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Ciance sparse- Il villain del giorno: un sacchetto di plastica alle 7:30.

Questa mattina quando mi sono svegliata e ho alzato la palpebra destra per capire come fosse la situazione mi sembrava tutto normale, allora ho alzato anche la palpebra sinistra e ho dato inizio alla mia mattinata andando a tostarmi il pane da col miele; solo che io non è che spalmo il miele sul pane come le persone normali, io sono praticamente Winnie The Pooh: infilo la mano fino all’avambraccio nel vasetto di miele e poi lo lecco. 

Insomma, ho fatto colazione guardando Grey’s Anatomy, mi sono truccata guardando Grey’s Anatomy, ho imprecato perché non volevo andare a lavorare mentre guardavo Grey’s Anatomy… Sembrava una mattina normale. Tranquilla addirittura.

Non sapevo che da lì a poco avrei incontrato un nuovo villain del mio arco temporale. Un malvagio che minaccia di distruggere la città… Beh no, non la città, ma il mio labile stato mentale sì.

Mi sono appropinquiata alla fermata del bus sapendo cosa mi aspettava: una tratta di 15 minuti seduta su un sedile un po’ scomodo e con macchie non meglio identificate -e meglio cercare di non identificarle- con un libro e i miei auricolari scassati nelle orecchie, di solito un viaggetto piacevole e tranquillo.

Ero del tutto ignara che era proprio su quel bus che avrei incontrato la mia nemesi del giorno.

Mi sono seduta contromano con la testa china sul libro quando…
FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH 

Mi immobilizzo, fiutando il pericolo. O meglio, il fastidio:
FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH

Mi volto lentamente verso la fonte di cotanto frastuono alle sette e mezza di mattina.

Età media: seicento anni.
Aspetto: molto simile a uno stegosauro.

FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH
SCROSH SCROOOOSHHHHHHHH
STRAAAASCCCCC

Lei ravanava in un sacchetto di plastica. 

Senza estrarre niente, lei non faceva altro che frugare lì dentro. Credo muovesse solo la mano all’interno del sacchetto senza alcuna motivazione perché non ha tirato fuori niente per quindici minuti, ma quello è stato il sottofondo del mio viaggio.

Certo, ci sono cose peggiori al mondo tipo un tumore al cervello e l’epilessia, le tasse, e la pipì che ti scappa appena ti metti in viaggio, però regà quel suono io ancora lo sento. Mi ha mangiato il cervello per venti minuti.
Se appoggio un orecchio a una conchiglia non sento il mare, sento FRUSH-FRUSH-FRUSH
SCIAAAAAFFFFFF
CRRRRSSSHHHH

*
Ebbene miei cari spelacchiati, come state? Questi sono i fastidi di una persona che è epilettica in senso metaforico, letterale e pure un po’ scemo. Narratemi cose che vi danno fastidio la mattina (a me infastidisce pure il rumore del mio cucchiaino mentre mescolo il tè), sfogatevi liberamente qua, rendiamo i commenti un luogo di scoperta di cose irritanti!
Ora torno a guardare Grey’s Anatomy ma se qualcuno regge un sacchetto potrei colpire lo schermo.
Hasta la pastaaaaa!

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Ciance sparse: Decespugliamento estivo: diario tragicomico di una pelosa in piscina

Avete presente quando c’è un bambino piccolo e tutti cominciano a chiedere “oooh va che begli occhi, da chi li ha presi? Dalla mamma o dal papà?”

Allora, prima di tutto ti calmi perché è una domanda raccapricciante che mi fa pensare a ‘sto infante che colleziona bulbi oculari e ci gioca palleggiando, ma poi chettenefrega? Ha due occhi? Ci vede bene? A posto.

Nel mio caso specifico invece posso dire di aver ereditato solo una cosa, e no, non è la bellezza magnetica o l’intelligenza sopraffina…

Sono i peli.
Ho i peli di mio padre.

Il mio bisnonno era un grizzly. Non in senso metaforico, era proprio un orso, un quadrupede del parco nazionale, un mammifero che andava a pesca con le zampe nei torrenti.
E io ho ereditato questa folta peluria che mi sovrasta, ho peli lunghi come capelli, capelli lunghi come peli, a volte inciampo mentre cammino perché mi attorciglio nei peli delle ascelle.

Tutto questo preambolo per dire cosa?

