Pubblicato in: Senza categoria

Vita epilettica: visite mediche.“Epilessia, farmaci nuovi e crisi vecchie: diario spelacchiato di un’aggiustata neurologica”Vita epilettica: visite mediche.

Vorrei poter scrivere un post da Wonder Woman, quella bellissima, forte, che combatte i cattivi e lo fa pure con il sorriso e battute… E invece già solo per essere una woman devo impegnarmi molto, perché mi sento proprio un piccolo insetto.
Quindi oggi niente supereroina. Oggi solo Sara, spelacchiata come sempre. 
Sapete, non importa quante persone vi accompagnano a una visita medica.
Quando entri sei solo, e quando esci per un attimo sei sei… sparito. 
Poi respiri e tutto riprende a muoversi, torni ad esistere perché non puoi fare altro.

*

Il neurologo del centro epilessia mi guarda; ormai ci conosciamo da anni, lui mi ha conosciuta nel bizzarro momento in cui ero a metà tra il mondo dei vivi e quell’altro.
Gli racconto come va, ovvero bene ma non proprio alla grande. 
Le crisi persistono, e la situazione si sta facendo un po’ difficile; i miei antiepilettici vanno in contrasto praticamente con qualunque altro farmaco, quindi al momento gli antibiotici non mi fanno effetto e la pillola… Beh, ho il ciclo tre settimane al mese da sei mesi. E quando ho sbalzi ormonali mi vengono le crisi, quindi è tutto un simpatico paradosso.
Penso sia arrivato il momento di cambiare farmaco.”
Io lo guardo annuendo “…E io penso sia arrivato il momento di cambiare neurologo, addio” e me la do a gambe.
Ma lo penso e basta.
Lo guardo “Dobbiamo proprio?”
“Sì, hai ancora tante crisi epilettiche focali. Troppe. E possiamo provare a ridurre cambiando terapia antiepilettica, possiamo provare con qualcosa di più recente. Il tuo farmaco principale è molto vecchio, possiamo provarne uno di nuova generazione.”

Mmh.

Vecchio, nuovo… L’unica differenza per me è che adesso so cosa aspettarmi. 
Va bene, se me lo chiede così come faccio a dirle di no. Però…” lo guardo e poi distolgo lo sguardo “cosa devo aspettarmi?

Lui si appoggia alla sedia “Inizialmente nulla. Partiremo da un dosaggio molto, molto basso e nel giro di qualche mese andremo a salire fino a raggiungere la dose massima; in questi mesi tu dovrai aggiornarmi spesso. Mi scriverai come sta andando, come ti senti fisicamente e psicologicamente, e se noti dei cambiamenti. Chiaro?

Sarà uno scambio epistolare molto avvincente. Posso mettere giù gli aggiornamenti sottoforma di racconto horror?
Cerco di smettere di torcermi le mani. Mi costringo a tenerle ferme in grembo. Ma non ci riesco.
Lui prosegue, come se non stessimo parlando della mia vita per i prossimi mesi “L’effetto collaterale più comune è la sonnolenza. Prenderai questa pastiglia quando sei già a casa, nel letto, in pigiama. La prendi quando vuoi dormire, perché succederà subito, dopo pochi minuti.

Un flash del momento in cui mi hanno fatto l’anestesia totale prima di portarmi in sala operatoria, due anni fa, mi attraversa la mente come un lampo.
Mi addormentavo senza sapere come mi sarei risvegliata. Se mi sarei risvegliata.
La scaccio. 
Ci riprovo.
Guardo il portapenne sulla scrivania.
Capisco che sta aspettando una risposta quindi continuo a guardare il portapenne; non so perché ho il magone. “Non dovrò più ascoltare il Batterino che russa costringendomi a non piazzargli un cuscino sulla faccia, perfetto.”
“Sara… Se non te la senti possiamo aspettare.”
“No, no, facciamolo. Che altro succederà?”
“Un altro effetto collaterale sono i capogiri, per cui attenta quando attraversi la strada, tieniti quando fai le scale e niente camminate da sola nei boschi per un po’.

Cerco di stendere un po’ almeno la punta delle labbra; non mi sta dando notizie terribili, non ha senso piangere, è stupido.
“Mi offende che lei pensi una cosa simile di me. Sono troppo pigra per queste cose, dovrebbe saperlo…
Lui stringe un po’ le labbra in un sorriso un po’ strano e si china in avanti sulla scrivania aggiustandosi un po’ la manica.
Sospiro “Mmh, stiamo per passare alle note dolenti?”
“Un pochino. Potresti diventare più emotiva, più irritabile, più… Instabile.”
Sospiro di nuovo.
“Quanto di più?”
“Se dovesse succedere te ne accorgerai, e anche le persone intorno a te se ne accorgeranno. In quel caso, mi scrivi.

Lui mi scruta mentre io guardo la scrivania senza davvero metterla a fuoco “Va bene, se impazzisco la chiamo. Tutto chiaro.”
Cosa gliene può importare a lui, dopotutto? Sono io che forse cambierò. 

Forse, potrebbe, chissà.

E infine… non è probabile, ma ascoltami bene. Se hai attacchi di panico, crisi d’ansia o -uhm- pensieri brutti, mi devi scrivere subito. Intendo pensieri molto brutti, okay?” mi guarda per capire se ho capito cosa intende e sì, ho capito “In quel caso mi scrivi di notte, di giorno, non importa. E ti dirò come interrompere subito il farmaco. Ci siamo intesi?
Vorrei fare una battuta ma non ci riesco, perché sento che se parlassi in questo momento avrei la voce rotta e non voglio piangere in quello studio.
Annuisco e basta.
Ma probabilmente non succederà niente di tutto questo, okay? Andrà bene. E se siamo fortunati ridurremo le crisi.”
“Va bene. Grazie.”
“Dobbiamo toccare un altro argomento.

Non so cosa aspettarmi.
Tu e il tuo compagno avete in programma di avere figli?”

Ah.

Quello.

No. Non… Non abbiamo intenzione al momento.”
“Ne sei sicura?”
“Sì.”

