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Ciance sparse: novità mediche e addii difficili

Buonasera miei piccoli Spelacchiati, come state?
Come si suol dire “l’erba cattiva non muore mai” e di fatti io sono ancora qui.
Sono state altre giornate veramente difficili, per non dire impossibili.
Vi avviso, è un articolo scritto di getto, ci sono temi un po’ delicati, spero di non turbare nessuno.

Partiamo con le cose più facili di cui parlare, il che è tutto dire: come sta Anselmo?
Beh, Anselmo se la passa bene nel mio cervellino, è in un luogo piccolo e disabitato da neuroni quindi non ha vicini fastidiosi. Ho passato una settimana all’ospedale neurologico Carlo Besta a Milano perché prima di aprirmi vogliono capire bene cosa stia accadendo nella mia scatoletta cranica.
Secondo me non succede molto visto quanto io sia cretina, eppure qualcosa di stranoa accade.
Per chi non lo sapesse, tipo me prima di una settimana fa, le crisi epilettiche hanno due punti di origine: uno è fisico e l’altro è elettrico.
In genere sti due puntini di merda coincidono, nel mio caso ovviamente no perché sia mai rendermi qualcosa piu facile del necessario…

Dunque ora devono capire se possono operarmi, in quanto dovrebbero acciuffare Anselmo e sfrattarlo, rimuovere la parte intorno ad Anselmo che è rimasta lesionata ed è il punto di origine fisica delle crisi, e poi dovrebbero scavare nel mio cervellino fino a raggiungere l’altro punto che è più indietro e più in profondità. Sto stronzo.
Quindi non si sa se e come potrebbero operare, sicuramente l’intervento è di una complessità decisamente maggiore e i rischi.
Se invece si opta per togliermi solo Anselmo di dosso mi resterebbero le crisi epilettiche, che a quanto pare sono quasi sicuramente farmaco resistenti.
Insomma, tutto alla grande.

Ma la cosa peggiore è un’altra. Una cosa a cui non posso ancora credere, non può essere successo.
Mentre ero ricoverata il mio cane, la mia Wendy, una meravigliosa golden retriever di undici anni, è stata male; i miei genitori non mi hanno voluto dire quanto male per non agitarmi visto che ero legata ad un letto attaccata a dei macchinari.
Il giorno in cui sono tornata a casa ho capito che proprio quella notte era stata molto male, tanto da non reggersi in piedi, ed era ancora dalla veterinaria; saremmo dovuti andarla a prendere da lì a un paio d’ore, e il giorno dopo avrebbe dovuto fare una risonanza magnetica.
I miei genitori sono usciti per andare a prenderla, io mi sono fatta una doccia perché dopo una settimana in cui avevo elettrodi attaccati in testa e non potevo farmi il bagno mi sentivo come se avessi la rogna.
Dopo un po’ mi suona il telefono.
Mia mamma.
“Sara… Se vuoi venire a salutare Wendy ti vengo a prendere.”
Non ho mai perso il controllo come in quel momento, ho cominciato a piangere ed urlare, non era possibile, non stava succedendo, non in quel momento, non così.

Arrivo nella stanza della veterinaria. La mia Wendy è lì, alza la testa quando entriamo ma non è la mia Wendy… Ha le pupille dilatate, non si regge in piedi, non risponde agli stimoli. Credo mi abbia riconosciuta mentre mi avvicinavo tremante.
Non ho pianto mentre ero con lei, l’ho accarezzata, le ho dato un bacio, le ho detto tante cose belle. Volevo che fosse un momento tranquillo. Volevo che sapesse che ero lì.
La veterinaria ha chiesto se volessimo uscire ma non mi sarei mossa da li neanche sotto minaccia, quindi sono rimasta accanto alla mia Wendy mentre le faceva la prima puntura. Si è addormentata tra le mie braccia. Le ha fatto la seconda puntura. Non mi dimenticherò mai quel momento. 

Ora vivo in un mondo parallelo in cui torno a casa e non c’è la mia musona ad aspettarmi e scodinzolare pigramente perché sta troppo bene a dormire sul suo cuscino gigante.
Mangio e non ci sono i suoi occhioni a fissarmi.
Vado a dormire e non le do un bacio sulla fronte come al solito.
Sono frastornata, non so cosa stia succedendo, dov’è la mia cagnolona? Dov’è Wendy? Perché non è qui?
La mattina dopo la sua eutanasia sono scesa in sala alle cinque di mattina, dovevo vedere se c’era o se era stato un brutto sogno. Non c’era.

Non so cosa dire ragazzi, è tutto estremamente difficile ora.
Ho ricominciato a lavorare, di nuovo, ma mi sento una totale imbecille; mi sembra di non saper fare più niente, neanche gli scontrini.
Non so quanto durerà questo periodo di lutto, non so come gestirlo quindi lascio solo che passi il tempo.

Vi lascio una carrellata di foto che ho messo su instagram, l’ho definito “vita in reparto”, spero vi facciano in qualche modo sorridere.

Vi mando un abbraccio enorme, gigantesco, un abbraccio colossale, perché quando sono triste e quando ero in ospedale leggevo i vostri commenti e sorridevo.
Giuro che tornerò ad essere scema come una biglia su questo blog, mi serve solo ancora un po’ di tempo.

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Ciance sparse: da modalità “zen” a modalità “eccheccazz”

Ma buonasera miei amatissimi Spelacchiati, come state?
Spero che quest’anno sia iniziato alla grandissima, diciamo che io ormai non dico più nulla a riguardo perché dopo il 2020 pensavo non fosse possibile fare peggio e invece il 2022 ha dimostrato alla grande che non c’è mai fine al peggio. Li mortacci sua.
Cioè ma ci rendiamo conto di quanto deve essere stato un anno orribile per superare quello in cui UNA PANDEMIA GLOBALE HA COLPITO IL MONDO INTERO TRANNE FORSE QUALCHE ATOLLO DISPERSO NELL’OCEANO?

