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Alla ricerca di risposte facili per domande difficili

Buonasera miei cari spelacchiati, come butta?
Io tra un po’ mi butto, non so se dalla finestra o nel cestino dei rifiuti non recuperabili.
Diciamo che la mia salute mentale e fisica non sono esattamente al massimo, potrei anche azzardare e dire che siamo vicini al minimo; mi hanno ricoverata di nuovo per le simpatiche crisi epilettiche che mi stanno venendo a ripetizione in questo periodo. In reparto ormai mi chiamano per nome, quando arrivo in pronto soccorso mi battono il cinque “uè ancora qua sei, ma Sara, se ti manchiamo basta dirlo e ci facciamo un aperitivo!” non siete simpatici ma apprezzo lo sforzo.

Ahhh… La verità è che sono decisamente abbachiata in questi giorni, dunque mi sto sparando un po’ di film alla ricerca di un film abbastanza brutto da farci un Film Brutt.
Vorrei delle risposte facili a domande difficili e smettere di avere conversazioni inconcludenti con Dottori di qualunque tipo; neurologi, neurochirurghi, epilettologi, radiologi…
Dottore, vorrei capire… perché mi stanno venendo tutte queste crisi? Io capisco di essere scema come una biglia, però non al punto di mettermi a fissare il vuoto e non saper dire il mio nome.
Può essere Anselmo, il cavernoma, che ogni tanto si irrita e decide di rilasciare sostanze nel tuo piccolo cervello che creano casini, ma può anche essere che siano le cicatrici lasciate dall’emorragia dell’anno scorso a infastidirsi e infastidirti.

Quindi cosa dobbiamo fare? Prendo una rivoltella con un colpo solo?
Potremmo operarti e togliere Anselmo, ma non sappiamo se ti aiuterebbe a risolvere la situazione.
Potremmo operarti, togliere Anselmo e togliere tutte le cicatrici sparse per la tua capoccia, però sarebbe un’operazione della Madonna, praticamente una lobotomia.
Potremmo anche continuare a cambiarti farmaci finché non troviamo la combinazione giusta, che ti faccia passare le crisi.

Okay, fico, mi piace andare a tentoni. Ha presente la citazione “non mi aspetto niente ma sono già deluso”? Ecco.
E mentre decidiamo come procedere io che faccio? Bevo la candeggina?

Eh, cerca di vivere normalmente.

…Con tutto il dovuto rispetto, qua di normale è rimasto ben poco. Ho avuto quattro crisi di assenza nell’ultima settimana, il che significa che non posso fare niente di normale. Non posso andare in bicicletta, non posso uscire da sola, se avessi un lavoro non potrei stare in negozio da sola e probabilmente finirei col far derubare il negozio durante una delle mie crisi. Quindi la prego, non mi dica di vivere una vita normale perché potrei prendere quel fermacarte e colpirla ripetutamente.
Capisco, però non c’è altro da fare purtroppo. E’ una situazione complicata, sei un caso piuttosto difficile. Purtroppo la tua situazione è piuttosto rara, hai diverse problematiche che si presentano raramente da sole, e tu le hai tutte insieme.

Quindi torniamo alla rivoltella?
Quindi aspettiamo. Ci riaggiorniamo tra tre settimane, il tempo per capire se il farmaco nuovo sta facendo effetto insieme all’altro.

Dottore, non vorrei sembrare lamentosa perché so che avete a che fare con casi ben più gravi ed estremi del mio, però mi sento un po’ persa. Non so come gestire la mia vita.
Un passo alla volta, Sara. 

Quindi regà barcolliamo insieme, un passo alla volta, a volte inciampando, a volte appoggiandoci a qualunque cosa possa sorreggerci, in attesa di qualcosa di migliore.
Ora torno a cercare Film Brutt, voi raccontatemi quello che vi va!
Hasta la pasta!

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Estate 2023, bellammerda: aggiornamenti vari

Buonasera miei Spelacchiati amici, come state?
Io… sto. Il che è già qualcosa. Giungo da un ennesimo ricovero ospedaliero, comincio ad essere un pochino frustrata, e con “un pochino” intendo parecchio ma cerchiamo di tenere alto almeno il morale.