Che domani devo andare in piscina, dunque sono armata fino ai denti da sei ore circa: un rasoio tra i denti, uno in mano, un altro in mezzo alle dita dei piedi, e sto cercando di decespugliare il decespugliabile.

Credo mi serva un tagliaerba, di quelli che usano per i campi da golf.
Mi sono anche tagliuzzata tutta, ho pezzettini di carta igienica attaccati qua e là per tamponare le ferite.

Andare in piscina…ma che stolta idea è mai questa. Pazzia totale proprio.

Perché diciamocelo, la piscina è il male assoluto.
Io l’Inferno me lo immagino esattamente come una piscina d’estate: bambini urlanti dappertutto, marmocchi che fanno i tuffi mentre tu ormai sei così abbrustolito che appena una goccia d’acqua ti tocca fa “sfffff” e sfrigoli come quando si mette dell’olio in padella, genitori che chiaramente ormai detestano i loro pargoli e li lasciano fare quello che vogliono urlando ogni tanto un “GIANGIACOMOOOO TI SPACCO LA FACCIAAAAA SCENDI DA Lì ENTRO TRE SECONDI! UNOOOOO… DUEEEEEE…. VIENI QUAAAAA TREEEEEEE!” e tu che al “tre” ti aspettavi si scatenasse l’inferno guardi ‘sta donna che conta e poi si ritrae sul suo asciugamano come se suo figlio non avesse appena scalato il tetto del bar per tuffarsi in acqua con un doppio salto carpiato, finendo sul cemento e probabilmente restandoci secco lì.

Poi ci sono loro: gli uomini che fumano. 
E basta.
Non è che fanno una nuotata, mangiano un gelato, e di tanto in tanto fumano una sigaretta. No, la loro attività primaria è fumare, poi capita che durante la giornata facciano delle piccole pause per fare altro.

Poi ci sono quelle ragazze bellissime, la cui unica occupazione nella vita chiaramente è essere bella. 
Non fanno altro. 
Non credo neanche sappiano parlare, io le guardo solo sorridere e il mondo sembra un posto migliore. 

Ma tu, maledetta figlia di madre influencer, come ti permetti di venire alla piscina comunale a due euro e mezzo per fare il bagno nel piscio, e farlo mentre hai quel ventre piatto, quella terza soda di tette, quel sedere che se fosse un po’ più alto e sodo di così farebbe il giro del tuo corpo in altezza? Un po’ più alto e te lo trovi dall’altra parte. Oplà, su una spalla. Un altro squat e olèpà, su una tetta. E niente, questa parentesi era solo per dire che comunque sono una vecchia bisbetica invidiosa.

Infine ci sono i fichi da spiaggia, ovvero i baldi giovani estremamente fighi che ogni tanto bazzicano in questi luoghi tra i comuni mortali. Sono come i pokémon leggendari, compaiono una volta ogni tanto in luoghi diversi: una volta alla piscina del centro, poi quando ti sei ormai dimenticata di loro appaiono alla piscina dell’università e così via finché pur di beccarli vai a fare un giro delle piscine di Roma. 

E invece in un angolino oscuro tra le siepi ci sono io, mimetizzata con l’ambiente circostante come un camaleonte: chiazze bianche di protezione solare qua e là perché non so sparpagliarmela decentemente, peli superstiti che sbucano in anfratti non meglio identificati -e va bene così, non identifichiamoli-, il gelato che mi si scioglie praticamente addosso fino a rendermi tutta appiccicosa e per di più… Non so nuotare.

Credo che nessuno sia sorpreso perché ormai mi conoscete, vi pare che io possa saper nuotare? Ma va. Al massimo annaspo. 

Non tocco? Bon, è finita, mi lascio andare aspettando di finire al Creatore. Nessuno nasce imparato e io è già tanto che sia nata.

E voi come state affrontando l’estate? Come me con più peli che forza d’animo o siete agguerriti e pronti ad abbronzarvi fino a raggiungere quella bella sfumatura color Carlo Conti? Raccontatemi tutto, anettodi,incubi, deliri da piscina. E soprattutto se anche voi avete zone da decespugliare non meglio identificate perché ho bisogno di validazione e sapere che va bene avere più peluria del mio cane, che è incrociato con un maremmano. 

