“Bene, Sara… Ti sei mai occupata di contabilità?”
“Ehm… No.”
“Ti sei diplomata in un istituto di ragioneria?”
“No…”
“… Sai usare le tabelle di calcolo di Excel?”
“…Ehm… So scrivere le cose nei rettangolini…”
“… Sara… Quanto fa tre più due?”
“…Sette?”
“Raccontami di una volta in cui hai sbagliato qualcosa.”
“Beh circa ventinove anni fa, quando sono venuta al mondo. E’ stato un grave errore.”
“…”
“Ehm… Una volta ho ordinato un cappuccino normale invece che col latte di soia, Dio solo sa cosa ha visto il bagno quel giorno… Un errore madornale direi, mai più.”
“. . . “
“… Vuole sapere di quando anni fa mi sono distratta ed è scappato il cane?”
“Come gestisci le liti con i colleghi?”
“Beh prima di tutto cerco di mantenere la calma ed essere aperta al dialogo in modo da risolvere la questione come persone adulte, mature e responsabili.”
“Molto bene.”
“Poi se non basta e quello fa l’arrogante prendo la capoccia di quell’imbecille e gliela fracasso sulla scrivania urlando “SEI UNA CAPRA IGNORANTEEEEEE! TI ODIOOOOO! NON TI PERMETTERE MAI PIU’ DI TRATTARMI MALEEEEE” fino a che non sviene, dopodiché gli disegno dei peni sulla fronte con il pennarello indelebile.”
“…”
“Quanto vorresti guadagnare?”
“Ehm, è una domanda un po’ a trabocchetto questa, vero? Cioè io vorrei guadagnare più o meno quanto Bill Gates, diciamo che non vorrei scendere sotto i trecento milioni l’anno, ecco. Però va bene anche lo stipendio di Elon Musk, sono una che si accontenta.”
“Come lavori sotto pressione?”
“Male. Malissimo. Al minimo inconveniente mi viene un attacco di panico e mi trovate raggomitolata sotto a uno scaffale in preda ai singhiozzi. Una volta ho provato a chiudermi dentro la cassaforte fino alla fine della settimana.”
“Dimmi come motivi il resto del team.”
“Beh gli dico “sentite teste di cazzo, qua c’è da raggiungere il target altrimenti andiamo tutti a casa e moriamo di stenti quindi vedete di vendere quelle cazzo di cose e se vi sento lamentarvi vi tiro una testata fortissima.”
“Come mai vorresti lavorare proprio con noi?”
“Mah guardi per me un posto vale l’altro, spero che voi paghiate un po’ più di Pinuccio che mi darebbe tre euro al giorno per lavorare in pizzeria.”
“… Non ti piace la nostra azienda?”
“Manco so cosa vendete, e comunque probabilmente non mi piacerebbe lo stesso. Non è una questione personale, io odio lavorare.”
“Allora Sara, dimmi un po’, se tu ti trasformassi all’improvviso in un rettile velenoso, con sei zampe, due ali giganti e tre teste, cosa faresti come prima cosa?”
“Beh, decollerei all’istante e andrei in volo fino alle Hawaii, mi farei un po’ di ore al sole come una lucertola, poi tornerei qua e andrei a da fuoco alla macchina del mio ex che mi ha lasciata dicendomi che non ero abbastanza per lui… Ma abbastanza cosa? EH? COSA? ANCORA ME LO CHIEDO DI NOTTE QUANDO MI SENTO SOLA E TRISTE INGLOBATA DALL’OSCURITA’, NON SONO ABBASTANZA COSA!?”
“Benissimo Sara, raccontami qualcosa di te.”
“Ehm, beh, ho ventinove anni, ho avuto un’emorragia cerebrale, soffro di epilessia, mi hanno operata al cervello, non so cosa fare della mia vita e principalmente provo due emozioni: disperazione e voglia di piangere. Vado in terapia da sei anni ma evidentemente non sta funzionando visto che contemplo l’idea di lanciarmi da un ponte un giorno sì e l’altro anche, prendo circa duecento pastiglie al giorno per tenere sotto controllo tutti i miei problemi di salute, mi è venuta una contrattura alla spalla destra ma non ho i soldi per il fisioterapista.”
“… Le faremo sapere.”
Insomma ragazzi, questa è la mia miserabile esistenza in questo momento. Diciamo che dopo l’intervento alla cucuzza mi ero presa un periodo di pausa e non volevo neanche saperne di cercare lavoro, ero concentrata sul non farmi riaprire la capoccia, però ora temo sia giunto il momento di tornare in pista.
Sono contenta di farlo? No, neanche un po’, ho l’ansia, non mi sento capace a fare nulla, non ho alcuna abilità di nessun tipo e al massimo posso portare i caffè ma uno alla volta perché se no li rovescio e mi ustiono.
Anche perché… Mr Batterino parla di convivenza. Con me.
Cioè io e lui.
In una casa.
Da soli.
Insieme.
Credo abbia picchiato un po’ troppo forte quelle bacchette, si dev’essere rincoglionito all’improvviso.
Ma come gli viene in mente di andare a vivere con me? Con me proprio, che sono la persona più strampalata, bislacca, disordinata e incapace di fare alcunché di tutto il mondo? Temo per la sua salute psicologica, qualcosa dev’essere andato storto in lui.
Eppure è così, mi parla di convivenza, di starcene da soli in un posticino tutto nostro… E sono contenta, sia chiaro, però mi caco addosso dall’ansia e dal terrore perché non mi sento in grado.
Prima di tutto il mio casino con il tumore avevamo praticamente vissuto insieme per un bel po’ di mesi, ma era stato tutto così facile e naturale in quel momento… Dopo l’intervento non mi sento più in grado di fare nulla, nemmeno vivere con lui, è come se si fosse creato un varco temporale: il “prima” e il “dopo”, e in questo “dopo” sono persa come un pinguino in un’astronave: fuori posto e non senza idea di come io sia arrivata qui!
Dunque mie piccoli spelacchiati, voi come state? Vi va di narrarmi un po’ del vostro lavoro o dei periodi in cui doveva trovare lavoro ed era tutto un marasma di cose? Avete consigli per una povera Spelacchiata come me?
E poi… CONVIVENZA SERIA, OMG COME SI FA RAGAZZI AIUTO DITEMI COSA SUCCEDEEE COME SI FAAAA COME SI GESTISCE UNA CASA, COSA DEVO FAREEEEE VADO A VIVERE DA LUI E POI?! Troppi cambiamenti, ora farò i bagagli e andrò a vivere da sola su un monte isolato dall’umanità e vivrò di bacche, perchè è così che risolvo le cose io che sono una persona seria e matura.
Bene ora mi calmo e vado a leggere tutti i vostri commentini allo scorso post, vi voglio sempre molto bene e in questi giorni mi metterò a rispondere a tutti voi perché vi voglio molto bene!
Hasta la pastaaaa