Non so se lo sapete, ma io il 23 dicembre sono stata nuovamente ricoverata in ospedale. Lo so, lo so, ho rotto il cazzo con ‘sti ricoveri, ma che vi devo dire sono una ragazza frizzantina. Mi piace starmene su una barella dalle dieci alle ottantacinque ore, che vi devo dire.

Il 23 infatti nuovo giro di crisi epilettiche una dopo l’altra, tipo raffica di pugni di Goku; ero pure a lavoro e mi sentivo una merda ad abbandonare le mie colleghe perché vi lascio immaginare quanta cazzo di gente ci fosse al centro commerciale quel giorno.
Per fortuna ho delle colleghe meravigliose che per qualche assurda ragione mi vogliono bene e a un certo punto mi hanno inchiodata nel retro e hanno minacciato di chiamare seduta stante un’ambulanza se non fossi andata io in pronto soccorso in quel momento perché ero visibilmente morente. Faccia un po’ storta, non mi reggevo in piedi, avevo un mal di testa che mi stava trapanando il cranio, sentivo odori inesistenti… E quindi niente, giro in pronto soccorso.

Devo dire però che il pronto soccorso è un luogo in cui non ti annoi. O meglio, ti annoi perché ci stai così tanto tempo che a una certa vuoi solo rantolare via, però succedono un sacco di cose e parli con un sacco di persone.
Ora vi racconto la maxi storia di come mi sono innamorata mentre ero lì, Batterino perdonami.

Io ero sulla mia barella da ormai credo duecento ore, la mia schiena non era più una schiena ma un serpente tutto storto; a un certo punto alzo lo sguardo e lo vedo.
Lui.
Con la L maiuscola non perché a inizio frase dopo un punto ma perché se la merita.
Capelli bianchi con le punte tinte di nero, tutti sparati; sulla quarantina; circondato da quattro energumeni della polizia… Aveva le manette a mani e piedi.
MI SONO INNAMORATA DI UN GALEOTTO REGA’!

Ci siamo guardati per un istante lungo una vita mentre veniva scortato fuori, non so se stesse pensando a come sarebbe stato limonarmi o a come sarebbe stato farmi a pezzi.

Poi ho parlato con un sacco di persone perché sono una persona fastidiosa e cercavo di alleggerire l’atmosfera per tutti, perché vi assicuro che scemenze a parte ho visto cose che non avrei mai voluto vedere, lì dentro.

Comunque io prima del ricovero ero riuscita ad entrare in modalità zen, mi ero caricata di una pace interiore notevole.
Perché insomma, un’emorragia cerebrale diciamo che potevo accettarla, sono sempre stata cagionevole ma niente di grave quindi insomma ero già stata fortunata…
Poi abbiamo scoperto di Anselmo, e anche lì, dopo aver tirato dei gran porconi uno scrolla le spalle spera in bene.

Ora sono arrivate le crisi epilettiche. Okay, potevamo aspettarcelo, me l’avevano detto che sarebbe potuto succedere.

L’altro ieri la mia meravigliosa responsabile mi ha detto che non se la sente di farmi andare a lavoro fino a che io non sia completamente a posto, quindi dopo l’intervento. Il che significa che da “povera come lammerda” io ora sono passata a “addirittura più povera dellammerda”. Però okay, capisco, ha ragione e le voglio un bene dell’anima.

Nel frattempo si sono aggiunte tutte le cose che devo evitare. Ovviamente le luci intermittenti, che guarda caso in questo periodo sono OVUNQUE e io devo girovagare a occhi chiusi; okay.

Fumare; ci ero riuscita una volta, ci riuscirò di nuovo; okay.

Andare al cinema; qua già cominciano a girarmi i maroni, la butto sul lato economico: non spendo quindici euro a volta per vedere un film; okay.

Bere alcolici; madonna quanto mi manca la mia birretta serale, però lo accetto, va bene, quando potrò di nuovo bere mi sfascerò come non so che roba.

MA ORA MI E’ STATO MANDATO UNA SPECIE DI LISTA DI REGOLE PER CHI SOFFRE DI EPILESSIA E C’E’ SCRITTO CHE DEVO EVITARE GLI ORGASMI

ORA

IO DICO

VOLETE ANCHE DIRMI DI NON RESPIRARE?

VOLETE DIRMI DI NON MANGIARE?

MI STANNO TOGLIENDO TUTTO, UNO ALLA VOLTA

Poi se il Batterino mi molla io non posso far altro che dargli ragione, porca di quella miseria, e io odio dargli ragione.

INSOMMA, SE PRIMA ERO IN MODALITA’ ZEN ORA SONO IN MODALITA’ “MA VAFFANCULOOOOOOOO”


Ecco.
Ora che ho esposto il mio fastidio mi sento meglio.
Ma ora vi pongo una domanda: io ormai vivo un po’ con l’ansia di guardare serie tv o film che possano malauguratamente causarmi una crisi epilettica e seccarmi così, di botto; quindi la mia domanda è: conoscete film/serie che possa guardare in tranquillità?
Ma soprattutto, come state spelacchiati miei? Cosa mi raccontate? Come sono andate queste feste natalizie e capodannesche? Io penso sarò più presente qua sul blog perché ho poco da fare ma tanta voglia di interagire, quindi preparatevi ad essere infastiditi dalla mia presenza!
Hasta la pastaaaa!

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Ciance sparse: aggiornamenti vari ed eventuali di una persona strampalata

Buonasera miei amati Spelacchiati, come state?

La vostra pelliccetta per l’inverno sta crescendo rigogliosa e intoccata dalle cerette? La mia sì, ormai sono a metà tra un essere umano ed un orso bruno. Il massimo che estirpo sono i baffetti, che se non lo facessi diventerebbero baffoni da texano. 

Ahhhh che periodino. 

Cominciamo dalle note dolenti, così ce le leviamo.

Dopo peripezie che nemmeno al Cirque du Soleil sono riuscita a fare risonanza magnetica e tac, per ora ho avuto i referti della prima e… Meh.