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Negli ultimi mesi di latitanza dal blog ho più che altro lavorato e avuto crisi epilettiche, quindi niente di entusiasmante fino a settimana scorsa in cui sono arrivata in negozio, mi sono messa a smagliare un orologio e ho fatto appena in tempo a dire “ohibò, schiatto” che ho perso i sensi; a quanto pare ho avuto una crisi epilettica di quelle vere e potenti, con convulsioni, schiuma alla bocca e tutto quello che ne succede. Per fortuna c’erano le mie colleghe meravigliose che mi hanno soccorsa, io ho ripreso i sensi solo quando c’era un paramedico inginocchiato accanto a me che mi chiedeva domande difficilissime tipo “come ti chiami?”.


Mi hanno ricoverata per cinque giorni per capire cosa diamine stesse succedendo nel mio piccolo cervellino, perché ovviamente il pensiero di tutti quel giorno era “okay, Sara sta avendo un’altra emorragia cerebrale, ce la siamo giocata”.
Ma come si suol dire l’erba cattiva non muore mai quindi sono ancora qua, non era un’emorragia cerebrale solo il mio cervello mezzo rotto che mi ricorda di non essere in gran forma. Non si è ancora capito cosa fare a riguardo, stanno rivalutando l’idea dell’intervento, mi hanno aggiunto dei farmaci, io intanto sospiro e annuisco.

Cerchiamo di vedere il lato positivo, cioè che il neurologo era un figo imperiale, aveva un sorriso che Patrick Dempsey in Grey’s Anatomy levati; il lato negativo è che io ero in condizioni pietose, piena di elettrodi ovunque e la faccia da triglia lessa, quindi non penso di aver fatto colpo.

Durante le convulsioni mi ero pure morsa la lingua così forte che non sono riuscita a mangiare per due giorni. Ora. Io posso accettare tutto, però non toglietemi il cibo perché ribalto qualcosa. Mi hanno nutrita a caffè latte e crostatina, come quando andavo a scuola. Sempre meglio del pranzo comunque, credo che gli gnocchi col tonno che mi hanno proposto in ospedale invaderanno i miei incubi per molte notti.

Insomma ragazzuoli mi sembrava giusto aggiornarvi, e visto che per un po’ non lavorerò -non aprirò una parentesi sulla collega infame che ha raccontato tutto alla capo area nella speranza di farmi licenziare e far assumere una sua amica al mio posto- avrò un bel po’ di tempo libero per scrivere le mie cazzatine.

Questa estate 2023 se la sta giocando bene per aggiudicarsi il primato di “estate più demmerda de tutte”, è in lizza con quella in cui ho avuto l’emorragia e l’estate del Coviddimmerda.

Ora che ho finito di lamentarmi come gli anziani che elencano i propri malanni passo la palla a voi: come state? Ditemi che la vostra estate sta andando alla grande, fatemi sognare un po’! Io mi sono fatta un paio di giorni a Firenze col Batterino prima di questo tracollo fisico, mi sa che per i prossimi vent’anni ho finito di andare in giro.

Hasta la pasta!

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Ciance sparse: novità mediche e addii difficili

Buonasera miei piccoli Spelacchiati, come state?
Come si suol dire “l’erba cattiva non muore mai” e di fatti io sono ancora qui.
Sono state altre giornate veramente difficili, per non dire impossibili.
Vi avviso, è un articolo scritto di getto, ci sono temi un po’ delicati, spero di non turbare nessuno.

Partiamo con le cose più facili di cui parlare, il che è tutto dire: come sta Anselmo?
Beh, Anselmo se la passa bene nel mio cervellino, è in un luogo piccolo e disabitato da neuroni quindi non ha vicini fastidiosi. Ho passato una settimana all’ospedale neurologico Carlo Besta a Milano perché prima di aprirmi vogliono capire bene cosa stia accadendo nella mia scatoletta cranica.
Secondo me non succede molto visto quanto io sia cretina, eppure qualcosa di stranoa accade.
Per chi non lo sapesse, tipo me prima di una settimana fa, le crisi epilettiche hanno due punti di origine: uno è fisico e l’altro è elettrico.
In genere sti due puntini di merda coincidono, nel mio caso ovviamente no perché sia mai rendermi qualcosa piu facile del necessario…