Hasta la pastaaaaaaa

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Gente che sclera: Anziani ai tempi del Covid19


*Esce dal sepolcro come qualcuno di molto più famoso e barbuto fece anni or sono*
Dopo giorni di isolamento impostomi dal mio umore veramente basso sto tornando lentamente ad avere ritmi e sembianze quasi umane.
Voi come state?
Come ve la passate?
Siete ansiosi di ricongiungervi ai vostri congiunti, ai vostri congiuntivi e alla vostra congiuntivite?
A me che sono sola come Drogon alla fine del Trono di spade non cambia niente, rimango nella mia fortezza della solitudine ad allenarmi

Non so voi ma io sto raggiungendo un livello di intolleranza alla gente molto preoccupante. In una scala da uno a Jack Lo Squartatore io sono a livello Jack Torrance, datemi un’accetta e accetterò il mondo.

The Shining GIF - TheShining Axe JackNicholson - Discover & Share GIFs

Posso fare un calmo e pacato sfogo dei miei, prima che io esploda in milioni e milioni di particelle furenti?

Oggi vorrei rivolgermi ai triceratopi che ancora popolano la nostra terra, a quegli esseri apparentemente millenari che ben lungi dal lasciare il nostro mondo continuano a trovare modi sempre nuovi per sfracellarci le parti intime a noi tanto care; parlo, ovviamente, DEI VECCHI.
Madò.
Ragazzi qua vado a ruota libera, non me ne vogliate. Ho ancora tutti e quattro i nonni ma mi rendo conto che per chi non è un loro familiare siano una piaga, ci vuole oggettività nelle cose.
ALLORA.

Questi anziani figuri escono senza mascherina, senza guanti, senza cervello, vanno al supermercato circa sedici volte al giorno e se ne sbattono le chiappe -ormai tristemente flosce e cadenti- della distanza di un metro e dei segni per terra per far capire ai clienti dove minchia devono stare. Loro, umanoidi più di là che di qua, tossicchiano, sputacchiano, prendono le mele e ogni frutto per esaminarlo da ogni angolazione alla ricerca di non so quale segno divino. Io scriverei “SEI UN PIRLA” su ogni singola banana, pera, arancia, giusto per ricordargli la loro natura, lavorassi in un market.

L’altro giorno ero al supermercato a fare i miei centocinquanta euro di spesa (cerchiamo di andare una volta ogni dieci giorni/due settimane) e sto vecchio infame arriva in cassa dopo di me E APPOGGIA IL SUO CAPPELLO SUL RULLO DELLA CASSA.
Io e la cassiera eravamo così: O_O
Quando gli ha fatto notare il suo depensaggio lui ha risposto tutto tronfio “l’ho sempre fatto, cosa cambia adesso?” CAMBIA CHE SE NON LO LEVI IMMEDIATAMENTE IO TI PRENDO, TI DISSEZIONO E VENDO I TUOI ORGANI ORMAI RINSECCHITI, OKAY?
TI DO TRE SECONDI DOPODICHE DOVRANNO VENIRE A CERCARE I TUOI PER NIENTE AMABILI RESTI AL MERCATO NERO DI COLORE.
SEI UN PEAKY BLINDER? SEI THOMAS SHELBY? EH? NON VEDO LE OCCHIAIE CHE TI SCAVANO LE ORBITE NE’ LE LAMETTE SULLA VISIERA QUINDI TORNA NEL TUO GUSCIO, VECCHIA TESTUGGINE.
Poi c’era una vecchia infingarda che invece di starsene dietro a quella straminchia di linea gialla al reparto macelleria continuava ad avvicinare il suo becco da rapace al bancone e puntava col dito contro al vetro mentre il povero addetto non sapeva più come dirle di starsene indietro. Madò, io uscirei di testa dopo quattro secondi, non potrei MAI avere contatto col pubblico in questo momento storico.

Ragazzi, io ve lo dico: GIURO CHE SE MI PRENDO IL CORONAVIRUS VADO A CERCARLI TUTTI, T U T T I.

Okay, mi sento meglio.
Ho appena finito di guadare E.T L’Extraterrestre e ho pianto ogni mia lacrima, ora penso andrò nei boschi a cercare cuccioli di alieni abbandonati.
Voi che fate? Cosa mi raccontate? Sbizzarritevi con i vostri sfoghi sulla gente fastidiosissima in tempo di quarantena, io sento che potrei andare avanti per ore ed ore.
Grazie mille per tutti i commenti all’ultimo post. Vi voglio bene.
Alla prossima!

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Gente che sclera: marmocchi a ripetizioni

Oommmm….
Sì, sto cercando di meditare perché sono un po’ isterica. Vagamente idrofoba. Potenzialmente killer.

