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La gente al bar: tutte le cose più fastidiose (e spelacchiate) del mattino

La gente al bar

Ora che la mia vita sta lentamente tornando simile a quella di un essere umano dopo la malattia e l’intervento al cervello mi sto rendendo conto di quante cose incredibilmente fastidiose ci siano nel mondo.

La gente al bar, per esempio.

Io arrivo lì, già irritata di per sé prima di tutto perché è mattina, in secondo luogo perché reduce dai viaggi in bus, e infine perché le persone sono insopportabili in ogni contesto.

Io mi siedo tranquilla al mio tavolino, col mio libro, mi sgranocchio la brioche e intorno a me… il caos. 

Giovani che piazzate il cellulare al centro del tavolo e mettono la musica a palla, mi rivolgo a voi: VE LO INZUPPO NEL CAPPUCCINO, OKAY? E’ CHIARO IL CONCETTO? ABBASSA QUEL VOLUME O TI ABBASSO LA STATURA A PUGNI, OKAY? 
Ma poi ascoltassero cose carine uno chiuderebbe pure un occhio, ma ascoltano queste cose strane che ascoltano i giovani, questa musica trap che a questo punto “trap” penso stia per “trappola”: se lo ascolti muori.

E io muoio un po’ ogni volta, infatti.

Un’altra cosa che non sopporto, ma forse è un problema mio, è lo sbatacchiare dei cucchiaini nelle tazzine. Metallo contro i bordi. In continuazione.
HO CAPITO CHE STAI MESCOLANDO MA COSA CAZZO SEI, UNA STREGA COL CALDERONE? VA CHE DOPO DUE GIRETTI LO ZUCCHERO SI E’ SCIOLTO, EH! MA POI COSA CAZZO DEVI MESCOLARE CON QUELLA FOGAAAAA MA RILASSATIIIIIIII NON PUOI SFOGARE TUTTA LA TUA RABBIA IN QUEL MODO PERCHE’ POI IO VORRO’ SFOGARE LA MIA SU DI TE E QUEL CUCCHIAINO TE LO FICCO IN UN AVAMBRACCIO!
Ma no, è tutto un cling cling cling cling.
Incessante.

E quando finalmente l’anziano accanto la smette col cling cling è il turno del tipo che legge il giornale leccandosi il dito ogni volta che deve girare pagina, con quel suono a metà tra un risucchio, un rantolo e uno sputacchio.
Ma posso dire “che schifo”?
Signore, si rende conto di quanti germi sta letteralmente leccando? Secondo me il prossimo passo è leccare i pali delle metro o direttamente i marciapiedi, veda lei.

Poi qualcuno mi deve spiegare com’è possibile che a ogni ora del giorno e della notte, in qualunque bar del mondo, ci sia un gruppo di uomini che parlano di calcio e donne. E basta. Non conoscono altri argomenti, non hanno mai parlato d’altro, non credo nemmeno sappiano i nomi l’uno dell’altro.

Si incontrano, parlano della formazione scadente della squadra all’ultima partitta e di come “hanno giocato da soli” “non c’era partita” “a un certo punto ho spento” alternando con commenti sulle gnocche, che no, non sono le mogli degli gnocchi.
Ma se siete così bravi com’è che siete qua a bere un bianchino ogni giorno prima del lavoro e non a bordo campo con Buffon? (Scusate, la mia conoscenza calcistica si ferma a quegli anni lì) o a fare spot pubblicitari di infimo gusto sulle patatine in accappatoio?
No così, io chiedo.

E in tutto ciò la mia colazione si rovina, perché mentre vorrei solo stare tranquilla e leggere prima di andare a lavoro mi ritrovo infastidita da tutto e mentre fisso con astio i ragazzini con la trap a palla la mia brioche mi sbrodola tutta la marmellata sui pantaloni. Allora corro in bagno per salvare il salvabile ma il lavandino appena lo apri spruzza come un gyser e mi ritrovo sempre con la camicia a macchie e quando vado a pagare sono così nervosa che prima o poi ruberò il barattolo delle mance perché sento di meritarmi una mancia per non aver elargito neanche uno schiaffo.

Domattina porterò i tappi e una pistola, sono aperte le scommesse su cosa userò per primo. 