Oltre ad Anselmo, il mio cavernoma (che sarebbe un tumore benigno nel cervello, per chi si fosse sintonizzato ora su questo blog) sono comparse due “anomalie” satelliti ad Anselmo. Mi sa che si sentiva solo.

Queste anomalie a quanto pare irrorano Anselmo, il che rende l’intervento chirurgico assolutamente necessario e in tempi più rapidi di quanto si pensasse.

Sono come una bomba a orologeria, il mio cervellino microscopico potrebbe esplodere in qualsiasi momento.

Come mi fa sentire tutto ciò? 

‘Nammerda. Detto in maniera più elegante: malino.

Ho passato i primi due giorni dopo la scoperta di queste novità in uno stato di mutismo, non avevo voglia di parlare con nessuno. In alcuni momenti, quando non riesco ad impedirmelo, mi immagino come sarà la notte prima dell’intervento, come starà la mia famiglia, il Batterino, come si sentiranno tutti mentre io sarò sotto i ferri. 

Mi immagino come mi sentirò io mentre mi porteranno in sala operatoria pronti ad usare l’apriscatole sulla mia capoccia pelosa.

Mi immagino cosa potrebbe succedere a chi mi vuole bene se l’operazione dovesse andare estremamente male, o anche solo malino e invece di schiattare mi ritrovassi con dei deficit da gestire.

Insomma, non sto alla grande, ma nemmeno alla piccola.

Sto, e questo basta.

A lavoro intanto ho sviluppato una capacità incredibile: quella di dire frasi come “ma non si preoccupi signora, nessun disturbo, ci mancherebbe!” con tanto di sorriso a trentadue denti dopo che un cliente mi fa tirar fuori tutto il negozio e poi non compra un cazzo.

Credo sia un’abilità invidiabile, sto imparando a mentire in maniera straordinaria.

Ma no, ma ovvio che non saltano via le pietre da questo anello!” ma io che cazzo ne so?

Ma certo, il vetro è infrangibile, sti orologi li lanciano dagli arei in volo per fare i test d’urto e non si rompono” ma io che cazzo ne so pt.2.

guardi, io di questi bracciali ne ho presi dodici come regalo per tutte le mie amiche!” ma quanto non è vero, fanno cagare, devo venderteli perché se no i boss mi tagliano la gola ma non li regalerei nemmeno a Putin, che nella mia personale lista di persone che meritano regali brutti è secondo solo a mia zia.

Però a quanto pare non faccio proprio schifo a vendere, che è l’unico motivo per cui non mi hanno ancora licenziata visto che non so fare NIENTE di tutto il resto.

Caricare merce? Cosa vuol dire?

Preparare una spedizione? Ma che vuol dire? Punitiva? Chi dobbiamo far fuori?

Mandare in riparazione qualcosa? Ma perché chiedi a me?

Ritirare oro usato? Mah, io lo ritirerei nel cassetto del comodino signora, non è quello che intende lei?

Insomma, faccio pena sotto ogni altro punto di vista, però essendo io un esserino subdolo e malvagio ho comprato l’affetto delle mie colleghe portando caffè e cannoncini ogni giorno (spendendo tutto lo stipendio così) e ora  sembra quasi che mi vogliano bene. Non so come sia possibile. Forse sono più pazze di me.

Col Batterino ora va tutto alla grande, ma abbiamo avuto due litigate furibonde nel giro di dieci giorni. Ma due litigate veramente tremende, mai successo in due anni di litigare così. A un certo punto lui ha preso ed è uscito di casa sbattendo la porta… Ho sempre pensato di essere insopportabile ma non pensavo fino a questo punto.

Queste due sfuriate atomiche però sembrano averci fatto stranamente bene, abbiamo parlato tantissimo, ci siamo confrontati su diversi punti che traballavano e ora siamo in pace e più affiatati di prima, cosa che non ritenevo possibile.

E voi, miei cari, come state? Cosa sta succedendo nelle vostre vitine? Narratemi, sfogatevi, raccontate quello che vi va!

Hasta la pasta

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Sfoghi un po’ sconclusionati di una vita spelacchiata, riassumibili in “pensavo bastasse piangere”.

Avete presente “l’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”?
Ecco, stamattina credo che le mie urla abbiano terrorizzato pure i pianeti vicini al nostro.
No perché non so se capite lo stato di isteria in cui riverso, ma vi lascio immaginare la morte nel cuore con cui stamattina sono andata a TENTARE di prenotare le mie visite.
Al “Signorina, la prima data disponibile è marzo duemilavetitrè” credo di aver cacciato un urlo così acuto che ho stordito uno stormo di pipistrelli, poi mi sono accasciata al suolo e ho pensato “Regina Elisabetta metti il tè in infusione: arrivo.
Alla fine regà con manovre che neanche il timoniere del Titanic ha messo in atto sono riuscita a impietosire l’addetta alle prenotazioni che mi ha trovato una data entro fine anno per sta cazzo di risonanza. E allora mi chiedo MA PERCHE’ SE IN QUEST’ORDINE IO: TI MINACCIO, TI IMPLORO, TI COMPRO SETTE CAVALLI DA CORSA TU RIESCI A TROVARMI UNA DATA QUASI UMANA E ALTRIMENTI MI DOVEVO ATTACCARE AL CAZZO?
No così, chiedo.
Curiosità personale.

Parlando di cose più intelligenti, non so come sia possibile ma a lavoro mi hanno offerto un contratto a tempo determinato, quindi di fatto una promozione.