Non mi chiede se li desidero. Non mi chiede se è per la mia malattia.
Okay. Perché se cominciamo con questo farmaco dovrai assolutamente evitare una gravidanza. Vai a casa e parlane con lui, mi farai sapere.

Ci ho già pensato. 
Ne avevamo già parlato.
Oltre a tutti gli altri motivi, quello che ho avuto io in testa è ereditario. 
Fine del discorso.

Il dottore mi congeda e ci salutiamo, gli prometto di aggiornarlo e gli sorrido prima di uscire.
Cammino fuori dall’edificio e arrivo alla zona con gli alberi; lì, finalmente, appoggio le mani sulle ginocchia e crollo.
Non ci posso fare niente.
Sembra una cosa piccola e stupida aggiungere un farmaco, lo so. Ma è la mia vita che cambia ancora una volta. Non la vita del dottore, non quella del Batterino, non quella di mio padre che mi aspetta nel parcheggio.

E come tutte le altre volte, sarò da sola. Io, me e me stessa, probabilmente in lite.

Come lo ero in ospedale e come lo sono ogni volta che ho una crisi, o che sto male e non posso prendere medicine perché vanno in conflitto coi miei antiepilettici, o come ogni volta che c’è da andare a una visita.

Mi suona il telefono. 

“Ciao Batterino… Sì, ho finito adesso.

“Sara, stai piangendo! Cosa succede?

“Niente, stai tranquillo, adesso ti aggiorno”

*
Quindi miei cari spelacchiati questa è la mia situa al momento, ho giornate di derealizzazione in cui non mi sento nel mio corpo, momenti in cui crollo di sonno all’improvviso per qualche ora, ansia immotivata, nausea, capogiri, insomma un’insalata russa di cose che provo e che succedono. E va bene così. Sono all’inizio, il viaggio per arrivare al dosaggio finale è ancora lungo e per ora qualche crisi sembra essere più leggera! Quindi è tutto positivo per ora. Cioè, fastidioso ma nella norma, tendente al positivo.
Ma vorrei tornare a scrivere cose deficienti, quindi se avete qualche film brutt da consigliarmi.. CONSIGLIATEMI! Ho proprio voglia di arrabbiarmi di nuovo con qualche protagonista. Horror, romantico, commedia, quello che vi viene in mente!
E voi, Spelacchiati, come state? Il gelo è giunto anche da voi?
Hasta la pastaaaaa

Pubblicato in: Senza categoria

Come rimettere in sesto la vita. Spoiler, non ci riuscirò.

Buongiorno miei cari spelacchiati, oggi io da brava persona epilettica che sta vivendo un momento di crisi mistica ho preso una decisione.
Ho deciso di provare a rimettere in sesto la mia vita. Anche in settimo, se riesco.
Cioè, provarci.
Cioè, iniziare a provarci e vedere cosa succede.
Cioè, iniziare, provarci, distrarmi, dormire, piangere e mandare tutto all’aria.

Ma intanto ho fatto una lista. Una grande e potente lista di obiettivi settimanali.
Li raggiungerò? Ovviamente no. 
Ne raggiungerò almeno la metà? Non credo.
Ma averli scritti mi fa pensare che potrei provarci davvero, questo finché domani non ricorderò quale sia il file e lascerò perdere tutto

Bere come una spugna.
Qualcosa mi dice che bere un bicchiere d’acqua in sette ore d’ufficio non va benissimo.
Mi sento una prugna secca. Un cactus morto. Credo che il mio sangue sia allo stato semisolido ora.
Quindi bere circa due litri potrebbe essere farmi bene. Potrei addirittura scoprire dov’è il bagno dell’ufficio.

Circolazione? Cos’è la circolazione?
Fare tra i cinquemila e gli ottomila passi al giorno.
Sì, non guardatemi così, lo so che dovrebbero essere diecimila ma ehi al momento ne faccio duemila nei giorni attivi e trecento in quelli sedentari quindi partiamo da 5-8000 passi e nessuno si farà male. Credo. 
Ieri sera ho controllato di avere ancora le gambe. Ci sono. Sono come i tentacoli di una medusa. 
Credo mi serva tornare ad avere una circolazione sanguigna.

Tornare dalla psicologa. O è lei a tornare da me?
Lei ogni tanto mi scrive “come va?” sapendo che va male.
Voglio che la sedia davanti al suo studio torni ad avere la forma delle mie chiappe. Voglio finirle i fazzoletti e pagarle le vacanze.

Ginnastica posturale, questa sconosciuta. 
Ho già appuntamento. 
Al momento ho la forma di un punto interrogativo.
Vorrei diventare almeno una virgola.
I miei medici dopo l’intervento mi avevano detto di iniziare un percorso con un trainer. Io avevo iniziato a ignorarli.
Ora sono il figlio illegittimo di Gollum e Quasimodo.

Workout 1-2 volte a settimana. Come le persone normali.
Non me ne frega niente di diventare atletica, vorrei uscire dallo stato di “medusa in decomposizione sulla spiaggia” in cui riverso.
Vorrei avere almeno un muscolo.
Uno.
Non di più.

Skincare. No, non è una parolaccia.
Sulle ciglia ho un grumo di mascara del 1996.
Una chiazza arancione di fondotinta di quando andavo alle medie.
Penso sia giunto il momento di sfrattarli, o quantomeno di cominciare a usare una crema idratante.
Voglio brillare come una lumaca bagnata al chiaro di luna.

E basta. Insomma, non sono cose sconvolgenti, però sicuramente non riuscirò a fare tutto. Cominciamo con le cose più facili, poi vedremo.

Questo perché al momento sono piena di dolori e situazioni mediche complesse, per alcuni non posso farci niente ma vorrei provare ad agire per aiutare il mio corpo a stare meglio. Un pochino.

Insomma, voglio diventare una persona distrutta ma con la pelle pulita, la schiena dritta e il corpo idratato. Se volete il prossimo post sarà un po’ più serio, su questo ultimo periodo.

E voi spelacchiati, come state? Avete liste di obiettivi da (non)raggiungere? Che ne pensate di questi? 

Tifate per me o contro di me?

Hasta la pastaaaa!

