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Serialmente parlando: #Galavant

Serialmente parlando: #Galavant

Ovvero quando un musical fa schiattare dal ridere e tu tifi per il re cattiwone

Nuova serie, nuovo post!
Mesi e mesi fa vidi un trailer. Un trailer promettente, simpatico, in cui un cavaliere cominciava a cantare e un re pazzo canticchiava di come avrebbe voluto ucciderlo; immediatamente misi il titolo nelle serie tv attese.
A gennaio, people, l’attesa è finita e Galavant è piombato nella mia vita come una palla da demolizione. (Avrei voluto che ci fosse attaccato il protagonista invece che Miley Cyrus ma tant’è).
Una stagione (per ora), otto puntate, venti minuti a puntata. Troppo poco, lo so. Ma ne vale la pena, ve lo giuro.
La trama di questa serie tv brevissima è molto semplice.
C’è lui: l’eroe di tutti gli eroi, bello e valoroso, per niente modesto e con qualche problema di sudorazione.
C’è lei: viziata e odiosissima, che ama solo sè stessa, il denaro, e sè stessa 
E non può ovviamente mancare l’altro: il re cattivissimo, spietato che ha come scopo quello di fare a pezzettini il nostro Galavant e metterlo nello stufato.

Lei
L’altro
Lui


A questi si aggiungono Isabella, la principessa dai dubbi tratti etnici che chiede aiuto a Galavant per salvare il suo regno e la sua famiglia, e il fido scudiero, un ragazzo sarcastico e fedele a Galavant.

Ora che avete tutti gli ingredienti indovinare la trama è facile: il re Richard rapisce Madalena che è tutt’altro che vogliosa di essere salvata, Galavant cade in depressione finché la principessa Isabella non chiede il suo aiuto, ed entrambi più lo scudiero partono alla volta di Valencia, dove il terribilmente effemminato re... Ehm, volevo dire dove il terribile e basta re cerca in ogni modo di conquistare Madalena, che ancora lo snobba malamente. ‘sta sgualdrina.
Tutto questo è condito da battute incredibilmente stupide, canzoni spassose, citazioni totalmente a random, pirati che navigano in collina, cuochi che rischiano di essere sterminati da un momento all’altro, guardie dal cuore tenero, guardie dal cuore di metallo, e un susseguirsi di scambi che definire divertenti è un enorme eufemismo.

Non fatevi ingannare dalla prima puntata, che è forse quella più debole sotto diversi punti di vista, perché con le altre puntate è un crescendo fino ad arrivare a momenti di pura epicità come il duello dei due cavalieri con tanto di volgari battute sulle madri, o praticamente ogni scena con il supremo re Richard, che ammetto più di una volta mi ha fatta quasi commuovere. Un personaggio tanto idiota quanto adorabile.

Nel caso non l’abbiate ancora fatto, guardate questa serie. Guardatela, ridete, amate re Richard e tornate qui a parlarmene.

Attenzione: la serie può provocare dipendenza.

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Serialmente parlando

Grey’s Anatomy

Quando tiri troppo lo stetoscopio, va a finire che si spezza

Anno2005- in produzione
Paese: Stati Uniti
Ideatore: quel geniaccio di Shonda Rhymes
Rete televisiva: ABC
Spin Off: Private Practice

Ahhh, sembra ieri che io, giovane e facilmente impressionabile ragazzina, accendevo la tv e mi guardavo Grey’s Anatomy rimanendo traumatizzatissima dalla quantità di sangue ed organi trapiantati presenti in quei quaranta minuti di puntata.
Facevo incubi terribili, ma mi piaceva tantissimo.
Parlo al passato perché, capirete, in undici anni le cose sono cambiate molto…

Trama: Nella prima stagione conosciamo i nostri protagonisti: Meredith Grey, figlia di una famosissima chirurga che le ha lasciato in eredità molti traumi ma il “tocco” chirurgico, Cristina Yang, diventerà la migliore amica di Meredith ed è decisa a diventare la superstar della cardiochirurgia, George O’Malley, forse il più ingenuo ma il più gentile e sincero del gruppo. Alex Karev è quello con il passato turbolento, Izzy Stevens è quella che… Non so bene cosa faccia lei.
Nel corso delle puntate e degli anni vediamo questo gruppo di protagonisti assottigliarsi, integrare nuovi membri, raggiungere obiettivi, crescere, diventare chirurghi. Li vediamo combattere le loro battaglie, ideologiche e fisiche, li seguiamo nella loro vita privata, scopriamo il loro passato e i progetti per il loro futuro, e vediamo la realtà irrompere nei loro sogni, spesso schiacciandoli a terra.
E li vediamo rialzarsi ogni volta con una cicatrice diversa.

Per ora siamo a quota undici stagioni con una dodicesima confermata, e vi assicuro che in queste undici stagioni (da ventiquattro puntate l’una!) succede di tutto.
Malattie terribili, tradimenti, catastrofi naturali, imprevisti, disastri aerei, cuori spezzati, liti furiose, scazzottate… insomma, chi più ne ha più ne metta!