Quando mi ha chiamata la capa la mia prima risposta è stata “…ma sei sicura che volevi fare il mio numero?Cioè, stai parlando con Sara, magari avevi in mente qualcun altro

Lei ha confermato che era proprio con me che voleva parlare, quindi la mia seconda risposta è stata “non è che hai picchiato forte forte la testa? Va che me ne intendo, anche io deliravo quando ho avuto l’emorragia, forse dovresti farti controllare…

Non so perché lei abbia riso, poi mi ha spiegato per bene l’offerta e la mia terza risposta è stata “MA SEI PAZZA LO SAI CHE NON SO FARE UN CAZZO IN NEGOZIO CHE COS’E’ UNA COLLANA NON HO MAI VISTO UN ANELLO COME FUNZIONANO I SOLDI NON MI LASCIATE DA SOLA VI PREGO AIUTOOOOOO NOOOOOOOOOOOOOO

E niente, alla fine ho accettato e da novembre vivrò col terrore di fare minchiate.
Cioè, quelle le faccio sempre a priori, ora intendo proprio cose che potrebbero farmi finire in gattabuia tipo perdere una collana d’oro che un cliente mi lascia in riparazione, cosa successa realmente non a me ma a una collega.

Per dire.
In caso io mi sparo, altro che Anselmo e operazioni varie.

Intanto sto scoprendo gioie e dolori di essere una persona pazza in coppia.
No perché cosa comporti essere pazza in regime di singleitudine lo so bene, in coppia è tutto diverso. Cioè, ci rendiamo conto che esiste un’altra persona CHE NON E’ CAPACE DI LEGGERMI NEL PENSIERO E CHE QUINDI DOVREI COMUNICARE CON LUI?

Lo so, assurdo.
Cioè è come se si pretendesse che io spieghi al Batterino come mi sento e perché, capite? Assurdo.
Io pensavo bastasse piangere.
Sempre.
Nel mio mondo non importa cosa succeda, quale sia il problema, se io voglio sfilargli la spina dorsale dal naso e usarla per frustrarlo o se io pensi che mi stia per lasciare per la vicina di casa sua -ragguardevole donna di centosette anni, molto simile ad uno pterodattilo-, io piango.

Mi chiama urlando perché ho lasciato il gas acceso e tutto il palazzo ha preso fuoco e sono morti tutti tranne la vecchia pterodattila che è volata via dalla finestra? Io piango.

Mi dice che suonerà al bar con una cantante donna, nonchè sua sorella? Io piango.

Mi chiede di lavare i piatti? Io piango.

E INVECE STO SCOPRENDO CHE NON VA BENE, CHE NON POSSO RISOLVERE LE COSE COSì PERCHE’ FINISCO SOLO PER INACIDIRMI COME UN ACINO D’UVA UN PO’ RATTRAPPITO! CIOE’ MI STO RAGGRINZENDO, CAPITE?!

Cioè per la prima volta nella mia vita sento di provare qualcosa di simile al rancore per cose su cui ho sorvolato, e ora non so come gestirmi. Ci sono rimasta male per due cose negli ultimi mesi e quel povero tonto non ne ha la minima idea. Che poi come cazzo fa a non rendersi conto che quello che ha detto mi ha devastato l’anima non lo so, però dovrei chiaramente essere io a comunicare in modo efficiente e non lagnoso il mio malcontento.

Cioè, quando sono da sola piango, quando sono con lui faccio finta di niente però in realtà vorrei che mi leggesse nel pensiero e capisse che ho dei turbamenti, e il fatto che non lo capisce mi rende ancora più rancorosa e poi torno a casa e piango e poi faccio finta di niente quando lo vedo ED E’ TUTTO UN CIRCOLO VIZIOSO SIGNORA PTERODATTILO MI AIUTI PER L’AMOR DI DIOOOOOOOOOOOOO MI PRENDA E CON LE SUE POSSENTI ALI E MI PORTI IN GUATEMALA LA PREGOOOOOOO

Hasta la pasta. 

Raccontatemi tutto quello che volete, io spero che la vostra vita stia andando alla grande scusate se non rispondo a tutti i commenti ma sono semplicemente cretina, vi voglio molto bene.

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Ciance sparse: uno sfogo randomico

Se avete sentito qualcuno imprecare e maledire ogni singolo santo cristiano o pagano, tutti gli déi e le dee dei Sette Regni, tutto ciò che di magico ci fosse nella Contea degli Hobbit, Mago Merlino, Albus Silente, Sauron e chi più ne ha più ne metta, beh sappiate che ero io, porca di quella *inserite epiteto a vostra scelta, più è colorito meglio è*.

Minchia.

Scusate, avevo bisogno di imprecare ancora un attimo.

Partiamo da domenica, va.
Già dover andare a votare in quella che è stata la mia scuola elementare per me è una fonte inimmaginabile DI MADONNE VOLANTI perché è un ricettacolo di ricordi tremendi e vorrei tanto venisse rasa al suolo possibilmente da una mina antiuomo calpestata da Putin, ma ho pure dovuto fare a pugni con quel cazzo di libretto elettorale che richiuderlo porca di una vacca è un’impresa che alla fine era tutto stropicciato, E IN TUTTO CIO’ SAPEVO PERFETTAMENTE COME SAREBBERO ANDATE LE COSE, OVVERO DIMMMERDA!

E infatti quella donna dagli occhi ranocchiosi mi spunta da tutte le parti ricordandomi che tutto quello in cui NON credo ora mi dovrebbe rappresentare.

Lunedì vado a lavorare e la prima cliente della giornata già setta il mood di tutto il resto del giorno:
Mi scusi ma posso andare un attimo fuori con questi orecchini di perle per vederle alla luce del sole? Giuro che ci metto un secondo, vado qui nel parcheggio e torno!

SIGNORA MIA MA ORA LEI MI DICA
MI SPIEGHI

COSA E’ ANDATO STORTO NEL SUO ALBERO GENIALOGICO, QUALE TURBA CHE CHIARAMENTE VI TRAMANDATE DA GENERAZIONI E GENERAZIONI LA SPINGE A CHIEDERMI SE PUO’ USCIRE DAL NEGOZIO CON CIRCA MILLEDUECENTO EURO DI PERLE ADDOSSO, NON SAPENDO SE LEI FARA’ MAI RITORNO?
NO MA VADA, MI RACCOMANDO, IO INTANTO STO QUA DA SOLA AD ASPETTARLA E INTANTO MI TATUO LA PAROLA “IMBECILLE” SULLA FRONTE COSì CHE TUTTI SAPPIANO QUANTO SONO DEFICIENTE APPENA MI VEDONO.


