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Gente che sclera: marmocchi a ripetizioni


Oommmm….
Sì, sto cercando di meditare perché sono un po’ isterica. Vagamente idrofoba. Potenzialmente killer.

Dovete sapere che do ripetizioni a una manciata di marmocchi, ma ultimamente mi stanno chiamando fuori dalla grazia.
Io e i bambini non andiamo d’accordo, siamo come i gatti e l’acqua.
Vi farò un breve elenco dei marmocchi con cui ho a che fare per esorcizzare il nervosismo che ho in corpo.

Il Marmocchio saputello
Questo è il fastidio fatto a metro e venti. Puffo Quatrocchi, praticamente.
Sa tutto lui, non gli servono ripetizioni e deve addirittura essere lui a fare la lezione a me.
“Allora, per risolvere un’equazione di primo grado devi-“
Mi interrompe immediatamente “Questo si fa così, cosà, cosù, lo so già!”
Ma cosa straminchia dici, non ha senso quello che stai facendo, taci e lasciami spiegare!

Il Marmocchio Sempre in Piedi.
Lui è agitato. Shackerato, forse. Una molla. Tu lo metti seduto e quello schizza in piedi dopo nove secondi.
Perché?
Non ci è dato sapere. So solo che comincia a trafficare con lo zaino, quasi ci sparisce dentro, poi va alla credenza, in sala, in Cambogia, e alla fine torna come se nulla fosse.
“Dai, Satanino, vediamo che compiti dobbiamo fare oggi…”
E lui si siede.
Abbasso gli occhi per guardare i compiti, li rialzo e lui è in piedi sulla poltrona. Perché? Non si sa.
“Vado un attimo di là a prendere una cosa!”
Non fai in tempo a dire “non ci provare che prendo la sparachiodi e ti inchiodo alla sedia” che lui è già sparito, dissolto nell’etere.
Argh.

La Rompiballe.

Lei sbuffa.
Tutto il tempo.
Quasi incessantemente, non so neanche dove prenda tutta quell’aria, è una vaporiera a due gambe.
Appoggia la penna sul foglio e sbuffa, scrive la data e sbuffa, sbuffa e sbuffa. Oh zia, non è che io mi stia divertendo chissà quanto a farti fare delle cavolo di operazioni, preferirei starmene a casa a guardare Peaky Blinders onestamente, ma la vita fa schifo per tutti.
“Dai Capretta Tibetana, sei per quattro?”
Sguardo carico di sommo disprezzo “Ventidue.”
“Eeee. Errore. Riprova, dai.”
Mi guarda e lo vedi proprio che pensa io sia stupida “Ma si che fa ventidue, guarda. Fallo con la calcolatrice e vedi.”
“Capretta Tibetana, no, non fa ventidue. Rifai il calcolo, please”.
Lei mi guarda, incaponita “Ma si che fa ventidue!” ormai rasenta l’isteria il suo tono e io mi gratto le mani per non lanciare per aria la scrivania.
“Parola di lupetto, non fa ventidue, ora puoi, cortesemente, rifare il conto prima che io prenda e mi lanci direttamente giù dalla finestra?”
Lei sbuffa -ovviamente- prende carta e penna e rifà ‘sto cazzo di calcolo pronta a dimostrarmi che sono io l’ignorante che non sa fare sei per quattro.
Passano i secondi, le ore, le ere geologiche.
Fissa il foglio.
Poi fissa me.
Poi di nuovo il foglio.
“Ventiquattro.”
“Esatto, bravissima” falsa come Giuda le faccio pure i complimenti per averci messo mezz’ora a fare una moltiplicazione “dai, ora facciamo quello dopo. Nove per sette?”
“Settantacinque.”
“Uhm, no. Riproviamo.”
“Ma sì che fa settantacinque!!!”

DUE ORE COSI.
D U E O R E O G N I V O L T A.

Per fortuna mi vogliono abbastanza bene e quando vedono che comincio ad alterarmi diventano degli angioletti. Grazie a me hanno pure la media dell’otto quindi il minimo che possano fare è non farmi lanciare di testa dalla finestra, suppongo.

Potrei aprire una parentesi sui genitori ma il discorso non finirebbe più, sarà per un’altra puntata.


Voi come state, spelacchiatini miei? Avete notato quanto sono simpatica nello scegliere i titoli delle rubriche?
Ma soprattutto: che rapporto avete con i bambini? Li amate, li odiate, li tenete a distanza con un repellente?
Fatemi sapere di tuttoe  di più!
Hasta Luego!