Pubblicato in: Senza categoria

Ciance sparse: Prenotare le vacanze: il grande incubo. Parte 1

Ragazzi, ho un quesito che sto sottopendo a chiunque incontri: ma il problema sono io o prenotare le vacanze è effettivamente più stressante di fare il 730 in armeno antico, bendati?
Quattro giorni in Sardegna, facile no? NO. Ho già scolato una boccetta di Valium.
Prima di tutto il volo: io so volare? No.
Posso teletrasportarmi? No.
Dunque serve un aereo. 

Ma a che ora partiamo? Presto? Prestissimo? Torno indietro nel tempo e partiamo ieri? 
Mentre io sono lì che mi pongo questi quesiti il Batterino mi guarda, perplesso. Mi guarda come un macaco guarderebbe un cubo di Rubik, o forse solamente come una persona normodotata guarda una pazza isterica.
“Ehm, tesoro, ti stai surriscaldando, ti esce fumo dalle orecchie.”
“Shh. Taci, anello mancante tra l’uomo e la scimmia. Dobbiamo partire subito!”
Lui è atterrito “…Ma, luce dei miei ciechi occhi, andremo tra tre mesi”
“Non importa, sto andando in aeroporto.”
Seleziono una compagnia aerea completamente a caso in base al logo che mi sembra più carino, poi con un singulto mi accorgo che il bagaglio a mano si paga.

Mi immobilizzo come un cerbiattino davanti ai fari di un’auto.

Il Batterino interviene prontamente “Ma che problema c’è, andiamo con due zaini!”

Con un unico, fluido movimento che sorprende anche me stessa per la rapidità gli agguanto il bavero della maglietta e lo trascino a un millimetro dal mio viso paonazzo “Senti, amore mio, io con lo zaino non andavo manco a scuola. Non ci metterò i solari, i costumi, gli asciugamani, la biancheria, i vestiti e il tuo cazzo di set da snorkeling di due chili in nylon, okay!? Lo zaino lo dovrai usare tu per portare me in giro, chiaro? Ora compra quel maledetto bagaglio a mano o giuro che vado in saletta e ti buco tutte le pelli della batteria.”
“…bastava dirlo, mia cara, non era necessario farsi possedere da un demone.”
Ha comprato il bagaglio.
Ho fatto un esorcismo.

Con un rantolo mi ricordo che non possiamo materializzarci direttamente in aeroporto, ma spendere il budget della vacanza nel parcheggio è una di quelle cose che potrebbe farmi partire leggermente incazzata nera; non vorrei salire sull’aereo urlando come una scimmia e lanciando i miei escrementi qua e là, quindi ho dato inizio alle telefonate patetiche:

“Mamma? Madre, donna straordinaria, creatura dalle mille peculiarità e priva di difetti… Potresti accompagnarci a Malpensa alle quattro e mezza di mattina? Ah no? Come no? Dai, mammifero…”

Merdino, mi ricevi? Ehiii grandissimoooo come va? Sì lo so che non ci sentiamo dall’82 ma abbiamo ancora quell’aperitivo in centro in sospeso, vecchia volpe! Eh sì organizziamo eh mi raccomando! Come sta la tartaruga? Senti ma… non è che tra qualche mese mi accompagneresti in aeroporto col mio fidanzato cretino? …Pronto? Merdino?!”

Più o meno risolto il passaggio mi accascio a terra con uno spasmo quando guardo i prezzi di un’auto a noleggio: costa come adottare un panda. Optiamo per una Subaru Baracca di un colore inverecondo, tenuta insieme con sputo e preghiere.
Il Batterino dice che gli ricorda me.
Il Batterino le prende. 

 Ci porterà a destinazione o ci lascerà in mezzo a una strada popolata solo di pecore? Mi toccherà saltare in groppa ad un caprone e cavalcare verso nuovi lidi?
Lo scopriremo solo sclerando.

La ricerca dell’alloggio mi è stata quasi fatale; ore ed ore con centocinquanta schede aperte sul pc, giornate passate a leggere recensioni su camere, hotel, tuguri, anfratti.
Uno diceva “vista mare”, poi ho scoperto che per vedere il mare dovevi arrampicarti sull’antenna parabolica come King Kong e usare il binocolo mentre gli aerei ti sparano addosso.
Beh, i peli li hai.” commenta il Batterino sghignazzando. Lo guardo male ma è troppo impegnato a ridere della sua battuta.

Ho letto recensioni contrastanti: “posto straordinario, camere meravigliose, pazzesco” e subito dopo l’altra diceva “Ho trovato un pipistrello nel bidet”.
Il Batterino annuisce solidale “Beh io trovo sempre un bacarozzo nel letto ogni mattina.
Il Batterino le prende nuovamente.

Infine mi era venuto il panico per il meteo.
Ho guardato tutte le previsioni a lungo termine possibili e immaginabili: meteo.it dice nuvoloso. Google dice sole. Il Meteo mi manda a cagare. Mia zia prevede una tempesta di sabbia, perché lei queste cose “le sente nelle ossa”. Mia nonna dice che ho il malocchio. 
“Sai che c’è un sito per prenotare il sole?” mi fa il Batterino.
“Davvero!?” chiedo saltando su, trepidante, prota a spendere i miei stipendi passati e futuri in quello.
“No.”
Indovinate chi le ha prese?

Beh, ragazzi… Questo post avevo cominciato a scriverlo a giugno.
Parto lunedì. 
Non abbiamo prenotato manco un hotel.
L’auto? Non pervenuta.
Penso dormirò nel bidet con il pipistrello.

*

Quindi se avete qualche consiglio su cose da vedere, fare, o posti in cui mangiare che si trovino nella zona nord della Sardegna ditemi pure! Se dovessimo essere nei dintorni ci andremo!

Grazie ragazziiiii e ora raccontatemi come vivete voi le vacanze: siete quelle persone che organizzano minuziosamente ogni secondo della vacanza e se succede un’imprevisto impazzite? O siete come me che non fate niente e vi lasciate trascinare dalla corrente, pregando vada tutto bene?

