OMMIODDIO CHE NERVOSO.
Ma cazzo.
Ma cazzissimo.
Ma io dico.
Già devo tollerare i bambini che strillazzano in tutti i luoghi pubblici, già devo evitare di evirare tutti i fastidiosissimi esemplari di essere umano sudaticci e umidicci in giro per la città, ma almeno in treno… Almeno in treno, in quei ventitrè minuti di tragitto durante i quali il mio unico desiderio è piazzarmi le cuffie in testa, un libro sulle ginocchia e sparire dal mondo, io pretendo di essere lasciata in pace. In pacissima.
A malapena concedo al controllore di chiedermi il biglietto.
Quindi voi, voi persone che sui treni fate qualunque cosa anche la più stupida che vi passa per il cervello, io vi chiedo di pensare.
Riflettete.
Vale la pena mettersi ad ascoltare Fedez a palla dal cellulare senza auricolari, se poi io vi prendo il suddetto aggeggio, aspetto che passiamo sul ponte e poi lo lancio giu dal finestrino?
E lei, signore sudaticcio che ansima accanto a me, può tenere le sue braccia formato prosciutto all’interno del suo spazio vitale? Perché devo ritrovarmi la sua mano addosso? Perché devo contorcermi sul sedile per fare in modo che niente di noi entri in contatto?
E lei, donna con un marmocchio che va avanti e indietro per il corridoio del treno urlando e ridendo a squarciagola, mi dica. Preferisce tenere la sua bestiola al guinzaglio, o devo dargli un flacone di Valium direttamente in gola?
No ma ditemi.
DITEMI.
E poi la gente che litiga con i controllori… Quelli li prenderei a schiaffi a mani aperte. Più e più volte.
Non hai il biglietto? PAGHI O SCENDI.
Non è che stai lì a rompere i coglioni alla gente inventando cose tipo “eh ma la macchinetta, il cane mi ha mangiato il biglietto, sa mia nonna è malata…”
Amico, ci hai provato a fare il viaggio a scrocco. Ti è andata male. Vattene con dignità, non far perdere tempo a tutti quanti.
No?
No??
NO???
Ah, quanto fastidio. Quanto nervoso accumulato. Quante imprecazioni mentali.
Fine dello sfogo.
Il treno di spade
Saramandra