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Vacanze Spelacchiate: Sardegna Edition

Avrei dovuto capire che la vacanza sarebbe stata impegnativa quando, alle tre di notte, io e il mio compagno -per gli amici Il Batterino- ci siamo recati in aeroporto sotto un temporale scrosciante con tuoni, fulmini e saette che ci illuminavano la via.

E grazie al cazzo che ci illuminavano la via, mi hanno illuminato anche la paura perché io non volavo da seimila anni e riprendere a farlo con quel tempo è stato un po’ come fare il battesimo del fuoco.
Vuoti d’aria, turbolenze, io che facevo respirazioni zen e contavo i peli sul mio braccio mentre il Batterino, di grande aiuto emotivo e psicologico… dormiva. 

Al decollo gli ho agguantato il gomito e si è svegliato di soprassalto, un po’ sconvolto, poi ha capito che ero solo cretina quindi mi ha sorriso a caso e si è riaddormentato mentre io facevo inspirazioni ed espirazioni da subacqueo.

Giungiamo in meravigliosa terra sarda… e piove.

Ma porca-

Andiamo ritirare l’auto a noleggio e lì si apre il dilemma: assicuriamo anche il buco dell’ano o tentiamo la sorte facendo l’assicurazione base? 
Ovviamente scegliamo l’assicurazione che copre le ciapet… E facciamo bene, perchè sul traghetto per la Maddalena il Batterino ha perso la cognizione dello spazio come i pipistrelli quando si trovano in campo aperto e ha sfrantecato un finestrino. Tutto granato. 

Giungiamo all’alloggio, carinissimo, vista mare -o meglio, vista pioggia perché sì, pioveva pure lì- e dopo un giretto ci siamo fiondati a mangiare come i piccioni quando lanci le briciole nel parco.
Io ho mangiato del tonno che era la fine del mondo, il Batterino si è ingozzato con linguine allo scoglio e intanto un gamberetto mi ha guardata storto per tutta la sera dal suo piatto. 

Tappa successiva: Spiaggia del relitto.
E no, per una volta il relitto non sono io.
Spiaggia bianchissima, colori di quando su Photoshop alzi la saturazione a duecento, e poi c’erano pesci. Pesci di tutti i tipi. Pesci piccoli, grandi, pesci simpatici, pesci stronzi che mi hanno fatto il dito medio… Alcuni mordono, altri ti giudicano. 
Il Batterino guizzava qua e là come un delfino impazzito, io invece stavo a riva a fare il cameramen acquatico: foto alle conchiglie, video ai pesci, documentari sui granchietti che si muovevano bizzarramente sugli scogli… Per la prima volta da non so quando mi sentivo leggera. Forse addirittura distratta.

Poi a riportarmi alla realtà arrivava lui, il mio eroe e contemporaneamente la mia nemesi: il giubbotto di salvataggio.
Questo patafracco arancione fluo che quando volevo addentrarmi in acqua mi dovevo infilare come se fossi Rose appena saltata giù dal Titanic; con la mia simpatica epilessia, che non va mai in ferie, meglio non rischiare di schiattare in mezzo centimetro d’acqua. Sarebbe un po’ umiliante persino per me, dai.

Capitolo a sè per l’Asinara.
Partiamo da qualcosa di sconvolgente: l’Asinara è piena di asini.
Sì, lo so, è sorprendente. Pescara è piena di pesci? No. L’Aquila è piena di aquile? Non mi pare.
Eppure Asinara è piena di asini.  E molti erano più dignitosi di parecchi esseri umani.

Noi scendiamo dal traghetto, il Batterino comincia a marciare smanioso di farsi l’isola in lungo e in largo quando io mi fermo. Annuso l’aria come i cani da punta. E poi punto.
Batterino” mormoro, sapendo che o avrei preso una testata sul naso o mi avrebbe assecondata “perché non prendiamo… quello??”
“Quello cosa? Di che- oh!”
Lì, in bella mostra, c’erano dei golf cart da noleggiare.
Perché le persone intelligenti si erano portate le bici, per girarsi l’isola, noi che eravamo del gruppo degli stupidi invece avevamo solo i nostri piedi. 
E così un quarto d’ora dopo sfrecciavamo su e giù per l’Asinara come due pazzi. Venti chilometri all’ora massimo.
Ma non ci siamo persi neanche una volta! Anche perché c’è un’unica strada, sull’isola. Puoi andare solo dritto, praticamente. Da una parte all’altra. E intanto ti fermi a fare foto a qualunque cosa. 

