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Serialmente parlando: 13. E riflessioni varie


Esorcizzo il non saper come scrivere questo post dicendovi chiaramente e apertamente che non so come scrivere questo post.

Non so nemmeno da dove partire, quindi vado random.

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Alllllooooora, tutti stanno parlando di 13, la serie tv tratta dal romanzo di Jay Usher “13 reasons why”, del 2007, edito in italia dalla Mondadori.

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Al ritorno dalla scuola, Clay Jensen trova davanti alla porta di casa un pacchetto indirizzato a suo nome, senza mittente. Dentro al pacchetto ci sono sette audiocassette numerate con dello smalto blu e una piantina della città. Durante l’ascolto Clay scopre che a registrarle è stata Hannah Baker, la ragazza di cui lui è stato sempre innamorato, ma che si è suicidata due settimane prima della consegna. Hannah aveva registrato tredici vicende della propria vita, una per ogni lato, raccontate dal suo punto di vista e ognuna dedicata ad una singola persona con la quale aveva avuto a che fare. Le tredici vicende rappresentano i tredici motivi per cui la ragazza ha deciso di suicidarsi. Clay comprende di essere anche lui uno dei tredici motivi e ascolta uno ad uno i racconti per capire quale ruolo ha svolto.

Qualche anno fa ho letto il libro e non mi era piaciuto. Hannak Baker mi stava quasi antipatica, i tredici “motivi” mi erano sembrati deboli, la scrittura di Usher non mi aveva accattivata, in generale mi sembrava troppo infantile rispetto al tema trattato.
Ora c’è abbiamo Netflix, un nome una garanzia, e anche stavolta hanno fatto un lavoro molto molto buono nella creazione di questa serie, nella gestione del tempo, degli episodi, dei personaggi. Ottima scelta del casting, tra l’altro: Dylan Minnette che interpreta Clay Jensen (che, tra parentesi in ogni senso, è del ’96 e la cosa mi turba assai) è sicuramente una giovane promessa del teatro recitativo attuale, e il migliore in questa serie. Bravissimo.

Io direi che la parte tecnica della serie è, come tutte quelle netflixiane, buonerrima; però anche un filo banalotta. Nel senso… I flashback con la luce calda e il presente con la luce fredda credo di averli visti tipo duecentomila e il modo di narrare le tredici storie dopo un po’ diventa noioso, ma c’è un non so che che acchiappa quindi le puntate volano, il fastidio verso alcuni personaggi schizza alle stelle e l’amore per Justin sale.c8xq8bjxkae2ifz
… no? Sono l’unica a cui piace Justin? Ma a parte che l’attore è tanto carino, è il personaggio più complesso tra tutti, su cui mi sarebbe piaciuto avere un approfondimento.

Bella l’idea di mostrare i genitori di Hannah annaspare e cercare di rimanere a galla nel mondo di dolore in cui sono precipitati, bravissima Kate Welsh (che per me rimarrà sempre Addison Montgomery di Grey’s Anatomy) e Brian D’arcy James, che mostrano due modi diversi di sopravvivere a un dolore così grande.

Un dieci va alla colonna sonora! Tutte belle canzoni appropriate ad ogni momento, non oso immaginare il lavoro dietro a queste scelte. Good job!

Riflessioni sparse 

Partiamo dalla petizione per far vedere questo film in tutte le scuole. Secondo me è una pessima idea, davvero pessima. Perchè? Perché il messaggio che manda questo telefilm non è abbastanza chiaro e netto: il suicidio non è la soluzione. Per capirlo bisogna avere una certa maturità, maturità che sicuramente ragazzini delle medie o dei primi anni delle superiori non hanno. In più pensate se a vedere la serie fosse un ragazzino bullizzato, traumatizzato, depresso. Questo ragazzino vede una serie in cui ci si concentra sugli “aguzzini” e non sulla vittima; in più una volta morta Hannah, che non ha trovato altra via di uscita (quindi non esiste?) tutti le hanno dato importanza. E’ davvero questo che volete far vedere a dei ragazzini?
Io no. Altri film sul suicidio? Sì, ma che trattino l’argomento con più competenza.

E ora la parte difficile. Diciamo che ci sono momenti in cui io personalmente finisco in luoghi molto oscuri di me; passo momenti in cui l’unica cosa che vorrei è sparire, mi sento lontana da tutto e da tutti, mi siedo nella doccia e piango sotto l’acqua calda. 
Questa cosa si chiama depressione, ed è anche causa di numerosissimi suicidi.
Quindi qualcosa lo so, per esperienza personale.
Hannah però non viene dipinta come una ragazza depressa, “solo” una ragazza a cui capitano cose brutte… Ed è qui che la cosa si fa strana. Perché la depressione non è l’unica causa di suicidio, ma nel caso di Hannah è quella più probabile; solo che non viene dipinta come una ragazza con un disturbo da poter curare, e quindi un modo di uscirne.
In più, se sei depresso non fai una lista di motivi per cui sei depresso: non sai perché ti senti così male, non sai perché il mondo sembra pallido, in bianco e nero, e tutto appare sfocato, come se la vita ti sfiorasse appena invece di investirti con la sua potenza.

