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Di suicidio, Pirli e depressione


La prima volta che c’ho pensato seriamente ero in Germania in vacanza studio in un piccolo paese pieno di verde e di cose da fare.

Ero lì da un paio di settimane, mi ricordo che ero di pessimo umore. Avevo pensato che cambiare aria, fare un viaggio, iniziare una cosa del genere mi avrebbe fatta sentire molto meglio. Erano già mesi (forse anni) che  stavo male senza sapere perché, scoppiavo a piangere a dirotto nei momenti più impensabili, mi sentivo all’improvviso al colmo della disperazione e volevo soltanto passare le mie giornate sdraiata per terra a fissare il soffitto. 
Rendermi conto che neanche cambiare aria e andare in Germania aveva aiutato il mio stato di salute mentale mi ha fatta stare ancora peggio.

Il mio coinquilino era un cuoco e in cucina c’erano dozzine di coltelli di tutte le forme e dimensioni, manco fosse Chef Tony della Miracle blade.
Come quelli dei film horror, coltelli grossi quanto un mio avambraccio mi guardavano mentre io ero seduta sulla poltrona di fronte a loro; quella sera ero in una specie di trance, passava il tempo ma io non riuscivo a fare niente. Sono rimasta seduta per ore.
In quel periodo, prima degli psicofarmaci quindi, mi capitava molto spesso di sentirmi estraniata dal mondo, come se tutto succedesse in una galassia lontana lontana da me. So che è molto difficile da capire, non credo ci siano parole per descrivere quella sensazione di totale annullamento; mi sembrava di non poter provare più niente, e il dolore fisico pareva mille volte meglio di quello spaventoso nulla che mi pervadeva -e che tutt’ora a volte mi pervade-.

Penso me la ricorderò per sempre, quella sera; sono rimasta per ore a immaginarmi la scena.
Il sangue. Il sollievo. 

Una cosa che cambia molto in base alle fasi della mia depressione è appunto il mio pensiero verso la morte. Ora, per esempio, mi fa paura, vorrei non succedesse mai.
Durante le crisi depressive invece sembra davvero un grandissimo favore, un jolly, un “okay, okay, per quanto vada male c’è quella via di uscita, non disperarti perché c’è un modo per non stare più così”.

Fino a quel momento il suicidio era stato parte dei miei pensieri in maniera molto più marginale; seducente, ma mai così vivido.
Da quel giorno in poi invece è diventato un pensiero fisso, quasi ossessivo.

Ho cominciato a pensarci ogni singolo giorno, quasi senza interruzioni. 
Non vi darò i dettagli più crudi e più distorti dei miei pensieri.

Ma torniamo a noi; dopo due mesi sono tornata in Italia e ho conosciuto il Pirla, il famoso Pirla. Mi ha stravolta. Mi faceva stare bene, uscivo con lui e mi sentivo per la prima volta da anni viva ed euforica e quando tornavo a casa pensavo soltanto al weekend successivo, quando lo avrei rivisto. Avevo di nuovo un motivo per aspettare un domani.

Anche adesso è così, in effetti, forse per questo non riesco proprio a lasciarlo andare, questo maledetto Pirla che amo così male.

In ogni caso, il sollievo grazie a lui è stato solo momentaneo e tra una cosa e l’altra ormai i miei pensieri erano spesso e volentieri in caduta libera; pensavo alla morte e stavo seduta sotto alla doccia per ore, piangendo da sola, e alla fine la mia parte più razionale ha preso il sopravvento: non stavo bene, mi serviva una mano.

Sono passati quasi due anni da quella sera in Germania, io sto meglio -non bene ma meglio è già tanto!- le mie crisi sono molto più sporadiche. Capitano tutt’ora periodi in cui è proprio una guerra alzarmi dal letto e smettere di piangere e mettere a tacere quella sensazione orribile di vuoto che si espande dentro di me e mi fa sentire lontana da tutto e da tutti, come se fossi in una trasparente, inavvicinabile cella di isolamento che tutti ignorano. Capitano, ma va meglio. Li gestisco meglio.
So che passano, quei momenti, quindi sì a volte rimango immobile giorni interi aspettando che passino, altre volte riesco a costringermi a fare qualcosa, tenermi impegnata, muovermi.

Spero, spelacchiatini miei, di non avervi intristiti o turbati con questo post nato totalmente a caso, non era quella l’intenzione.  Penso sia importante parlare di queste cose, per quanto sia difficile mettere in parole quello che penso e che provo a riguardo… E’ quasi esasperante cercare di descrivere una cosa del genere, abbiate pazienza con me e con chiunque vicino a voi abbia di questi problemi. 
Fatemi sapere se vi ho ammorbato fin troppo con questi post o se per voi può essere in qualche modo interessante.
Per me è sicuramente terapeutico, mi sento già un po’ più leggera adesso.

