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A volte ritorno: funerali, salute e clienti

Buonasera miei cari Spelacchiati, come state?
Io ogni tanto risorgo dalle ceneri (delle mie sigarette) e torno a darvi fastidio con le mie sciocchezzuole.

Diciamo che sono stati due mesi belli impegnativi, e con “belli impegnativi” intendo dire “demmerda”.
Essere ricoverata in ospedale quattro volte in tre mesi non è così divertente come potrebbe sembrare, prima di tutto perché non capivo cosa mi stesse succedendo e queste nuove crisi epilettiche mi stanno facendo uscire di capoccia, in secondo luogo perché il cibo che mi hanno rifilato era qualcosa di abominevole (l’abominevole cibo delle nevi) e infine perché QUESTA EPOPEA SENZA FINE DELLA MIA SALUTE MI STA LEGGERMENTE SNERVANDO QUALCUNO PRENDA UN APRISCATOLE E MI APRA LA CAPOCCIA PER FAVORE.

Ora purtroppo devo incupire i toni, ragazzuoli.

Un lunedì mattina di diverse settimane fa è venuto a mancare mio nonno.

Era un uomo “tutto d’un pezzo”, una persona figlia dei suoi tempi che avendo vissuto quasi cento anni si è adattato a cambiamenti radicali del mondo. Ha vissuto la guerra in prima persona perdendo la madre e la sorella, è stato maresciallo nell’esercito, è stato un padre rigido e un nonno meraviglioso.
L’idea che mio papà non abbia più il suo papà mi disintegra.
Com’è possibile che non avere più un papà? Può succedere davvero? Non è una di quelle cose che senti dire ma capita solo agli altri? E se ha bisogno di un consiglio chi chiama? Come si fa?
E mia nonna davvero non ha più il marito, l’uomo con cui ha condiviso sessantacinque anni? Una vita intera insieme e ora lei torna a casa e non c’è nessuno. Non sarà mai più seduto sulla sua poltrona a guardare i film di John Wayne. Non sembra possibile.

Il giorno del funerale è stato strano. Non sapevo neanche io come mi stessi sentendo, forse non mi sentivo e basta.
Ma partiamo dal fatto che non so voi, ma io quando piango divento orribile, una specie di rana tutta umidiccia con occhi gonfissimi tutti arrossati, naso triplicato, ma la cosa peggiore è che non è che riesco a soffiarmi il naso con grazia ed eleganza.
Io provo a portarmi il fazzoletto alle narici e fare un leggerissimo “prr prr” come farebbe Kate Middleton, ma quello che esce è “PRRRRAAAAA PRRRRRROOOOOOOOOOOO!!!” che è più simile a quello che farebbe un elefante imbizzarrito.
Il prete parlava di cose, di amore che va oltre il terreno, cantava come Mariah Carrey, e io ero lì che barrivo.
Quindi regola per il prossimo funerale: lasciare il naso a casa.

Ma poi posso dire che io avrei comunque voluto prendere una panca e lanciarla addosso a un paio di persone?
No perché pure ai funerali la gente riesce ad essere fastidiosa, pensavo ci fosse una legge dell’universo che impedisse alla gente di rompere le balle in quel frangente EPPURE NON E’ COSI’.

Una parente veramente infingarda, che non solo ha depredato casa della mia bisnonna appena era mancata ma è tutta la vita che scassa il cazzo in ogni maniera possibile&immaginabile, è arrivata in chiesa, si è precipitata da mia nonna e le ha detto “so che stai soffrendo, è normale, sarà così per sempre sai… ogni giorno sarà come oggi d’ora in poi…”
Ora qualcuno mi dica perché non avrei dovuto prendere un cero e infilarglielo nel naso.Secondo me pure il prete mi avrebbe dato ragione, eccheccazzo.

Poi codesta persona voleva venire a pranzo da noi; vi lascio immaginare la mia espressione, forse era più truce solo quella di mia mamma che la disprezza da trent’anni.
Ma Tu, miserabile esserino unicellulare dal cervello retrattile, a casa mia non ci entri neanche con un dito del piede, neanche con l’unghia dell’alluce, neanche se ti stacchi l’unghia e cerchi di lanciarla in cortile. Diciamo pure che se superi i trenta metri di distanza da casa mia mi sento in diritto di spararti come minimo una pallina di carta e saliva in fronte, come si faceva a scuola.