Spoiler, userò i tappi perché conoscendimi sparerei alla mia tazzina di decaffeinato per errore, e questo mi innervosirebbe ancora di più.

*
E voi, miei cari spelacchiati, narratemi: cosa vi da fastidio al bar?
Cosa ne pensate di questa rubrichina di situazioni banali che mi fanno saltare i nervi? Sembro solo una pazza squinternata o potete capire la mia frustrazione?

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Ciance sparse: Scarpe a forma di trota e altre idee discutibili per la mia migliore amica.

ALLORA SPELACCHIATI ALLARME ROSSO, TUTTI IN COPERTA, NON SO QUALE COPERTA PRENDETE LA PRIMA TRAPUNTA CHE VI CAPITI, ALLARME ROSSO, GIALLO, VIOLA, NON SO AIUTOOOO

Cosa sta accadendo? Accade che la persona che sta scrivendo questo post è deficiente, ma non deficiente normale, deficiente deficiente, come i personaggi dei film horror che sentono un rumore e vanno uno alla volta a controllare nel seminterrato cosa sia stato.
MA COSA VUOI CHE SIA STATO, STANNO PER FARTI A BRANDELLI, CRETINO!

Respiro, scusate.
Domani è il compleanno della mia migliore amica, e io non ho il regalo.
Zero.
Nada.
Nadal.

La situazione è questa da quasi due settimane ormai: centoventotto schede aperte sul pc, pagine su pagine aperte: alcune con vestiti, altre con scarpe, per non parlare di videogames, profumi, trucchi, un cero da chiesa con sopra Jared Leto, gli insulti da colorare, una maglietta autografata da DiCaprio, una capra tibetana da compagnia, un formicaio verticale… Tutto. Ho pensato di tutto.

“Troppo caro” “Troppo banale” “Troppo impersonale” “Troppo troppo” 

E sto andando avanti così da giorni e giorni pensando baldanzosamente tra me e me “massì, ho tempo per schiarirmi le idee” 

NO NON E’ VERO IL TEMPO NON C’E’ NON ESISTE E’ UN’ILLUSIONEEE! TRA MENO DI VENTIQUATTR’ORE SARò A CASA SUA A MANI VUOTE COME UN INVERTEBRATOOOO! SONO UN GAMBERETTO SENZA SPINA DORSALEEEE

Le prendo un asino del Guatemala? Un’iguana barbuta? Una gift card da qualunque parte basta che gifti
Boh.
Chissà.
Chi può dirlo.
Assistere a una mia crisi non è già un regalo abbastanza importante? Mi sa di no, considerando che succede una volta al mese da dieci anni a questa parte.

Delle scarpe a forma di trota? Secondo me sarebbero carine.🐟
Un calendario di sexy polli? Solo galli. Sexy. Io lo vorrei.
Un DVD rimasterizzato con l’etichetta “i tuoi momenti migliori!” ma in realtà appare soltanto una gallina che scivola sul ghiaccio in loop per un’ora? 🐔
Un ramarro autografato? (Da me, sulla coda?)

Come biglietto domani le porto uno screen del mio conto in banca con sotto scritto “ecco perché non hai ancora un regalo. Ti voglio poveramente bene.
Cosa le porterò domani quando arriverò a casa sua per cena?
Me stessa impacchettata? Un regalo raccapricciante.
Un guanto con cui schiaffeggiarmi? Possibile.
Una platessa. Morta. Che mi rappresenti: viscida, inutile e fuori contesto.

Oppure arrivo lì e comincio a contare. Alla fine le dico “Scusa, è il pensiero che conta. Io sono il pensiero. E sto contando.”

Se avete dei consigli spelacchiati ragazzi vi mando una platessa a casa. 

Voi come ve la cavate con i regali? Li prendete con mille anni di anticipo? Arrivate all’ultimo? Date buca perché non avete preso niente? Narratemi aneddoti su doni finiti male (o bene, così mi torna un po’ di speranza).

Hasta la pastaaaaa, vado a capire se posso ordinare un capibara da combattimento con consegna super veloce.

(Ps: immagini create dall’AI con medio-basso livello di impegno: bocciate o promosse?)