Che poi la domanda è: ho perso una vendita da milleduecento euro o ho evitato di essere derubata di due perle?
Non ne ho idea.

Come volevasi dimostrare il resto della giornata è andato così:
– signore dall’aspetto veramente bislacco che viene in negozio, mi chiede di vedere i ciondoli a forma di croce, se ne va, ritorna chiedendomi la stessa cosa, se ne va, ritorna per la terza volta chiedendomi cosa, secondo voi? LA STESSA COSA

SE NE VA 

POI TORNA

MANDO LA MIA COLLEGA PERCHE’ SE NO GLI AVREI  INFILATO UNA CROCE SU PER IL NASO

LO VEDO ANDARSENE 

CHIEDO “MA HA COMPRATO QUALCOSA QUELLO LI O VUOLE VEDERE QUANTO CI METTO A TRASFORMARMI IN SERIAL KILLER?”
“NO SARA, HA DETTO CHE TORNA DOPO”

HA FATTO COSI’ TUTTO IL GIORNO MIO DIO CHE VOGLIA DI PICCHIARLO, COME SE NON SAPESSI CHE HA FATTO IL GIRO DI TUTTE LE GIOIELLERIE DEL CENTRO COMMERCIALEEEEE DIOOOOOOOOOO

  • signora completamente isterica che pretende che le cambiamo un orologio dal valore piuttosto alticcio perché a quanto pare mentre camminava le si è staccato dal polso e si è sfracellato a terra.
    “Eh ma signora mi dispiace tanto ma la garanzia copre solo i difetti di movimento, insomma, le parti meccaniche. Se è caduto e si è rotto posso mandarlo in riparazione, ma deve pagarla…”
    Regà, vi giuro, è impazzita.
    Sembrava posseduta.
    Una matta.
    “E ALLORA COSA DITE CHE LA GARANZIA DURA DUE ANNIIIII MA COME VI PERMETTETEEEEE IO NON COMPRERO MAI PIU DA VOIIIII MI AVETE TRUFFATAAAAAHHHHHHH IO LO AVEVO ALLACCIATO PERFETTAMENTE, SI E’ ROTTO, NON L’HO FATTO CADERE IO!”
    Io e la mia collega eravamo basite, poi la capa ha preso in mano la situazione e per poco non l’ha sfanculata. Alla fine si è tenuta l’orologio rotto. Io boh.

Per concludere in bellezza dopo due giornate di lavoro allucinanti in cui è stato palesato l’astio della capa nei miei confronti, io torno a casa e cosa succede? Cosa?
Che mio papà si fa il tampone ed è, per la terza volta dal duemilacazzoventi POSITIVO AL COVID.

Ora voi ditemi almeno una motivazione per la quale non dovrei quantomeno prendere a testate il muro.

Il tutto condito con una litigata col Batterino, che alla mia richiesta di asilo politico in quanto se mi piglio il Covid può essere che ci rimanga secca (visto che Anselmo è ancora lì nel mio cervello a rompere er cazzo) è andato in stress, si è chiuso come un armadillo e mi ha urlato al telefono per dieci minuti proponendomi di pagarmi un albergo ma che andare da lui era una cosa stupida perchè ha troppi impegni di lavoro e non può rischiare di incoronirsi.


Insomma, va tutto alla grande, ora vado a bermi dell’acido muriatico.

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Ciance sparse: Lavoro e Cavernoma, qualcuno mi salvi

Buonasera miei cari spelacchiati, come state?
Io sto… seduta.
Un po’ sbilenca, pendo da un lato perchè ho una spalla incriccata.

Non volendo fare la Wonder Woman della situazione ed essendo sempre onesta qui sul blog vi dico che sono state settimane abbastanza dure per me; iniziare un nuovo lavoro da una parte mi ha distratta ma dall’altra ha tirato fuori tutte quelle ansie da prestazione e da “non sono abbastanza intelligente/sveglia/capace” che sono sempre in agguato, pronte a farmi attorcigliare lo stomaco come se non ci fosse un domani.
Ma ovviamente il problema più grande resta Anselmo e l’idea dell’intervento.

Giorni fa ho avuto dei sintomi un po’ bizzarri e chiedendo consiglio alla mia neurochirurga sono andata in pronto soccorso perché potevo star avendo un’altra emorragia cerebrale, dunque urgeva una tac; stare cinque ore sulla barella in attesa che mi visitassero mi ha risvegliato tutte quelle sensazioni che avevo cercato di chiudere in un cassettino della mia mente. Mi ha ricordato tutta la paura e il dolore provati nelle settimane che ho passato ricoverata, e a ripensarci adesso non augurerei a nessuno quello che mi è capitato. ‘Sto cazzo di Anselmo oh.

Per fortuna è stato un falso allarme e in pronto soccorso sono stati tutti gentilissimi con me, che a un certo punto ero solo presa da sensi di colpa e al mio “scusate se vi ho fatto perdere tempo!” mi hanno risposto che non ho fatto perdere tempo a nessuno e ogni volta che avrò dei sintomi simili dovrò andare e farmi fare una tac.

Questo mi ha gettata nello sconforto per un po’. Sembra non finire mai questa attesa, e ora anche l’attesa fa paura, e allora tra un po’ mi tatuo in fronte “FANCULOOOOOO” e basta.

Passando a note più cretine, il lavoro procede.

Vi giuro, se qualcuno venisse lì con una telecamera potrebbe girare un documentario intitolato “l’orso nella gioielleria”.
Sono goffa, ingombrante, non distinguo una fede martellata da una francesina, lo zircone per me è una vitamina, i diamanti per quanto mi riguarda nascono dal letame e non da macchinose lavorazioni, se qualcuno mi chiede di fare un’incisione su un gioiello piuttosto mi strappo le mani e passo la maggior parte del tempo a chiedere qualunque cosa a chiunque mi capiti a tiro.