Hasta la pastaaaaa

Pubblicato in: Senza categoria

Come si scrive un cv che non faccia saltare i nervi a un recruiter? + bonus colloqui

Per prima cosa dovete inserire i vostri dati. 
Corretti
Chi cazzo è “Antoonio Ross”? Io come compilo il vostro file di assunzione? Perché poi quando arrivate lì il nome è “Antonio Rossi” e dobbiamo tutti aspettare che io corregga, stampi nuovamente i documenti, vi dia uno schiaffo e ve li faccia ricompilare ed è una rottura per me e per voi, che intanto vi innervosite e rompete le balle.

E poi, per gentil cortesia… il numero di cellulare.
METTETELO.
IL NUMERO DI CELLULARE E’ LA SOTTILE LINEA CHE VI SEPARA DALL’ESSERE DISOCCUPATI AL TROVARE UN IMPIEGO, OKAY?! IO CHI CAZZO CHIAMO SE NON C’E’ UN RECAPITO? 

E SE CAMBIATE NUMERO, PER L’AMOR DI DIO, AGGIORNATELOOOOOOOOO 
“Il numero da lei chiamato è inesistente” 
MA INESISTENTE E’ LA MIA PAZIENZA IN QUESTI CASI, VI DEVO MANDARE UN PICCIONE VIAGGIATORE? UN MESSAGGIO DI FUMO!? 

Poi, per favore. inserite le vostre esperienze dalla più recente alla più vecchia.
Anche io ho fatto questo errore, ovvero inserire le esperienze tipo conto alla rovescia, e non so come abbiano fatto a non picchiarmi.
Perché io passo i primi minuti a leggere “barista da mio zio” in cui mi spiegate come eravate bravi a preparare i caffè E POI DOPO TRE PAGINE LEGGO CHE SIETE A CAPO DEL CERN! MA A ME COSA ME NE FREGA CHE FACEVATE I CAFFE’ VENT’ANNI FA, SE CERCATE NELL’INGEGNERIA AEROSPAZIALE PARTITE DA QUELLOOOOOO!
Righe su righe di “babysitter, aiuto compiti, promoter, clown alle feste, accarezzatore di pony” e poi SBAM, CEO DEL MONDO! Date un ordine alle cose. 
La prima che leggo deve essere la più recente.
E se avete fatto lavorini tappabuchi, non è necessario scriverli tutti. Basta che facciate capire che non siete stati cinque anni con le mani in mano tra un lavoro e l’altro. 

Altra cosa che può sembrare un paradosso ma state calmi, cazzo: se non avete un cv particolarmente ricco e tra un lavoro e l’altro avete fatto dei tappabuchi, scrivetelo in mezza riga.
Perché, dico sul serio, di solito se tra un’esperienza e l’altra passano dieci anni è perché i candidati sono stati in carcere e io mi ritrovo sempre molto a disagio.
“Bene già, che stiamo parlando, posso chiederle che cosa ha fatto tra un 2001 e il 2015?”
“Eh, ero dentro.”
“Dentro cosa?”
“Sa, la gattabuia. Galera. Al gabbio.”
“…Ah.” 
“Ma ora ho la condizionale, posso lavorare qualche ora al giorno entro venti chilometri da qui.”
HO CAPITO MA TI SEI CANDIDATO PER UN FULL TIME A CONTATTO COI BAMBINI E QUARANTA MINUTI DI DISTANZA, CI FINISCO IO IN CARCERE MI SA!

E poi, se proprio vuoi mettere una foto nel cv, potresti cortesemente metterla realistica?
Io vedo cose che voi umani non potete immaginare.
Gente filtrata come una camomilla, non si riconoscono i connotati. Ma chi sei, Micheal Jackson? 
Fatevi una foto curata ma senza stravolgimenti.
Io penso di chiamare Tina Cipollari, poi al colloquio si presenta Enrico Papi e dal cliente va Topo Gigio. 

Cosa importantissima:
NON BESTEMMIATE MENTRE FATE UN COLLOQUIOOOOOOO!
Spelacchiati, io so che siete più intelligenti di così, ma non potete immaginare la quantità di gente di una volgarità assurda che ho colloquiato.
No perché quel figlio di pulcinella del mio capo era uno stronzo! Porcogerbillo mi ha ridotto le ore e lo stipendio senza motivo, quel bastardo! E quella trota di sua moglie mi odiava, per quello mi ha mandato via, era invidiosa!
OOOOH MA TI CALMI, CAZZO!? CON CHI CREDI DI STAR PARLANDO!? NON SONO IL TUO AMICHETTO DEL BAR, IO MI DEVO FARE UN’OPINIONE SU DI TE IN QUINDICI MINUTI! Ma dove dovrei mandarti, se non a quel paese?

Quindi regà, per favore, usate un po’ di cervello. Non tanto, eh, quel che basta a non sembrare dei cafoni arroganti che farebbero a botte con tutti nei primi trenta secondi di lavoro. E cercate di vendervi un pochino meglio di quello che siete, per favore. 
Perché un’altra cosa molto fastidiosa che succede sempre è questa, vi faccio un esempio successo pochi giorni fa.

Ragazzotto bello prestante fisicamente, con patentino del muletto, con esperienza in magazzini tosti. Insomma, perfetto.
“Buongiorno, benvenuto. Allora, mi racconti un po’ che tipo di lavoro cerca ora.”
“Mah, sì, cioè… Boh. Non mi interessa il tipo di lavoro, basta che paghino tanto.”
“…Okay, mi faccia capire un po’ cosa intende per ‘tanto’?”
“Eh, boh, cioè, non una miseria come all’ultimo lavoro, cioè mi dovevo pure fare venti minuti di macchina… che sbatti.”
“…Che sbatti?”
“Sì, cioè, che fatica. Venti minuti è tantissimo, poi altri venti a tornare, è un’ora.”
“Beh no, sono quaranta minuti ma capisco cosa intende, cerca più vicino a casa.”
“Eh, sì.”
“Okay. Disponibilità oraria? Weekend, notte..?”
“No, beh, no. Weekend magari il sabato… La domenica no, che il sabato sera esco. E la notte… Mah… No, notte no, io esco.”
“Capisco, però lasci che le spieghi, se lavora la domenica e nel turno notturno ogni ora è maggiorata.”
“Eheheh cioè ha le tette grosse?”
“… abbiamo finito, può andare grazie.”

