Tempi tristi, letture impegnative.
Come gran parte delle persone sono fondamentalmente ignorante riguardo la deportazione di Lituani, Estoni e Lettoni da parte di Stalin e del governo russo. So il minimo indispensabile, dei campi in Siberia.
Se vi interessa io l’ho comprato con la promozione “due libri a quindici euro”al Melbook Store, controllate nella vostra città!
Autrice: Ruta Sepetys
Editore: Garzanti
Pagine: 304
Prezzo: € 18,60 (cartaceo)
Questo libro racconta della deportazione di Lina, appena quindicenne, che una notte viene svegliata di soprassalto. Qualcuno bussa alla porta tanto forte da sembrare intenzionato a buttarla giu.
La madre fa riempire a lei e a suo fratello le valigie, una ciascuno, e Lina, ancora in pigiama, sarà costretta a salire insieme alla famiglia e ai pochi averi sul camion che la porterà all’inferno in terra.
La vita diventerà una battaglia, sopravvivere una lotta. Il lavoro, massacrante, l’unico modo per ricevere una minuscola razione di cibo. Le malattie, in agguato, faranno fronte comune con i sovietici.
E Lina e tutti gli altri devono fare del loro meglio per farcela, per arrivare fino al giorno in cui il papà e tutti gli altri uomini, e tutti gli altri uomini del mondo arriveranno a salvarli. Quel giorno arriverà, no? No, Lina?
Trecento pagine di romanzo e un sacco di emozioni; ammetto che ad un certo punto potrei essermi commossa. Il modo che ha l’autrice di descrivere questo mondo fatto di soprusi, umiliazione e stenti è poetico, semplice e diretto, e arriva dritto dove deve arrivare: alla nostra coscienza.
Quando ho letto della morte di uno dei personaggi ero sul treno di ritorno da Torino dov’ero stata per una visita e ho dovuto chiudere un attimo il libro: avevo un nodo alla gola. Ero Lina, in quel momento, ed ero distrutta.
La semplicità con cui è scritto è però anche uno -forse l’unico- difetto del romanzo: i pensieri a volte erano fin troppo superficiali, anche per una ragazzina appena quindicenne. “Non ci conoscono neanche, perché ci fanno questo?”.
Ragionamenti troppo semplicistici per qualcuno che sta vivendo un orrore simile. A questa ragazza, al suo fratellino, a tutti quanti i sovietici hanno strappato la vita, la dignità, il futuro, e i personaggi rimangono sempre positivi. Sempre fiduciosi.
L’autrice per scrivere questo romanzo ha fatto ricerche e indagini per mesi e mesi, andando a visitare i luoghi di cui racconta, intervistando superstiti, famiglie di sopravvissuti, persone i cui cari sono stati strappati via dalle braccia.
Bel libro su una storia troppo taciuta. Lo consiglio praticamente a tutti.
Lagna delle undici meno cinque, perché è un blog e scrivo quello che mi passa per la testa bacata.
Con un esame domani mattina presto e diecimila cose da ripassare sto guardando voli, calcolando distanze, spezzandomi il cuore.
Certo, leggere libri come Avevano spento anche la Luna e poi ritrovarsi a brandelli per una cosa chiamata “ventiduemila chilometri di distanza” mi fa sentire una persona vagamente orrida…
Spero che la vostra serata sia meno appannata dalle lacrime della mia.
Che la lettura sia con voi, giovani padawan, a breve verrà a tenermi compagnia una signorina francese, una certa Emma Bovary. Non sono sicura diventeremo amiche.