Breve carrellata di aneddoti degli ultimi giorni:

  • Signora di una notevole età che entra baldanzosa perchè vuole comprarsi un anello; ne sceglie uno ma, parbleau, non le entra. “Ma non è possibile, questa è la mia taglia, non ho mica le dita cicciotte” e con una forza sovraumana si infila l’anello a forza, così prepotentemente che ancora un po’ le arrivava al gomito.
    Indovinate chi ha passato MEZZ’ORA a cospargersi la mano di igienizzante per cercare di levarsi quel cazzo di anello, e chi invece ha pensato “ommioddio devo tagliarle il dito, non vedo altre soluzioni”.
    Ero già lì pronta con le forbici.
  • Una ragazza mi chiede di vedere una collana esposta dunque io con tutto l’ottimismo del mondo e un sorriso falso stampato in faccia infilo la chiave nella serratura della vetrina, giro, E LA STRACAZZO DI SERRATURA MI RIMANE LETTERALMENTE IN MANO.
    Penso di aver fissato con orrore la chiave e la serratura che mi erano rimaste in mano per almeno cinque secondi.
    Pure la cliente era sconvolta.
    Strillo per chiamare la mia collega che si piega in due dal ridere per il mio sconvolgimento e mi tranquillizza dicendo che succede sempre. Qualcuno deve ancora riattivarmi il cuore però.
  • Ragazzo estremamente carino, quel che si suol dire un bel fieu, vuole comprarsi un orologio della Madonna ma è indeciso.
    Io sfodero tutte le mie armi per convincerlo, dal sorriso smagliante allo sciorinare le caratteristiche del più fico degli orologi, il tutto con la mia solita cretinaggine ovviamente…
    Alla fine il ragazzo non voleva più l’orologio, ma il mio numero.
  • Cliente che prova più o meno tutto il negozio ma non gli va bene un cazzo di niente perchè “questo orologio ha il quadrante troppo piccolo, questo non ha abbastanza diamanti, questa catena non è da abbastanza carati…” alla fine se ne esce con “ma qui vendete bigiotteria! Tesoro, io sono stato in tutto il mondo, ho visto gioielli che qua non avrete mai”.
    … Ma te lo scrivo su un foglietto così ti rimane il memo o te lo dico direttamente? VAFFANCULOOOOOOOOO

E niente, questa è la mia vita per ora. Sono un ammasso di ansie un po’ contorte e ritorte su loro stesse, vado avanti per lo più per inerzia.
Voi come state invece? Raccontatemi, narratemi, sfogatevi, fate quello che volete!
Hasta la Pastaaaaaaaahhhhh!

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Ciance sparse: vacanze cavernoma cerebrale e sudore

Buongiorno miei adorabili spelacchiati, come state? Io sono cotta, frullata col mini pimmer, sto caldo mi sta smolecolando.

Ieri altro giro di visite da un altro neurochirurgo, la cui diagnosi è stata molto meno rosea di quello di Milano: Anselmo is back, o meglio è sempre lì, due centimetri di profondità nell’emisfero destro del mio piccolo cervellino, ed è da rimuovere. Nuovo giro di pianto sulla spalla del Batterino.

Ma parliamo di cose stupide, perché se no Anselmo si monta la testa se parlo sempre di lui. Possiamo tutti insieme sdoganare una cosa? Il sudore in punti beceri. Io dopo quattro secondi al sole ho la zona baffetti che gocciola, le sopracciglia se le strizzo esce almeno mezzo litro di sudore, il coppino che ormai è disciolto ma soprattutto IL SENO PER L’AMOR DI DIO QUALCUNO FACCIA QUALCOSA PER IL SUDORE TRA I SENI. Miseria ladra, possiamo nel 2022 essere vittime di questa tortura? Che poi a me vengono eritemi della Madonna, prudo ovunque, mi gratterei come l’orso Baloo contro i tronchi d’albero.

Però ho passato una notte in Monferrato con il Batterino del mio cuore, in un posto veramente super carino; si chiama Cascina Manu, è una villa con sole cinque stanze di cui una direttamente sulla piscina ed è quella capitata a noi: c a r i n i s s i m a. Tra l’altro è l’unica con l’aria condizionata, quindi super contenti.

Abbiamo mangiato, nuotato, salvato coccinelle dall’annegamento, abbiamo riso di me che mi mettevo in piscina in posizione squat tenendo le mani a pinza e mi muovevo solo lateralmente come un granchio, ho quasi decapitato il Batterino quando al mio urlo stridulo da “ommioddio mi è cascata una cimice addosso” ha risposto con “massi, non ti fa niente, lasciala lì”. Batterino, patti chiari amicizia lunga: se un insetto mi cade addosso tu ti precipiti ad acciuffarlo e lanciarlo delicatamente fuori dalla finestra, OKAY?

Infine oggi ho fatto un colloquio di lavoro, perché i pochi soldi che avevo da parte stanno finendo e io non posso vivere da parassita fino a novembre, quando avrò la nuova risonanza magnetica e si deciderà se aprirmi con l’apriscatole. Mi faranno sapere settimana prossima. Incrocio le dita dei piedi.

Queste sono le incredibili news del bollettino “una spelacchiata sempre più stressata”. Spero che la vostra estate proceda bene, priva di Anselmi vari ed eventuali. Io ammetto di essere demoralizzata al momento, ma noi spelacchiati mica ci lasciamo abbattere così. Suvvia lascio la parola a voi e la smetto di cianciare!

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Vi presento Anselmo, il mio cavernoma

Buonasera miei cari spelacchiati, come state?
Per me è un periodo turbolento. Che poi che razza di parola è “turbolento”? O ha il turbo o è lento, no?
Ma lasciamo perdere e procediamo, che sarà un lungo post molto strano.