Insomma, regà, per favore. Le basi. 
Se volete potremo approfondire un pochino alcuni aspetti in modo che non facciate le figure barbine che stanno facendo decine di persone con me e i miei colleghi.

Ora scusate ma devo andare a correggere l’anagrafica di Marceelle Bianchinù.

Pubblicato in: Senza categoria

Ciance sparse- Il villain del giorno: un sacchetto di plastica alle 7:30.

Questa mattina quando mi sono svegliata e ho alzato la palpebra destra per capire come fosse la situazione mi sembrava tutto normale, allora ho alzato anche la palpebra sinistra e ho dato inizio alla mia mattinata andando a tostarmi il pane da col miele; solo che io non è che spalmo il miele sul pane come le persone normali, io sono praticamente Winnie The Pooh: infilo la mano fino all’avambraccio nel vasetto di miele e poi lo lecco. 

Insomma, ho fatto colazione guardando Grey’s Anatomy, mi sono truccata guardando Grey’s Anatomy, ho imprecato perché non volevo andare a lavorare mentre guardavo Grey’s Anatomy… Sembrava una mattina normale. Tranquilla addirittura.

Non sapevo che da lì a poco avrei incontrato un nuovo villain del mio arco temporale. Un malvagio che minaccia di distruggere la città… Beh no, non la città, ma il mio labile stato mentale sì.

Mi sono appropinquiata alla fermata del bus sapendo cosa mi aspettava: una tratta di 15 minuti seduta su un sedile un po’ scomodo e con macchie non meglio identificate -e meglio cercare di non identificarle- con un libro e i miei auricolari scassati nelle orecchie, di solito un viaggetto piacevole e tranquillo.

Ero del tutto ignara che era proprio su quel bus che avrei incontrato la mia nemesi del giorno.

Mi sono seduta contromano con la testa china sul libro quando…
FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH 

Mi immobilizzo, fiutando il pericolo. O meglio, il fastidio:
FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH

Mi volto lentamente verso la fonte di cotanto frastuono alle sette e mezza di mattina.

Età media: seicento anni.
Aspetto: molto simile a uno stegosauro.

FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH
SCROSH SCROOOOSHHHHHHHH
STRAAAASCCCCC

Lei ravanava in un sacchetto di plastica. 

Senza estrarre niente, lei non faceva altro che frugare lì dentro. Credo muovesse solo la mano all’interno del sacchetto senza alcuna motivazione perché non ha tirato fuori niente per quindici minuti, ma quello è stato il sottofondo del mio viaggio.

Certo, ci sono cose peggiori al mondo tipo un tumore al cervello e l’epilessia, le tasse, e la pipì che ti scappa appena ti metti in viaggio, però regà quel suono io ancora lo sento. Mi ha mangiato il cervello per venti minuti.
Se appoggio un orecchio a una conchiglia non sento il mare, sento FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH

*
Ebbene miei cari spelacchiati, come state? Questi sono i fastidi di una persona che è epilettica in senso metaforico, letterale e pure un po’ scemo. Narratemi cose che vi danno fastidio la mattina (a me infastidisce pure il rumore del mio cucchiaino mentre mescolo il tè), sfogatevi liberamente qua, rendiamo i commenti un luogo di scoperta di cose irritanti!
Ora torno a guardare Grey’s Anatomy ma se qualcuno regge un sacchetto potrei colpire lo schermo.
Hasta la pastaaaaa!

Pubblicato in: chiacchiere, Senza categoria

Ciance sparse: “Colloqui di lavoro assurdi: candidati indecisi, CV da bruciare e altre perle da recruiter

Buongiorno miei cari spelacchiati, come state? Come va questo sabato?
Oggi vi racconto un po’ delle simpatiche telefonate che devo fare ogni giorno in uffici, così che possiate capire che non è che io odio tutti di default, è che la gente mi ci porta. A forza.

“Buongiorno sono Sara, la chiamo in quanto ho visto che si è registrata sul nostro sito quindi vorrei sapere se è alla ricerca di un lavoro e che tipo di impiego cerca.” 
“Non lo so.”
“… Non sa cosa? Se si è registrata, se cerca lavoro o che tipo di lavoro?” 
“Tutto.” 
A posto così.

 Poi ci sono quelli pacati:

“ALLORAAAA IO MI SONO CANDIDATO TRE GIORNI FA E NON MI AVETE PIù FATTO SAPERE NIENTE, SIETE DEI BUGIARDI, DEGLI INFAMI!”
Io faccio così tante inspirazioni ed espirazioni che quasi spiro sulla scrivania “Capisco la frustrazione, ma le tempistiche dipendono dai clienti, appena ci comunicano—”
“DEVO PARTIREEEEEEEEE! MI SERVONO I SOLDI, IL DANARO, IL GRANO!”
“Se deve andare in ferie forse possiamo riparlarne al rientro, con calma—”
“NO, MI SERVONO I SOLDI PRIMA DI PARTIRE PER LA VACANZA!”
“Ah mi scusi non avevo capito l’urgenza, ora telefono subito al cliente aspetti ‘scusi signor lestofante può assumere immediatamente questo candidato? così tra una settimana si dimette per andare a Sharm el-Sheikh. Perfetto, grazie, cordiali saluti.”

“Buongiorno, agenzia Taldeitali, sono Sara. Come posso aiutarla?” 
“Cercavo il suo collega CINCISHIO.” 
“… Okay, al momento è in riunione quindi mi può dire cortesemente per cosa lo sta cercando?”
 “Devo parlare con lui.” 

“Sì, ho capito, ma è momentaneamente impegnato. Può spiegarmi a che riguardo lo cerca così posso informarmi e darle una risposta esaustiva?” 
“Eh gli devo parlare di lavoro.”
 “Ah cazzo pensavo chiamasse un’agenzia di lavoro per parlare di giaguari albini, ora è tutto chiaro, ora irrompo in sala riunioni dove sta parlando col boss del mondo e glielo passo!” 