Cosa rende Grey’s Anatomy diverso dagli altri medical drama?

    potete ringraziarmi dopo per la scelta della foto
  • Mark Sloan
  • La trama. E che trama! Si passa dai giovani specializzandi agli strutturati ai chirurghi affermati e più famosi del paese. Ci sono parti molto “medical”, altre molto “drama”, le storyline dei personaggi sono ricche e nonostante a questi quattro poveracci succeda di tutto gli eventi non sembrano mai forzati (o almeno nelle prime stagioni)
  •  Il cast eccezionale. Ogni attore nel corso delle stagioni ha dato prove attoriali meravigliose, una delle mie preferite è quella in cui Callie si confronta con il padre sull’omosessualità.
  •  I casi medici mai banali. Vedrete gente che vive tranquillamente con un’accetta in testa, tumori grandi quanto un cocomero, mutilazioni di ogni genere… (ora, c’è chi dice “ma che schifo!” ma all’interno delle puntate tutto questo viene vissuto in maniera molto professionale)
  • Le citazioni. Epica quella sulla mancanza dell’amore.
  • Le lacrime che ti fa versare ogni due puntate. Morti a non finire, alla fine della quinta ero un colabrodo. E quando una serie ti fa piangere, vuol dire che ha fatto centro.
  • Cristina e Owen
♪♫ Le note dolenti e le opinabili opinioni personali♫♪

Come ogni serie tv che si rispetti, andando avanti con il tempo peggiora. Io ho una teoria: le serie tv sono belle quando durano poco.
Grey’s Anatomy mi piaceva molto fino alla settima stagione, da lì in poi è cominciato il lento declino…E ora che sto recupereando la nona e la decima stagione posso dire che non mi stanno piacendo particolarmente. Le storyline si sono complicate troppo perdendo di credibilità, i personaggi comiciano ad essere pesanti, i colpi di scena fanno scuotere la testa.
Shonda, ti prego, poni fine a questa serie tv quando sei ancora in tempo. Il declino è cominciato, non aspettare di toccare il fondo. Please.

Unpopular opinionodio Izzy Stevens, Meredith Grey mi sta antipatica, Jo è di un’inutilità immane e Richard doveva morire più o meno alla quarta stagione.
Dopo questa carrellata di pareri schiettissimi, mi accingo a spiegarne i motivi.
Izzy. Izzy è il personaggio più fastidioso del mondo. Un continua prendi&molla con Alex e George, con la chirurgia e con qualunque cosa le interessi. La storia con Danny (oh, Danny…) è l’unica cosa che la salva.
Meredith è una lagna di dimensioni epiche, non so come faccia Derek a viverci assieme. E quando è incinta non fa che ripetere che suo figlio sarà un mostro, e quando c’è sua sorella è odiosa, e le ha tutte lei! Nessuno la capisce, l’unica al mondo a soffrire è lei quindi fa cose sconsiderate e vagamente folli ma nessuno la fa rinchiudere. Mah.

E voi? Cosa ne pensate di Grey’s Anatomy e dei suoi personaggi?

La Saramandra

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Serialmente parlando

But first, let’s watch Selfie

Ovvero quando si guarda una serie tv solo per Karen Gillan

Io non guardo comedy. Non guardo comedy da parecchio tempo, l’unica che ho seguito con amore recentemente mi ha delusa quasi quanto l’ultimo libro di Harry Potter. Sto parlando di How I met your mother, il cui finale per me non esiste perché è inaccettabile.
Ma non divaghiamo, farò un post apposito prima o poi.
Dicevo…Ah sì, io non guardo molte comedy, ma dopo aver visto la settima stagione di Doctor Who ero così in astinenza da Matt Smith e Karen Gillan che avrei dato un rene pur di vederli da qualche parte; non potendo avere Matt, ho scoperto Selfie.

Selfie, una stagione, tredici puntate, venti minuti a puntata, Karen.
Se non siete come me e dunque Karen non è per voi una ragione sufficiente per guardare questa serie, forse devo dirvi qualcosa sulla trama… Ma siete davvero sicuri che “Karen” non basti?
Va bene, va bene…
Trama: La serie tv ruota attorno a Eliza Dooley, una giovane donna la cui vita consiste nell’essere famosa sul web. La sua autostima si misura in “mi piace” su Instagram e Facebook, i suoi amici sono quelli che commentano i suoi stati sui social network e le persone reali non esistono.
Tutto questo cambia quando nell’azienda per la quale lavora viene assunto Henry, un uomo che i social network non sa cosa siano e che lavora ventiaquattr’ore su ventiquattro.
Inutile dire che i due diventano amici inseparabili: Henry insegnerà ad Eliza come rapportarsi alla gente nel mondo normale, e lei insegnerà poco a poco ad Henry come divertirsi e addirittura come taggarsi in una foto.