Stasera voglio farvi conoscere Anselmo.
Anselmo è con me da parecchio tempo, solo che io non lo sapevo; lui mi avrà guardata combinare ogni vaccata possibile e immaginabile fino ad averne le balle piene, tanto che un mese fa è esploso.
Anselmo è il mio cavernoma cerebrale, colui che mi ha provocato l’emorragia e mi sta facendo vivere una vita molto bizzarra da un mese e mezzo a questa parte.


Per colpa di Anselmo non posso prendere il sole, non posso viaggiare in aereo, non posso fare sforzi fisici e non posso nemmeno emozionarmi troppo, perché lui è un tipo tranquillo e queste cose lo disturbano, e credetemi non voglio disturbarlo mai più.

Anselmo, poi, è un tipetto bizzarro. Diciamo che è un po’ imprevedibile, potrebbe andare su tutte le furie e decidere di esplodere di nuovo da un momento all’altro, e allora sarebbe mio compito correre in pronto soccorso dove stavolta, vedendo i miei trascorsi, non mi farebbero stare dieci ore ad aspettare ma mi darebbero subito qualcosa per placare la sua ira funesta.

Io ho provato a convincerlo: “Anselmo, eddai, possiamo vivere un sacco di cose belle insieme, il mio amico ha già fatto i biglietti aerei nominativi per la Sicilia… E poi potremmo andare in Sardegna col Batterino… O in montagna, sai, al fresco…
Niente, non vuole saperne.
Potremmo diventare a-a-abbronzatissimi, dei fichi incredibili, sai quel bel colorito di chi sta dieci ore in piscina con un cocktail ghiacciato sotto al sole” ma niente, nemmeno quello lo convince molto.

Temo che le nostre strade dovranno dividersi.
E’ probabile che tra un mesetto, dopo un’altra angiografia ed un’altra risonanza magnetica, un team di medici dovranno farmi un foro nel cervello e tirar fuori Anselmo cercando di non fare danni nel mentre, passando qua e là nella mia materia grigia. Non che ce ne sia molta, lo so, però è comunque un’operazione delicata, Anselmo non è mica uno che si arrende facilmente, e dei rischi ci saranno. Insomma, non siamo felicissimi di separarci ma ormai è chiaro che lui non voglia più stare nel mio cranio, ha assistito a troppe mie scemenze. Lo capisco.

Beh miei cari spelacchiati, cerco di prenderla a ridere però ogni giorno una decina di minuti di pianto patetico sulla spalla del Batterino mi scappa perché c’ho ‘na fifa incredibile. Non fosse per il mio Batterino non so bene cosa farei in questa situazione, è incredibile quanto stia facendo per me.
Non ho mai subito operazioni quindi partire con una al cervello direi che mi temprerà come il fuoco di mille battaglie, tipo Xena Principessa Guerriera.
In più ho questa sensazione di essere un peso per tutti, perché da quando sono tornata a casa i miei amici vengono quasi ogni giorno a turno a tenermi compagnia e giocare a giochi scemi per non farmi pensare troppo, sapendo che quando io penso è la fine, e mi sento in colpa nei loro confronti per essere così bisognosa.

Ovviamente per mesi e mesi a venire non potrò lavorare, il che mi pone in una situazione piuttosto di cacca economicamente parlando: non c’ho una lira, ma per stare al passo coi tempi dico che non c’ho un euro.
Sono sempre sotto calmanti quindi pure studiare è un’impresa titanica, direi che sta andando tutto alla grande.

Insomma questi sono i miei aggiornamenti per ora, spero che voi ve la passiate un pochetto meglio di me che tra un po’ mi ritroverò con metà testa rasata e penso sarà uno spettacolo agghiacciante perché mi si vedrà ancora di più la faccia, che io cerco sempre di nascondere coi capelli tipo Samara. A volte vorrei pure vivere dentro un pozzo.

Basta ammorbarvi, vi saluto con un bacione calorosissimo da parte mia e di Anselmo, che sotto sotto è un bravino.
Voi raccontatemi tutto quello che volete, così mi distraggo un po’, e giuro che risponderò ad ogni singolo commento perché vi trascuro troppo quando in realtà vi voglio bene e mi state vicini come degli amici in carne ed ossa.
HASTA LA PASTA!

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La storia della mia depresisone: parte 3

Stasera è una di quelle sere in cui mi sembra di aver fatto un salto indietro, ad occhi chiusi, nel buio. Ho così tanti pensieri in testa che non riesco a focalizzarmi nemmeno su uno, rimbalzano nel mio cranio (e di spazio per rimbalzare ne hanno), mi sento agitata e poi vuota e poi triste, in loop.
Speravo che uscire con Mr Batterino mi aiutasse, invece ho solo appesantito anche lui con il mio umore insopportabile.
Quindi stasera andiamo avanti col racconto della mia depressione.

Anche qui, mi sembra doveroso fare un salto temporale indietro. Prima di andare dalla psicologa ho sofferto di insonnia, un’insonnia devastante. Mi capitava di non dormire per più notti di fila, il che mi portava ad essere uno zombie instabile e incapace di fare qualunque cosa. Davo un esame ogni due sessioni perché non riuscivo a concentrarmi su niente, figuriamoci memorizzare qualcosa.
Di notte non dormivo, e quando mi addormentavo mi svegliavo di soprassalto con la sensione terrificante di star soffocando; mi risvegliavo come nei film horror con la bocca spalancata per risucchiare aria, perché non ne avevo letteralmente più.
In due anni ho visto così tanti dottori, e ognuno mi diceva una cosa diversa: epilessia, problemi respiratori, anomalie polmonari, schiribizzi a livello cerebrale… Ogni volta era una cosa diversa e piuttosto spaventosa.
I miei genitori non sapevano più cosa fare.