Autore:

Simpatica come una piaga da decupito e fine come un babbuino che si gratta il sedere. Se vi va di scambiare quattro chiacchiere, mandarmi mail minatorie o proporre una bevuta insieme: pensierispelacchiati@gmail.com

16 pensieri riguardo “Di suicidio, Pirli e depressione

  1. Uno dei problemi della depressione è che agli altri sembri un povero coglione (e forse lo sei veramente), perché non riescono a cogliere i tuoi ragionamenti e le cause del malessere. Rispetto ad anni fa mi sento di dire che sto molto meglio, ma a mio avviso sono ancora inadatto a stare al mondo. Dico queste cose per condividere i nostri problemi e farti sentire meno strana e sola, ma sai benissimo anche tu che la depressione è un problema diffuso e abbastanza ignorato.

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  2. Eccheppalle Sara, a questo punto io comincio a capire quel tuo povero Pirla. Ascolta, fatti una canna, frequenta i centri sociali, vai a disturbare i comizi di Salvini, arruolati nell’equipaggio della Sea Watch, fatti un’altra canna: insomma, possibile che non hai uno scopo nella vita? Fai qualcosa… ruba del bestiame… assalta una diligenza… rimettiti a giocare, magari… una volta eri un ottimo baro! Ma fa qualcosa!

    (Cit. lo chiamavano Trinità) (Sto scherzando Sara, più o meno; comunque peace and love splendida ragazza, e la prossima volta vorrei che ci parlasti del futuro invece che del passato) 😅

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  3. Purtroppo anch’io ti capisco benissimo… e trovo bello che tu riesca a parlarne apertamente. Ho scritto un racconto breve che parla più o meno di questo, si intitola “Ti divora lentamente”. A un certo punto scrivo che non ho mai pensato al suicidio perché sono un tipo troppo curioso, e voglio sapere come andrà a finire.
    Grazie per il tuo bel post 😊

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  4. Penso di aver avuto un’amica così un tempo. La cosa più frustrante, per me, è stata di non essere riuscito a toglierla da quella cosa che l’affliggeva. Ma leggendo le tue parole penso ora che forse non potevo farlo. Non avevo la bacchetta magica. Anche avessi potuto frequentarla 24 ore su 24, probabilmente non ne sarei stato in grado. Non dipendeva da me, e neppure da lei.
    Penso che essere afflitto da questa forma di depressione (vogliamo chiamarla così?) sia una condizione difficile da capire per chi non c’è passato. Si rompe qualcosa dentro e tutto viene stravolto. Tu lo sai che è così. Così, stesse cose che capitano in periodi diversi possono assumere un significato ben diverso, se tu in quel momento sei diversa.
    Se ti fa stare un po’ meglio parlarne, fallo.
    Pensare continuamente alla morte: forse straparlo ma secondo me potrebbe non essere necessariamente un segno negativo. Perché finché ci pensi solo non lo fai (solitamente).
    Spero di non aver fatto danni con queste mie parole.
    In bocca al lupo per tutto.
    Sì, io ti consiglio sempre di scrivere per sfogarti, se riesci.
    :-*

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  5. Io per fortuna non ho mai auto problemi di depressione di quella portata. Il mio personale momento peggiore, che però non è neanche paragonabile con quello che hai vissuto te, l’ho vissuto dopo una cocente delusione d’amore. Però devo dire che la scrittura mi ha aiutato infinitamente a risollevarmi e allontanarmi dalle mani morte della depressione.

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  6. Hai fatto bene a scriverne. Non ci sono argomenti tabù. Solo la realtà con tutte le tue sfaccettature. Ci sono momenti bui e fasi depressive. Se puoi cerca di prendere il bene anche piccolo e lì rimani con il pensiero. Ancoraggio nel bene. So che non è facile, ma è l’unico modo per uscire dal buio. Buona serata cara

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  7. Parlarne non è mai un errore, tenersi dentro i problemi lo è. Come già detto nei commenti, chi soffre di depressione è etichettato come un coglione e talvolta non vieni preso seriamente o addirittura scartato dalle compagnie perché noioso e problematico. Pensare alla morte non è da malati.. Almeno una volta è capitato a tutti. Quando dici che ti metti a fare qualcosa x non pensare già dimostri la tua volontà e non è da sottovalutare. Lasciarsi andare è facile, combattere è difficile. Devi volerlo e ti devi impegnare. La prossima volta che ti fai una bevuta, un sorso te lo dedico io XD

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  8. Condividere pezzi così importanti e privati della propria vita credo che sia un atto di coraggio ammirevole. Se parlarne ti aiuta, fallo..ma ricordati di tenere sempre ben a mente il presente. Il famoso “qui ed ora” è la sola cosa che conta e sulla quale è bene focalizzarsi per stare bene 🙂
    Un abbraccio

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  9. Mi intrometto e faccio una piccola premessa: Quando sei a milano, magari ci abiti pure a milano, hai un caffè pagato. Basta che mi chiami.
    Fatta la premessa posso dirti solamente complimenti. Sei tosta, il saper raccontare, il voler scrivere dei propri momenti bui non è una cosa per molti. Complimenti vivissimi anche per la tua autoironia che in periodi come questi non guasta mai, avremo modo di parlarne insieme se tu lo vuoi.

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    1. Ma che gentile 🙂
      Non so se io sia tosta o meno, spero di poter anche solo minimamente aiutare qualcuno scrivendo questi articolini e lasciando fluire i miei pensieri.
      Alla prossima!

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