Altra cosa è che il tentativo di suicidio di Alex è abbastanza prevedibile: i suoi continui riferimenti a farla finita e alla morte sono molto espliciti.
Eppure, nonostante ‘sti dodici cretini protagonisti dovrebbero aver imparato qualcosa, non fanno nulla. E lo stesso vale per qualunque altro studente/docente: i poster alle pareti, le lezioni sulla prevenzione eccetera si sono rivelati inutili.
Anche Justin ha detto di essere arrivato a un soffio dal buttarsi in un precipizio (o qualcosa del genere, non ricordo). E allora? Cosa può mandare a un ragazzino? 
A me sembra molto brutto, sinceramente.

Sono giunta alla conclusione che il problema fondamentale di questa serie è che non ha ben chiaro il suo target. E’ a metà tra un teen drama e qualcosa di più serio, il che è pericolosissimo: se non hai chiaro il pubblico a cui vuoi rivolgerti non sai quanto puoi spingere e quanto puoi osare, e il risultato in questo caso è un ibrido che non funziona.

Le scene migliori sono infatti quelle più violente: hanno ritratto in maniera incredibilmente vivida, seria e realistica la violenza sessuale e il suicidio, il che mi fa pensare che se avessero tenuto questo tenore per tutte e tredici le puntate sarebbe stata una serie coi fiocchi.

E voi cosa ne pensate? So di essere una delle poche a cui questa serie non ha convinto, quindi sono curiosa di sentire le vostre opinioni e argomentazioni.
A presto, spelacchiati, con argomenti meno impegnativi!

 

 

Autore:

Simpatica come una piaga da decupito e fine come un babbuino che si gratta il sedere. Se vi va di scambiare quattro chiacchiere, mandarmi mail minatorie o proporre una bevuta insieme: pensierispelacchiati@gmail.com

8 pensieri riguardo “Serialmente parlando: 13. E riflessioni varie

  1. Ciò che hai scritto rispecchia la mia identica opinione, in ogni punto.
    Aggiungo dicendo che io non sono riuscita a guardarla tutta, delle ultime puntate ho guardato solo i momenti salienti.
    Mi ha portato alla memoria i ricordi di quando andavo a scuola ed ero caduta in depressione causata dal bullismo.
    Se ha avuto questo effetto su di me, non voglio immaginare l’effetto che può avere su un adolescente che sta vivendo quelle sensazioni in quel momento.
    Anche per me è un no la trasmissione nelle scuole.
    Per il resto hai già detto tutto tu e mi trovo d’accordo 🙂

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    1. Sono molto contenta di non essere l’unica a pensarla così riguardo a questa serie che, in generale, mi pare stia riscuotendo successo.
      Mi dispiace tanto sentire della tua brutta esperienza scolastica, ti assicuro che posso capire la situazione e sono muy solidale, per fortuna ora sono solo ricordi. Brutti, ma solo ricordi.
      Esattamente, io penso che possa essere mooolto pericolosa questa serie, quindi spero che nessuno effettivamente prenda sul serio l’idea di trasmetterlo a scuola.
      Staremo a vedere, grazie mille per aver deciso di condividere un po’ del tuo passato con me ❤

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  2. Eh, sì, alla fine l’ho vista anch’io. Farla vedere nelle scuole? Ma la serie mostra chiaramente che la maggior parte delle persone che hanno in qualche modo fatto del male a Hannah vorrebbe solo che la faccenda finisse: non gliene frega proprio niente del fatto che lei si sia tolta la vita, ma solo delle conseguenze che le cassette potrebbero avere sulle loro, di vite. Quindi, per me, la proiezione nelle scuole finirebbe per sensibilizzare solo chi è già sensibilizzato…
    Sulla qualità della serie, ammetto di essermi annoiata un po’, all’inizio: c’erano diversi tempi morti e boh, forse sono vecchia per “apprezzare” delle (in)sane scene di vita quotidiana alle superiori… Per il resto, gioca molto sull’emotività dello spettatore, in alcune scene è davvero difficile non sentirsi male per ciò che succede… ma in effetti, se ti fermi un attimo a pensare, tutta la faccenda delle cassette suona molto “letteraria” e costruita ad hoc…
    Il libro non ho proprio intenzione di leggerlo… quando uscì, mi parve una sciocchezzuola superficiale e resto convinta del mio pregiudizio… e ho l’impressione che Netflix abbia rimpolpato la trama con parecchia ciccia…

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    1. Esattamente: chi non è già sensibilizzato su questo tema guardando la serie non ne trarrà insegnamento, ed è un grandissimo peccato perché vista la risonanza che sta avendo la serie poteva essere davvero una grande occasione di trattare un tema così delicato e importante e far riflettere i più giovani. Invece così credo sarebbe solo deleteria la visione.
      Il libro non posso proprio consigliarlo, non mi è piaciuto per niente e l’ho trovato anche più banale e “telefonato” della serie; in più non ho apprezzato l’inventiva dell’autore perché i primi “motivi” di hannah stridono abbastanza per rientrare nella lista. Mah!
      Grazie per essere intervenuta, commento molto interessante!

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