Pubblicato in: ansia, Confessions, giappone, http://schemas.google.com/blogger/2008/kind#post, Oscar, thriller

Confessions: un film disturbante.

Quando soffri di insonnia, è notte e devi passare il tempo, l’unica cosa che puoi fare è guardare un film. E sappiate che dall’una alle quattro di notte, in genere in tv fanno dei film di mierda.
E’ così che mi sono vista film come “L’estate del mio primo bacio”, un assurdo finto thriller sugli squali, qualche splatter, un po’ di film Young adult patetici e qualche decina di programmi scrausi e finti come il novanta percento del corpo di Lindsay Lohan.

Ma ieri, in un’innata botta di culo, ho beccato un film BELLO. Ma non solo bello, un film innovativo, diverso, coinvolgente e spaventoso allo stesso tempo.
Era stato nominato all’Oscar come miglior film straniero ma niente da fare, sia mai che gli Oscar smettano di essere banali.

Confession è il nome di questo film giapponese del 2010 incredibilmente disturbante.
C’è di tutto qui dentro: vendetta, ragazzini, crudeltà, urla, sangue, colonna sonora pazzesca con tanto di Radiohead…

Non c’è nessuno per cui tifare. Non c’è un “buono” in questo film, sono tutti cattivi. Cattivi più o meno motivati ma che spesso vorrete prendere cortesemente a sprangate sulle ginocchia. Per dire.
I personaggi principali sono una maestra delle medie a cui è stata uccisa la figlia e i due studenti killer. Fine.
Incredibilmente bella è la prima mezz’ora del film. Roba che sono rimasta lì attaccata al televisore a occhi sgranati.
Si apre con questa donna, professoressa delle medie, che parla alla classe per il suo ultimo giorno di insegnamento. Nessuno la ascolta, è una classe di piccoli bimbiminkia giapponesi intenti a scambiarsi messaggi sul cellulare e fare i cretinetti, ma via via che la donna parla, tutti si zittiscono. Perché lei sta raccontando della morte della sua bambina di quattro anni avvenuta in quella stessa scuola: la piccola Manama è infatti affogata nella piscina della scuola. Dice che la polizia sostiene sia stato un incidente, una fatalità, ma che lei ha scoperto la verità: sua figlia è stata uccisa da due studenti di quella classe.

E qui io cominciavo a cagarmi in mano perché non sapendo che genere di film fosse, mi aspettavo che prendesse un machete e smaciullasse gli studenti in massa facendo uno spezzatino di quattordicenni. 





Invece no. Lei è una strafiga e la sua vendetta deve essere lenta, cattiva, e logorante.
Annuncia quindi che ai due studenti killer ha messo del sangue infetto di aids nel latte.
TAN TAN TAAAAN.Questa sì che è una vendetta, porca vacchissima!!!
Mi è quasi venuto un colpo, anche perché gli attori che interpretano i due studenti sono stati bravissimi: la loro era l’espressione di qualcuno appena condannato a morte. BRIVIDI.
Questa è solo la prima mezz’ora, people, poi ne succedono di tutti i colori (sempre tendenti al rosso sangue, però) e santo cielo è un intrigo unico. Si seguono i punti di vista di tutti e quattro i personaggi -l’insegnante, i due piccoli assassini e un’altra compagna di classe- che si confessano (mica i titoli li scelgono a caso, neh) e scopriamo come e perché abbiano fatto certe cose…
Vorrei spoilerarvi tutto ma non posso. Dico solo: vendetta, vendetta, vendetta!
Insomma, un film allucinante in senso buono. Cioè non guardatelo se siete seriamente depressi o seriamente in crisi, e non guardatelo se volete un film scacciapensieri, piacevole e divertente, perché non è niente di tutto questo.
L’unica parola che mi viene in mente per descriverlo è disturbante. Ma vale la pena.

Morale del film: per quanto odiate i vostri professori, non uccidete i loro figli perché potrebbero rovinarvi la vita.
Morale del film 2: non siate dei giovani killer disturbati.

Insomma, grazie insonnia per avermi fatto conoscere anche questo flm e grazie Rai4 per aver trasmesso un film figo a tarda ora. Cioè, dovreste mandarlo a ore decenti per farlo conoscere, ma apprezzo molto.

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Pubblicato in: http://schemas.google.com/blogger/2008/kind#post, Il Sospetto, Mads Mikkelsen, Oscar, The Hunt

"Il Sospetto". E fangirlismi vari su Mads Mikkelsen.



“Jagden” in danese, “The hunt” in inglese, e “Il sospetto” in italiano per chissà quale assurda ragione visto che “La caccia” sarebbe stato un titolo quantomeno calzante, è un film del 2012 di Thomas Vinterberg, candidato agli Oscar per la categoria “miglior film straniero” (vinto poi da “La grande bellezza”)
Okay, lo ammetto, quando ho guardato questo film non sapevo nemmeno che correva all’Oscar, l’ho guardato per un motivo molto futile chiamato Mads Mikkelsen, colui che interpreta il Dottor Lecter nella nuova serie Hannibal. Perché sì, fondamentalmente sono una fangirl.
MA, donzellette e donzelletti, nonostante la motivazione stupida, questo film è davvero, davvero bello. Credetemi, se fosse un brutto film lo direi, non mi faccio influenzare dalla (bella)presenza degli attori quando giudico un film: può avere il cast più orgasmico del mondo, ma se è una fetecchia di film c’è poco da fare.


Fortunatamente non è questo il caso, anzi. Ma andiamo con ordine.

Di cosa parla “Il sospetto”?
Il protagonista, Lucas, insegnante all’asilo di un paesino mai precisato della Danimarca, a un certo punto verrà accusato dalla piccola Klara, figlia del suo migliore amico, di avere abusato sessualmente di lei.
La stessa cosa verrà riferita da molti degli altri bambini dell’asilo, e immediatamente il paese prende posizione, schierandosi compatto contro il mostro senza dare tempo a Lucas di tentare di dire la verità. Non c’è tempo per il dubbio, è una condanna senza processo e con una sentenza inequivocabile: colpevole.
Lucas dovrà quindi “sopravvivere” in un paese nuovo, diverso da quello in cui aveva sempre vissuto. Un paese in cui non potrà andare al supermercato e i cui abitanti nel tempo libero sfonderanno la sua finestra a sassate e uccideranno il suo cane.
La cosa bella di questo film è che tu non hai mai alcun dubbio sull’innocenza di Lucas.
Assistiamo alle bugie della bimba e guardiamo impotenti lo srotolarsi della vicenda con un senso di rabbia e voglia di prendere tutti per le spalle, scuoterli e urlare “ma non è stato lui, smettetela!”, ma in realtà non si può far altro che guardare atterriti e sperare in un finale che renda giustizia al professore.
E’ un film forte, molto coinvolgente, che fa riflettere: e se fossimo stati anche noi parte di quella comunità? E se nostra figlia ci avesse raccontato una cosa del genere? Forse, dobbiamo ammetterlo, non ci saremmo comportati molto diversamente da loro.

Ci sono scene molto belle, una delle mie preferite è quella in cui il figlio di Lucas va a parlare con Klara. E’ liberatoria e frustrante allo stesso tempo.

Se una sera volete un film abbastanza impegnativo, un po’ lento ma avvincente, con un attore oltre che molto bravo anche incredibilmente affascinante insomma uno strafigo, questo è un’ottima scelta. Parola di Sara!