Peccato che, come vi avevo anticipato, a un certo punto dopo mezz’ora di camminata arriviamo a una spiaggia che non so descrivere, era solo magnifica, ma dopo quattro minuti in acqua penso di essere diventata violacea. Ipotermia in atto. Tremavo come una foglia al vento.

E infatti c’era il vento, ecco perché tremavo.

E’ stato poi il momento di Castelsardo, altro posto incredibile.
Qui sono caduta più volte. 

Una in un tombino. Sono inciampata e ruzzolata come una pera cotta ammaccandomi tutta. Mi fa ancora male sia la mano che il livido sul ginocchio.
E poi sono caduta emotivamente, una picchiata a tutta velocità. Ho avuto due crisi nel corso di una giornata e alla fine, durante un aperitivo vista mare con l’uomo della mia vita, ho pianto. Tanto. Vorrei dire di aver pianto come piangono le donne eleganti, quindi due lacrimine piccole piccole con gli occhi un po’ lucidi che diventano ancora più belli, ma la realtà è che io quando piango divento un mostro. Un ramarro. 

Ero un rospo che ululava su una terrazza vista mare. 

Ultimo giorno, Torre del porticciolo.
Un posto conosciuto solo dal Batterino, credo, che in cinque anni mi ha ammorbato l’esistenza tutti i giorni raccontandomi delle sue vacanze in questo campeggio dove andava coi suoi nonni e della spiaggia privata del posto.
Camping enorme, mille miliardi di ettari di terreno, tutto curatissimo, e poi quando arriviamo a sera affamati come dei lupi e ordiniamo due pizze perché volevamo solo mangiare e crollare nel letto… Ci portano le pizze.
Io le guardo.
Loro guardano me.
Io guardo i camerieri, che si dileguano.
Guardo il Batterino, che non capisce perché io stia per andare in cucina e infilare il cuoco nel forno acceso.
Cosa?”
“Batterino. Queste pizze che pagheremo dodici euro l’una, sono palesemente surgelate. E neanche quelle surgelate buone.Stiamo parlando di qualità infima, di quelle con la crosta tutta strana, il pomodoro a chiazze, il sapore disumano.”
Il Batterino guarda la pizza. Ammutolisce.
“Cambiamo ordinazione?”
“Batterino mio… è tutto surgelato qui. Guarda. Guardati intorno. Siamo in trappola. Siamo tutti in trappola.”
Lui è orripilato.
Io sono oltre.
Alla fine rosicchio solo la crosta della pizza, l’unica parte mangiabile.

Infine, aeroporto: dovevamo tornare alla base, possibilmente sani e salvi.
Batterino…”
“Dimmi”
“…Ho sete.”
Lui chiude gli occhi. Sospira. Sembra mia madre. “Tu lo sai che prima ti ho detto apposta di bere finché avevamo le bottigliette, perché poi ce le avrebbero requisite?”
Io annuisco, umile.
“E tu mi hai detto che ‘non avevi sete’?”
Annuisco ancora.
E lo sai che qui una bottiglietta d’acqua ti costa quanto un Macbook Pro?”
Annuisco di nuovo, serivle.
La vorrei frizzante.”
Il Batterino si allontana borbottando qualcosa sul maledetto giorno in cui ci siamo conosciuti.

*

Rieccomi tornata, miei cari Spelacchiati! Questi quattro giorni in Sardegna sono stati bellissimi, freddissimi, levissimi e sono già tornata alla triste realtà piemontese ormai. 
E le vostre ferie invece? Come sono andate? Raccontatemi qualche aneddoto bizzarro, qualcosa di sfigato che vi è successo in vacanza nel corso della vostra vita spelacchiata! 

A presto, hasta la pastaaaaa!

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Ciance sparse: vacanzine bislacche e totoscommesse

AAAHHHHH!
Così, volevo solo spaventarvi un po’, ci sono riuscita?
Sono tornata dalla vacanzina col mio Mr Batterista preferito (che ora ho deciso di chiamare Mr Batterino perché mi diverto davvero con poco, lui lo odia perché sembra che sia un piccolo batterio) e sono abbronzata come una lucertola senegalese. Cosa non si fa pur di camuffare il mio brutto muso.

