Bar del centro commerciale, tavolino in fondo, una coca cola calda -“ci siamo dimenticati di metterle in frigo!”- e un gruppo di ragazzini con un quoziente intellettivo evidentemente sotto la soglia del venti.
Degli scimpanzè. Dei primati con pochi peli, ecco cosa sembrano.
Visto che qua le alternative sono due -o li picchio tantissimo o mi metto a scrivere- meglio che io cominci questo post.
Aluuuura, diamo qualche aggiornamento.
Come sempre è molto difficile parlare di queste cose, abbiate pazienza se il post è un po’ sconclusionato.
Visto che in tutti questi mesi la situazione con la mia psiche un po’ problematica non è migliorata abbastanza, la mia psicologa mi ha consigliato una visita da uno psichiatra.
So che è un po’ difficile capire la distinzione tra le due professioni, in brevissimo possiamo dire che lo psichiatra guarda ai disturbi mentali da un punto di vista prettamente medico e per curarli prescrive medicine mentre lo psicologo cerca di risolverli tramite la psicanalisi, il dialogo, la conoscenza di sè. Spesso comunque le due figure collaborano, come nel mio caso.
“Fino a qualche anno fa riuscivo abbastanza bene a camuffare come stavo, ora i miei amici mi guardano straniti e mi dicono che si vede che non vorrei essere lì con loro. Dicono che è palese.”
“E dove vorresti essere?”
“Da nessuna parte.”

Per chi dovesse andare per la prima volta da uno psichiatra, vi dico che vi farà sicuramente una breve visita neurologica, è uno step fondamentale. Non è niente di che, comunque: sdraiata sul lettino ha controllato i riflessi, a occhi chiusi mi ha fatta camminare avanti e indietro, tocccare il naso con la punta delle dita, tenere le braccia alzate e sollevate di lato. Niente di che, come potete vedere.
Lo spiego in caso qualcuno si preoccupi, come me che prima di andare ero in totale panico. Ero come Peter Parker alla fine di Avengers-Infinity War: Non voglio andare, non voglio andare, non voglio andare.
Certo, ci fosse stato Robert Downey Junior a tenermi per mano…
“Ti capita di pensare alla morte?”
“Sì, spesso. Quasi ogni giorno.”
“La tua o quella degli altri?”
“Principalmente la mia.”
“Ti fa paura?”
“Sì e no. L’idea di non esistere mi spaventa, ma che un giorno finirà tutto quanto… E’ rassicurante.”
Dopo un colloquio di un’ora ha sentenziato che io debba prendere un po’ di cose.
Lungi da me fare nomi di psicofarmaci e farmaci in generale, non ne farò mai su questo blog.
Per quindici giorni devo fare un’iniezione di una specie di super energizzante che aiuterà il mio fisico a produrre un po’ di serotonina, di cui al momento sono molto a corto; questo dovrebbe aiutarmi a evitare che i miei picchi raggiungano un livello esageratamente basso. Mi ha raddoppiato la dose di antidepressivi che io prendevo principalmente per gli attacchi di panico e delle pastiglie non troppo pesanti per dormire decentemente.
Insomma, sarò piuttosto imbottita per un po’.
Ahhh.
Che palle.
Sono un po’ in crisi al momento, mi partono dei voli pindarici lunghissimi, cose tipo:
“Ma sono io che penso queste cose o le penso perché soffro di depressione?”
“Ma se io non sono la mia malattia allora che cosa sono?”
E cose si questo tipo.
Insomma, momento di crisi mistica interiore, che a breve affogherò in un mix non letale di alcol e dolciumi.
E niente, per oggi direi che ho parlato abbastanza, come sempre il punto non è tanto piangermi addosso quanto cercare solamente di parlare di questi argomenti, e non saprei effettivamente come altro fare se non parlando della mia esperienza.
Ciò detto, voi come ve la passate? Come vanno le ferie, se le avete? Andrete in vacanza in qualche posto fico? State anche voi per morire di caldo come me, che sono a un passo dall’autocombustione?
Fatemi sapere, commentate quello che volete che io vi leggo sempre tutti 👀
Alla prossima, spelacchiati!