Un’altra cosa che fa incazzare un recruiter regà sono i CV a caso. 
Regà, per l’amor di Dio, non scrivete cv che sembrano liste della spesa perché io sono a tanto così dal bruciarli tutti e il mio collega ha lanciato via il monitor l’ultima volta.
“Magazziniere, pizzaiolo, cartomante, addestratore di lucertole”
NO
VOGLIAMO LE AZIENDE
LE MANSIONI
I PERIODI
COSA CAZZO FACEVI
PER QUANTO TEMPO L’HAI FATTO?!
Eri assunto in ducati per fare le pulizie o per creare prototipi automobilistici di alta ingegneria?
Perchè poi li chiami e le cose vanno così: “Ho letto dal cv che ha fatto il saldatore, posso chiederle dove e per quanto tempo?” 
“Sì, beh, ho fatto tre giorni di prova all’officina di mio zio Pasqualotto, però non faceva per me come lavoro.” 
E il monitor lo ribalti davvero.
Un po’ di precisione, ragazzi. Per favore. 

Ora scusate ma vado a irrompere in sala riunioni spaccando il vetro con una sedia non perché debba passare il telefono a qualcuno ma solo per sfogare la rabbia.

*
Sì, Insomma, tornare a in ufficio dopo qualche giorno di chiusura è stato bello e gratificante come potete notare, non ho per niente sviluppato tre nuovi tic e non c’è assolutamente nessuna luce omicida nel mio sguardo. Davvero.
E voi come state? Come va il lavoro durante questa estate torrida e noiosa? Raccontatemi un po’ di aneddoti per farmi compagnia vi prego, narratemi di clienti che fanno saltare i nervi!
Se volete poi ci sarà un post dedicato ai colloqui, altro mondo alieno popolato da una fauna sconvolta e sconvolgente.
E se volete qualche consiglio più serio per scrivere un CV chiedetemelo pure, Spelacchiati!
Hasta la pastaaaaaaa

Pubblicato in: Senza categoria

Pronto soccorso, vomito e blatte.

“Buonasera, mi dica.” mi dice il medico all’ingresso.
Io mi lascio cadere sulla sedia marrone “Buonasera, guardi…non per essere melodrammatica ma credo di stare morendo.”
Eh, che fantasia. E’ la dodicesima a dirmelo stasera. Che cos’ha?”
“Ha presente quella sensazione da luce bianca e violini celestiali? Ecco, quella. L’ho già vista, non è mai finita bene.”

Lui sbadiglia “Non li segua che poi devo fare la pratica di decesso, un sacco di scartoffie. Mi racconti un po’, possibilmente in fretta, che diamine ci fa qui?”
Io entro in ansia da prestazione “Avevo Anselmo, tumore al cervello. Operato un anno fa. Anselmo aveva un’amichetta isterica: Epy, epilessia. Oggi ha deciso di farmi visita quattro volte. Niente convulsioni, solo l’esperienza deluxe senza il lato spettacolare. Sensazioni strane, nausea, svenimenti… solite cose, ma per 4. Mai avute così tante.”
“Mmh, deluxe è dir poco. Altro?”
“Emorragia cerebrale passata, due cicatrici nel cervello più quella da intervento. E’ un tris interessante, non crede?”

Lui mi ignora “Vomito?”
“Beh, se deve farlo chi sono io per impedirglielo?”

Mi fulmina “Ha avuto vomito?”
“Sì, dopo due crisi. A proposito, se conosce qualcuno per rifare il bagno…”
“Segni vitali?” 
“Mah, l’unico segno che faccio ormai è quello della croce.”
“Mmmh. Le macchine per la risonanza sono già occupate, e lei non sembra necessitarne con urgenza. Facciamo che stasera rimane qua, d’accordo? Qui dietro, così se dovesse succedere qualcosa interverremo rapidamente. Ecco, le do un telo e una barella. Si sdrai lì.”
Guardo il telo. Guardo lui. Guardo il telo come se fosse contaminato da Chernobyl.
“Cosa ci dovrei fare?
” chiedo con un certo orrore misto a raccapriccio.
“Vomitarci sopra.”
“…Lei è serio?”
“Più serio di un infarto. È igienico.”
“Igienico? Il prossimo passo sono le sanguisughe? Senta, se qualcuno mi vede vomitare su un telo per favore mi uccida. Non posso avere un sacchetto, come le persone normali?”
“Su, non faccia la difficile. Dopo tutto quello che ha passato, un po’ di vomito non la ucciderà.”
“Quindi il concetto è: se non sono a un passo dalla bara, va bene qualsiasi schifo? Perfetto. Allora adotto le blatte di casa e gli insegno a fare i pancake.”
“Ecco, brava. Vada a sdraiarsi, se ha un’altra crisi ci chiami, se incontra Dio gli dica di farmi alzare lo stipendio.”
“Okay ma non veda questa promessa come un buon motivo per lasciarmi andare lassù, va bene? Preferirei restare su questa terra ancora un po’. Devo dare fastidio ancora a molte persone.”

“Oh, non ne dubito. Se deve vomitare chiami l’infermiera, d’accordo? Se lei se la sente la accompagnerà in bagno.”
Alla fine ci sorridiamo entrambi, perché è una giornata di merda per tutti e due. 

Per lui perché mi vedrà vomitare.

Per me perché ho solo un telo per farlo. 

*

Buongiorno Spelacchiati, come state? Questo è ciò che è successo qualche giorno fa, devo dire che andare in pronto soccorso è sempre un’esperienza quantomeno interessante.

Io ora sto meglio, anche se per i miei standard “meglio” non è esattamente rassicurante. Diciamo che “sto”. Per fortuna ora ho una settimana di ferie perché l’ufficio fa una meravigliosa chiusura estiva (anche perché non c’è nessuno dei nostri clienti) quindi vedrò di far calmare il mio cervello a suon di schiaffi.

Voi come state? Siete finalmente in ferie?! Dove siete, cosa fate, ditemi che mentre mi leggete siete sdraiati su una spiaggia o vi state arrampicando sul cucuzzolo di una montagna!

Hasta la pastaaaa

Pubblicato in: Senza categoria

30 cose che mi rendono felice…o che almeno non mi fanno incazzare.

Ho visto un post simile sul blog Serendipity ho voluto riproporlo qui! Cose che mi rendono felice, edizione spelacchiata:

1) Staccare lo scotch da un pacco trovando il punto giusto al primo colpo. Sono Dio

2) Trovare il bagno del locale vuoto, così posso scegliere con un’attenta analisi quale trono usare. Nuova serie HBO: il trono di merda.

