Buongiorno, madames et monsieurs!
Allora, oggi voglio condividere con voi la formula della serata perfetta.
Occorrente:
– una sera noiosa
– un temporale bestiale che infuria fuori dalla finestra (in realtà va bene qualunque tipo di condizione atmosferica, io ho provato questo)
– una buona connessione internet
– In the Flesh
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Kerien Walker |
Avete tutto questo? Benissimo, siete a posto! Premete “play” e godetevi la prima stagione tra attimi di raccapriccio e attimi di commozione.
Quanta serietà.
Che dire, la mia ossessione per la BBC va avanti e mi porta a scoprire questa piccola perla di telefilm. In the flesh, serie del 2013 ovviamente inglese scritta da Dominic Mitchell e direta da Jonny Campbell.
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Amy |
Per ora due sole stagioni, di cui la prima composta da tre episodi (Sherlock ha lanciato una moda) e la seconda sei per un totale di nove puntate da un’ora l’uno. Vi assicuro che il tempo passa in un lampo, io mi sono messa alle nove e a mezzanotte avevo finito la prima stagione.
Sto cercando di scrivere questo post con il mio cane -un batuffolo di soli trentacinque chili- schiaccia tasti a caso con la zampa, dico solo questo.
Di cosa parla “In the flesh”? Di zombie. Ma non è la solita apocalisse zombie alla “the walking dead”, ve lo giuro! Ambientato infatti dopo un’apocalisse zombie (il “Risveglio” come lo chiamano loro) hanno trovato una cura per debellare il gene zombiefero e ora stanno re-inserendo i Parzialmente Morti nella società, rimandandoli a casa dalle loro famiglie. Noi seguiamo il reinserimento di Kieren Walker nella cittadina di Roarton, una delle più attive nella resistenza agli zombie dopo il Risveglio e in cui ancora c’è un gruppo di attivisti che perlustra i boschi alla caccia dei mostri ancora da catturare e curare (o uccidere). Di questo gruppo fa parte anche Jemima, la sorella di Kieren.
Kieren dovrà quindi fare i conti non solo con sé stesso e i suoi sensi di colpa per ciò che ha fatto quando non era in sé, a anche con tutti coloro che sono contrari alla riabilitazione dei parzialmente morti; dovrà affrontare le reazioni dei suoi genitori riguardo al modo in cui era morto, avrà a che fare con Amy, anche lei ex zombie un po’ pazzoide e perennemente allegra che va in giro al naturale, rifiutando lenti a contatto e crema colorante. Una grande, insomma.
Io e gli zombie non siamo mai andati particolarmente d’accordo, non sono il mio “mostro” preferito, anzi… gli unici zombie con cui ho avuto a che fare sono quelli del gioco “plants vs zombies”, per farvi capire.
E invece questo giovane allampanato parzialmente morto mi ha proprio presa, tanto che sono stata tre ore di fila attaccata allo schermo del pc per finire la prima stagione.
La mia retina non è più la stessa, ma sono i rischi del mestiere.Date una possibilità a questo telefilm. Non è la serie più bella del mondo, quella posizione se la giocano Sherlock, Doctor Who e Shameless, ma secondo me merita molto.
O almeno la prima stagione, perché il primo episodio della seconda non mi ha convinta del tutto; il fatto che io abbia ancora solo cinque puntate da guardare mi sta turbando tantissimo, ogni volta che arrivo a questo punto mi dico “Okay Sara, d’ora in poi solo serie tv che hanno minimo otto stagioni da cinquanta episodi l’una!” e poi sbaaam mi ritrovo a guardare miniserie… Ho un problema.
Vi terrò aggiornati sulla seconda stagione. Oppure, viceversa, informatemi voi se l’avete già vista! 😀