quindi io dico: possiamo fare in modo che dopo i sessant’anni si debba smettere di votare? No perché qui il Berlu, in Inghilterra la Brexit…. EBBASTA CON STI ESSERI BIANCHINI CHE PRENDONO DECISIONI PER UN FUTURO NON PROPRIO LOROOOO!
Okay mi calmo.
Lo so che ognuno ha le sue opinioni, che tutti cercano di votare quello che ritengono “il meglio” o se non altro “il meno peggio”, però possiamo ammettere collettivamente che gli anziani non hanno modo di informarsi come dovrebbero? Anche perché accendi la tele e c’è “Dalla vostra parte” con Belpietro che oltre adavere l’imparzialità di Emilio Fede e un’esemplare faccia da… cactus non fa altro che mandare servizi sugliimmigrati cattiwoni. Poi tra Berlu e Salvini io non sapevo più che canale guardare, ovunque girassi c’erano loro, temevo di trovarmeli anche nel letto. 
Le fake news non sanno cosa siano, sentono notizie a caso nei telegiornali e le danno per dannatamente vere, cose per sentito dire diventano la verità assoluta… Non è così che uno può votare consapevolmente.
Vaaa beh.
Mi prendo un attimo per chiedervi: ma a voi che i seggi sono nelle vostre vecchie scuole, non è venuto un brivido lungo la schiena solo varcando quella soglia? Io sono entrata e il mio primo pensiero è stato “non ho fatto i compiti!”.
Volevo farmi fare la giustificazione da mia mamma.
Comunque oggi ai seggi c’era un sacco di gente, non so se essere preoccupata o fiera di questa cosa. Dipende da cos’hanno votato.
Tra l’altro non so voi ma io ero super sospettosa. Guardavo tutti dritti in faccia con gli occhi ridotte a fessure cercando di leggergli negli occhi se era un nemico o un alleato. Un furfante o un amico. Uno di loro o uno di noi.
Volevo aspettare che votassero per poi prenderli per il bavero “quoque tu, fili mi?” con tutta la verve che guardare spettacoli teatrali possa avermi infuso.
Ovviamente sto a scherzà, non è questo lo spirito democratico che io tanto amo. Chiunque abbia votato, qualunque cosa abbia votato, ha fatto bene. Ricordatevi che c’è gente che è morta per darci oggi la possibilità di entrare in quelle cabine tenute su con sputo e buona volontà e di farci mettere una X segreta sul simboletto del nostro cuore.
Però cazzo, se ha vinto la destra vengo a prendervi uno a uno nelle vostre case e ve ne do tante, ma tante…
Sclerando male #Reversal, la fuga è solo l’inizio

Di solito cerco di essere quantomeno gentile verso le cose che non mi piacciono, ma stasera sono schizzata quindi mi lancio in un nuovo format, ovvero me che sclero e faccio spoiler a manetta.
“Reversal, la fuga è solo l’inizio” film di José Manuel Cravioto, di un genere imprecisato a metà tra l’horrido e il brutto, con un pizzico di idiotaggine acuta.
Parliamo di ottanta minuti di pellicola, di un’attrice che sembra Jennifer Lawrence e di un film che non ho capito dall’inizio alla fine.
Commento? Mah.
Eve è stata rapita e tenuta segretata per mesi e mesi in una stanzetta di mezzo metro per mezzo metro, legata con una catena al piede come i carcerati, costretta a guardare il video di Vincisalvini nostop.
A un certo punto lei trova un mattone, non si sa dove, non si sa come, non si sa perchè il suo carceriere (Chris) non se ne sia accorto visto che non c’è NULLA in quella stanza quindi non c’è modo in cui un mattone grosso quanto una nutria gli sia sfuggito. Ma qui sono tutti scemi, quindi non facciamoci domande.
Dunque Eve attende il momento giusto, si scaglia sul cattiwone e lo saccagna di botte, per poi incatenarlo e squagliarsela alla veloce.
Fine del film.
Non è vero, ma sarebbe stato molto meglio.
Lei scappa fuori dalla casa e si rende conto di essere in mezzo al nulla totale, però c’è un furgone parcheggiato lì. Torna dentro, cerca le chiavi e scopre delle foto che le fanno capire che ci sono molte altre ragazze incatenate come lei.
Quindi cosa fa? Torna dal tizio e si fa dare le chiavi?No.
Lo tramortisce e gliele ruba? No.
Lo uccide per gusto di vendetta e si mette a correre a piedi fino alla prima anima pia? NO.
SI FA LA DOCCIA.
Si fa la doccia e poi entra in modalità MCGyver e costruisce un guinzaglio con una corda e uno stecco della doccia, dunque torna da Chris, glielo mette e lo porta a spasso come me col mio cane, costringendolo a portarla dalle altre ragazze sparse per la città sperando che non faccia effettivamente come il mio cane che pesa quaranta chili e se vede un gatto mi disloca la spalla.
Avete già capito il problema di tutto questo? Riuscite a indovinare qual è, per TUTTO il film, il pensiero ricorrente in noi poveri spettatori?
“MA VUOI CHIAMARE LA STRACAZZO DI POLIZIA, ESSERE UMANO DOTATO DI UNA RARA STUPIDITA’?”