3) Infilarti le ciabatte e centrarle senza dover strisciare i piedi un millimetro dopo l’altro. Roba da Olimpiadi.

4) Strappare la carta stagnola senza che si sbraghi alla fine. Senti in lontananza un angelo che applaude.

5) Svuotare le briciole dal tostapane pensando “sono proprio una persona adulta, ordinata e pulita.” Poi ci sono i piatti nel lavandino dal venerdì precedente e le balle di polvere che rotolano qua e là.

6) Entrare in cucina proprio mentre squilla il timer del forno.

7) Entrare in doccia e trovare l’acqua già calda.

8) Prendere al volo qualcosa che stava cadendo. E guardarti intorno per vedere se qualcuno ha visto il tuo momento da supereroe.

9) Aprire un barattolo ostinato senza aiuto. “Non ho bisogno di nessuno”, sussurri al tappo.

10) Centrare un bidone da lontano.

11) Far cadere il telefono sul letto e non a terra. Dio esiste, ed è un materasso Ikea.

12) Strappare un cerotto di colpo riducendo l’agonia.

13) La penna nuova che scrive subito senza che tu debba forare il foglio a furia di grattare. A quel punto vuoi scrivere la Divina Commedia per intero.

14) Girarti nella coperta senza fare un casino: di solito a ogni giro ti scopri i piedi, la capoccia, le braccia, le chiappe. Alla fine sei nudo, non si sa come, a casa di tua madre.

15) Digitare tutti i tasti giusti mentre scrivi una mail al pc.

16) Indovinare una parola del cruciverba con una sola lettera.

17) Staccare un’etichetta senza che rimangano residui di colla. Un momento di pace interiore mai più replicabile.

18) Beccare il semaforo verde due volte di fila.

19) Infilare il filo nell’ago al primo colpo. Poi lo appoggi e non cuci niente.

20) Cercare una cosa in borsa, non trovarla, avere un attacco di panico e solo allora trovarla. Un sollievo impossibile da descrivere.

21) Cercare una cosa in borsa e trovarla prima di avere un attacco di panico.

22) Prendere un carrello della spesa silenzioso. E spingere fiero come un re, finché non ti rendi conto che hai preso quello rotto davanti.

23) Pensare di aver perso il cellulare e poi rendersi conto che ce l’hai in mano.

24) Staccare la pellicola del budino tutta intera. E leccarla senza dignità.

25) Stappare una bottiglia di vino e non far finire il tappo in ammollo nel vino. Chiamatemi Bacca.

26) Acchiappare un insetto e buttarlo fuori: perchè io non ti uccido, ma col cazzo che vivi con me.

27) Scrollare un flacone e sentirlo piena. Lì capisci che la felicità è nelle piccole cose. E nei solventi.

28) Trovare un biscotto extra nel pacco. Subito diffidi: chi l’ha messo? Cosa vuole in cambio? Poi lo ingolli.

29) Lavarsi i denti senza mai far cadere il dentifricio nel lavandino.

30) Camminare a tempo con la tua canzone preferita e sentirti protagonista del videoclip.

31) Vincere una discussione con calma e pacatezza. O comunque prima di arrivare alle mani o agli oggetti contundenti.

32) Far cadere la pizza o una fetta di pane e marmellata dal lato giusto. Non succede mai, quindi non so davvero cosa si provi.

33) Aprire il pacco di pasta pregustando la cena, gioia infinita. Peró poi dimenticare di salare l’acqua.

34) Premere l’interruttore della luce esatto.

35) Chiudere il frigo con una spinta di anca. Gioia che si interrompe quando cade una calamita portata da tua sorella quando era stata su Marte nel ’93.

Continuate voi questa lista spelacchiata con cose che vi rendono felici! Cose serie, cose sceme, non c’è limite al peggio!

Hasta la pastaaaa

Pubblicato in: Senza categoria

Sfoghi di una persona epilettica: dietro a “sto bene”

“Tranquilli: sto bene.”
Lo dico spesso. Lo dico anche quando non è vero.
Lo dico soprattutto quando non è vero.

Vivere con una disabilità invisibile è una grande, costante rottura di palle.
Non c’è niente di poetico, niente di istruttivo. Non si impara un cazzo, però dopo un po’ sai distinguere un’aura da crisi da quella di un’emicrania. Se c’è una tempesta elettromagnetica hai più crisi. Superpoteri forniti in dotazione.

Diventi più forte? Non credo. Però hai le occhiaie.

Se rido: “Ma dai, allora stai bene!
Se piango: “Dai su, devi reagire.
Se parlo: “È che vuoi attenzioni.”
Se sto zitta: “Poverina, non ha superato il trauma.

A un certo punto non sai più nemmeno tu chi sei.
Una persona malata? Una persona che finge? Una che esagera?
Una guerriera, una debole, una noiosa, un errore di valutazione? Meriti davvero l’invalidità? A lavoro sei la mascotte o sei utile? Dov’è il tuo valore, come si calcola?

Hai una crisi — ma niente convulsioni, quindi niente spettacolo.
Allora non è grave. Allora “pensa a chi sta peggio, tu sei già fortunata.”.
Allora devi distrarti.
Ma se ti distrai, stavi esagerando.
Se non ti distrai, sei troppo fragile.

Se stai in silenzio sei strana.
Se parli troppo sei pesante.

Ogni gesto è una performance sbagliata, ogni risposta è fuori tono.
Ti adatti? Sei un esempio.
Cedi? Sei un peso.

E allora impari a dire la frase magica:
“Tranquilli, sto bene.”
Così tutti possono proseguire la loro vita, traumatica sotto altri punti di vista.

Alla fine non sei mai la versione giusta di te stessa.
Cerchi di essere quella che infastidisce meno.

*
Non vi preoccupate, Spelacchiati, sto bene. Più o meno.
Sono giornate intense per il mio cervello, e mi sembra giusto mettervi al corrente dell’altra faccia della medaglia; sempre spelacchiata, ma non divertente.
I post scemi torneranno presto, appena la mia corteccia cerebrale si sarà stabilizzata.