In tutto ciò la mia salute continua a sbarellare, ci sono giorni in cui sto bene e altri in cui sono in uno stato di morte apparente; la mia attività principale è dormire, con i farmaci che prendo la media di ore di sonno giornaliera è più o meno quindici.
Credo di star diventando una larva. Mangio e dormo, dormo e mangio. A volte rutto, così, per movimentarmi la giornata.

Un mio sciocco amico ha cercato di consolarmi dicendo che sono più una crisalide nel bozzo e che un giorno diventerò una farfalla, ma secondo me al massimo divento un’orrenda falena di quelle proprio stupide che vanno verso la luce e si bruciacchiano.
Ecco, diciamo che l’unica cosa che so è che se vedo una luce non mi ci devo avvicinare.

Sono in attesa di essere ricoverata per una settimana di esami specifici a Milano all’istituto pazzeschissimo Carlo Besta; a quanto pare l’intervento non sarà un “semplice” rimuovermi Anselmo dalla capoccia, ma anche sminuzzarmi e togliere una parte di cervello rimasta lesionata da tutto lo schifo accaduto nell’ultimo anno per liberarmi dalle crisi epilettiche.
Insomma, mi si prospetta un altro bel periodo allegro e spensierato.

In tutto ciò però da una settimana sono tornata a lavorare, principalmente perché sono una testa di cazzo e non so starmene ferma. E poi perché a ventotto anni avere seicento euro sul conto mi fa una tale pena che ho preso in considerazione l’idea di cominciare a vendere intimo usato per raggranellare due spicci, eccheccazzo.
Sono tornata in gioielleria da pochi giorni e già sono stata a tanto così dal commettere degli omicidi in negozio, perché non è possibile quanto la gente sia fastidiosa.
UNO MI HA CHIAMATA SCHIOCCANDO LE DITA, MA COME TI PERMETTI PER LA MISERIA
Un altro mi ha chiesto un bracciale di un’altra gioielleria.
Una donna voleva sapere se avevamo una collana come quella che lei ha comprato nel 2003.
Un tizio oggi ha lanciato lo zaino su una vetrina mentre aspettava di essere servito, la mia faccia era come quella del quadro di Munch, “L’urlo”.

Insomma ragazzi, va tutto alla stragrande.
Io e il Batterino teniamo botta però, con un po’ di alti e bassi e un po’ di problemi qua e là perché siamo due cretini.
Voi invece come state? Vi sono mancata almeno un cicinin? Un pochettino-ino?
Penso che i prossimi post saranno dei Film Brutt perché non ne faccio da una vita e mi manca sfogare la mia frustrazione su personaggi imbecilli, sento che è giunto il momento di tornare a scrivere “MA COSA STAI FACENDO CACCA DALL’ARIA ANTROPOMORFA?!” qua e là.
Se avete film brutt, ma proprio brutt, che vi hanno rubato delle ore di vita che rivorreste indietro datemi i titoli e ci penso io a fare giustizia per voi!

Hasta la pasta!

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Ciance sparse: ricovero e clienti natalizi (ovvero il male assoluto)

Buonasera miei cari Spelacchiatini, come state?
Io avevo detto che sto, ma per un po’ non sono nemmeno stata. Livelli di sfiga così elevati io raramente li ho mai visti.
Non entrerò nei dettagli medici perché lo so che c’è qualche ipocondriaco tra i miei spelacchiati del cuore, dunque non dirò quali sintomi mi hanno colta in flagrante, però settimana scorsa ohibò sono stata presa da malori piuttosto bizzarri. Le cose sono andate più o meno così.
“Batterino, mi stanno capitando cose bizzarre e non mi sento benissimo, dici che sto ‘a schiattà?”
“Ma non dire idiozie, sarà l’ansia, stai somatizzando perché sei un po’ cretina. Vai tranzolla.”
Okay.
Vado a lavoro e tempo due secondi sto così male che le mie meravigliose colleghe mi minacciano di picchiarmi se non avessi chiamato qualcuno per farmi portare in pronto soccorso, dunque ho chiamato mio padre che pure lui poverino con l’ansia a duemila mi smolla lì perché non lo fanno entrare e io vengo piazzata su una barella con codice arancione.
Salto scene di me in barella che sbarello (ahah che esilarante gioco di parole, neh?) e dopo una tac e una visita neurologica andata malissimo (il dottore mi disegnava dei numeri sulla fronte e io NON CAPIVO UN CAZZO DI COSA STESSE DISEGNANDOMI ADDOSSO, MA PROPRIO ZERO, non riuscivo a tenere le braccia sollevate, sentivo odori inesistenti) decidono dopo essersi scambiati una lunga occhiata di intesa che faceva capire “questa ci schiatta qui” di tenermi lì per la notte per capire meglio cosa mi stesse accadendo.

