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Ciance sparse: catcalling

Buongiorno miei cari Spelacchiati indomiti, come state? Io sto per sciogliermi dal caldo, presto di me resterà soltanto una macchia umida sul pavimento. Ricordatemi cretina e bislacca.

Oggi vorrei parlare di un argomento trito e ritrito, però ho voglia di sfogare della rabbia repressa quindi tenetevi forte:parliamo di catcalling.

Ne avrete fin sopra le orecchie di sentirne parlare e soprattutto se siete maschietti che di solito urlano e fischiano alle donzelle in giro per la città… Beh, state per essere non troppo velatamente insultati. Vedete voi se leggere.

Allora, io partirei da un presupposto: odio tutti e nessuno deve rompermi i maroni. Chiaro e semplice, no?

E invece ogni volta che metto il becco spelacchiato fuori di casa da sola, ovunque io sia eh, partono i “oooh bellaaaaa!” “Mamma mia che bonaaaaa!”, fischi, suonate di clacson… MA SIETE TUTTI RINCOGLIONITI? Ma vi è colato il cervello dal naso, vi è colato nel gin tonic e ve lo siete bevuto?

Ma io non credo ci voglia una scienza per dire che è una cosa enormemente fastidiosa e sí, anche inquietante.

Aneddoto: stavo tornando a casa da sola, di notte, a piedi, passando per le vie maggiori della città; passa una macchina, finestrini abbassati, e i quattro geni dentro cominciano a urlarmi cose. Vanno avanti, fanno la rotonda e tornano indietro: di nuovo fischi e schiamazzi; hanno fatto cosi un paio di volte, e io ero spaventatissima. Per loro era una cosa divertente suppongo, per me sono stati minuti di ansia allo stato brado.

Lo stesso tipo di ansia mi viene quando qualcuno mi apostrofa in giro, ma li mi parte anche l’embolo: ma cosa stracazzo fai? Ma cosa vuoi? Ti ho chiesto un parere? Non mai pare.

“Ma è un complimento, pensa se ti dicevo che eri un cesso” (detto proprio cosi ogni volta perché questi figuri non hanno idea di come coniugare i verbi) MA ALLORA SE È SOLO UN COMPLIMENTO, BRUTTA TESTA A PERA, FAMMELI QUANDO C’È ANCHE MIO PADRE PRESENTE O UN QUALUNQUE ESSERE DI SESSO MASCHILE INSIEME A ME, NO? Se è solo un complimento saranno felici, NO?

E invece no, quando c’è qualche maschio insieme a me nessuno fiata, nessuno strilla, nessuno starnazza. E allora prendete i vostri “complimenti” e andatevene a fare in culo, detto con calma, eleganza e finezza.

Il primo che commenta dicendo che “ora si deve avere paura di provarci con una ragazza” verrà preso a testate da me medesima, perché se non capite la differenza tra “molestia” e un lecito “provarci” meritate solo capocciate. Affettuose se siete spelacchiati, ma sempre testate.

Detto ciò vado a vestirmi con abbigliamento da guerra:stasera Mr Batterista suona e io arriverò armata fino ai denti per sgominare le sgallettate mannare. Voi miei cari come state? Cosa prevede la vostra estate? Quanto caldo fa da voi (cosi se scopro un posto in cui non si schiatta mi ci trasferisco immediatamente)? E cosa ne pensate del catcalling, avete esperienze da condividere?

Fatemi sapere, fate i bravi, cercate di stare al sicuro e vogliatevi bene. Io vi scruto e vi adoro. Hasta la pasta!

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Conversazioni spelacchiate, reali o immaginarie

Ah, gli uomini. Che esseri straordinari e straordinariamente strani.
Non so voi, ma personalmente sono inadatta all’interagire con i maschi della specie umana; con i cani me la cavo, con i maschi di altre categorie penso di poter entrare in relazione, ma con quelli del genere umano è tutto un altro paio di maniche.
Non li capisco, loro non mi capiscono e alla fine è sempre un gran casino.
“Sara, è che a te piace soffrire” mi ha detto un mio caro amico di recente (Sottolineo “caro” per distinguerlo dagli altri amici economici che ho); eravamo in un bar e io stavo per mangiarmi anche la sedia dalla fame; stupida dieta.
“Te li scegli strani, problematici. Un po’ maledetti.”
Maledetti sì, da me. Ripetutamente.