Siamo stati a Rivazzurra, una frazione di Rimini, ed è stato incredibilmente piacevole.
Ormai saprete che io odio il caldo e la gente, due cose che mi facevano pensare avrei disprezzato ogni cosa di quel posto, e invece era sorprendentemente tranquillo e per (s)fortuna ha pure piovuto un giorno quindi abbiamo passato un pomeriggio di fuego in camera. E una mattina di fuego. E una sera di fueg- va beh, avete capito, c’era un incendio in pratica.

Cose che sono successe in questa vacanza:

  • Io e Mr Batterino abbiamo iniziato una guerra di scherzi che io ho miseramente perduto:
    – mi ha letteralmente svuotato in testa una bottiglietta d’acqua
    – mi ha ribaltata dal lettino facendomi impanare come una cotoletta
    – mi ha “pucciata”, termine idiota che indica il buttare una persona sott’acqua
    – ha passato più tempo a farmi il solletico che a fare qualunque altra cosa mentre io avevo le convulsioni dal ridere
  • Sbronzi e assolutamente imbecilli più del normale abbiamo speso i nostri quattrini in sala giochi cacciando ogni sventurato marmocchio trovassimo sul nostro barcollante cammino. Non so quanto abbiamo speso ma siamo riusciti a tornare a casa vittoriosi con ben due portachiavi: uno con un unicorno minuscolo, l’altro a forma di confezione di patatine del Mc Donald’s.
  • Abbiamo mangiato come dei cinghiali in una piantagione di barbabietole, io ho messo su almeno due chili.
  • Un cameriere ha letteralmente infilato il pollice nella mia pasta mentre mi portava il piatto e io volevo urlare.
  • Ho detto per la seconda volta a Mr Batterino che lo amo, ma in modo molto codardo: mentre lui dormiva.
  • Sono riuscita a vivere l’incubo di chiunque vada in vacanza con la persona con cui sta da relativamente poco: dopo aver espletato i miei bisogni corporali aspettando il momento propizio, cioè mentre Mr Batterino era ancora in spiaggia… si è rotto lo sciacquone del water.
    Abbiamo dovuto attendere i gestori del B&B.
    Chiudete i sipari e possibilmente uccidetemi, grazie.

In tutto ciò c’è una cosa che voglio narrarvi facendo nomi e cognomi, come Conte ai tempi d’oro quando asfaltò Salvini in italiavisione; di ritorno da Rimini io e Mr Batterino dovevamo aspettare un’ora a Milano, dunque io stavo crepando di fame e lui voleva un caffè.
“Mah cerchiamo un bar fuori dalla stazione che qua temo ci pelino come patate, già siamo poveri come la merda…”
E quindi comincia la ricerca, roba che Proust levati: sembravano tutti troppo pettinati per i nostri miserabili gusti finché non lo avvistiamo: un baretto dall’aria abbastanza orrida, pronto a servire mappazzoni.

Vi dico: io ho ordinato un panino con mozzarella e pomodoro, una coca cola e Mr Batterino si è preso un caffè normalissimo.
Apro ufficialmente le scommesse: secondo voi quanto abbiamo speso? Ditemi nei commenti, vediamo chi azzecca. Se qualcuno indovina gli scrivo una freddura pessima in privato.

Nel prossimo articolo vi svelerò il conto di sto cazzo di bar e vi metterò pure il link così potete andare a leggervi le recensioni e se qualcuno capita di lì prima di tutto lo eviti come la peste, e poi vada a sputare sul bancone da parte mia, grazie.

Ah, vi spoilero il prossimo articolo.
Ho visto il film peggiore presente su Netflix, una roba che definire ignobile è un complimento, un orrore raccapricciante, un abominio su pellicola, un crimine contro l’umanità… Insomma, ‘nammerda.
Titolo? “365 days”. Vi prego, guardatelo così arrivate preparati alla mia recensione brutta e possiamo sclerare tutti insieme appassionatamente.

E voi, miei piccoli spelacchiati, come state? Come ve la passate? Vi prego datemi dei suggerimenti su come vendicarmi con Mr Batterino, il mio orgoglio mi impedisce di non dare battaglia fino al mio ultimo respiro.
Mi raccomando, scrivetemi secondo voi quanto abbiamo speso in quel cazzo di bar, che io sono ancora isterica e vorrei picchiare qualcuno. Se siete mai stati derubati legalmente vi prego narratemelo che io mi sento abbastanza polla a ripensarci.