Ma no, lei non vuole. Eve è entrata in modalità Terminator e va di nascondiglio in nascondiglio a uccidere i cattiwoni e (cercare di) salvare le povere ragazze rapite. Solo che lei è una demente e non tiene conto di un cazzo quindi va da queste qui urlando “ora ti salvo, sei libera” senza pensare che tutti i traumi subiti potrebbero rendere il salvataggio difficoltoso.
C-R-E-T-I-N-A
Se pure il tuo carceriere mezzo morto ti sfotte perchè sei coglionazza direi che hai un problema, amica mia.

Io fossi in una di quelle che lei è andata a “salvare” andrei da Dio in persona (o in spirito?) e farei una formale protesta. Già ha vissuto l’inferno, deve pure beccarsi l’eroina con il quoziente intellettivo più basso del sistema solare?
Ma proseguiamo, così lei arriva dall’altra scema di guerra di questo film (non mi ricordo neanche il nome, per me si può chiamare Cretinissima 2) fatto sta che questa che stava per essere brutalmente stuprata da due ceffi che emanavano HIV da ogni poro e si comporta come se fosse stata in gita scolastica. Poi che Eve abbia ridotto il poltiglia quei due non l’ha turbata minimamente, mi sembra giusto. Chi non saltellerebbe come la capretta di Heidi intorno a una sconosciuta che sì, ha freddato due tizi che volevano farti molto male, ma merda, li ha sfracellati. Io un passo indietro e una crisi isterica li avrei avuto, ma forse sono solo ipersensibile.
Le due menti geniali si mettono di nuovo in marcia e trovano un covo di traffico di ragazze e ovviamente come se nulla fosse si aggirano per questo posto inquietante parlottando e ciciarando forti di avere una cazzo di pistola, perchè ovviamente dei trafficanti di esseri umani si faranno intimidire dalla tua pistola ad acqua, no, Eve? NO?
(Ma poi io sarò una buonista del perineo eh, ma se io persona normale che non ha mai ammazzato nessuno mi ritrovassi con un’accetta in mano e un malvagio che sta per uccidere un’altra tizia io non credo che il mio primo istinto da persona impanicata sarebbe quello di conficcargliela in testa. In una gamba magari, in un braccio pure, ma nel cranio, porco schifo, direi di no. Che orrore.)
La scena top è Eve che dice alla tizia “tu torna dentro e chiama la polizia” MA OOOOHHH MI PIGLI PER IL CULOOOO?
TU DICI A LEI DI CHIAMARE LA PULA?
TU???
TU CHE HAI PASSATO DIECI STAZIONI DI POLIZIA CON UN CAZZO DI STUPRATORE CARCERIERE IN MACCHINA, CHE LA PULA AVREBBE FATTO PARLARE IN QUATTRO E QUATTRO OTTO?
Ma vai a cagareeeeee
Ma poi con cosa cazzo la chiama la polizia? La forza del pensiero? Già che hai costruito un guinzaglio con lo sputo e la fantasia fabbrica anche un telefono con della ghiaia e del muco, no?
Comunque la lascia lì come una scema ad attendere il suo triste destino di persona stupida e lei procede il suo percorso completamente senza senso.
Sorvolando altre scene piuttosto del pene arriviamo alla fine con lei che arriva all’ultima casa e ci trova il suo super fidanzato.
‘Sto pezzo di sterco cerca di dirle “ma amore ti ho cercata ovunque, vieni qui, andiamocene” e lei per un poco non dice “okay ti lovvo tanto, andiamo a vivere nella nostra casetta in canadà con i fiori di lillà“.
E io quasi l’ho sperato, così sarebbe finita ancora legata come un cotechino. No davvero, se non avesse sentito dei rumori nella stanza a fianco sarebbe andata via con lui! Ma vedete che la demenza non ha mai fine? Ma ce la fai a fare due più due?
Grazie a dio scopre che c’è una ragazza legata al letto nella stanza di là e che quindi il suo boyfriend è un maledetto accalappiatore di ragazze da smerciare, quindi BANG BANG amigo, hasta la vista, te gusta la mangusta, lo fredda con una ventina di colpi di pistola.
Infine torna dal suo ex carceriere, ormai davvero mezzo muerto sul furgone.
“Quali sono state le sue ultime parole?” chiede lui, coglionazzo fino alla fine, con una certa cattiveria.
E noi scopriamo che le ultime parole di quella capra ambulante sono state un indirizzo: l’indirizzo di casa dell’aguzzino, con moglie e figlioletta ad aspettarlo. Ed Eve lo scarica lì, sul portico, come un sacco di patate.
Noi poi vediamo la moglie piangere disperatamente chiedendosi cosa sia successo al marito e finalmente capiamo cosa è successo di così terribile a Eve da renderla questa macchina assassina: sua sorella era stata rapita insieme a lei, ed è morta in quella cantina.
Il film finisce con la figlia di Chris che sta per chiudere la porta ed Eve che la ferma, facendo intendere che da lì a poco ci sarà uno spezzatino di bambina in pentola.
Basta, ho finito. Bell’idea, brutto film perchè le motivazioni di questa eroina improvvisata non si capiscono e quando si capiscono sono comunque troppo deboli per giustificare il macello che ha combinato per un’ora e mezza. E poi davvero… LA POLIZIA. LA. POLIZIA.
Addio.
