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Ciance (semi)serie sugli antidepressivi


Oggi vorrei parlare di cose serie senza ammorbarvi come se non ci fosse un domani… riuscirà la nostra eroina per niente eroica (e neanche stupefacente) nell’impresa? Boh. Non ne ho idea, vediamo.
Intanto ho notato che i post sulla depressione sono quelli che vi interessano forse di più, ed è una cosa che reputo bizzarra perché mi sembra di annoiare tutti a morte…dunque grazie, siete proprio degli spelacchiati coi fiocchi, vi lovvo tutti!

Metto le mie zampette avanti: non è un argomento che tratto volentieri. Ho ancora parecchie difficoltà nella mia strada verso il benessere psichiatrico e, per la peppa e la peppina, è un percorso a ostacoli che nemmeno alle Olimpiadi si vedono. Più che ostacoli direi che c’è di tutto in questo percorso: fossati pieni di alligatori, precipizi, pietre rotolanti che ti inseguono come in Crash Bandycoot… Un casino. Io poi sono la persona meno ginnica del mondo, lo sapete, quindi vi lascio immaginare come io affronti tutto ciò.

A ‘sto giro vorrei parlare di una cosa che ho ovviamente provato sulla mia pellacchia di persona stupida che ancora non accetta davvero che la depressione sia una malattia.
Sto parlando -rullo di tamburi, prego- dello smettere di prendere gli psicofarmaci totalmente random, senza alcuna ragione se non perché “mi sento meglio”.

Lo so.

LO SO, è la cosa più sbagliata del mondo da fare, è pericolosa e cazzo, se state leggendo queste frasi e anche voi vivete la tentazione di smettere di prenderli senza consultare nessun medico vi dico io una cosa, quello che qualcuno dovrebbe dirmi quando lo faccio io: “NON FARLO, ESIMIA TESTA DI CAZZO, SIEDITI E PRENDI LE TUE PILLOLETTE, CHE POI SCLERI PEGGIO CHE MAI E TI PENTI DI TUTTO, RAZZA DI COGLIONCELLA DA STRAPAZZO. Sei laureata in medicina? In psichiatria? Eh? Lo sei? No, quindi chiudi il becco e ne parli con il tuo psicologo/psichiatra/chiunque ti abbia in cura e vedete di cambiare il dosaggio, se necessario.”

Ecco, questo dovrebbe urlarmelo qualcuno visto che io, ciclicamente, entro in quel periodo. Quel periodo in cui mi sembra non dico di stare bene, ma quantomeno di stare male in una maniera normale, non dettata da una malattia. 

Penso “oh, fico, sono guarita” e quando mia mamma mi chiede se ho preso quello che dovevo prendere mento spudoratamente, come Salvini quando dice di avere Maria dalla sua parte. “Sì, mà, non mi assillare”.

E poi?

Poi sto bene.

Per i primi giorni sto bene, tutto tranquillo.

Poi piano piano si ricomincia. Si torna a piangere sul bus mentre vado a dare ripetizioni o al bar mentre faccio colazione. Si torna a non riuscire ad ascoltare nessuno perché vorrei solo starmene in un angolo da sola ad odiarmi, perché è questo che merito in fondo.
Si torna ad avere attacchi di panico nei momenti meno opportuni -al cinema, in macchina- e non poterlo neanche dire a nessuno, quindi sto lì ad annaspare, con le mani formicolanti, la lingua paralizzata, il braccio destro completamente bloccato e dolorante.
Si torna a dormire mezz’ora a notte, ad avere le occhiaie che neanche il correttore di Kat Von D -che praticamente è stucco che ti spalmi sotto gli occhi- riesce a coprire.

Si ritorna ai pensieri negativi, negativissimi. Altissimi, non purissimi, negativissimi.

E allora quando mi sembra di star sprofondando tantissimo di nuovo allora mi decido. Torno a prendere quelle pillole, controvoglia, perché pensavo che stavolta sarebbe stata la volta buona. Che non mi serviva niente per stare in maniera normale, che non ho davvero un problema.