“E poi pretendi troppo. Ne vuoi uno intelligente tu; un essere mitologico, praticamente. Prendi Francesca, che sta con me: lei si è accontentata. Non solo, ha preso il peggio del peggio.”

Ma voi vi siete trovati, caro. Vi siete piaciuti. E’ quello il problema, io sono super razionale ma poi quando c’entrano le emozioni vado in tilt come una macchinetta delle merendine.
Non penso di pretendere troppo, comunque. E’ che ho bisogno di stimoli mentali, fisici, psicomentali, di qualunque tipo: è questo che voglio in una relazione, deve arricchirmi e io devo arricchire lui (sicuramente non in termini economici visto che posso a malapena permettermi di respirare); ho bisogno di qualcuno che mi trasmetta qualcosa anche a livello mentale, capisci? Che mi tenga attiva, sveglia.
“Sì, vuoi un professore o un mentalist. Forse anche uno psichiatra andrebbe bene, chiedi al tuo se è sul mercato.”
Vai a quel paese.

“Cos’ha questo qui che non va, adesso? Non siete neanche usciti insieme e già ti fai problemi.”
Eh.
Lui non ha niente che non va, sia chiaro. E’ carino -davvero carino, sono uscita con certi esseri al limite del paranormale-, è divertente, vive da solo, gli piacciono i cani…
“Però..?”
Non lo so. Non mi sento a posto.

“Età?”
Più di trenta, meno di quaranta. Non dirò altro.

“Beh rientra nei tuoi standard. Cosa ci trovi in quelli vecchi non lo capirò mai…”
Ma taci, che tu sei uscito con una di vent’anni più grande.

“Sì ma io ne avevo diciassette, ero un pischello. E lei era una milf da paura, aveva due tette… ma torniamo a Lui. Dimmi, ha precedenti penali? Un terzo occhio sulla fronte? Vive in un castello su una collina dove c’è sempre il temporale? Dimmi di più.”
Mi ricordi perché siamo amici, io e te? Niente occhi o castelli, della fedina penale non saprei. Non ha la cavigliera della libertà vigilata però, è già qualcosa.
Scherzi a parte… E’ un po’ rustico, ecco. Lavora un sacco, non ho ancora ben capito cosa faccia ma è un lavoro manuale, di fatica.

“Non farmi fare battute sconce, per favore.”
Vai a quel paese, di nuovo. Ha un bel sorriso. Ma abbiamo pochissime cose in comune, non so neanche se riusciremmo ad avere una conversazione per tutta una cena.

“Quindi non è uno dei tuoi soliti intellettuali o artisti tenebrosi, è questo il problema?”
Forse. Non so, è una persona diversa da quelle a cui sono abituata.
” E tu sei abituata agli stramboidi, quindi potrebbe essere un bene.”
E’ che, sai, penso ancora a quell’altro. Quel pirla con la P maiuscola.
“Ancora? Tutto torna sempre a lui, c’è da farlo fuori. Lo devo eliminare dalla faccia della terra, quello lì. Quindi pensi ancora a lui o hai paura che questo baldo sconosciuto possa piacerti e tu possa dimenticarti del Pirla?”
Non lo so. Entrambe le cose, credo. Una parte di me non si arrende e spera ancora di avere una chance col Pirla, temo.

“Senti, tu stai calma. Esci con questo rustico manovale. Non dovete mica sposarvi. Anzi, guarda che una volta che ti avrà avuto intorno per più di mezz’ora ne avrà le scatole piene e non vorrà mai più saperne di te, tranquilla.”
Grazie, ora sono davvero rilassata.