E’ una serie tv deliziosa. Divertente, carina, ben fatta e ben recitata, alterna momenti molto comedy ad altri più seri, il tutto in meno di mezz’ora. E’ un telefilm piacevolissimo persino per me che le comedy non le digerisco molto, di un umorismo leggero ma con -a volte- un retrogusto amaro, perché Eliza non è così svampita e puerile come molti credono.
Devo ammettere che le prime puntate mi sono piaciute tantissimo, mentre le ultime che ho visto, più o meno dalla sesta in poi, mi sembra abbiano avuto un calo. In ogni caso aspetto con impazienza le ultime quattro puntate che mi separano dal finale.

Passando alle note dolenti… L’hanno cancellato. Forse avrei dovuto dirvelo prima.
L’hannno malamente, brutalmente cancellato. E intanto rinnovano Teen Wolf come se non ci fosse un domani, vi pare normale? Rinnovano The Vampire Diaries e non Selfie? Rinnovano Grey’s anatomy per la settecentomillesima stagione… E Selfie me lo bocciano alla prima?
Inaccettabile.
Speriamo almeno gli diano un finale coi fiocchi, che se no parte la ribellione, ho già chiamato Katniss. E’ d’accordo.
Lo slogan sarà “Abc, se bruci Selfie bruci con lei”.

#guardatelo #karen gillan #sonotroppocarini

La Saramandra
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Tutorial per una serata perfetta #Serialmente Parlando: In the flesh. Quando gli zombie non convenzionali tornano a casa, e tu pretendi una terza stagione

Buongiorno, madames et monsieurs!
Allora, oggi voglio condividere con voi la formula della serata perfetta.

Occorrente:
– una sera noiosa


– un temporale bestiale che infuria fuori dalla finestra (in realtà va bene qualunque tipo di condizione atmosferica, io ho provato questo)

– una buona connessione internet

In the Flesh

Kerien Walker

Avete tutto questo? Benissimo, siete a posto! Premete “play” e godetevi la prima stagione tra attimi di raccapriccio e attimi di commozione.

Quanta serietà.
Che dire, la mia ossessione per la BBC va avanti e mi porta a scoprire questa piccola perla di telefilm. In the flesh, serie del 2013 ovviamente inglese scritta da Dominic Mitchell e direta da  Jonny Campbell.  

 
Amy

Per ora due sole stagioni, di cui la prima composta da tre episodi (Sherlock ha lanciato una moda) e la seconda sei per un totale di nove puntate da un’ora l’uno. Vi assicuro che il tempo passa in un lampo, io mi sono messa alle nove e a mezzanotte avevo finito la prima stagione.
Sto cercando di scrivere questo post con il mio cane -un batuffolo di soli trentacinque chili- schiaccia tasti a caso con la zampa, dico solo questo.
Di cosa parla “In the flesh”? Di zombie. Ma non è la solita apocalisse zombie alla “the walking dead”, ve lo giuro! Ambientato infatti dopo un’apocalisse zombie (il “Risveglio” come lo chiamano loro) hanno trovato una cura per debellare il gene zombiefero e ora stanno re-inserendo i Parzialmente Morti nella società, rimandandoli a casa dalle loro famiglie. Noi seguiamo il reinserimento di Kieren Walker nella cittadina di Roarton, una delle più attive nella resistenza agli zombie dopo il Risveglio e in cui ancora c’è un gruppo di attivisti che perlustra i boschi alla caccia dei mostri ancora da catturare e curare (o uccidere). Di questo gruppo fa parte anche Jemima, la sorella di Kieren.

Kieren dovrà quindi fare i conti non solo con sé stesso e i suoi sensi di colpa per ciò che ha fatto quando non era in sé, a anche con tutti coloro che sono contrari alla riabilitazione dei parzialmente morti; dovrà affrontare le reazioni dei suoi genitori riguardo al modo in cui era morto, avrà a che fare con Amy, anche lei ex zombie un po’ pazzoide e perennemente allegra che va in giro al naturale, rifiutando lenti a contatto e crema colorante. Una grande, insomma.

Io e gli zombie non siamo mai andati particolarmente d’accordo, non sono il mio “mostro” preferito, anzi… gli unici zombie con cui ho avuto a che fare sono quelli del gioco “plants vs zombies”, per farvi capire.
E invece questo giovane allampanato parzialmente morto mi ha proprio presa, tanto che sono stata tre ore di fila attaccata allo schermo del pc per finire la prima stagione.
La mia retina non è più la stessa, ma sono i rischi del mestiere.
Date una possibilità a questo telefilm. Non è la serie più bella del mondo, quella posizione se la giocano Sherlock, Doctor Who e Shameless, ma secondo me merita molto.
O almeno la prima stagione, perché il primo episodio della seconda non mi ha convinta del tutto; il fatto che io abbia ancora solo cinque puntate da guardare mi sta turbando tantissimo, ogni volta che arrivo a questo punto mi dico “Okay Sara, d’ora in poi solo serie tv che hanno minimo otto stagioni da cinquanta episodi l’una!” e poi sbaaam mi ritrovo a guardare miniserie… Ho un problema.

Vi terrò aggiornati sulla seconda stagione. Oppure, viceversa, informatemi voi se l’avete già vista! 😀