Premessa: ho scritto questo post in un momento confusionale, dopo un mese turbolento per la mia salute mentale traballante. È ad alto contenuto patetico, ero in modalità paturnie, sconsiglio caldamente la lettura.
Domani ho la seduta con la mia psicologa, e il mio umore è traballante.
Per quanto faccia la cretina questo mese è stato strano per quanto riguarda le mie sensazioni; a volte mi sentivo quasi sopraffatta da ogni minima cosa, altre volte mi sentivo lontana da tutto, ero irritata e mi veniva da piangere in continuazione, senza alcun apparente motivo. Ero nervosa e infastidita da me in primis e dal resto del mondo in secundis, e cercare di nasconderlo mi ha portata a star male ogni volta che ero da sola e potevo sfogarmi.
Quando capitano questi periodi temo sempre di star tornando indietro, che ricomincerò a avere la nausea tanto è il malessere, che non vorrò più uscire di casa, che starò a letto tutto il giorno.
E’ strano.
E’ che vorrei che tutto il passato non avesse ripercussioni sulla spelacchiata che sono adesso, ma è impossibile. Come mi ha spiegato mille volte quella santa della mia psicologa la battaglia con la depressione è lunga, a volte estenuante, ed è una guerra di posizione: non ti puoi lanciare addosso al nemico, lo devi contrastare poco alla volta.
“Può essere che per molto tempo tu stia bene e poi torni una crisi depressiva. Può essere un momento o può durare di più. Non ti devi spaventare. Quella con la depressione è una battaglia che potresti dover combattere tutta la vita, ma non devi avere paura: adesso hai le armi per difenderti e per vincere. Non sei più da sola come la prima volta. Ora hai gli strumenti per analizzarti, per capire quando la situazione ti sta sfuggendo di mano, e sai a chi devi chiedere aiuto.”
Ecco, quello del chiedere aiuto per me è un concetto abbastanza strano.
Oddio non sono Xena la principessa guerriera, se mai sono Sara la plebea ignorante, però non sono abituata a fare richieste.
Un aneddoto abbastanza bizzarro di un paio di mesi fa: avrei dovuto incontrarmi in centro con degli amici ma mi hanno paccata tutti all’ultimo, il che significava farmi una scarpinata di quaranta minuti da sola fino a casa, di notte. Niente di che, per quanto mi riguarda, ero pronta a mettermi le gambe in spalla; invece Mr Batterino aveva appena finito di dare lezioni dall’altra parte della città, ha letto il messaggio in cui gli dicevo che stavo per tornarmene a casa sconfitta, e mi ha chiamata immediatamente.
“Dimmi dove sei che vengo a prenderti!”.
Così, come se fosse la cosa più ovvia di tutte, come se non gli pesasse minimamente, come se non dovesse schizzare a casa per seguire un meeting di lavoro che sarebbe iniziato da lì a dieci minuti.
E’ venuto a prendermi senza che io gli dicessi nulla, come se fosse l’ovvietà più naturale del mondo; cosa che ha ribadito più volte quando io sono scoppiata a piangere sul suo divano ringraziandolo, sopraffatta da quello che mi rendo conto possa sembrare un gesto banale ma che mi aveva destabilizzata.
Non sono abituata a queste cose; non so cosa voglia dire davvero avere qualcuno da chiamare se ho un problema, piccolo o grande che sia.
Sia chiaro, sono una persona viziata, con una vita privilegiata sotto duemila punti di vista e i miei problemi non sono paragonabili a situazioni estreme, però nel mio piccolo ho sempre pensato di non dover chiedere niente a nessuno.
Anzi, di non poter chiedere niente a nessuno, perché in fondo in fondo non me lo merito.
Mi rendo conto che gran parte dei miei problemi siano dettati da un estremo senso di colpa verso la vita, e di inferiorità nei confronti di qualunque cosa.
Non merito, non sono abbastanza, non valgo niente.
Ammettere queste cose ad alta voce è impossibile, le parole mi si inchiodano in gola e anche solo sfiorare questi temi mi fa piangere come una fontana.
E’ tutto strano. Non so perché mi senta cosi, da dove venga questa sensazione di essere sempre nel torto.
Mr Batterino mi ha fatto notare che chiedo sempre scusa, per qualunque cosa. Lo trova strano, non gli piace quando lo faccio ma mi viene in automatico.
C’è un film, Malcolm e Marie, su Netflix; è interamente basato su un litigio. Una coppia litiga dall’inizio alla fine. Si dicono le peggio cose, si dimostrano di amarsi alla follia, si dilaniano, e a un certo punto Malcolm le fa un discorso che mi distrugge ogni volta che lo ascolto, il cui succo è “tu vuoi essere massacrata e calpestata, hai bisogno di sentirti utile perché se non ho bisogno di te allora perchè mai dovrei stare con te?”.
Quando l’ho visto la prima volta ho dovuto mettere in pausa e fumarmi una sigaretta per calmarmi; è stato come se lo stesse dicendo a me, e io non ci avevo mai voluto pensare.
Le persone dicono che sono generosa, altruista, che mi faccio in quattro per gli altri… ma non è vero.
Non è altruismo, se mai il contrario.
Ho bisogno di sentirmi utile agli altri, perché se no verrei abbandonata. Se non fossi utile, se non servissi a qualcosa, chi mai mi vorrebbe avere intorno?
E quindi aiuto.
Ascolto.
Do una mano a spalare la neve dal viale. Spacco le mattonelle del pavimento della casa dei miei amici che devono ristrutturare. Accompagno Mr Batterino a comprare le cose per la casa, lo aiuto a mettere a posto l’appartamento, gli faccio regali. Non è una battuta quando gli dico che sto cercando subdolamente di comprare il suo affetto, è proprio così. E se so di non poterlo comprare voglio cercare di meritarmelo, perché non posso credere che sia gratuito.
E questo mi spezza il cuore.
Ora la smetterò di scrivere, perché sto praticamente piangendo e ho la sveglia tra quattro ore e mi sento patetica.
Ahhhh, Spelacchiati miei… non è sempre piacevole leggere questo blog, lo so. Me ne dispiaccio davvero quando scrivo questi post. Vorrei non ammorbarvi, ma allo stesso tempo in così tanti mi rispondete quando mi apro in questo modo che forse fa bene a me e spero faccia bene a voi.
Non so. Stasera non so niente, mi chiedo se dovrei far leggere a Mr Batterino queste cose, se dovrei consegnargli le chiavi del mio cervello spelacchiato, perché forse lo aiuterebbe a capirmi anche quando sembra che io non abbia senso.
Vi lascio un video che ho guardato e riguardato. Non so se conoscete Shy del canale Breaking Italy (probabilmente il mio canale italiano preferito) ma in questo video parla della sua depressione e spiega tutto perfettamente, su molti punti mi ci ritrovo in toto.
E voi miei cari come state? Rendiamo questo post un luogo di paturnie, diamoci una mano a vicenda. Siete belli belli ❣️
Hasta la pasta