Per farla breve: Anselmo e le cicatrici lasciatemi al cervello dall’emorragia di aprile mi stanno causando crisi epilettiche. Non le classiche con le convulsioni, un tipo diverso, ma comunque orribili e che rischiano di far esplodere di nuovo Anselmo.
Dunque ora prendo anche farmaci contro l’epilessia.
Tutto ciò ovviamente rende più impellente il mio intervento, che a questo punto abbiamo fissato per inizio febbraio.

Ho dell’ansia?
Abbastanza.
Cerco di essere positiva?
Mah.
Il dottore che mi ha visitata era carino?
Molto.

Ma non finisce qui, vi pare?
Torno a casa e tempo sei ore suona il telefono alle undici di sera, mentre stavo facendo un piantino di sfogo col Batterino venutomi a trovare: era mia nonna, che chiamava disperata perché il nonno di novantadue anni era caduto e non si riusciva ad alzare.
Nuovo giro di ansia&panico, mio padre e il Batterino partono alla volta dei nonni per salvare la situazione ma c’è poco da fare: il mio nonnino si è rotto il femore.
Che poi ora io mi chiedo: è caduto e si è rotto il femore o si è rotto il femore e perciò è caduto? No perché ormai ha delle ossa di una fragilità incredibile, ha lo scheletro fatto di stuzzicadenti.

Ora l’hanno operato e sta bene, per quanto possa stare bene un’anziano quasi centenario.

Concludo dicendo che in barba alla neurochirurga che voleva stessi una settimana a riposo sono tornata a lavurà il giorno dopo e la gente mi sta facendo uscire di senno.
“Maaaa il venticinque siete aperti?”
“… No signora.”

“Ah. Peccato… E il ventisei?”
“… NO, SIGNORA. HA ALTRE DOMANDE CRETINE O COMPRA ‘STA CAZZO DI COLLANA DA DODICI EURO?”
Io da domani comincio a rispondere che sì, siamo aperti e li aspettiamo a braccia aperte. L’unica cosa che mi ferma è che non ho accesso alle telecamere per vedere la loro faccia da triglia quando arriveranno al centro commerciale e lo troveranno chiuso.

“Ma questa andrà in saldo a gennaio?”
“… signora mia, ma cosa stracazzo ne so? Ma poi le pare che posso dirle di sì?”

E poi bastaaa bastaaaaa BASTA FARMI TIRARE FUORI TUTTI GLI OROLOGI PER POI PASSARE A TUTTE LE COLLANE PER POI ANCORA PASSARE AGLI ANELLI PER POI DIRMI CHE DOVETE PENSARCI! DOVETE PENSARCI COSA, CHE NON AVETE I NEURONI NECESSARI? MA LO SAPETE CHE MANCANO DUE ORE A NATALE E CHE VI CONVIENE ARRAFFARE LA PRIMA COSA CHE VI CAPITA COSì SIETE TRANQUILLI E AVETE FINITO COI REGALI? MA VE LO DEVO DIRE IO?!
Per la miseria.

“Allora se mi da l’indirizzo mail le attivo la tessera, così le arriva un coupon del dieci percento di sconto!”
“Ma non puoi attivarmela senza mail?”
“…No, serve per forza, le arriva un link e la attiva lei personalmente…”
“Ma io non do i miei dati, che poi non so cosa ne fate, assolutamente no.”
“MA A ME COSA CAZZO ME NE FREGA SEI TU CHE PERDI UN COUPON, PERO’ STAI CALMO“

Insomma sono giornate di nervoso e ansia, ma come si suol dire “siamo in ballo, quindi balliamo” e io mi scateno danzando con la leggiadria dell’orso Baloo. 

Grazie a tutti per i messaggi carinissimi che mi avete lasciato, siete stati la mia ancora di salvezza mentre ero sola e spaventata in ospedale. Dico davvero.
E voi come state, spelacchiatini? A che punto siete coi regali? Avete già organizzato cenoni, cenini, cenette?
Fatemi sapere, che qua sono a tanto così dal dare un calcio al prossimo cliente.
Hasta la pasta!