Alla fine mi hanno ricoverata per dieci giorni al San Raffaele a Milano, e mi hanno rivoltata come un calzino: avevo elettrodi attaccati ovunque (ci ho messo settimane a rimuovere completamente il collante dai miei capelli, ancora penso di averne un po’), monitoravano un po’ tutto quello che mi succedeva.
Finalmente ci abbiamo capito qualcosa: soffro di apnee notturne, il che causava i miei risvegli traumatici e senza fiato durante la notte.
In più il mio piccolissimo cervelletto bislacco non va in fase rem, mai, motivo per cui devo prendere una pastiglia usata per chi soffre di epilessia, serve a tenere sotto controllo le scariche elettriche che turbano le mie notti e che mi impedivano di addormentarmi e riposare in maniera decente.

Insomma, stavo nammerda ragazzi, un rottame pronto per la demolizione.
Tutto ciò ha portato al resto, ovvero il mio viaggio nei meandri della disperazione con quella che Winston Churchill chiamava “il cane nero”, ovvero la depressione.

A distanza di anni mi rendo conto che tutto questo travaglio ha ancora delle ripercussioni su di me, e che quel periodo di assoluta inattività durata parecchi anni mi peserà per sempre.
Mi mancano ancora cinque esami all’università, sto cercando finalmente lavoro, ma tutto quel tempo perso in questo momento mi sembra una voragine che mi rovinerà la vita per sempre.
Mi sento un peso per tutti, Mr Batterino in primis. Come può pensare di costruire una storia seria con una persona come me, con i miei sbalzi di umore, il mio passato burrascoso, la mia assoluta inettitudine economica? Chi glielo fa fare di imbarcarsi davvero in una situazione con una persona di ventisette anni che non ha un centesimo e si sente persa? 

Stasera, miei cari Spelacchiati, va così. Perdonatemi, ogni tanto mi parte il neurone pazzo. 
Hasta la pasta

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Ciance sparse: paturnie notturne e pensieri intrusivi

Aaaaahhh che bello, sono le tre di notte e non c’è traccia di sonno in me. Zero. Renato. Nada de nada. Oserei dire Nadal.
In preda a questa insonnia veramente poco simpatica ho provato a guardarmi un porno e rilassarmi ma non riesco fare neanche quello, dunque ho deciso di condividere con voi le mie tare mentali di questo periodo, perché sono una mentecatta. Sparisco per settimane e poi metto due articoli in una sera, la mia strategia di marketing mi sa che è un po’ una merda.
Non siete costretti a leggere, sarà un flusso di pensieri particolarmente patetico: spelacchiato avvisato mezzo salvato.

Mr Batterista domani andrà in piscina con i suoi amici, e fin qui niente di strano. Mi ha chiesto ripetutamente di andare con lui, ma sono stata irremovibile come un elefante che bruca. (Ma brucano gli elefanti? Come si dice?)
La sola idea di stare in costume con persone che ho visto tre volte mi turba enormemente, e anche lo stare in bikini con Mr Batterista mi turba: un conto è quando mi spoglia e facciamo l’amore, momenti in cui spero non stia a notare tutte le mie migliaia di imperfezioni fisiche, ma stare mezza nuda per una giornata intera sotto i suoi occhi… E’ tutta un’altra cosa.

La settimana scorsa eravamo a casa di questi amici di Mr Batt, e io ero la personificazione del disagio.
Perché?
Perché ero assalita da pensieri veramente inutili, che non riuscivo a scacciare. Erano come una di quelle mosche fastidiosissime che entrano in casa in estate dalle finestre aperte e poi non escono più e continuano a posartisi addosso: non proprio lusinghiero visto dove si appoggiano di solito.
Il mio microscopico encefalo era tormentato:
“Staranno pensando che Mr Batterista è pazzo a stare con me?” “Penseranno che la sua ex era mille volte più simpatica, più bella, più carismatica?” “Staranno pensando che sono antipatica, così taciturna in un angolo?” “E se mi odiassero?”
E così via.
Ero letteralmente assalita da questi pensieri, dall’idea che tutti quanti si rendessero conto che Mr Batterista ha toppato in pieno a stare con me e che lo avrebbero fatto capire anche a lui. Perché diciamocelo, sono una persona un po’ problematica, con un senso dell’umorismo opinabile, un cinismo non da poco, e una notevole quantità di problemi a relazionarmi con il resto del mondo.
Quando sono a disagio divento l’essere più insopportabile del mondo: sto zitta, cerco di farmi piccola piccola e mimetizzarmi con il muro, pensando di essere totalmente inadatta alla vita.
Insomma, una metecatta che non sa avere a che fare con le persone e vorrebbe sparire.

Quando sono a disagio, poi, mi viene naturale concentrarmi sui miei difetti e pensare che tutti stiano guardando quelli.
La mia voce fastidiosa, il mio naso enorme, i denti imperfetti, l’andatura bislacca, il seno mancante all’appello, lo smalto sbeccato, i capelli appiattiti, i peli sfuggiti al radar e alla ceretta…

Bizzarramente tutto ciò non mi succede sempre -grazie a Dio, o chiunque si occupi di queste cose- e con altri amici di Mr Batterista mi trovo incredibilmente bene e riesco a dare sfogo alla mia immane idiozia senza problemi. Non so bene da cosa dipenda, forse vado semplicemente a pelle, un po’ come i cani. Forse dovrei mollare la psicologa e andare da un veterinario, non so.


E quindi che si fa?
BOH!
Per ora mi limito a non rovinare le giornate a Mr Batterista con le mie paturnie imbecilli e lo lascio libero di andare ad abbronzarsi senza di me; suppongo che con i suoi amici mi serva più tempo per lasciarmi andare. Vedremo.
E voi miei cari Spelacchiati cosa mi raccontate? Vi va di narrarmi situazioni in cui vi è capitato di essere a disagio o assaliti da pensieri negativi irrazionali? Come li combattete? Sono aperta ad ogni tipo di consiglio, potrei quasi pagarvi una parcella!
Vi allego una mia foto spiaggiata per tentare di vincere il ribrezzo che provo nei miei confronti, siete pregati di non insultarmi perché potrei effettivamente lanciarmi dal balcone (che non è chissà quanto alto, penso mi romperei un po’ di ossa e basta).
Hasta la pasta!