Dunque ora devono capire se possono operarmi, in quanto dovrebbero acciuffare Anselmo e sfrattarlo, rimuovere la parte intorno ad Anselmo che è rimasta lesionata ed è il punto di origine fisica delle crisi, e poi dovrebbero scavare nel mio cervellino fino a raggiungere l’altro punto che è più indietro e più in profondità. Sto stronzo.
Quindi non si sa se e come potrebbero operare, sicuramente l’intervento è di una complessità decisamente maggiore e i rischi.
Se invece si opta per togliermi solo Anselmo di dosso mi resterebbero le crisi epilettiche, che a quanto pare sono quasi sicuramente farmaco resistenti.
Insomma, tutto alla grande.

Ma la cosa peggiore è un’altra. Una cosa a cui non posso ancora credere, non può essere successo.
Mentre ero ricoverata il mio cane, la mia Wendy, una meravigliosa golden retriever di undici anni, è stata male; i miei genitori non mi hanno voluto dire quanto male per non agitarmi visto che ero legata ad un letto attaccata a dei macchinari.
Il giorno in cui sono tornata a casa ho capito che proprio quella notte era stata molto male, tanto da non reggersi in piedi, ed era ancora dalla veterinaria; saremmo dovuti andarla a prendere da lì a un paio d’ore, e il giorno dopo avrebbe dovuto fare una risonanza magnetica.
I miei genitori sono usciti per andare a prenderla, io mi sono fatta una doccia perché dopo una settimana in cui avevo elettrodi attaccati in testa e non potevo farmi il bagno mi sentivo come se avessi la rogna.
Dopo un po’ mi suona il telefono.
Mia mamma.
“Sara… Se vuoi venire a salutare Wendy ti vengo a prendere.”
Non ho mai perso il controllo come in quel momento, ho cominciato a piangere ed urlare, non era possibile, non stava succedendo, non in quel momento, non così.

Arrivo nella stanza della veterinaria. La mia Wendy è lì, alza la testa quando entriamo ma non è la mia Wendy… Ha le pupille dilatate, non si regge in piedi, non risponde agli stimoli. Credo mi abbia riconosciuta mentre mi avvicinavo tremante.
Non ho pianto mentre ero con lei, l’ho accarezzata, le ho dato un bacio, le ho detto tante cose belle. Volevo che fosse un momento tranquillo. Volevo che sapesse che ero lì.
La veterinaria ha chiesto se volessimo uscire ma non mi sarei mossa da li neanche sotto minaccia, quindi sono rimasta accanto alla mia Wendy mentre le faceva la prima puntura. Si è addormentata tra le mie braccia. Le ha fatto la seconda puntura. Non mi dimenticherò mai quel momento. 

Ora vivo in un mondo parallelo in cui torno a casa e non c’è la mia musona ad aspettarmi e scodinzolare pigramente perché sta troppo bene a dormire sul suo cuscino gigante.
Mangio e non ci sono i suoi occhioni a fissarmi.
Vado a dormire e non le do un bacio sulla fronte come al solito.
Sono frastornata, non so cosa stia succedendo, dov’è la mia cagnolona? Dov’è Wendy? Perché non è qui?
La mattina dopo la sua eutanasia sono scesa in sala alle cinque di mattina, dovevo vedere se c’era o se era stato un brutto sogno. Non c’era.

Non so cosa dire ragazzi, è tutto estremamente difficile ora.
Ho ricominciato a lavorare, di nuovo, ma mi sento una totale imbecille; mi sembra di non saper fare più niente, neanche gli scontrini.
Non so quanto durerà questo periodo di lutto, non so come gestirlo quindi lascio solo che passi il tempo.

Vi lascio una carrellata di foto che ho messo su instagram, l’ho definito “vita in reparto”, spero vi facciano in qualche modo sorridere.

Vi mando un abbraccio enorme, gigantesco, un abbraccio colossale, perché quando sono triste e quando ero in ospedale leggevo i vostri commenti e sorridevo.
Giuro che tornerò ad essere scema come una biglia su questo blog, mi serve solo ancora un po’ di tempo.