Insomma miei prodi, narratemi quello che vi va, guardatevi quel film abominevole e noi ci sentiamo molto presto!
Hasta la pasta!

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Ciance sparse: mare e vacanza con Mr Batterista

… Burp.

Per chi non fosse avezzo ai fumetti, burp indica un elegante rutto; io e Mr Batterista ci siamo ingozzati di fritto mistico e pesce alla griglia per ventiquattro ore non stop, madóóó che bbbbbuono!

Allora, miei prodi, come state? Io mi sento abbronzata. Non so se davvero mi sono scurita, ma io mi sento almeno una tonalità pantone in più rispetto a quando sono partita dunque vado in giro a testa alta e ali spalancate, come un piccione particolarmente impettito.

Sono riuscita a perdere un calzino. Non so come, non so quando, ma è successo: in questo momento sono sul treno del ritorno – con Mr Batterista a fianco che si guarda Narcos- e ho un calzino solo. Molto bislacco. Ho anche quasi perso un polmone per acchiappare la coincidenza, ma questa è un’altra (patetica) storia della mia preparazione atletica.

Vacanzina toccata e fuga andata alla grande: nonostante la mia avversione al caldo, alla gente e alla spiaggia la presenza di Mr Batterista è bastata a placare la mia parte peggiore e tirar fuori quella più imbecille, dunque abbiamo passato tutto il tempo a ridere e fare i cretini, cosa che ci riesce piuttosto bene. Ci era anche venuto lo schiribizzo di andare in una spiaggia naturista, ma era troppo lontana e noi troppo vecchi dentro per camminare sotto al sole. Ritenteremo.

Resta il fastidio incredibile per:

  • Bambini in spiaggia, a un certo punto una marmocchia ha letteralmente gettato una secchiellata d’acqua addosso all’ignaro padre che stava giocando al cellulare. Io l’avrei lanciata via, nell’iperspazio.
  • Anziane signore che si mettono in formazione 4-4-3 sul lungo mare impedendo il passaggio a chiunque. Fastidio aggiuntivo perché si rischia sempre di inciampare nelle loro tette cadenti.
  • Ambulanti che pur di venderti un braccialetto, un telo mare o un rene preso al mercato nero farebbero qualunque cosa, per esempio rimanere immobili a fissarti per interi minuti scatenando ondate di disagio in me che avrei dato loro tutti i miei averi per i sensi di colpa.
  • Camerieri inferociti. Ora, io sono la prima ad odiare il prossimo e penso che se lavorassi a contatto col pubblico mi verrebbero un’ulcera dopo l’altra fino a consumare i tessuti del mio stomaco, MA SE TU MI SBATTI DI NUOVO IL PIATTO SUL TAVOLO SBUFFANDO E RISPONDENDOMI PURE MALE IO NON SO COSA FACCIO MA QUALCOSA LO FACCIO!
  • La ghiaia bollente che mi ha fritto i piedi, ora andrò in giro strisciando sulle ginocchia
  • Le stracazzo di campane, MAMMA MIA IO VADO A DISINTEGRARE OGNI CAMPANILE NON PUOI SUONARE A FESTA DI MERCOLEDÌ MATTINA SENXA ALCUNA RAGIONEEEEE! Giuro mi sono svegliata di soprassalto con il Gobbo di Notre Dame che stava tenendo un concerto, ma vaffanculoooo!

Bene, direi che posso smettere di sclerare almeno per un pochino. Oserei dire che se Mr Batterista non mi molla adesso non so cosa potrebbe spingerlo a farlo: mi ha vista in costume, sudata, struccata, esausta, e mi ha pure sentita russare a un certo punto. Come abbia fatto a non piazzarmi un cuscino in faccia e tenerlo premuto per almeno cinque minuti – anche sei, per essere certo che non ci fosse proprio più niente da fare per salvarmi- lo sa solo lui. Forse è un monaco buddista super zen e ancora non lo so.

E voi, miei cari, narratemi qualcosa che qui il viaggio è ancora lungo e l’aria condizionata del treno penso mi sarà fatale! Rallegrate i miei ultimi momenti, tema libero!

Hasta il fritto mistooooo