Autore:

Simpatica come una piaga da decupito e fine come un babbuino che si gratta il sedere. Se vi va di scambiare quattro chiacchiere, mandarmi mail minatorie o proporre una bevuta insieme: pensierispelacchiati@gmail.com

31 pensieri riguardo “Gente che sclera: marmocchi a ripetizioni

  1. Orka l’oca! Non ci crederai ma anche io ero intenzionato a (ri)aprire la mia bottega di ripetizioni – ma ora, con le tue considerazioni, non so mica se lo farò per davvero…
    In vita mia ho sempre dato ripetizioni di Matematica a destra e manca e posso vantare il 100% di promozioni! 😉 Però effettivamente avrei pochissima pazienza con i bambini, per questo delle volte ho fatto in maniera di rifiutarne qualcuno troppo turbolento (che il baby sitter è tutt’altro paio di maniche e non voglio morire santo per colpa loro).
    🙂

    PS: dunque già adesso esistono dei bambini che le prendono, le ripetizioni? E io che volevo aspettare ad attaccare l’annuncio in qualche bacheca…

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    1. Ohh che soddisfazione! I genitori sono IL MALE, presto scriverò anche di loro per sfogarmi e ne ho da dire 😂
      Applausi a tua mamma, io avessi classi intere di bambini uscirei matta dopo mezza giornata

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  2. Anch’io ho dato un sacco di ripetizioni ma a bambini mai, solo medie e superiori. Ogni tanto almeno ci usciva qualche discussione interessante. Andarci era un peso di cui avrei voluto non aver bisogno ma alla fine mi affezionavo comunque 😅

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  3. Per bambini intendi quei nani scriteriati e urlanti che infestano le città? Fortunatamente non ne ho, ma mia sorella ha avuto la brillantissima idea di farne tre… Quindi mio malgrado sono costretto a interagirci saltuariamente. Inutile dire che spesso preferirei di gran lunga un otturazione senza anestesia, però che voi fa, tocca portá pazienza….

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  4. Le ripetizioni le davo da ragazza per farmi il mio gruzzoletto personale, dopodiché ho capito che qualsiasi forma di insegnamento non fa per me. Ricordo solo il caso di una ragazzina delle medie, figlia di genitori benestanti ma invisibili, che non mi pagavano mai se non dopo reiterate richieste. Lei non sapeva neanche il significato di “passato remoto”. Peccato, quindi, che tu non voglia affrontare il capitolo genitori. Ero più contenta quando le davo gratis, per casi difficili segnalatimi dalla parrocchia o dalla scuola.
    I bambini sono “odiabili” (termine coniato da mia figlia quando era piccola). Pensa che quando lei andava a letto presto e invitavamo degli amici, i bambini erano sempre vietati e gli invitati sempre in preda allo stupore più stupefacente. Salvo poi ringraziarci perché finalmente avevano passato una serata in santa pace.

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    1. Ho dimenticato il caso disperato di un 17enne che doveva imparare la storia inglese. Gli feci un riassunto criminale di 4 pagine fronte/retro. Niente da fare. Passai a contrassegnare ogni paragrafo con segni a croce (morti), spade (battaglie), punti esclamativi (eventi importanti): niente da fare. Man mano scartavo i paragrafi che non gli entravano in testa e il sunto di 4 pagine era diventato di 2 scarse che lo obbligai a imparare a memoria perché nessun altro sistema aveva funzionato. Guardava nel vuoto, o guardava me come se parlassi arabo.

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    2. MAMMA MIA I GENITORI CHE FUGGONO IN MESSICO PUR DI NON PAGARE! ODIO TOTALE.
      Mi sa che il capitolo genitori ci sarà 😂sono anche peggio dei pargoli.
      Ottimissima l’idea della serata senza bambini, penso che ogni tanto sia necessario uscire dalla modalità “genitore”!

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      1. Pensa, cara Sara, che al frugale rinfresco del mio matrimonio (massimo 40 persone) ho vietato i bambini pure lì, e per fortuna molti genitori offesi non si sono presentati! Bambini? A malapena si sopportano i propri. E se vuoi ti racconto quando strisciavo raso muro per non incontrare le mamme che volevano organizzare i pomeriggi “a turno”. Ero disperata!

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  5. Hai descritto benissimo, al punto in cui quello va in Cambogia e torna mi è davvero partita la risata. E… certo che se hanno bisogno di ripetizioni un motivo c’è! Continua così, quei marmocchi ti danno anche soddisfazioni ogni tanto confessa! 😀
    Aspetto il capitolo genitori anche io.

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  6. Questo tuo post nella tua categoria “chiacchiere” mi propone argomenti in realtà assolutamente difficili, se queste sono le tue “chiacchiere”, figuriamoci le altre categorie del tuo blog… 🙂
    L’insegnante in realtà è un lavoro assolutamente difficile, ogni alunno è unico ed irripetibile e facilitargli ricordo reale e studio reale di sé stesso in modalità dolce, non traumatica, più 0 meno Semplicemente finché dura il percorso scolastico è Arte di lavoro in onestà di coscienza difficilissimo per cui io da un po’ di tempo la Chiamo scuola reale, vorrei che fosse pubblica e pagata soprattutto dallo Stato, come quelle d’una volta perché per me Scuola reale significa Scuola pubblica pagata dallo Stato per la popolazione del Paese per facilitare alla popolazione la crescita reale di loro stessi;
    i casi di bambini che hai descritto mi fanno pensare che siano casi difficili, ti faccio sinceri auguri per il tuo lavoro in onestà di coscienza creativa, se fai un lavoro molto difficile, sei sulla buona strada per esserti insegnante reale di Scuola reale, in realtà buona domenica 🙂

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