Voi ragazzi come state? Cosa pensate davvero quando dite “sto bene”?

Pubblicato in: chiacchiere, Senza categoria

Ciance sparse: sono sotto assedio.

Trigger warning: presenza di creature demoniache munite di zampette e ali.

Sono sotto attacco.
Avete presente Pearl Harbor? Ecco.
Non è un’esercitazione, ripeto, non è un’esercitazione.
Houston, abbiamo un problema.
Ho finito le citazioni.

L’altro giorno ero a casa del Batterino, il mio compagno, e la scena è stata questa:
Ci appropinquiamo alla cucina per prenderci da bere e io noto un bislacco esserino appoggiato sul bancone, come se stesse aspettando un cocktail. Marrone, con le ali, delle movenze un po’ sghimbesce… insomma sì un mostro.

“Aspetta, prima di procedere col Defenestrazione di Praga fammi fare una foto! Non ho mai visto un insetto così!” esclamo sentendomi già pronta ad accudirlo e volergli bene come un figlio, avevo già in mente di fargli una stanza decorata con stencil di larve sul muro.

Quindi acciuffiamo il fuggiasco, lo scortiamo educatamente al balcone e io agguanto il cellulare tranquilla come una Pasqua; cerco un po’ e faccio la tremenda scoperta.

Mi si è gelato il sangue, è ancora in microonde a scaldarsi.
Era un’Idra a centocinquanta teste? No. Peggio.
Era un basilisco come quello di Harry Potter? Ma magari.
“Batterino” esalo con un filo di voce mentre l’anima abbandona il mio corpo.
“Cos’ho fatto stavolta?” ha chiesto lui già sulla difensiva, pronto a schivare una ciabattata.
Io ho solo scosso la testa e ho mormorato il nome della putrida creatura.
“Cosa?”
Ho alzato gli occhi e l’ho guardato senza vedere nulla “Blatta.”
“Eh?”
Blattaaaa ho detto che era una blatta! mi ha toccataaaaa prendi un coltello staccami immediatamente la falange, la mano, il braccio! dammi il frullatore, mi devo frullare un arto!”

Ho cominciato a cercare freneticamente cose fondamentali su internet: “le blatte possono infestare un corpo umano?” “Come abbandonare tutto e farsi una nuova vita in Nuova Zelanda” “se ho trovato una blatta quanto rischio di morire da uno a dieci?”.

Ora, la mia domanda è solo una: come si da fuoco a un appartamento?
Lo cospargo di benzina e lancio un fiammifero?
Uso la dinamite?
Dirotto un velivolo contro la finestra?
Mi immolo in una pira, portando con me tutte le oscure presenze zampettanti?

Io posso capire il cavernoma al cervello, posso convivere con l’epilessia, posso accettare i farmaci giornalieri ma… con una blatta sul bancone no. Non sono forte fino a questo punto.

Ho cominciato a fare scoperte sempre più raccapriccianti, mi sembrava di essere in un film horror: ho appreso che possono infilarsi in fessure minuscole, questo significa pure nei cassetti delle posate. Delle tovaglie. Della vita.
Leggo le malattie che portano. 
Leggo che possono vivere per settimane senza testa. Prima di tutto perché cazzo non abbiamo ancora studiato un modo per avere un po’ di dna di blatta? E poi cosa cazzo significa che vivono senza testa, ma di cosa stiamo parlando, siamo pazzi? Che mostruosità è, proviene direttamente dall’inferno!? In caso di attacco nucleare indovinate un po’ qual è l’unico essere vivente che sopravviverebbe senza manco avere un fremito delle antenne? esatto, le blatte! ma cosa sono, ma perchè sono, com’è possibile che esistano esseri così indistruttibili? persino berlusconi a un certo punto si è dovuto piegare alle leggi naturali, loro no! loro non si piegano, loro le creano le leggi dell’universo!

Poi penso a tutte le volte in cui ho cenato dal Batterino, a tutte le volte in cui ho usato gli utensili (per fortuna poche, mica so cucinare), e per poco non schiatto lì secca secca sul pavimento.

E poi un altro pensiero mi attraversa: e il Batterino? Cosa faccio con lui? Lo disinfetto? Avrà toccato una blatta? E’ contagioso? Lo abbatto per porre fine alle sue sofferenze prima ancora che inizino? 

Lo lascio, non vedo alternative. 

Lui intanto cercava di mantenere calma e sangue freddo ma col cazzo che mantengo calma e sangue freddo, mica sono Luca Dirisio. Qua c’è blatta e sangue freddo.
Ho cominciato a spruzzare all’impazzata ventidue prodotti diversi, incluso il mio termoprotettore dei capelli e la schiuma da barba del Batterino.

Ora non dormo da notti e notti. Passo le ore costruendo barricate, sigillando cassetti, svuotando il frigo e poi rimettendo le cose a posto senza alcuna ragione logica. Ogni scricchiolio potrebbe essere una zampetta, ogni sogno finisce con me e una blatta a cena insieme: il signor Blatta in smoking a raccontarmi con accento veneto di come una volta abbia vissuto per un mese nella casa di George Clooney nascosto sotto al mobile della sala. 

Ah, ovviamente il Batterino è stato subito rinominato Blatterino. 

Ora se penso all’inferno me lo immagino popolato da blatte, ma penso che anche Satana avrebbe paura di loro per questo sono immortali. Non le vuole manco lui laggiù.

E niente ragazzi, questa è la situazione. 

Ora mi sono finalmente data una calmata, ho addirittura dormito mezz’ora ieri notte, e vedremo come risolvere questo problema.

Che poi stavo pensando… Infestante, orrido, pieno di malattie: non è che la blatta sono io?

Spelacchiati miei questa volta non vi chiedo consigli perché voglio sperare che nessuno di voi abbia avuto un problema simile. Al massimo potete farmi una donazione, perché a breve non avrò più una dimora. 
Però vi chiedo: quali sono le vostre blatte, ovvero cose che vi hanno traumatizzati o che vi spaventano? Clown? Ragni? Zucchine alla parmigiana, che digerisci dopo circa tre mesi?

Hasta la pastaaaaa!