Dovete sapere che do ripetizioni a una manciata di marmocchi, ma ultimamente mi stanno chiamando fuori dalla grazia.
Io e i bambini non andiamo d’accordo, siamo come i gatti e l’acqua.
Vi farò un breve elenco dei marmocchi con cui ho a che fare per esorcizzare il nervosismo che ho in corpo.

Il Marmocchio saputello
Questo è il fastidio fatto a metro e venti. Puffo Quatrocchi, praticamente.
Sa tutto lui, non gli servono ripetizioni e deve addirittura essere lui a fare la lezione a me.
“Allora, per risolvere un’equazione di primo grado devi-“
Mi interrompe immediatamente “Questo si fa così, cosà, cosù, lo so già!”
Ma cosa straminchia dici, non ha senso quello che stai facendo, taci e lasciami spiegare!

Il Marmocchio Sempre in Piedi.
Lui è agitato. Shackerato, forse. Una molla. Tu lo metti seduto e quello schizza in piedi dopo nove secondi.
Perché?
Non ci è dato sapere. So solo che comincia a trafficare con lo zaino, quasi ci sparisce dentro, poi va alla credenza, in sala, in Cambogia, e alla fine torna come se nulla fosse.
“Dai, Satanino, vediamo che compiti dobbiamo fare oggi…”
E lui si siede.
Abbasso gli occhi per guardare i compiti, li rialzo e lui è in piedi sulla poltrona. Perché? Non si sa.
“Vado un attimo di là a prendere una cosa!”
Non fai in tempo a dire “non ci provare che prendo la sparachiodi e ti inchiodo alla sedia” che lui è già sparito, dissolto nell’etere.
Argh.

La Rompiballe.

Lei sbuffa.
Tutto il tempo.
Quasi incessantemente, non so neanche dove prenda tutta quell’aria, è una vaporiera a due gambe.
Appoggia la penna sul foglio e sbuffa, scrive la data e sbuffa, sbuffa e sbuffa. Oh zia, non è che io mi stia divertendo chissà quanto a farti fare delle cavolo di operazioni, preferirei starmene a casa a guardare Peaky Blinders onestamente, ma la vita fa schifo per tutti.
“Dai Capretta Tibetana, sei per quattro?”
Sguardo carico di sommo disprezzo “Ventidue.”
“Eeee. Errore. Riprova, dai.”
Mi guarda e lo vedi proprio che pensa io sia stupida “Ma si che fa ventidue, guarda. Fallo con la calcolatrice e vedi.”
“Capretta Tibetana, no, non fa ventidue. Rifai il calcolo, please”.
Lei mi guarda, incaponita “Ma si che fa ventidue!” ormai rasenta l’isteria il suo tono e io mi gratto le mani per non lanciare per aria la scrivania.
“Parola di lupetto, non fa ventidue, ora puoi, cortesemente, rifare il conto prima che io prenda e mi lanci direttamente giù dalla finestra?”
Lei sbuffa -ovviamente- prende carta e penna e rifà ‘sto cazzo di calcolo pronta a dimostrarmi che sono io l’ignorante che non sa fare sei per quattro.
Passano i secondi, le ore, le ere geologiche.
Fissa il foglio.
Poi fissa me.
Poi di nuovo il foglio.
“Ventiquattro.”
“Esatto, bravissima” falsa come Giuda le faccio pure i complimenti per averci messo mezz’ora a fare una moltiplicazione “dai, ora facciamo quello dopo. Nove per sette?”
“Settantacinque.”
“Uhm, no. Riproviamo.”
“Ma sì che fa settantacinque!!!”

DUE ORE COSI.
D U E O R E O G N I V O L T A.

Per fortuna mi vogliono abbastanza bene e quando vedono che comincio ad alterarmi diventano degli angioletti. Grazie a me hanno pure la media dell’otto quindi il minimo che possano fare è non farmi lanciare di testa dalla finestra, suppongo.

Potrei aprire una parentesi sui genitori ma il discorso non finirebbe più, sarà per un’altra puntata.


Voi come state, spelacchiatini miei? Avete notato quanto sono simpatica nello scegliere i titoli delle rubriche?
Ma soprattutto: che rapporto avete con i bambini? Li amate, li odiate, li tenete a distanza con un repellente?
Fatemi sapere di tuttoe  di più!
Hasta Luego!