E tutto questo mi porta a ribadire un concetto: se conoscete qualcuno che soffre di depressione (che sia stata accertata come nel mio caso o meno) frasi come “Sara, ma tu esageri” “dai, sorridi un po’ alla vita!” “è tutto nella tua testa, se ti metti in testa che stai bene starai bene” e cose del genere fanno solo male.
Perché poi ci crediamo.
E smettiamo di prendere le medicine.

Autore:

Simpatica come una piaga da decupito e fine come un babbuino che si gratta il sedere. Se vi va di scambiare quattro chiacchiere, mandarmi mail minatorie o proporre una bevuta insieme: pensierispelacchiati@gmail.com

12 pensieri riguardo “Ciance (semi)serie sugli antidepressivi

  1. Guarire è come imparare a suonare il violino… — ti metti a suonare Beethoven, ti riesce una volta, e pensi di aver imparato, che non occorra più nulla… ma la seconda volta non ti viene più (e, in musica, lo dice bene Kundera, «Einmal ist keinmal») — perché è illusione “imparare”: a imparare non si finisce mai… anche quando Beethoven lo si saprà a memoria, e verrà tutte le 100 volte che ci si riprova, non c’è mai da dimenticare che c’è anche Sibelius! — non si impara mai: si continua a studiare sempre: la vita è studiare, non imparare… e la vita è curarsi, curarsi sempre… non è mai “guarire”…

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  2. Per la chiusa del post, hai dimenticato il “hai provato con lo yoga?”. Comunque a uno che prende un antibiotico nessuno si sogna di dire “vabbè, ora stai bene, anche se non finisci il ciclo è lo stesso”. Ah, no, c’è gente che lo dice, ora che ci penso…

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  3. Cavoli Sara, se devi prendere queste pastiglie prendile, che sarà mai. E comunque, depressione o non depressione, i tuoi post destano interesse perché sei una ragazza interessante, specialmente quando ammetti le tue imperfezioni. Però non aggiungo altro, altrimenti potresti pensare che ti faccio dei complimenti per provarci con te, mentre invece la mia passione sono le MILF.
    😅 😊

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  4. “NON FARLO, ESIMIA TESTA DI CAZZO, SIEDITI E PRENDI LE TUE PILLOLETTE, CHE POI SCLERI PEGGIO CHE MAI E TI PENTI DI TUTTO, RAZZA DI COGLIONCELLA DA STRAPAZZO. Sei laureata in medicina? In psichiatria? Eh? Lo sei? No, quindi chiudi il becco e ne parli con il tuo psicologo/psichiatra/chiunque ti abbia in cura e vedete di cambiare il dosaggio, se necessario.”
    Cit.
    E se anche “fosse tutto nella tua testa” non è detto che non sia reale (semicit.) e comunque se si guarisse solo grazie alla forza di volontà, non avremmo bisogno di medicine, ospedali e compagnia bella. Saremmo immuni dalle malattie since the Middle Ages…

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  5. Lo hai detto te.. Ci sono tanti ostacoli, se hai un modo per aiutarti superarli lo devi fare.. Io odio dipendere da farmaci (suona male ma non è con cattiveria.. E non prendo farmaci) però sapessi che mi possono aiutare, valuterò io qnd effettivamente non mi serviranno più

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  6. Ho fatto la stessa cosa perché tornata dalle ferie mi sentivo meglio. Tempo due giorni e disastro. Il medico mi ha giustamente riempita di insulti, e io sto ricominciando dall’inizio. Non ti conosco ma con il cuore ti dico di non farlo

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  7. La malattia è dentro di noi, è fuori di noi, la depressione è una malattia ladra di sogni, gli attacchi di panico sono dentro di noi, sono fuori di noi, sono riproposizioni di nostri ricordi, di momenti in cui eravamo peggiori di oggi, riflessioni ripetenti ed a volte ossessive dei nostri sbagli che ci sviluppano “bombe” di paura, ti auguro in realtà facilitazioni di autoguarigione, i farmaci giusti sono anche loro facilitazioni di autoguarigione reale ma io non credo nella cronicità, auguri reali per buon pomeriggio, buona domenica! ❤ … ❤

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